
Il film di Laura Samani è una grande opera piena di consapevolezza e libertà. Presentato nella sezione Orizzonti.
di Paola Casella
Fredrika, studentessa svedese, si trasferisce a Trieste. Si iscrive ad un ITIS frequentato interamente da maschi, e la sua presenza non può che funzionare da reagente, e forse anche da detonatore. In particolare Fredrika, immediatamente ribattezzata Fred dal “boys club” locale, lega con tre compagni di classe.
Era da tempo che non si vedeva un’adolescenza, in particolare femminile, raccontata come un’occasione di crescita anche dolorosa ma non dolorista, senza risvolti penali, ma certamente non priva di denunce socioculturali. Ed era da tempo che una regia non raccontava così bene una provincia non romana attraverso i suoi giovani e i suoi dialetti.
Un anno di scuola è un raro esempio di come un film possa essere riuscito secondo i propri intenti, scegliendo la propria misura e il proprio linguaggio, e portando entrambi fino in fondo, con piena consapevolezza e allo stesso tempo con la libertà di lasciarsi andare, come i suoi personaggi, al flusso errabondo della vita.