Anno | 2024 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 37 minuti |
Regia di | Stefano Poggioni, Elena Poggioni, Alessio Poggioni |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 31 gennaio 2025
Il documentario è strutturato a partire da 14 interviste, realizzate direttamente sul territorio ucraino, nello specifico al confine con la Romania.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel territorio ucraino, a pochi chilometri dal fronte, il tempo sembra essersi fermato. Quattordici persone di età e professioni diverse condividono il dolore di una guerra di cui non potranno mai cancellare il segno. C'è chi ha perso i figli, chi la possibilità di camminare sulle proprie gambe; chi ha visto i compagni morire, o ha tenuto in braccio molti bambini rimasti orfani. Le voci dei sopravvissuti si alternano portando alla luce differenti testimonianze di una medesima sofferenza. Nel silenzio e nell'attesa di una pace che possa restituire una felicità ormai spezzata, Svetlana, Caterina, Alla, Maria, Vitali, Marina, Nikola, Denis, Ruslan, Mazime, Natalia, Ludmila, Olga, Pavlo e Ludmilla raccontano le loro storie.
Stefano, Elena e Alessio Poggioni dirigono un documentario asciutto e tagliente, che dà spazio alle testimonianze di chi vive aspettando un futuro migliore, che possa sanare le ferite di un dolore lancinante e insensato.
Un tempo sospeso, immagini che si sovrappongono: scene di guerra, cimiteri, città maestose spopolate, edifici distrutti. La voce di Svetlana, 47 anni, cuoca, rompe il silenzio che avvolge la sofferenza di chi ha patito, sentito e visto cose inenarrabili. Dopo di lei è il turno di Caterina, 38 anni, amministratrice locale. Poi di Alla, 37 anni, decoratrice. E poi dell'operaio Vitali e di Marina, maestra d'asilo. Le voci di quattordici superstiti del conflitto ucraino si uniscono in un coro che ricostruisce le vicende di un Paese allo stremo, ma ancora fortemente legato ai valori di indipendenza e libertà. Nella quiete apparente di un luogo in cui la vita sembra essersi fermata, riecheggiano soltanto le note di un pianoforte che incornicia con delicatezza le parole cariche di emozione - paura, speranza, delusione, disperazione e rassegnazione - dei testimoni di una guerra che ha lasciato un segno ormai indelebile. Mescolando tensione e malinconia, le musiche di Giovanni Magaglio suonate al pianoforte da Giulia Tagliavia si affiancano a una fotografia dai colori freddi, grigi e nitidi, come quelli di un cielo uggioso che lascia presagire una vicina tempesta: un'atmosfera sospesa tra il dolore di un presente spaventoso e la speranza di un futuro migliore che porti con sé un nuovo inizio e una ricostruzione.
Nonostante le differenze di età, genere ed estrazione sociale, i protagonisti del documentario si fanno portatori delle medesime emozioni e di eguali desideri. Il conflitto armato in Ucraina, infatti, sembra aver appianato le distanze tra uomini e donne, operai e imprenditori, adulti e adolescenti, perché dove regna la morte null'altro sembra avere più importanza. Giornalisti, sacerdoti, falegnami e contadini condividono la sofferenza di un'esperienza personale e diversificata, ma dal carattere dolorosamente universale. Nessuno di loro sarà più lo stesso, e solo chi ha vissuto in prima persona quei momenti potrà comprendere realmente quello che è stato. Alternando i racconti dei superstiti alle immagini della guerra e delle città desolate, mostrate attraverso dissolvenze e sovrapposizioni, la narrazione ricostruisce il ritratto di un Paese esausto e sofferente. Il risultato è un documentario diretto, asciutto e tagliente, capace di colpire nel profondo. Senza bisogno di ornamenti, Hung Land lascia che siano le parole dei testimoni della guerra a restituire l'enorme portato umano ed emozionale di un conflitto vissuto sulla propria pelle, improvviso e insensato, di cui non si può che attendere la fine.
Nel territorio ucraino, a pochi chilometri dal fronte, il tempo sembra essersi fermato. Quattordici persone di età e professioni diverse condividono il dolore di una guerra di cui non potranno mai cancellare il segno. Nel silenzio e nell’attesa di una pace che possa restituire una felicità ormai spezzata, raccontano le loro storie.
Un documentario asciutto e tagliente, che dà spazio alle testimonianze di chi vive aspettando un futuro migliore, che possa sanare le ferite di un dolore lancinante e insensato.
Nonostante le differenze di età, genere ed estrazione sociale, i protagonisti del documentario si fanno portatori delle medesime emozioni e di eguali desideri. Il conflitto armato in Ucraina, infatti, sembra aver appianato le distanze tra uomini e donne, operai e imprenditori, adulti e adolescenti, perché dove regna la morte null’altro sembra avere più importanza. Hung Land lascia che siano le parole dei testimoni della guerra a restituire l’enorme portato umano ed emozionale di un conflitto vissuto sulla propria pelle di cui non si può che attendere la fine.