
Condividi
|
Ultimo aggiornamento lunedì 7 aprile 2025
Le vicende di una piccola agenzia digital che sogna in grande ma alla fine sopravvive tra clienti stravaganti e le difficoltò di una modesta realtà di provincia.
CONSIGLIATO N.D.
|
Dopo aver tirato uno schiaffo al testimonial Achille Lauro durante una riunione, la manager di un'agenzia di comunicazione viene declassata dalla sede centrale di Milano a quella periferica di Napoli, che si occupa di clienti minori e provinciali. Qui si ritrova alla guida di un gruppo di lavoro stravagante e sgangherato (lontano dagli alti standard di efficienza a cui è abituata), che si barcamena nel mondo digital e social, tra campagne pubblicitarie improbabili, influencer di vario tipo, budget ristretti e idee più o meno creative, vita tragicomica d'ufficio, incomprensioni e amicizie.
Un serie che viaggia verso la dimensione guilty pleasure e che non perde la voglia di sperimentare
Recensione
di Paola Casella
Ciro ritrova la ex fidanzata Giuia, quella che sette anni prima gli aveva spezzato il cuore, e scopre che... ha una figlia di sette anni; Fabio prova un'irresistibile attrazione neo confronti della sua capo Greta, la quale ricambierebbe se solo ritenesse il collega all'altezza delle sue ambizioni; Gianluca continua ad inventare giochi sempre più bizzarri nei quali coinvolgere l'intero personale di ufficio; e Aurora, che ha visto partire Alessio, il creativo di cui era innamorata, prima che i due potessero diventare una coppia, dovrà capire che cosa vuole veramente dal lavoro, dalla vita e dall'amore.
Un po' The Office, un po' Camera Cafè, Pesci piccoli racconta il microcosmo di un'agenzia pubblicitaria che rischia di essere sostituita dallo strapotere degli influencer ma cerca di mantenersi a galla, e finirà per rendersi conto che "si può stare bene anche fra i pesci piccoli".
In questa seconda stagione i The Jackal rimettono in pista i personaggi che hanno creato nella prima, e che in parte riflettono la loro immagine pubblica: Ciro è il buono che crede a qualsiasi cosa, un Forrest Gump ben intenzionato ma irrimediabilmente ingenuo; Fabio è il saggio e la voce dell'ironia partenopea, ma è troppo insicuro per chiedere espressamente ciò che vuole; Greta è una donna in carriera apparentemente dura e in realtà tenera e fragile (e in gambissima sul lavoro); Gianluca è egocentrico e provocatorio, ma non privo di un cuore; e Aurora è la brava ragazza piena di buon senso che deve imparare a salvare un po' se stessa, non sempre solo tutti gli altri. Il cast è ormai entrato nel cuore degli spettatori: i Jackal Ciro Priello, Fabio Balsamo, Gianluca Fru e Aurora Leone sono fedeli alla loro comicità bonaria e gentile, e ormai anche la brava Martina Tinnirello nei panni di Greta fa parte permanente della squadra. Ogni puntata ha almeno una guest star, pescata da ambiti diversi: dal Maestro Peppe Vessicchio al supercuoco Alessandro Borghese, dal podcaster (che appare solo in voce) Stefano Nazzi all'ex Tonio Cartonio Danilo Bertazzi al content creator Maurizio Merluzzo; e poi ci sono i cammei di attori come Paolo Calabresi, Giovanni Esposito o l''adorabile Gabriele Di Bello.
C'è molta cura nella produzione creata dagli Sciacalli insieme a Mad Entertainment, e alla scrittura e alla regia c'è sempre Francesco "Ebbasta" Capaldo, socio fondatore e direttore artistico dei The Jackal, che alle sceneggiature collabora con Alessandro Grespan (anche coautore del soggetto di serie), Mary Stella Brugiati e Alessandro Bosi, mentre alla regia si alterna con Grespan e il duo Carlani e Dogana: ma le regie di Ebbasta risultano le più efficaci, mostrando come la sua comprensione delle dinamiche del collettivo sia la più profonda e rodata. Gli episodi non si mantengono tutti alla stessa altezza: il più debole è il terzo, i più ambizioso il quarto, che comporta un excursus nella Melevisione cara alla Hobbit generation. La serie utilizza segmenti di animazione, riprese in videocamera, finti found footage e via elencando, a testimonianza della voglia di sperimentare che fa onore alla creatività del gruppo, sempre lontano dalla volgarità facile e dalle furbate televisive, ma a volte ancora troppo ancorato all'impostazione YouTube da cui ha preso le mosse. La colonna sonora è un mix fra le composizioni originali di Michele Braga e una selezione di brani pop, classici e rock ad opera dei The Jackal e dello stesso Braga. Fra gare di Beer Pong e karaoke, parodie del Titanic e ventriloqui, pifferi e alani, baby shower e biscotti allucinogeni, bambole gonfiabili, oroscopi inventati e funerali Secret Salma, Pesci piccoli viaggia verso la dimensione guilty pleasure anche per quelli che vantano di vedere solo serie internazionali, con lo snobismo del "le sanno fare solo loro", e mantiene una sua naiveté "alla Ciro" cui si cede con facilità.
I The Jackal trovano la formula giusta per un divertente The Office all'italiana
Recensione
di Simone Granata
Dopo aver tirato uno schiaffo al testimonial Achille Lauro durante una riunione, la manager di un'agenzia di comunicazione viene declassata dalla sede centrale di Milano a quella periferica di Napoli, che si occupa di clienti minori e provinciali. Qui si ritrova alla guida di un gruppo di lavoro stravagante e sgangherato (lontano dagli alti standard di efficienza a cui è abituata), che si barcamena nel mondo digital e social, tra campagne pubblicitarie improbabili, influencer di vario tipo, budget ristretti e idee più o meno creative, vita tragicomica d'ufficio, incomprensioni e amicizie.
Ispirandosi ai modelli di sitcom più alti e in perfetto equilibrio tra risate e malinconia, i The Jackal ritraggono il mondo della comunicazione social e il disagio della generazione di trentenni.
Qualche anno fa i The Jackal avevano tentato il grande salto nel cinema con Addio fottuti musi verdi (2017), ma già la successiva serie Generazione 56k (2021), sempre diretta da Francesco Ebbasta (Francesco Capaldo), regista del collettivo comico napoletano, aveva chiarito come il formato seriale, e in particolare quello della sitcom, fosse più nelle loro corde. La felice conferma arriva da Pesci piccoli che recupera le origini dei The Jackal quali 'creator' del web, e racconta con divertimento e tono dolceamaro il disagio della generazione di trentenni in bilico tra presente disilluso e futuro incerto.
Nonostante l'innesco narrativo sia rappresentato dal trasferimento da Nord a Sud, la serie rifiuta intelligentemente qualsiasi stereotipo o luogo comune territoriale già spremuto dalla recente commedia italiana. E resiste anche alla tentazione di cavalcare l'onda azzurra (cinematografica, televisiva, calcistica...) di una città che sta vivendo il suo momento d'oro: Napoli in Pesci piccoli, dove si mangia la piadina e non la pizza, è tenuta fuori campo, salvo una brevissima parentesi di fuga al mare, e la storia rimane quasi sempre confinata all'interno dell'ufficio.
L'ispirazione alla serie cult The Office è evidente e persino dichiarata in modo esplicito nel quarto episodio, girato con lo stesso stile del mockumentary e delle finte interviste. Quella comicità surreale ed esilarante riecheggia in Pesci piccoli, mescolandosi con il gusto per il dietro le quinte alla Boris (omaggiato pure dalla presenza di un acquario) e con la 'napoletanità' dei The Jackal.
L'intesa tra i membri del gruppo funziona perfettamente: Fabio Balsamo (sempre più bravo e aderente al suo modello di riferimento Troisi), Ciro Priello (il più eccentrico, nella sua spassosa incapacità di dire di no agli altri), Gianluca Fru (il più cinico e dall'umorismo spietato) e Aurora Leone (sensibile e intrappolata nella friendzone con un collega) sono complementari, e dialogano bene anche con il resto del cast, a partire da Martina Tinnirello che nel ruolo della manager mostra i giusti spigoli per cozzare comicamente con il quartetto campano.
Dopo un inizio meno fluido, la regia di Francesco Ebbasta prende ritmo tra battute ficcanti ("Lo sai che fanno le persone adulte quando sono tristi? Lavorano") e una colonna sonora che attinge al meglio della musica leggera italiana ("L'appuntamento" di Ornella Vanoni, "Figli delle stelle" di Alan Sorrenti, "Giudizi universali" di Samuele Bersani, "A mano a mano" di Rino Gaetano...).
In equilibrio costante tra risate e malinconia, la serie non rinuncia al sentimento riuscendo a fermarsi sempre un attimo prima di cadere nel sentimentalismo. L'impressione è che ci siano ancora margini di miglioramento, e la speranza è allora di poter continuare a seguire in una seconda stagione le vicende di questi piccoli pesci, che sono loro e che siamo noi.
A Napoli la vita dei dipendenti di una piccola agenzia dedita a marketing e pubblicità, subisce un inatteso contraccolpo quando da Milano arriva Greta, una manager allontanata dalla sede centrale e spedita nella filiale quale punizione. Se non avete mai visto una delle numerose pubblicità con le quali occupano gli intermezzi pubblicitari televisivi e precedono, o spezzano, i video [...] Vai alla recensione »