Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Svezia |
Durata | 81 minuti |
Regia di | Erik Gandini |
Attori | Noam Chomsky, Elon Musk, Armando Pizzoni, Elisabeth Anderson (II) . |
Uscita | giovedì 15 giugno 2023 |
Distribuzione | Fandango |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,85 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 9 giugno 2023
Il doc di Gandini intercetta e diffonde un sentimento condiviso - il rifiuto del lavoro - e forse presagisce una rivoluzione umanista e antidogmatica in arrivo. In Italia al Box Office After Work ha incassato 89,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Come sarà la vita nell'era del post-lavoro? Cioè: quando l'umanità avrà automatizzato così tanti processi da rendere inessenziale la prestazione lavorativa, l'uomo come impiegherà quel "tempo libero"? È pronto ad affrontare una routine in cui il tempo lavorativo sarà quanto meno ridimensionato? Sarà in grado di abituarsi e di conferirgli un valore per l'individuo e per la società? After Work cita come principale riferimento gli scritti del sociologo svedese Ronald Paulsen (inediti in Italia) e raccoglie le testimonianze di lavoratori molto diversi tra loro, in una ricognizione libera ed episodica tra Corea del Sud, Italia, Stati Uniti e Kuwait.
Ogni voce, anche la più inaspettata, contribuisce a riflettere sulle cause culturali e storiche dell'attaccamento al tempo del lavoro: un monte orario sottratto alla vita relazionale, stabilito dalla rivoluzione industriale e poi non più messo in discussione ma introiettato acriticamente nelle esistenze. Considerato inattaccabile, indiscutibile. A volte coincidente con la stessa ragione del vivere.
Una figlia coreana sottolinea quanto il padre abbia sacrificato la propria vita al lavoro, negandola a sé stesso e ai propri cari, identificandosi in esso. Un ereditiere italiano di villa storica con parco dichiara con orgoglio la scelta di occuparsi come giardiniere. Uno speaker e formatore statunitense per le aziende tiene lezioni per conto del Center for Work Ethic Development, evidenziando quanto nel suo Paese i lavoratori rinuncino alle ferie, differentemente dagli italiani. Una filosofa dell'Università del Michigan illustra la devozione al lavoro come una forma di dipendenza (performative workaholism) e individua nell'etica calvinista il senso di colpa ancor oggi provato rispetto al tempo non occupato. Una rappresentante del governo coreano indica le politiche messe in atto per persuadere i lavoratori a interrompersi a un certo orario.
Un manager di una società di sondaggi porta dei dati impietosi: i lavoratori emotivamente "connessi", ossia motivati e coinvolti nella propria occupazione, sono il 15% del totale. Un'autista che fa le consegne con il furgone mette in luce le storture del controllo sui suoi tempi, operato dal noto colosso americano per cui lavora. Un dipendente del governo del ricchissimo Kuwait denuncia la frustrazione di percepire uno stipendio senza avere mansioni da svolgere, perché così è stato deciso per legge. Una coppia di benestanti italiani si confronta sull'idea di passione per la vita attiva anche dalla loro posizione di privilegio. Un giovane coreano è malato e infelice come i propri genitori, schiacciati dal "lavorare per vivere".
L'ultimo film di Erik Gandini (noto da noi soprattutto per Videocracy - Basta apparire, il documentario del 2009 in cui fotografava un'Italia berlusconiana, edonista, appiattita sullo status symbol della fama mediatica) si apre con una citazione da Aristotele sugli spartani. Popolo che non sarebbe stato capace di mantenere il proprio governo, dopo la guerra, perché non abituato a una vita di "pace". Cioè di ozio, di tempo libero, di non lavoro. Tempo che si potrebbe finalmente dedicare alla propria crescita intellettuale, alle relazioni, alla creatività. È il punto di partenza di un dibattito, innescato da proiezioni sul futuro prossimo degli occupati nell'era di ChatGPT e intelligenze artificiali: che sia realmente arrivato il momento storico di "demolire" il mito del tempo lavorativo, di prendere atto del suo declino e di elaborare strategie di cambiamento?
Sviluppato in relazione a un progetto di ricerca dell'University of the Arts di Stoccolma ("The Future Through the Present"), dove Gandini è docente di cinema documentario, After Work arriva nelle nostre sale con un certo ritardo rispetto ai numerosi saggi e riflessioni pre e post pandemici su smart work, riduzione dei tempi di lavoro, sfruttamento e salario, reddito di base, grandi dimissioni, bilanciamento lavoro/vita, gig economy, valore attribuito al tempo. Ciò non significa che le domande che pone siano in ogni caso impellenti e mettano in discussione un sistema - un'organizzazione del lavoro, un habitus mentale, influenze culturali e religiose cronicizzate in una tradizione - che è già stato minato alle sue basi dall'emergenza del garantire attività produttive durante il lockdown. Come in La teoria svedese dell'amore, l'autore è concentrato sulla ricerca della felicità umana, con un gusto spiccato per il paradosso, il contrasto smaccato e splendente tra opposti, come nella vistosa immagine di locandina, nella quale un automa scintillante, seduto su una sdraio in spiaggia, sembra apprezzare la lettura di un libro di carta.
Il tocco e le ottiche di Fredrik Wenzel, direttore della fotografia abituale di Ruben Östlund, conferiscono alla narrazione un aspetto affascinante, glaciale e misteriosamente sospeso, mentre il montaggio nel suo insieme appare come una successione sbrigativa di "confessioni" con lo sguardo in macchina, anche emotivamente forti, e di affermazioni ad effetto delle cosiddette "apparizioni speciali", provenienti da altre fonti: Elon Musk, Noam Chomsky, Yanis Varoufakis, Yuval Noah Harari, che si manifestano per pochi secondi. Quasi figurazioni la cui funzione è ancorare la trattazione ad autorevoli punti di vista teorici.
Anche l'intervento del sociologo Luca Ricolfi sul fenomeno italiano dei neet (nettamente superiore alla media europea) scivola via rapido, senza che la cosiddetta "disoccupazione volontaria" sia messa in relazione con altri fattori economici e sociali, di contesto. Rimanendo nell'ambito del già detto, vissuto e letto, praticando la suggestione e la provocazione, After Work intercetta e diffonde un sentimento condiviso - il rifiuto del lavoro - e forse presagisce una rivoluzione umanista e antidogmatica in arrivo. Ne aspettiamo il seguito.
AFTER WORK disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€14,99 | – | |||
€14,99 | – |
La locandina è la sola cosa rispondente alle aspettative su un argomento troppo importante per essere trattato a cenni, senza approfondire, con interviste per lo più episodiche e disarticolate, di testimoni marginali. Deludente
Empty Labor: Idleness And Workplace Resistance, vale a dire "Lavoro vuoto: ozio e resistenza sul posto di lavoro". Così si intitolava la tesi di laurea che un trentenne Ronald Paulsen discusse oltre un decennio or sono all'università di Uppsala; una speculazione che il dottore in sociologia ha poi allargato, facendone il punto centrale della sua riflessione sulla contemporaneità, sul collettivo, sulle [...] Vai alla recensione »
Erik Gandini (Videocracy) firma invece con After Work un'opera decisamente ambiziosa, che si offre come una riflessione sulla crisi del lavoro oggi, ma soprattutto sulla fine del mito del lavoro come elemento di promozione sociale, culturale, personale. Sullo schermo scorrono testimonianze eccentriche, come quella dell'autista nera che fa consegne per Amazon quasi 24 ore su 24, o, all'opposto, quelle [...] Vai alla recensione »
Tristi tempi. Una volta i "mondo movie' dragavano Sesso e Orrori per colpire sotto la cintura (nessun rimpianto, per carità). Oggi l'italo-svedese Erik fra l'altro di un film Gandini, già autore Su Berlusconi e sugli effetti più nefasti delle sue tv, "Videocracy", batte l'Italia e il Kuwait, gli Usa e la Corea del Sud, chiedendosi perché il mondo intero è ossessionato dal lavoro, in un senso O nell'altro, [...] Vai alla recensione »
In Corea del Sud i computer si spengono alle 18 per provvedimento del governo. Se "PC off" è il tentativo di cambiare le abitudini di impiegati che da generazioni vivono solo per produrre, negli Stati Uniti sono in molti a scegliere di non fare le ferie cui hanno diritto. Al contrario in Kuwait i petroldollari consentono di impiegare anche 20 persone per una stessa posizione.
Come fate a lavorare 14 ore al giorno? chiedono a una donna coreana (devono spegnere di forza i computer degli impiegati, per mandarli a casa). "Eravamo poveri" risponde. Prima, abbiamo visto un giardiniere che pota i cespugli a piramide, poi rifinisce con le cesoie un labirinto di siepi. Taglia un rametto qua e taglia un rametto là, celebrando il lavoro manuale.
Si parla molto dell'ipotesi che l'intelligenza artificiale prima o poi possa sostituire l'essere umano. Anche i documentaristi s'impegnano a capire quale potrebbe essere il futuro del lavoro. Mentre alcuni di loro si concentrano su aree specifiche come il reddito universale (Free money) o la gig economy (The gig is up), il regista italosvedese Erik Gandini ha scelto una strada più filosofica interrogandosi [...] Vai alla recensione »
Nel 2009 il regista bergamasco, svedese di adozione, Erik Gandini firmava il documentario "Videocracy", suscitando polemiche e censure. Un atto di denuncia contro la cultura della banalità e dell'esibizionismo esasperato alimentati dalla televisione berlusconiana. All'epoca se ne parlò molto perché il trailer di "Videocracy" venne boicottato da Mediaset ma anche dalle reti pubbliche.
Disimpegnati attivi, disoccupazione volontaria, etica del lavoro, il senso di colpa che porta all'ansia teologica per la dannazione. E poi, siamo già diventati automi da un bel po'? Se avessi uno stipendio al mese senza lavorare, cosa faresti? Il documentario After Work racchiude tutto ciò ed anche di più, riscoprendo probabilmente una solitudine molto artificiale, una solitudine intelligente ma artificiale [...] Vai alla recensione »
La tesi del documentario di Erik Gandini è ambiziosa: raccontare, con un numero limitato di interviste, l'etica del lavoro oggi, motivo fondante di alcune società come la statunitense e la coreana, per capire se è possibile lavorare meno. Si affacciano anche i robot e l'intelligenza artificiale che impor ranno probabilmente molto tempo libero. In questo quadro incerto si inserisce l'ecce zione italiana, [...] Vai alla recensione »
Cinema e mondo del lavoro si rincorrono fin dalle origini, fin da quando uno dei primissimi film girati dai fratelli Lumière immortalava l'uscita degli operai dalle loro officine di Lione. Uno sguardo documentario (ante litteram) per un tema, quello del lavoro appunto, che ha avuto anche svariate rappresentazioni a soggetto, restando comunque sempre (o quasi) saldamente ancorato a dinamiche strettamente [...] Vai alla recensione »
«Se avessi uno stipendio mensile senza lavorare, cosa faresti?». La domanda chiude in maniera provocatoria il film che Erik Gandini ha dedicato al mondo del (troppo) lavoro e all'evoluzione della tecnologia che nel giro di pochi anni dovrebbe tagliare milioni di posti. Nessuno dei protagonisti di After Work ovviamente ha una risposta, e quel "dopo" del titolo rimane un convitato di pietra.
Il lavoro è un diritto ed ogni giusta Costituzione civile ne riconosce il beneficio, promuovendone le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Un assunto sì onorevole nella teoria, ma costantemente tradito nei fatti. Essendo concetto mutabile, nell'odierna contemporaneità in cui l'evoluzione tecnologica stabilisce e scompone, il lavoro ha dovuto tener conto dei mutamenti sociali, del persistere [...] Vai alla recensione »