luciano sibio
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sabato 30 marzo 2024
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film veramente povero di contenuti
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Vabbè ! scavare nel passato aggiunge mistero e profondità ai personaggi perchè non sai mai cosa possa emergere da oguno di loro.Peccato che poi è sempre il presente a farla da padrone e a disegnare gli aspetti salienti della storia e in questi casi la storia che emerge in questo film è veramente povera di contenuti: è infatti la consumazione dell'ennesima vendetta all'ombra dell'ennesimo supereroe, ovvero Edgerton seppur sotto mentite spoglie e cioè quelle di un giardiniere. In aggiunta la storia prevede una povera signora anziana (la Weaver) rifiutata data la tarda età a favore di una sua pronipotina molto più giovane e da un passato turbolento per droga e sesso.
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Vabbè ! scavare nel passato aggiunge mistero e profondità ai personaggi perchè non sai mai cosa possa emergere da oguno di loro.Peccato che poi è sempre il presente a farla da padrone e a disegnare gli aspetti salienti della storia e in questi casi la storia che emerge in questo film è veramente povera di contenuti: è infatti la consumazione dell'ennesima vendetta all'ombra dell'ennesimo supereroe, ovvero Edgerton seppur sotto mentite spoglie e cioè quelle di un giardiniere. In aggiunta la storia prevede una povera signora anziana (la Weaver) rifiutata data la tarda età a favore di una sua pronipotina molto più giovane e da un passato turbolento per droga e sesso.Insomma guardatelo pure il film ma senza entusiasmi di sorta e chissà se non vi sia utile per imparare qualcosa sul giardinaggio anche se pesa in questo caso un mancato riconoscimento del giardino all'italiana.
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pirosan
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domenica 10 marzo 2024
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inutile
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Poche idee già viste. Banale anche nei dialoghi.
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gianni quilici
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sabato 6 gennaio 2024
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il maestro giardiniere è lucido e determinato
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Anche se diverso per stile e altro, ho pensato, vedendo “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader, a Greenaway. Esattamente al suo primo grande successo di critica e di pubblico “I misteri del giardino di Compton House”. Per due ragioni.
1. Il giardino non è soltanto un paesaggio scenografico e neppure uno strumento per riscattare il passato violentissimo di naziskin del maestro giardiniere. Il giardino, infatti, è una sua passione: lo cura, lo conosce, lo progetta, lo studia, ne è il maestro. Come lo è per il pittore nel film del regista inglese, sia pure con storie, stile e metafore diverse.
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Anche se diverso per stile e altro, ho pensato, vedendo “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader, a Greenaway. Esattamente al suo primo grande successo di critica e di pubblico “I misteri del giardino di Compton House”. Per due ragioni.
1. Il giardino non è soltanto un paesaggio scenografico e neppure uno strumento per riscattare il passato violentissimo di naziskin del maestro giardiniere. Il giardino, infatti, è una sua passione: lo cura, lo conosce, lo progetta, lo studia, ne è il maestro. Come lo è per il pittore nel film del regista inglese, sia pure con storie, stile e metafore diverse.
2. Il giardiniere (Joel Edgerton all’altezza del ruolo), così come il pittore di Greenaway, è autorevole nello sguardo e nella postura, nella parola e nel silenzio e soprattutto è lucido e determinato, capace di mutarsi, colpire, vendicare, vendicarsi.
All’inizio la voce fuori campo del protagonista racconta del giardino e le sequenze fluiscono davanti ai nostri occhi quiete e scorrevoli con quel linguaggio distaccato che ricorda Bresson, come ha rilevato lo stesso regista.
Fino a quando la ricchissima signora del giardino con palazzo annesso, autoritaria e possessiva, gli chiede di occuparsi di una sua nipote, un po’ fuori le righe e da lei disprezzata, insegnandole il mestiere. La svolta nasce dall’affetto distaccato e amoroso del maestro giardiniere verso la ragazza, assai più giovane: fragile per la storia difficile che si porta dentro, ma, allo stesso tempo, forte, perché ha la personalità, per metterlo, più volte, in discussione.
Il film cambia, allora, ritmo e senso. Il protagonista diventa feroce, quello che era stato, per proteggere la ragazza, utilizzando quindi lo stesso linguaggio di allora, sia pure per un fine diverso. Una redenzione, si potrebbe dire, a metà strada, in cui Schrader, tuttavia, si identifica, in quanto la polizia non fa niente. Nello stesso tempo cambia il suo rapporto servile verso la signora, costretto precedentemente a subire.
Un film d’autore, che non (mi) convince nella conclusione (ottimistica) . Trovo semplificato il rapporto d’amore tra i due come pure la resa senza combattere della signora( notevole Sigourney Weaver), un personaggio ben delineato nella sua silenziosa ferocia.
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domenica 31 dicembre 2023
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delusione
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Visto oggi A mio avviso recensione troppo lusinghiera Secondo me film goffo e non riuscito
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mercoledì 27 dicembre 2023
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inverosimiglianza
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Il film traballa e in alcuni passaggi risulta grottesco oltre misura. I riferimenti botanici sono banali e rimandano a "Oltre il giardino" ma con assai meno efficacia. Ne risulta una commedia senza forza.
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martedì 19 dicembre 2023
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redenzione estrema, schrader non delude mai
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Sembra impossibile che Paul Schrader riesca sempre a sfornare gemme ben scritte, precisamente dirette, dove le sue tematiche preferite (l'oscuro passato, la redenzione) rifulgono in macchinari registici asciutti, densi di significato quando parchi di estetismi compiaciuti, inutili fregolismi interpretativi, come sarebbe piaciuto anche all'amato Bresson. Al grato spettatore lascia la scelta di seguire le indicazioni delle immagini, che insinuano trame esplicative alla apparente vicenda di un giardiniere di una villa del sud degli stati uniti, oppure la voce interiore del protagonista che scrive il suo diario personali, esplicativo e depistante insieme com'è la definizione di sé. Il mutare della trama, il finale multiplo e - forse- anche aperto, non arriva inaspettato ma pressoché inevitabile.
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lunedì 18 dicembre 2023
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redenzione estrema, schrader non delude mai
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Sembra impossibile che Paul Schrader riesca sempre a sfornare gemme ben scritte, precisamente dirette, dove le sue tematiche preferite (l'oscuro passato, la redenzione) rifulgono in macchinari registici asciutti, densi di significato quando parchi di estetismi compiaciuti, inutili fregolismi interpretativi, come sarebbe piaciuto anche all'amato Bresson. Al grato spettatore lascia la scelta di seguire le indicazioni delle immagini, che insinuano trame esplicative alla apparente vicenda di un giardiniere di una villa del sud degli stati uniti, oppure la voce interiore del protagonista che scrive il suo diario personali, esplicativo e depistante insieme com'è la definizione di sé. Il mutare della trama, il finale multiplo e - fprse- anche aperto, non arriva inaspettato ma pressoché inevitabile.
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peer gynt
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domenica 4 settembre 2022
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l'angelo caduto nel giardino dell'eden
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Metti un suprematista bianco che ha sparso odio e morte a piene mani fino al giorno del pentimento, quando ha denunciato i suoi sodali ottenendo in cambio una nuova identità e una nuova vita e piazzalo in un giardino dei più rigogliosi d'America a coltivare, con grande perizia, piante e fiori per una ricca e altezzosa proprietaria. Come fargli ricordare la sua colpa e fargli scontare l'amaro ricordo del suo passato? Basta mettergli al fianco una giovane ragazza afroamericana, nipote della proprietaria, che ha seri problemi di droga ed è amica di pusher e sbandati, e ordinare al nostro di farle da mentore e di farla lavorare nel bellissimo giardino, regno della bellezza e dell'ordine, luogo (come il giardino del'Eden) da cui colpa e morte sono stati banditi.
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Metti un suprematista bianco che ha sparso odio e morte a piene mani fino al giorno del pentimento, quando ha denunciato i suoi sodali ottenendo in cambio una nuova identità e una nuova vita e piazzalo in un giardino dei più rigogliosi d'America a coltivare, con grande perizia, piante e fiori per una ricca e altezzosa proprietaria. Come fargli ricordare la sua colpa e fargli scontare l'amaro ricordo del suo passato? Basta mettergli al fianco una giovane ragazza afroamericana, nipote della proprietaria, che ha seri problemi di droga ed è amica di pusher e sbandati, e ordinare al nostro di farle da mentore e di farla lavorare nel bellissimo giardino, regno della bellezza e dell'ordine, luogo (come il giardino del'Eden) da cui colpa e morte sono stati banditi. Paul Schrader, in questo quieto, solare, piccolo film, stupisce per capacità costruttiva e coerenza con i suoi temi abituali: personaggi che vogliono redimersi anche se sono a un passo dal credere che la redenzione sia impossibile. Indovinati e misurati gli attori, da Joel Edgerton nel ruolo del peccatore in cerca di redenzione a Sigourney Weaver nel ruolo della proprietaria del bellissimo giardino a Quintessa Swindell nel ruolo della giovane nipote. Insomma il nostro Schrader ha voluto chiedersi: perché cacciare il peccatore dal giardino dell'Eden? Perché non offrirgli una seconda possibilità? E perché non raccontare questo episodio biblico in una forma più misericordiosa di quella originale? Se Dio fosse un appassionato di cinema (cosa che sono portato a credere), sono convinto che, vedendo questo film, abbia preso due appunti.
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