Titolo originale | Ønskebarn |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Regia di | Cecilie McNair |
Attori | Danica Curcic, Laura Allen Müller, Henning Valin Jakobsen, Anders Mossling Christine Albeck Børge, Karen Lise Mynster, Henrik Birch, Lasse Fogelstrøm, Carla Philip Røder, Ida Cæcilie Rasmussen. |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 28 giugno 2022
Dramma psicologico sul tema della fertilità.
CONSIGLIATO SÌ
|
Hannah lavora in una clinica per la fertilità in Danimarca, dove ogni giorno aiuta altre donne che sognano una gravidanza. È un sogno condiviso anche dalla stessa Hannah, che dopo la fine di una relazione si sottopone a trattamenti senza però ottenere il risultato sperato. Per caso incontra Gry, una sconosciuta che sembra capirla e che le chiede di aiutarla con la procreazione assistita nonostante sia oltre il limite di età previsto dalla legge. Hannah inizialmente accetta, ma il suo desiderio ossessivo di un figlio e il passato di Gry le complicheranno sia la sfera personale che quella professionale.
Un esordio alla regia danese rilancia il tema della procreazione assistita illuminando con lucidità e compassione un argomento sempre spinoso, riuscendo anche a dargli una veste cinematografica ricca di stile e di carattere.
Non è da poco l'impresa della regista Cecilie McNair, che nei personaggi di Hannah e di Gry riversa una complessità psicologica altamente credibile e che ha molto di personale. Sono mani sicure quelle di McNair, chiaramente dotata della sensibilità necessaria per parlare di un tema che come pochi altri sa essere doloroso. Il suo film d'esordio non è una cronaca viscerale del lungo percorso verso una gravidanza che non vuole arrivare, come lo era ad esempio l'ottimo Private Life di Tamara Jenkins, altro esempio di mani affidabili. Baby Pyramid adotta invece un approccio concettuale e quasi filosofico, che mette a contrasto desideri paralleli di due donne e ne esplora i limiti morali del giusto e dello sbagliato. In questo il film può contare su una sceneggiatura affilata come un rasoio e brutale nella sua linearità, senza mai fare sconti al personaggio di Hannah (bravissima la protagonista Danica Curcic). Altrettanto decisivo nel rendere l'opera complessivamente più riuscita della semplice somma delle sue parti è il lavoro sulla fotografia, che immerge i personaggi in un comfort artificiale, vicino quasi all'iconografia sci-fi. Il tripudio di colori tenui e riflessi ambrati della clinica di lusso in cui si svolge gran parte della storia sono una prigione di tranquillità fittizia in cui cova una frustrazione sempre più palpabile, e che regala diverse composizioni memorabili grazie anche al motivo ricorrente degli sfondi che evocano una vitalità controllata e riprodotta tecnicamente. Solo sul finale ci sarà speranza di uscire a vedere paesaggi più autentici: non un banale inno alla vita e alla natura, ma lo scioglimento privato di un dilemma universale.