Apollo 10 e mezzo

Film 2022 | Animazione 97 min.

Titolo originaleApollo 10½: A Space Age Childhood
Anno2022
GenereAnimazione
ProduzioneUSA
Durata97 minuti
Regia diRichard Linklater
AttoriZachary Levi, Jack Black, Glen Powell, Josh Wiggins, Lee Eddy Jennifer Griffin, Mona Lee Fultz, Samuel Davis (II), Brian Villalobos, Nick Stevenson.
TagDa vedere 2022
MYmonetro 4,11 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Richard Linklater. Un film Da vedere 2022 con Zachary Levi, Jack Black, Glen Powell, Josh Wiggins, Lee Eddy. Cast completo Titolo originale: Apollo 10½: A Space Age Childhood. Genere Animazione - USA, 2022, durata 97 minuti. - MYmonetro 4,11 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 4 aprile 2022

Un film d'animazione tratto dai ricordi personali del regista Richard Linklater e incentrato sul primo allunaggio.

Consigliato assolutamente sì!
4,11/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA 4,21
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
Il ricordo di un'infanzia irripetibile, tra humour e singolarità.
Recensione di Emanuele Sacchi
lunedì 4 aprile 2022
Recensione di Emanuele Sacchi
lunedì 4 aprile 2022

Houston, 1969. Stan, ultimo di sei fratelli, viene scelto per un viaggio segreto sulla Luna. Serve infatti un test del Lunar Landing Research Vehicle prima che avvenga la spedizione dell'Apollo 11 e il veicolo è stato costruito per errore con un abitacolo troppo piccolo per un adulto.

Per Richard Linklater quella di girare film senza una trama vera e propria è ormai una prassi consolidata.

Apollo 10 ½: A Space Age Childhood da principio induce a credere che ce ne sia una, ma sono sufficienti pochi minuti per capire che il flashback che dovrebbe introdurci al contesto è in realtà il film stesso, una parentesi di stream of consciousness così estesa da divenire il testo effettivo. A raccontare l'estate del '69 è la voce di uno Stan ormai adulto (in originale Jack Black), in una sequenza rapidissima di ricordi che sembrano gag e gag che si trasformano in ricordi, in cui, attraverso le piccole abitudini quotidiane di una famiglia numerosa della periferia di Houston, osserviamo un'epoca lontana e distante dalla nostra, ancor più di quanto lasci credere il mezzo secolo trascorso.

Nel 1969 l'uomo temeva il passato prossimo - la guerra mondiale e l'atomica - e guardava speranzoso al futuro, senza l'iperprotettività che oggi accompagna ogni piccolo rischio legato all'infanzia. Per esplorare i propri ricordi (Stan è un evidente alter ego dell'autore, nato a Houston nel 1960) e ammantarli di nostalgia, Linklater ricorre al digital rotoscoping, versione contemporanea di una tecnica antica, già adottata per Waking Life e A Scanner Darkly.

Rispetto ad allora i progressi di Tommy Pallotta e del suo team sono evidenti, ma è l'intelligenza nell'utilizzo della tecnica più che la sua evoluzione a stupire: ad esempio nel modo di reinventare il footage della guerra in Vietnam o dei discorsi di JFK, così come gli show televisivi in bianco e nero amati da Stan, come Ai confini della realtà o Dark Shadows. Il rotoscoping diviene così la chiave per confondere la linea di demarcazione tra sogno e realtà, ricordo percepito e ricordo effettivo di una stagione della vita che non tornerà mai più, se non perpetuata attraverso l'affabulazione. La ricerca del tempo perduto, e poi ritrovato, porta con sé in genere distorsioni, alterazioni, esagerazioni. Come aver viaggiato sulla Luna prima di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, in un test segreto impossibile da condividere anche con i familiari più stretti. Il ricordo d'infanzia, con cui quasi ogni autore si è confrontato durante il suo percorso - si pensi a Radio Days di Woody Allen o a Amarcord di Fellini - è vissuto con lo spirito libero e leggero tipico dell'autore di Boyhood e La vita è un sogno, per cui la semplicità e la naturalezza nell'approccio al cinema e alla vita divengono cifra stilistica.

Humour e singolarità si mescolano in maniera indissolubile, l'ordinario si fa straordinario, da una scatola di cereali a una partita di Monopoly, in un montaggio veloce come la voce narrante di Jack Black, che concede pochi secondi ai molti brani di una grandiosa colonna sonora rock e giusto un respiro allo spettatore tra un ricordo e l'altro dell'estate 1969. Per raccontare l'anno del piccolo grande passo che accomunò e insieme distinse l'uomo e l'umanità, Linklater sceglie di giocare con il mito complottista del viaggio mai compiuto sulla Luna, o allestito in uno studio cinematografico da Stanley Kubrick (non a caso 2001: Odissea nello spazio recita un ruolo importante nella formazione di Stan e ispira il titolo e una delle scene più divertenti del film), alla sua maniera sbarazzina, con lo spirito di un ragazzino che si prende gioco della serietà degli adulti.

A Stan, circondato dalla Nasa, dal suo mito e dai dipendenti dell'azienda - tra cui il padre, addetto al prosaico reparto spedizioni - fin dalla più tenera età, non resta che fondere la sua indubbia e linklateriana capacità affabulatoria con la suggestione sci-fi, immaginando una storia di allunaggio alternativa e privata. «Sai come funziona la memoria: anche se dorme, un giorno penserà di aver visto tutto» commenta la madre di Stan dopo che il figlio si addormenta di fronte alla trasmissione in diretta televisiva dell'arrivo sulla Luna di Apollo 11. Quella di Stan è un'infanzia sci-fi, popolata di astronauti. Ma il suo vero grande passo verso l'ignoto, quello che rimane fuoricampo, non è un viaggio della Nasa. È la scoperta del futuro che lo attende, di un'epoca in cui divertirsi al luna park di Astroworld non sarà più possibile. Come già nel finale di Tutti vogliono qualcosa, è quel senso di vuoto che attanaglia lo stomaco a spingerci a ritroso sulle ali della memoria, per ricordare con affetto e malinconia un passato che non tornerà.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 11 luglio 2022
Felicity

Apollo 10 e mezzo racconta l’adolescenza del regista tra memoria e immaginazione nell’estate dello sbarco sulla Luna. Libero, aereo, nostalgico. Il film è un quadro lucidissimo e appassionato dell’America della fine degli anni ’60: la guerra in Vietnam, Neil Armstrong, Robert Kennedy nelle immagini sfumate come in un flashback.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 14 aprile 2022
Simone Granata
Cineforum

Quando Neil Armstrong scese dall'Apollo 11 per mettere piede sulla Luna il 20 luglio 1969, oltre 600 milioni di persone seguirono l'evento in TV. Richard Linklater aveva nove anni, la stessa età del protagonista Stan nel suo ultimo film, il più personale e autobiografico. Un amarcord dei favolosi anni 60 in salsa texana, con cui il regista torna nella Houston della sua infanzia.

lunedì 11 aprile 2022
Marco Minniti
Asbury Movies

Negli ultimi anni, Hollywood sembra subire una fascinazione particolare per il periodo che va dalla fine degli anni '60 all'inizio dei '70, quello in cui la fase matura della società del benessere si sovrapponeva ai grandi movimenti di massa che (complice la disgraziata avventura americana in Vietnam) avrebbero segnato a fondo la storia della seconda metà del secolo.

domenica 10 aprile 2022
Raffaele Meale
Quinlan

Apollo 10 e mezzo, il ventunesimo lungometraggio diretto da Richard Linklater in trentaquattro anni di attività, si inserisce in un momento particolare del mondo autoriale a Hollywood e dintorni: mentre il "nuovo" o apparentemente tale si muove in direzione di un futuro oramai così standardizzato da poter essere utilizzato ricorrendo a veri e propri blocchi narrativi - tutto il panorama legato ai cinecomic [...] Vai alla recensione »

sabato 9 aprile 2022
Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

È davvero sostanza: "Il nostro unico stile di animazione - gongola Linklater - ci consente al contempo l'evocazione di un mondo andato e l'espressione fluida e gioiosa della memoria e dell'immaginazione". Romanzo di formazione, analisi socio-antropologica, avventura spaziale e meta-audiovisiva (da II mago di Oz a Blob e Bonanza), il racconto è suscettibile di letture multiple, ugualmente avvincenti: [...] Vai alla recensione »

martedì 5 aprile 2022
Roberto Manassero
Film TV

«In quei nuovi sobborghi che si espandevano a sud di Houston dappertutto spuntavano zone residenziali. Il nostro quartiere era pieno di case in costruzione, il terreno era completamente pianeggiante e il cavalcavia sulla statale era l'unica cosa vagamente simile a una collina. [...] Qui non c'era nessun senso della Storia. Tutto, a perdita d'occhio, era nuovo di zecca».

martedì 5 aprile 2022
Gian Luca Pisacane
La Rivista del Cinematografo

Per il regista Richard Linklater l'andare del tempo è una questione di corpi, legati all'evolversi dello spazio che li circonda. Boyhood ne era l'esempio, il punto di arrivo e di non ritorno: il protagonista filmato per dodici anni, prima che il progetto fosse concluso. Anche il movimento è dilatato nel cinema di Linklater. Sono flussi di coscienza, non sempre dichiarati.

martedì 5 aprile 2022
Simone Emiliani
Sentieri Selvaggi

Qual è il punto in cui finisce la storia vera e dove comincia l'immaginazione? Si, si può essere protagonisti della propria vita come se ci si trovasse in un film. Il cinema di Linklater, quando è al massimo della forma come nel caso di Apollo 10 e mezzo e quello di Assayas si contaminano. Diventa il personale viaggio nel tempo. Può mostrare, insieme, amori, passioni, fragilità, paure, improvvise esaltazion [...] Vai alla recensione »

NEWS
NETFLIX
lunedì 4 aprile 2022
Emanuele Sacchi

Linklater sceglie di giocare con il mito complottista del viaggio mai compiuto sulla Luna. Ora su Netflix. Vai all'articolo »

NETFLIX
martedì 8 marzo 2022
 

La storia del primo atterraggio sulla Luna nell'estate del 1969. Dal 1° aprile su Netflix. Guarda il trailer »

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