montefalcone antonio
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lunedì 1 agosto 2022
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thor in viaggio alla riscoperta di se stesso
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Il quarto capitolo della saga nordica sul Dio del Tuono, continua a puntare su azione, spettacolo e genuino divertimento, riprendendo da dove aveva lasciato.
La pellicola di Taika Waititi per l’universo Marvel ricalca lo stile già usato per il precedente “Thor - Ragnarok”, soltanto che tutto caricato in eccesso, e permeato ancor di più da una vena grottesca nella raffica vertiginosa di sequenze, personaggi e dialoghi.
Certo, chi predilige toni meno frivoli e caotici, probabilmente non lo apprezzerà o non lo gusterà più di tanto, ma l’opera è in sé comunque godibile, avvincente e possiede una sua forza attrattiva.
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Il quarto capitolo della saga nordica sul Dio del Tuono, continua a puntare su azione, spettacolo e genuino divertimento, riprendendo da dove aveva lasciato.
La pellicola di Taika Waititi per l’universo Marvel ricalca lo stile già usato per il precedente “Thor - Ragnarok”, soltanto che tutto caricato in eccesso, e permeato ancor di più da una vena grottesca nella raffica vertiginosa di sequenze, personaggi e dialoghi.
Certo, chi predilige toni meno frivoli e caotici, probabilmente non lo apprezzerà o non lo gusterà più di tanto, ma l’opera è in sé comunque godibile, avvincente e possiede una sua forza attrattiva.
Sembra che il regista voglia richiedere ai suoi spettatori e al suo cast di non prendersi mai sul serio, ed accettare questo scanzonato mood come un possibile strumento per comunicare qualcosa di significativo, benché in sé già scontato, ovvio, risaputo. Come ad esempio il tema dell’amore (Thor ritroverà la sua amata Jane, a lungo agognata) e questo sentimento, l’unico di cui si ha davvero bisogno per poter vivere con più vita; o il tema della morte, o quello della depressione e della follia. E poi ancora l'idea di grandezza, la catarsi del sacrificio, l'assenza di egoismo e il valore dell'uomo che affronta la propria mortalità.
Thor è sempre egocentrico e spavaldo, possente e invulnerabile, ma stavolta è colto anche nella sua fragilità emotiva, nella sua sensibilità sentimentale, e nella sua instabilità interiore. Una sorta di “malessere” che sceneggiatori e regista vogliono far risaltare dietro la sua potenza fisica, al punto da proiettarlo nell’epica dolente della mitologia norrena e nel riconoscere in lui il senso tragico.
E pian piano il dramma di esistenze fatte di perdite, dolori o sbagli prenderà il posto di gag, battute, e sorprese. Il figlio di Odino, infatti, è indeciso tra le sue armi, non ha più una patria, fatica a trovare uno scopo, è diventato un errabondo dello spazio, e deve scontrarsi con Gorr, detto il macellaio degli dei, un villain mefistofelico che Christian Bale interpreta ottimamente.
Oltre a Bale, ha un suo ruolo di cartina di tornasole dell’intero film, anche la new entry Russell Crowe, nel personaggio di Zeus, a suo agio in questi panni; e la ritrovata e sempre brava Natalie Portman, sul versante sentimentale. Il ciclo a fumetti creato da Jason Aaron è la fonte di ispirazione per questo personaggio e la pellicola è anche abbastanza fedele all’originale. Soprattutto non rinuncia al dramma che sta dietro alla sua trasformazione.
Tramite la caratterizzazione di questi ultimi personaggi, la sceneggiatura cerca di acquisire un tono epico e di bilanciare – forse a fatica – la disperazione e la tristezza, portati come macigni da Gorr e Jane Foster con momenti più lievi, per proiettare le loro conseguenze soprattutto sul protagonista.
Un protagonista intrappolato in una crisi identitaria. E “Thor: Love and Thunder” è infatti efficace proprio in quei rari momenti in cui cerca di suscitare emozioni sincere e non ironiche.
La confezione tecnico-formale è sempre più impeccabile; i cammei di Matt Damon, Sam Neil, Melissa McCarthy nei vari siparietti comici sono ilari, e alcune scene ispirate.
Però non tutto funziona (vedi alcune gag o l’impressione di una comicità spesse volte fine a se stessa; le ricerche visive ed estetiche che tendono a ripetersi con troppa insistenza, rendendo tutto molto ridondante) e la macchina nel suo complesso, seppur oliata, ha ingranaggi che scricchiolano qua e là (su tutto: i cupi archi narrativi con quelli più leggeri adottati dalla pellicola che avrebbero meritato di maggiore equilibrio e spazio d’approfondimento).
Un film dunque parzialmente riuscito, quasi sciupato, che, però, al netto di limiti e difetti, ha aspetti accettabili che possono anche risultare piacevoli se ci si accontenta del minimo richiesto da una produzione di questo tipo, e si accetta la loro dimensione bizzarra e surreale.
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jaylee
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domenica 10 luglio 2022
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l''anima poprock del marvel universe
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Taika Waititi, regista sui generis, torna sulla scena del delitto, ovvero ci ripropone la sua versione molto sopra le righe del Dio Del Tuono Thor. 5 anni fa, tutto sommato, aveva ridato linfa a quello che era il personaggio tutto sommato meno andato bene rispetto ai colossi e colleghi Iron Man e Capitan America, e lo aveva fatto calcando la mano sul lato comico dei film Marvel, con Thor: Ragnarok.
E siccome squadra che vince non si cambia, ecco un’altra debordante avventura del Vendicatore Tonante. Stavolta se la dovrà vedere con Gorr, potente maestro delle ombre, che ha deciso di eliminare tutti gli Dei dell’Universo (e chi può dargli torto). Ad aiutarlo, il fedele Korg, la Valchiria che ormai è diventata il capo di Nuova Asgard e, a sorpresa, la sua vecchia fiamma Jane Foster, che ritorna con una sorpresa (beh, più di una, ma non spoileriamo troppo).
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Taika Waititi, regista sui generis, torna sulla scena del delitto, ovvero ci ripropone la sua versione molto sopra le righe del Dio Del Tuono Thor. 5 anni fa, tutto sommato, aveva ridato linfa a quello che era il personaggio tutto sommato meno andato bene rispetto ai colossi e colleghi Iron Man e Capitan America, e lo aveva fatto calcando la mano sul lato comico dei film Marvel, con Thor: Ragnarok.
E siccome squadra che vince non si cambia, ecco un’altra debordante avventura del Vendicatore Tonante. Stavolta se la dovrà vedere con Gorr, potente maestro delle ombre, che ha deciso di eliminare tutti gli Dei dell’Universo (e chi può dargli torto). Ad aiutarlo, il fedele Korg, la Valchiria che ormai è diventata il capo di Nuova Asgard e, a sorpresa, la sua vecchia fiamma Jane Foster, che ritorna con una sorpresa (beh, più di una, ma non spoileriamo troppo).
Dicevamo, Waititi, che presta pure la voce al roccioso Korg, ripete l’operazione sorriso in questo nuovo episodio, rendendo tutto più che rock, il più pop possibile: Nuova Asgard è diventata un’attrazione per turisti, i colori sono sgargianti e le musiche sono gentilmente offerte da Guns’N’Roses e AC/DC (in linea con la tematica “Tuono e Metallo” delle avventure di Thor). Unica eccezione: per l’appunto Gorr, che invece è bianco e si muove in un mondo privo di colori (ci ricorda un po’ il cartone dei Beatles degli anni ’70, con i Fab Four coloratissimi che si battevano contro i Blue Meanies che tutto rendevano grigio).
A dire la verità, però, mentre Ragnarok era si divertente, ma mostrava un po' la corda del genere Supereroi, questo Love & Thunder gli assomiglia meno per la prima parte, e decisamente per la seconda. Non che non ci siano dei passaggi divertenti, come le rappresentazioni teatrali dei finti Loki e Thor, la visita alla Cittadella degli Dei o le scene di gelosia dell’ascia StormBreaker nei confronti di Mjolnir, ma insomma, quello che si poteva fare, lo si è fatto, il resto gira un po’ a vuoto, quasi come la versione per bambini di un film della Marvel, ed infatti c’è pure il narratore fuori campo che racconta la storia come fosse una favola, (tipo Mad Max Oltre La Sfera del Tuono), che sono un po’ l’espediente narrativo per tenere incollato il tutto. La versione per bambini e per donne, visto lo spazio concesso al cast femminile, e con ovviamente tanta diversity and inclusion, la Valchiria è bassotta e nera, gli Asgardiani sono equamente distribuiti, ovviamente spazio politicamente corretto per relazioni LGBTQ+,
Di fotografia e musica abbiamo parlato, vediamo gli attori: Chris Hemsworth sempre più grosso e muscoloso (e stavolta appare pure in un nudo -non frontale- che suppongo sia sempre per far piacere a pubblico femminile e LGBTQ+), ma sempre meno espressivo; torna Natalie Portman in una parte appena discreta, lasciamo stare Tessa Thompson (la Valchiria di cui sopra): ovviamente chi salva il casting è Christian Bale, che dipinge il suo Gorr in modo disperato e credibile e, a dire la verità, ci sta parecchio simpatico come messaggio di fondo: basta adorare degli Dei capricciosi e dai quali non aspettarsi niente. E’ lui che dona un po’ di peso (e cuore) ad un film leggero come una piuma e avrebbe meritato ben più minutaggio.
Molto meno rock di quanto ci si poteva aspettare (www.versionekowalski.it)
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