In seguito a un'operazione di pulizia etnica due fratelli affrontano insieme l'esilio. Espandi ▽
Spinti all'esilio a causa della devastazione del loro villaggio i componenti di un nucleo familiare finiscono con il disperdersi. Rimangono Kyona e il fratello minore Adriel, due adolescenti che cercheranno di sopravvivere finendo però anche nelle mani di trafficanti di esseri umani.
Grazie a una notevole esperienza nel cinema d'animazione con l'uso della sabbia sul vetro, Florence Miailhe giunge ora al suo primo lungometraggio che è un viaggio non solo nella storia contemporanea ma anche nell'espressione grafica. La tecnica che qui viene adottata è quella della pittura su vetro che dimostra la sua versatilità nell'anticipare talvoltal'espressione dei sentimenti più profondi (di solidarietà ma anche di paura) vissuti dai Kyona e Adriel. Il fatto che tutta la vicenda venga calata in una dimensione atemporale fa sì che la si possa riferire agli orrori che hanno attraversato l'Europa nel secolo scorso così come a quanto sta di nuovo avvenendo. Nei due ragazzi rivediamo i milioni di profughi ucraini. Recensione ❯
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Un cast ricchissimo per un Ai confini della realtà telefonico. La serie perfetta da 'girare' durante una pandemia. Fantascienza, Francia, USA2021. Durata 12 Minuti.
Una serie antologica in cui i misteri nascono attraverso una serie di telefonate apparentemente normali e sconnesse che diventano rapidamente surreali. Espandi ▽
Un uomo al telefono con la propria compagna inizia a sentire strani disturbi e la donna è spaventata da un misterioso intruso... Non è che l'inizio di una serie di eventi impossibili, infatti in altre telefonate ascoltiamo un uomo che lascia casa, ma in quelle che per lui sono poche ore per i suoi cari passano anni interi. E poi: un ragazzo sta per essere condannato per una telefonata che non ha mai fatto; un uomo che ha ucciso una donna si trova a parlare con la sua versione ancora viva nel passato; una donna cerca di comunicare con la madre di cui ritiene di aver causato la morte molti anni prima. Storie paradossali, dove il destino sembra seguire una logica impietosa quanto beffarda. Recensione ❯
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Un'opera prima sfrontata e resa ancora più affilata dal rigore formale della regia di Mathieu Gérault. Drammatico, Francia2021. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
All'indomani di un'imboscata in Afghanistan che ha decimato la sua unità, il soldato Christian Lafayette ritorna in Francia. Espandi ▽
Christian è appena tornato dall’Afghanistan e subito finisce davanti ad un giudice per una rissa. Il soldato semplice è in difficolta, non riesce a stare al passo con quello che gli succede attorno. Tutto precipita quando la banda di gitani con a capo Abraham reclama l’oppio che gli era stato promesso da due sue commilitoni. Quante cose in questo film: soldati di ritorno dal fronte, periferie francesi, trafficanti di oppio, ospedali psichiatrici, rapinatori di gioiellerie, alberghi abbandonati. Nel percorso festivaliero del film era emerso proprio questo, ma virato sul versante più negativo: troppe le direzioni imboccate da Gérault e mai percorse fino in fondo. Però, e però, questa è solo l’ombra proiettata dal film. Perché a dare forma e consistenza non è la mano del Gérault sceneggiatore (assieme a Noé Debré e Nicolas Silhol) ma la mano del Gérault regista, capace di tenere assieme quei corpi e quelle linee, seguirne le traiettorie, le tangenti, le parabole senza mai perdere di vista il disegno finale. Recensione ❯
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Un ragazzo cambia vita e si trasferisce in città. Questo però lo farà molto ammalare. Espandi ▽
La Paz, circa 3600 metri d’altitudine. Un gruppo di minatori sta manifestando nella capitale della Bolivia. Arrivano da Huanani e hanno camminato a piedi per una settimana. Tra loro c’è Elder che cerca di essere reintegrato in miniera. Decide poi di restare in città e trova lavoro al mercato. Le sue condizioni di salute però peggiorano. Un’anziana donna, conosciuta come Mama Pancha, lo mette in contatto con Max, un senzatetto che è anche uno stregone ed eremita che trascorre gran parte del suo tempo nella foresta e potrebbe trovare la cura adatta per salvargli la vita. Guerra è abile a bilanciare il film tra un disperato realismo segnato da una sconfitta esistenziale imminente e una componente magica e visionaria che introduce in un potenziale aldilà, un universo oscuro sospeso tra la vita e la morte. Non tutto il film è equilibrato ma mostra il coraggio di un cineasta capace di inabissarsi in una dimensione dove il cinema può mettere a fuoco quello che nel movimento quotidiano della metropoli è nascosto. Recensione ❯
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Un uomo muore per i maltrattamenti della polizia. La madre e un testimone si batteranno per ottenere giustizia. Espandi ▽
1983. Polonia. Grzegorz Przemyk è uno studente del liceo figlio di una nota poetessa. Per un eccesso di esuberanza adolescenziale viene arrestato e picchiato brutalmente dalla polizia. Morirà due giorni dopo in ospedale. Jurek Popiel è un amico che è stato fermato insieme a lui ed è stato testimone dell'accaduto. In seguito alla partecipazione di massa al funerale, si troverà al centro dell'attenzione dei membri del potere che pretenderanno che taccia su quanto ha visto accadere.
Jan P. Matuszynski riesce a mostrare con maestria le macchinazioni del Potere mantenendo un ritmo e una tensione che impediscono a chi guarda di perdere dei passaggi e si fa promotore di un cinema che si impegna a far conoscere alle nuove generazioni eventi che hanno segnato la storia di un Paese. Recensione ❯
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Un giovane scrittore incontra una ragazza a Parigi e già sa che è quella giusta. Espandi ▽
Labidi è un giovane scrittore che sogna Parigi e il suo primo libro (sulla guerra d’Algeria). A incoraggiarlo sono i genitori e il successo di un racconto breve che si è lasciato alle spalle come Lione. A distrarlo è Elisa, una studentessa che ama perdutamente e per cui sogna in grande. Ottanta minuti sono sufficienti al regista a dettagliare una generazione urbana precaria e depressa mentre scorre le possibilità e poi infila la scorciatoia, per guadagnare tempo, per guadagnare denaro, per prolungare l’illusione. Debutto vivo e urgente quello di Louda Ben Salah-Cazanas, che cattura l’angoscia della giovinezza nei lembi del décor, in fondo a una via o in un interno sufficiente a fare immaginare il resto. Le Monde après nous è un romanzo moderno e al cuore di un mondo iperconnesso, che ci ricorda, nonostante tutto, che la vita senza applicazioni o geolocalizzazione può ancora ‘unire’ le persone. Recensione ❯
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Un esordio nel cinema di finzione caratterizzato da un mirabile lavoro di ricerca e attenzione all'inquadratura. Drammatico, Lettonia, Germania, Ungheria, Francia2021. Durata 103 Minuti.
Un giovane contadino si trova a dover combattere da solo nell'Unione Sovietica occupata. Espandi ▽
Nella seconda guerra mondiale alcuni reparti dell'esercito ungherese vengono inviati dai tedeschi nella limitrofa Unione Sovietica per stanare i partigiani russi. István Semetka è un caporale che si trova, dopo la morte del suo capitano, a gestire la sua unità in una situazione complessa. Recensione ❯
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La storia di due fratelli nella provincia degli anni '80 tra musica e il servizio militare. Espandi ▽
Inizio degli Anni ’80 in Francia. Un gruppo di amici apre una radio libera, Radio Warsaw, nella provincia. La programmazione è condotta da due fratelli, Jérôme e Philippe. I due lavorano nel garage paterno ma hanno caratteri molto distanti. Jérôme è trasgressivo e si scontra spesso con il genitore mentre Philippe è più serio ed introverso. L’arrivo di Marianne, una giovane ragazza madre, attrae l’attenzione di entrambi ma ben presto Philippe dovrà partire per il servizio militare lasciando il paese per la grande Berlino divisa ancora in settori.
Vincent Maël Cardona, alla sua opera prima, sfrutta uno sfondo storico caratterizzato da atmosfere d’epoca ben riuscite per raccontare il legame profondo tra due fratelli e l’amore che uno dei due prova per una donna vicina e lontana al contempo. Recensione ❯
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Un susseguirsi di storie e di ritratti intrecciati tra autobiografia e rappresentazione di un'umanità altrimenti invisibile. Documentario, Francia2021. Durata 117 Minuti.
Immersione profonda e meditata nei sobborghi parigini. Espandi ▽
Un padre, appostato con cannocchiale insieme a moglie e figlio, attende dalla distanza che un cervo esca allo scoperto, avventurandosi fuori da una macchia boschiva. Sembrerebbero gli umani, gli osservatori, e invece sono identicamente, specularmente osservati, come oggetti di uno studio. Questo campo/controcampo tra mondo umano e animale anticipa una lunga serie di quadri suburbani e campestri sui quali si articola un'indagine attorno alla REB B, una delle linea su rotaie che collega il centro alla periferia parigina. Recensione ❯
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Un vivace bambino stringe amicizia con un insegnante molto sicuro di sé. Espandi ▽
Il film esplora con sincerità le sfumature di un’età cruciale per un bambino, alla ricerca della propria sessualità e di un posto nel mondo, e alle prese con l’inevitabile confronto tra classi sociali. I bambini, ancora una volta, ci guardano. E la regia di Theis ci restituisce quello sguardo, sia facendoci vedere il mondo dalla prospettiva di Johnny sia soffermandosi con insistiti primi piani sulle sue espressioni e i suoi gesti, pedinandolo con la cinepresa a mano nei suoi tentativi di fuga come nei momenti di risveglio emotivo e sessuale. La scrittura sincera dei personaggi riesce a tradurre tutte le sfumature e la complessità di cui è fatta la vita: non esistono mostri ma esseri imperfetti, più o meno colpevoli di fronte all’incontro/scontro tra classi sociali. Il dramma familiare e sociale non è quasi mai urlato. Per questo, quando l’esplosione avviene, si sente ancora più forte. Recensione ❯
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Un uomo sa di dover chiudere la passionale relazione con una donna di trent'anni più grande. Espandi ▽
Il 2 dicembre del 1982, a Neauphle-le-Château, la giornalista Michèle Manceaux inizia a registrare una lunga intervista con Yann Andréa, partner della scrittrice e regista Marguerite Duras. È Andréa stesso a volere l’incontro, attraverso il quale lui per primo è chiamato a elaborare l’impatto di una relazione dai risvolti complessi. Molto più giovane della donna, gay dichiarato, e profondo ammiratore della Duras artista, Andréa si apre all’auto-analisi sotto la guida morbida di Manceaux, in una stanza riempita dalla presenza invisibile della grande scrittrice.
La rievocazione dell’amore sui generis tra la regista e scrittrice Marguerite Duras e Yann Andréa, viene affrontata ponendo al centro la forza espressiva del linguaggio, imprescindibile, in realtà, da un personaggio come Marguerite Duras.
Di Claire Simon sorprende la delicatezza della messa in scena, quel senso di intimità immediata che non solo rende una semplice conversazione a due voci cinematograficamente interessante, ma la trasforma in un gioco sensoriale che invita allo studio dei volti, alla raccolta delle informazioni sonore tutt’attorno ai protagonisti e all’attenzione su come cambia la temperatura del colore man mano che passano le ore. Recensione ❯
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Una straordinaria interpretazione dona un documento importante sulla situazione dell'emancipazione femminile nel mondo. Drammatico, Indonesia, Francia, Singapore, Australia2021. Durata 95 Minuti.
Una ragazza indiana riceve diverse proposte di matrimonio ma dovrà scegliere tra queste e continuare i propri studi. Espandi ▽
Conosciamo Yuni mentre si spoglia, nella prima scena del film di Kamila Andini, ma la nudità del suo corpo non ci permette di sondare in maniera compiuta il suo animo. Le priorità e le scelte di Yuni rimangono un mistero, celato dall’evidente bellezza e dall’obbligo di indossare maschere inevitabili per sopravvivere nella società soffocante in cui si trova. In breve tempo la teenager che indossa magliette che inneggiano al “Girl Power”, o che discute di dettagli sessuali intimi con le proprie coetanee, dovrà confrontarsi con il ruolo impostole dalla società, che la valuta secondo parametri arcaici e antitetici alla biologia. Andini adotta uno stile semplice e dimesso per avvicinarci al punto di vista di Yuni senza preconcetti, lasciando il proscenio alla straordinaria interpretazione di Arawinda Kirana. La macchina da presa è puntata costantemente su di lei e su un volto che deve esprimere nel silenzio la moltitudine di pensieri contraddittori di una teenager in difficoltà. L’accelerazione dell’epilogo porta a qualche soluzione semplicistica, ma Yuni resta un documento importante della difficile transizione verso l’emancipazione in molte zone del mondo. Recensione ❯
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Il ritratto della vita in frantumi di un attore. Espandi ▽
Michel è un cinquantatreenne che è uscito con fatica dalla dipendenza di eroina ed alcol e da quattro mesi è pulito. Ha un figlio adolescente e un altro di dieci mesi da una moglie da cui si è separato e che gli affida il piccolo pur dubitando della coerenza delle sue scelte. Suo padre poi è malato terminale e gli chiede aiuto per alleviare la sofferenza. Il poco più che trentenne Maxime Roy ha realizzato la sua opera prima mettendo in luce una maturità insolita sia sul piano professionale che su quello della partecipazione alle vicende umane di un personaggio considerevolmente distante da lui se non altro sul piano dell’età e delle esperienze di vita. Di percorsi di redenzione il cinema, nel corso della sua storia, ce ne ha mostrati tanti e questo si aggiunge posizionandosi nella parte alta della classifica di valore. Perché Michel vive il proprio tormento di compagno, di padre e di figlio con tutta la contraddittorietà necessaria, con il rischio di poter all’improvviso disperdere il patrimonio di autocontrollo faticosamente conquistato. Il suo bisogno di amare e di essere amato nonostante ciò che è e ciò che è stato si fa sguardi, gesti, emozioni. Recensione ❯
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Un documentario che non assume mai i toni della protesta ma si pone l'obiettivo di far conoscere le conseguenze delle discriminazioni in Israele. Documentario, Francia, Israele2021. Durata 93 Minuti.
I concetti di esilio ed eredità storica vengono affrontati in questo road movie. Espandi ▽
Con il vocabolo “mizrahim” in Israele si identificano gli ebrei che, a partire dagli anni '60, sono giunti sul territorio provenendo dal Marocco, dall'Algeria, dall'Iraq e dallo Yemen. Il secondo vocabolo con cui si è poi preso a definirli è “arsim” che significa la feccia. È di loro, a partire da suo padre, che la regista tratta in questo documentario in forma di narrazione alla propria figlia. Il documentario di Michale Boganim nasce e si sviluppa totalmente all'interno della cultura ebraica ma non per questo si astiene dal criticarne le pratiche discriminatorie nei confronti di coloro che speravano di giungere nella terra promessa e vedevano spegnersi in breve tempo il sogno che li aveva spinti a lasciare i Paesi in cui vivevano.
La regista ci conduce di città in città per mostrare come, anche a differenti latitudini del Paese, la discriminazione non abbia mancato di lasciare segni nella vita delle persone. Un documentario che non assume mai i toni della protesta fine a se stessa ma si pone l'obiettivo di far conoscere delle condizioni di vita che ancora oggi, seppure in modo meno evidente ma non per questo meno oltraggioso, sussistono. Recensione ❯
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Con la sua macchina fotografica, Abdallah Al-Khatib racconta le atrocità della guerra. Espandi ▽
In seguito alla rivoluzione siriana, alla periferia di Damasco, il distretto di Yarmouk viene trasformato dal 2013 al 2015 dal regime di Assad in un campo per i rifugiati palestinesi, il più consistente al mondo. Ridotti in uno stato di cattività, privati dei diritti basilari, gli assediati possono solo resistere, chiedere la fine del blocco e sperare nel cibo e nei beni di prima necessità che le Nazioni Unite si sforzano di fornire loro. Umm Mahmoud, madre del regista, presta assistenza medica agli anziani e si lascia filmare dal figlio Abdallah, alle prese con il suo film d’esordio. Un’opera povera di mezzi e ricca di energie, che cerca insieme di non far dimenticare un clamoroso sopruso e reagire con tutta la positività residua alla protervia dell’assedio.
Una disumanità reale, quasi tangibile, che non lascia spazio ad alcuna ellissi o allusione: l’immagine della fame nei volti scavati, l’assistenza sanitaria negata che riverbera nelle braccia livide di una donna anziana, il lutto di chi piange le vittime. Con dignità e amara evidenza, il film denuncia l’ipocrisia e l’inerzia degli Stati nella risoluzione della crisi. Recensione ❯
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