Valeria

Valeria è una scrittrice in crisi creativa. Non ha una buona situazione economica e a casa con suo marito inizia a non funzionare. L'unica cosa che la fa stare bene è la vicinanza delle inseparabili amiche Lola, Carmen e Nerea, ognuna alle prese con scelte di vita, amori e problemi tutti da risolvere.

Elísabet Benavent ha 34 anni, un passato remoto da segretaria e un presente da scrittrice di bestseller. Con il suo personaggio Valeria è diventata un caso editoriale in Spagna, con tanto di vendite da capogiro e una community di fans e lettori in continua espansione.

Era prevedibile che la sua beniamina diventasse prima o poi protagonista di una serie tv, è successo con Netflix e la nuova serie (dal titolo, appunto, Valeria) diretta da Inma Torrente e Nely Reguera e scritta da María López Castaño. Una serie corale e rigorosamente al femminile, dietro e davanti alla macchina da presa. Ad interpretare la giovane scrittrice in crisi a più livelli, economica, creativa e sentimentale, c'è l'espressiva Diana Gómez che i più ricordano nei panni di Tatiana di un'altra serie Netflix, La casa di carta. A coro e sostegno della protagonista, un gruppo di amiche scanzonate e divertenti (l'impacciata Carmen alias Paula Malia, la disinibita Lola interpretata da Silma López e la poco ascoltata Nerea, ovvero Teresa Riott) la consigliano giorno per giorno, ascoltandone pazientemente i racconti, per lo più veicolati tramite interminabili messaggi audio, chiamati con ironia "podcast".

Una sorta di Sex and the City spagnolo, in sostanza, con protagoniste colorate e esagerate alla Almodovar e passionali alla Bigas Luna, coinvolte in vicende più o meno romantiche sempre al limite tra iperbolico, verosimile e grottesco. Se la protagonista si trova a dover fronteggiare, tutti insieme, blocco di creatività, bancarotta e un matrimonio scricchiolante, le amiche si gettano tra le braccia di sconosciuti e sconosciute in cerca di passioni che possano mettere a tacere, per una notte, i problemi personali. C'è chi desidera relazioni extraconiugali, chi sente la responsabilità verso un fratello disabile, chi non riesce a vivere con serenità la propria omosessualità, chi ha problemi di autostima, e via così, in una giostra narrativa attentissima a temi, stili e linguaggio giovanile del momento (c'è anche una festa a tema trap).

Altre tematiche più calate sull'attualità, come il fenomeno "MeToo", sono solo abbozzate e buttate lì come argomenti da aperitivo, per nulla approfondite né tanto meno motivo di interesse per le protagoniste di una serie che sembra non avere altra pretesa che raccontare la crescita emotiva e sentimentale di un gruppo di ragazze. Ci sarebbe stato lo spazio per poter approfondire qualcosa in più e meglio, ma l'operazione (commerciale) di adattamento sullo schermo di un caso editoriale è fin troppo evidente e il risultato è una serie che sa intrattenere e farsi apprezzare per la sua ricercata leggerezza, ma che non offre nulla di nuovo nel vasto e variegato panorama narrativo delle serie tv. Neanche di quelle esplicitamente dedicate ad un target più giovane. 