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I predatori, alienazione e incomunicabilità nell'irrequieta commedia di Pietro Castellitto

La storia di due famiglie agli antipodi. E un incidente che le fa incontrare. Disponibile su CHILI. GUARDALO ORA »
di Giuseppe Avico

Pietro Castellitto (32 anni) 16 dicembre 1991, Roma (Italia) - Sagittario. Interpreta Federico Pavone nel film di Pietro Castellitto I predatori.
venerdì 26 novembre 2021 - Focus

Un esordio rappresenta spesso un’occasione e un banco di prova. C’è chi fallisce e chi riesce, chi si rialza e chi abbandona, chi trova la sua voce e chi invece non trova niente; c’è chi viaggia sui binari della sicurezza e chi, forse incautamente, vuole dimostrare tutto subito. I predatori - disponibile in streaming su CHILI - esordio alla regia di Pietro Castellitto, è tutto meno che misurato e sobrio. Nel film, ad emergere, sono uno sguardo personale forse ancora acerbo, l’impazienza incosciente di voler dire tante cose e alcuni temi, come quelli dell’alienazione e dell’incomunicabilità, che si impongono per immagini con più chiarezza.

I predatori è la storia di due famiglie di diversa estrazione sociale, completamente agli antipodi. Una è quella alto-borghese di Pierpaolo, sua moglie Ludovica e suo figlio Federico, uno studente di filosofia appassionato di Nietzsche. Le loro vicende si incrociano con quelle di Bruno, amico di Pierpaolo, e sua moglie Gaia. L’altra è la famiglia proletaria e neofascista di Claudio e suo fratello Carlo, che gestiscono un’armeria. Fanno parte di questa famiglia anche le loro mogli, i figli e la nonna Ines. Un incidente mette di fronte le due realtà, tanto le loro differenze quanto alcuni aspetti comuni.

Attraverso una chiave comica grottesca, Castellitto mette in scena le contraddizioni, i vizi e le virtù dei suoi personaggi, tessendo la tela delle loro relazioni. Ad emergere, sia nella famiglia alto-borghese che in quella proletaria, è l’assoluto senso di insoddisfazione che pesa sulle loro spalle.

Poggiandosi sui grandi cineasti del passato, Castellitto evidenzia attraverso i suoi personaggi uno stato di alienazione perpetuo. Ecco che una cena in famiglia e il riunirsi tutti allo stesso tavolo rivelano i sintomi di una tristezza collettiva, perfino tragicomica, nella quale ognuno sembra destinato a vivere. L’alienazione che questo film mette in luce trascende dall’età e dalle diverse generazioni, laddove sono proprio le differenze ad alimentarne la profondità. Tra i personaggi che Castellitto tratteggia affiora la percezione di un’incomunicabilità altrettanto destabilizzante. Questa ha una natura tanto generazionale, dettata da un futuro incerto e pieno di paure, quanto sociale, suggerita dall’incapacità di rapportarsi con chi è diverso.

Se il film presenta due famiglie molto lontane tra loro, è anche per sottolineare quanto le diversità si accompagnino, in realtà, ad alcuni aspetti condivisi. Oltre l’alienazione c’è l’insofferenza che alimenta entrambe. I protagonisti, quei predatori che danno il titolo al film, si nutrono degli altri spinti da una disillusione insaziabile e dalla loro stessa natura. Non sono buoni e non sono cattivi, ma possono essere tanto prede quanto cacciatori.

In questo senso il film di Castellitto esalta i suoi personaggi non senza qualche superficialità. Alcuni di loro appaiono fin troppo caricaturali, portati al margine dell’esagerazione. Altri, invece, sono più legati alla realtà che il film descrive, in uno spettacolo generale che non si fa mai farsa.


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