kronos
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martedì 19 maggio 2020
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tonache arrapatissime
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E' praticamente un assioma: anche la più riuscita tra le serie TV non "spacca" mai oltre la prima stagione: ad ogni annata si vola sempre più basso, trascinati dall'abitudine o dalla mancanza di progettualità.
Sorrentino non fa eccezione e ci consegna un'inutile seconda stagione di "The young pope" all'insegna dell'improvvisazione, del cazzeggio erotico e del vuoto pneumatico d'idee.
Non che fosse facile trovare un archetipo forte quanto l'originale, ma nemmeno si può dire che Sorrentino, Contarello e Stefano Bises ci abbiano davvero provato.
Il "The new pope" interpretato da John Malkovich è talmente sciapo e tremebondo da non esser praticamente pervenuto e così, tanto per far qualcosa in attesa della resurrezione del novello Lazzaro Pio XIII, gli sceneggiatori hanno pensato bene di buttarla in caciara radical-chic: preti scoponi più arrapati di Tano Rocco (nonostante l'età media dei prelati sfiori l'andropausa), monache senza veli di straordinaria bellezza (meglio tacere e non far confronti con gli originali), fondamentalisti cattolici che prendono il posto dei maomettani nel seminar bombe a destra e a manca (non risparmiano neppure la Basilica di San Pietro!!) .
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E' praticamente un assioma: anche la più riuscita tra le serie TV non "spacca" mai oltre la prima stagione: ad ogni annata si vola sempre più basso, trascinati dall'abitudine o dalla mancanza di progettualità.
Sorrentino non fa eccezione e ci consegna un'inutile seconda stagione di "The young pope" all'insegna dell'improvvisazione, del cazzeggio erotico e del vuoto pneumatico d'idee.
Non che fosse facile trovare un archetipo forte quanto l'originale, ma nemmeno si può dire che Sorrentino, Contarello e Stefano Bises ci abbiano davvero provato.
Il "The new pope" interpretato da John Malkovich è talmente sciapo e tremebondo da non esser praticamente pervenuto e così, tanto per far qualcosa in attesa della resurrezione del novello Lazzaro Pio XIII, gli sceneggiatori hanno pensato bene di buttarla in caciara radical-chic: preti scoponi più arrapati di Tano Rocco (nonostante l'età media dei prelati sfiori l'andropausa), monache senza veli di straordinaria bellezza (meglio tacere e non far confronti con gli originali), fondamentalisti cattolici che prendono il posto dei maomettani nel seminar bombe a destra e a manca (non risparmiano neppure la Basilica di San Pietro!!) .... roba da matti.
Talmente da matti che, complice anche la noia, finisce in secondo piano il piatto forte della serie: il ritorno di Lenny Belardo.
Di tanto in tanto Sorrentino ricorda d'aver talento e infila qualche sequenza 'delle sue', soprattutto nell'enigmatico epilogo, ma nell'insieme"The new pope" è una delusione per chi ha amato la prima, politicamente scorrettissima, stagione.
Voto al netto della stima: Una stellina e un quarto.
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joker91
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sabato 1 febbraio 2020
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lento e vuoto
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Un prodotto appena passabile recitato benissimo da un cast di grandissimi attori(su tutti svetta come per la prima serie Silvio Orlando). Serie televisiva lenta,vuota e infarcita di scene di sesso e scenografie molto belle che tengono alta l'attenzione dello spettatore medio. Si enfatizza troppo sui vizietti del clero e molte cose che vengono narrate non hanno niente a che fare con la chiesa stessa del giorno d'oggi. Non si parla minimamente di società segrete,di massoneria e di organizzazzioni di potere legate alla chiesa stessa... è semplicemente una serie televisiva vuota recitata benissimo. Sono rimasto deluso
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effepi57
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mercoledì 29 gennaio 2020
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che peccato ...
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Continuare sulla falsariga della prima serie sarebbe stato senz'altro inaccettabile per un grande creativo come Sorrentino, ma questa serie non ha una chiave di lettura, e si trascina in modo stanco, noioso e molto ripetitivo. Sempre spettacolare la coreografia, sembra di stare in una rivista patinata di arredi, l'unica cosa che salverei. Ben altro spessore avevano i personaggi della prima serie, e ben più solido il filone narrativo. Ottimo Silvio Orlando, che ogni tanto ci ritira un po' sù. Ma è un davvero poca cosa. L'estenuante attesa del risveglio del vecchio papa e della rivelazione del segreto che si porta dietro lord Brannon sono espedienti narrativi che così esasperati perdono la loro efficacia.
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Continuare sulla falsariga della prima serie sarebbe stato senz'altro inaccettabile per un grande creativo come Sorrentino, ma questa serie non ha una chiave di lettura, e si trascina in modo stanco, noioso e molto ripetitivo. Sempre spettacolare la coreografia, sembra di stare in una rivista patinata di arredi, l'unica cosa che salverei. Ben altro spessore avevano i personaggi della prima serie, e ben più solido il filone narrativo. Ottimo Silvio Orlando, che ogni tanto ci ritira un po' sù. Ma è un davvero poca cosa. L'estenuante attesa del risveglio del vecchio papa e della rivelazione del segreto che si porta dietro lord Brannon sono espedienti narrativi che così esasperati perdono la loro efficacia. Questa serie si "doveva fare", evidentemente (e in nove puntate !), ma il genio non può andare a comando. Continueremo comunque ad amare Sorrentino.
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lalla
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lunedì 27 gennaio 2020
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patetico
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La prima serie mi era piaciuta. Questa invece nonostante non sia religiosa e cattolica, mi disturba vedere molte scene che reputo inutili. Cosa vuol dimostrare Sorrentino con i balletti di suore "stile lapdance o palo" ? e questo voler mostrare ovunque nudita' e sesso? . Sembra che voglia stupire il pubblico con parti di cui basterebbe un accenno per far capire il senso. Invece puntata dopo puntata si continuano a vedere scene che nulla hanno a che fare con la vita reale della chiesa ma siccome c'e' del sesso e' bene dedicargli molto tempo. E' una serie lenta e vuota di contenuti. L'unica nota positiva la dedico a Malkovich. Se non ci fosse stato come attore avrei gia' smesso di guardare the new pope, dopo la seconda puntata.
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La prima serie mi era piaciuta. Questa invece nonostante non sia religiosa e cattolica, mi disturba vedere molte scene che reputo inutili. Cosa vuol dimostrare Sorrentino con i balletti di suore "stile lapdance o palo" ? e questo voler mostrare ovunque nudita' e sesso? . Sembra che voglia stupire il pubblico con parti di cui basterebbe un accenno per far capire il senso. Invece puntata dopo puntata si continuano a vedere scene che nulla hanno a che fare con la vita reale della chiesa ma siccome c'e' del sesso e' bene dedicargli molto tempo. E' una serie lenta e vuota di contenuti. L'unica nota positiva la dedico a Malkovich. Se non ci fosse stato come attore avrei gia' smesso di guardare the new pope, dopo la seconda puntata. Cio' nonostante quanto lo adori , non credo pero' di seguirla per le prossime rimanenti.
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mauridal
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domenica 26 gennaio 2020
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sorprendente e stupefacente il pope
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Sorprendente e stupefacente la sensazione che mi risulta alla fine dei titoli di coda, degli episodi di New Pope proiettati in anteprima nei cinema dopo la presentazione a Venezia .Prevale anche una dose di sconcerto nella visione netta e chiara di Sorrentino nel considerare il clero e la chiesa cattolica un coacervo di figure al limite dell’umano , ma non intese come divine , ma proprio come personaggi mostruosi e disumani votati al proprio essere , alla propria esistenza terrena con i suoi risvolti di ricerca del piacere, del potere dell’affermazione egoistica anche dei propri bisogni e debolezze.
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Sorprendente e stupefacente la sensazione che mi risulta alla fine dei titoli di coda, degli episodi di New Pope proiettati in anteprima nei cinema dopo la presentazione a Venezia .Prevale anche una dose di sconcerto nella visione netta e chiara di Sorrentino nel considerare il clero e la chiesa cattolica un coacervo di figure al limite dell’umano , ma non intese come divine , ma proprio come personaggi mostruosi e disumani votati al proprio essere , alla propria esistenza terrena con i suoi risvolti di ricerca del piacere, del potere dell’affermazione egoistica anche dei propri bisogni e debolezze. Che il tutto sia in contrasto con i principi e i dogmi religiosi , viene ben spiegato da una battuta del personaggio cardine di tutto il film e della conseguente serie TV , non il Pope o Papa o i due Papi , ma il cardinale Voiello , che recita ,dove c’è peccato mortale , c’è il potere. Questo Cardinale , un ottimo ammiccante Silvio Orlando , dunque cardine di tutto il sistema dei poteri in Vaticano rispecchia realtà storiche ben note ormai, e che il film mette in evidenza non trascurando i conflitti morali ed etici che pure esistono nel clero e nei fedeli della chiesa cattolica. Un film sul Papa , il cinema lo aveva già affrontato con un regista come Nanni Moretti col suo Habemus Papam fin dal 2011 dove il suo Papa è un dubbioso , depresso , e incapace di affrontare il compito che il conclave gli aveva affidato , e che infine dopo aver tentato di guarire abbandona la Santa sede, ma qui con Sorrentino e il suo new pope la questione è più complessa. Questo suo nuovo Papa è stato eletto dopo la morte apparente del predecessore , per calcolo e con la sicurezza di poter contare su una forte personalità. Infatti viene prescelto un prelato inglese molto British nei modi e nei comportamenti. Verrà eletto col nome di Papa Giovanni Paolo III, e si rivela subito un Papa aperto al dialogo e restio agli intrighi di Palazzo .Il personaggio è interpretato da un John Malkovich al meglio che restituisce appeno il tema delle ambiguità e delle doppie personalità che allignano spesso nei grandi personaggi al potere ,Papi compresi. Paolo Sorrentino è un esperto nell’affrontare personalità complesse , tutti i personaggi dei suoi film lo dimostrano ,dunque questo suo nuovo papa si rivela nel corso della storia differente e sempre più originale da come si era presentato . Ad ogni modo , dovrà confrontarsi con tutto il sistema del vaticano, con le varie dottrine ,integralismi e innovazioni e dopo un colpo di scena anche con il precedente papa , che resuscita , ovvero non muore più di infarto ma guarisce e ritorna in vaticano per contendere al nuovo papa eletto la guida della chiesa . Un Problema che parte dalla fantasia ma in fondo trova in qualche modo riscontro nella realtà. Intanto i temi del celibato, della pedofilia e omosessualità ,del ruolo delle donne, dell’erotismo tutti presenti nella chiesa cattolica vengono mostrati anche con provocatoria esibizione formale, con stile barocco e forse surreale, e quindi in grado di colpire il grande pubblico televisivo, in modo diretto ed efficace. Un grande regista autore come Sorrentino , non poteva limitarsi però alla serialità televisiva nella narrazione, ed infatti pone luogo ad una sperimentazione di linguaggio che libera il film dalla costrizione seriale e realizza per episodi tanti racconti compiuti di forma e di contenuto espressi in modo tale che lo spettatore sia autonomo nella ricostruzione della storia dei personaggi e dei temi trattati , giungendo ad una propria personalizzata visione dell’opera. Il giudizio del pubblico potrà confermare questo tentativo decretando il giusto successo a questo film di sicuro valore cinematografico . (mauridal)
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frascop
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lunedì 20 gennaio 2020
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al sorrentino-fellini preferisco vince gilligan
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Nel 2001 ho visto il primo film di Paolo Sorrentino, “ L’uomo in più”. Per me fu una rivelazione anche se aveva incastrato due storie in un solo film per paura che fosse il primo e ultimo. Raccontava la storia intrecciata di Antonio Pisapia, un calciatore come Di Bartolomei (della Roma) e Tony Pisapia, un cantante caduto in disgrazia. Dal 2011 Sorrentino pensa invece a contenuti che possano interessare gli americani e il mondo. La vita, il peccato, la morte, il sesso, la religione. La bellezza, Roma, Venezia. Poi li racconta in maniera felliniana (animali, mostri, ballerine, sesso) ma senza Nino Rota. Sorrentino è un rocker (guardate le sue basette) e ha gusti musicali personali.
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Nel 2001 ho visto il primo film di Paolo Sorrentino, “ L’uomo in più”. Per me fu una rivelazione anche se aveva incastrato due storie in un solo film per paura che fosse il primo e ultimo. Raccontava la storia intrecciata di Antonio Pisapia, un calciatore come Di Bartolomei (della Roma) e Tony Pisapia, un cantante caduto in disgrazia. Dal 2011 Sorrentino pensa invece a contenuti che possano interessare gli americani e il mondo. La vita, il peccato, la morte, il sesso, la religione. La bellezza, Roma, Venezia. Poi li racconta in maniera felliniana (animali, mostri, ballerine, sesso) ma senza Nino Rota. Sorrentino è un rocker (guardate le sue basette) e ha gusti musicali personali. Secondo me ha pensato al Vaticano perchè a Fellini tutti avrebbero voluto chiedere (lo ha anche detto Bellocchio) “Ma tu ci credi in Dio?”. Il suo desiderio è che ogni frase che i suoi personaggi pronunciano diventino aforismi come quelli di Karl Kraus (penso che Contarello lo aiuti molto nella ricerca). Le serie tv (da Lost a Breaking bad) sono un’altra cosa, e mi pare che lui abbia dichiarato di non averne viste molte. Bene, le serie tv di Sorrentino sono due film lunghi di 450 minuti ciascuno. Io preferivo il regista di “ Le conseguenze dell’amore”, ma magari se approfondisse Vince Gilligan, J.J. Abrams & Damon Lindelof, chissà. Tornando a Fellini e al suo ego narrativo, Sorrentino ha scritto "The young Pope" immaginando questa situazione "astratta": se io diventassi Papa, cosa farei? Per realizzare "The new Pope" si è fatto aiutare da Stefano Bises per sistemare l'intreccio narrativo, stavolta "contemporaneo". Lo "spostamento dell'amore", la Bibbia che non può essere aggiornata come un iphone, la lotta alla pedofilia e il matrimonio dei preti, sono contenuti attuali che ha voluto in questa seconda stagione affrontare con coraggio. Riuscendo anche ad essere pre-veggente come tutti i grandi artisti: la storia del libro con la firma di Ratzinger che difende il celibato è sembrata quasi uno spot per far vedere la serie. Il cardinale Voiello grande devoto del Napoli resta il personaggio più riuscito ma anche il più simbolico. Realtà e fantasia si uniscono in Sorrentino che perse i genitori per una fatalità mentre lui ragazzo era andato allo stadio per vedere Maradona e si salvò.
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tylerdurden71
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sabato 18 gennaio 2020
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vuole stupire, ma...
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Siamo alle prime 4 puntate, è arrivato anche Manson, ci sono spunti interessanti, ma.
Rispetto alla prima stagione, si enfatizzano troppo i vizi del clero, talmente tanto da risultare quasi fastidioso per la continua ripetitività; il sesso è troppo presente, quando basterebbe un accenno che vale mille immagini. Anche la fotografia, troppo enfatizzata assieme alla voglia di stupire con i brani musicali. Insomma, la serie vuole stupire, ma nel farlo ha perso la misura. Vediamo come continuerà...
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