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giovedì 26 dicembre 2019
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la dea fortuna
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Grazie per la sua accorata recensione, ho visto il film questa sera e mi accingo a fare la mia per la mia rubrica su #ilnuovoterraglio instacult. Adoro il regista da sempre e trovo la sua sua ultima opera una matura lettura della vita quando la dicotomia esistenziale è sempre più forte e l'essere disarcionati dalla routine spiazza. Cordiali saluti Mauro Lama
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maopar
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giovedì 26 dicembre 2019
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ozpetek la legge dell'amore
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OZPETEK racconta
storie di vita , che potrebbero sembrare talvolta eccezionali ,ma che in realtà analizzate
hanno sempre una trama di umane consuetudini nelle quali il pubblico si riconosce
rimanendone profondamente coinvolto . L’ Amore ,il destino ,la relazione tra genitori e figli…
Sono con delicatezza e precisione tratteggiate con la maestria di un grande regista che , con
inquadrature e primi piani comunica al cuore degli spettatori sentimenti condivisi .
La prima sequenza di urla… abbandonate e poi riprese si riferiscono al condizionamento dei genitori
Alla pretesa di condizionare il futuro dei figli, sicuri di conoscere la volontà della DEA FORTUNA ,quasi
come se fossero i depositari delle sorti del mondo.
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OZPETEK racconta
storie di vita , che potrebbero sembrare talvolta eccezionali ,ma che in realtà analizzate
hanno sempre una trama di umane consuetudini nelle quali il pubblico si riconosce
rimanendone profondamente coinvolto . L’ Amore ,il destino ,la relazione tra genitori e figli…
Sono con delicatezza e precisione tratteggiate con la maestria di un grande regista che , con
inquadrature e primi piani comunica al cuore degli spettatori sentimenti condivisi .
La prima sequenza di urla… abbandonate e poi riprese si riferiscono al condizionamento dei genitori
Alla pretesa di condizionare il futuro dei figli, sicuri di conoscere la volontà della DEA FORTUNA ,quasi
come se fossero i depositari delle sorti del mondo.. e Fuggire da questi condizionamenti, vivendo
esperienze che apparentemente sembrerebbero fallimentari ma ,che in realtà manifestano una fecondità
spirituale maestosa. Saper trasmettere alle giovani generazioni valori autentici nel rispetto
dei valori della convivenza…. fissando un volto chiudendo gli occhi e suggellandolo nel profondo del
cuore.. CREDENDOCI davvero… così ché questa legge d’amore faccia in modo che la DEA FORTUNA
abbia sempre una valenza positiva qualunque sia la situazione.. in rapporto con la malattia nella diversità
nelle più complesse relazioni umane…Grande OZPETEK complimenti
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manuela potiti
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giovedì 26 dicembre 2019
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brillante drammatico coloratissimo. una girandola di emozioni.
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Un film pieno di leggerezza armonia colori. Racconta storie d'amore amicizia passione. Sulla bravura degli attori - compresi i due piccoli - non si discute. Né su quella del regista. Ozpetek non mi delude mai.
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carmachi
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giovedì 26 dicembre 2019
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il ritorno di ozpetek emoziona e commuove
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Autobiografico quanto basta, come si intuisce dalle parole dello stesso Ozpetek ("Con 'La dea fortuna', dopo tanti film, mi sono sentito davvero libero di fare un lavoro che somiglia a me"), il film, fin dalla scena iniziale, riporta un po' alle atmosfere de "Le fate ignoranti": la vita dei due protagonisti Arturo e Alessandro è, infatti, spesso condivisa con i tanti e variegati vicini di casa che affollano il condominio. L'arrivo di Annamaria e, soprattutto, dei suoi due figli squarcia la loro routine e fa emergere segreti e rancori repressi, efficacemente raccontati dal regista e ben interpretati da Stefano Accorsi e Edoardo Leo: se per il primo si tratta di una una conferma nel cinema d'autore, così come per l'ottima Jasmine Trinca, per il secondo è un vero e proprio esordio a questi livelli, e il giudizio nei suoi confronti è più che positivo.
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Autobiografico quanto basta, come si intuisce dalle parole dello stesso Ozpetek ("Con 'La dea fortuna', dopo tanti film, mi sono sentito davvero libero di fare un lavoro che somiglia a me"), il film, fin dalla scena iniziale, riporta un po' alle atmosfere de "Le fate ignoranti": la vita dei due protagonisti Arturo e Alessandro è, infatti, spesso condivisa con i tanti e variegati vicini di casa che affollano il condominio. L'arrivo di Annamaria e, soprattutto, dei suoi due figli squarcia la loro routine e fa emergere segreti e rancori repressi, efficacemente raccontati dal regista e ben interpretati da Stefano Accorsi e Edoardo Leo: se per il primo si tratta di una una conferma nel cinema d'autore, così come per l'ottima Jasmine Trinca, per il secondo è un vero e proprio esordio a questi livelli, e il giudizio nei suoi confronti è più che positivo. La scena del ballo in terrazza sotto la pioggia è uno dei momenti che più rimarranno di questo film, certamente consigliato.
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yarince
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mercoledì 25 dicembre 2019
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l'amore, secondo ozpetek, è un tavolo imbandito su un terrazzo romano.
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L'amore secondo Ozpetek è un tavolo su un terrazzo romano, imbandito di prelibatezze che appagano tutti i gusti dei commensali, con una seggiola in più, pronta per l'ospite inatteso. La fata ignorante è cresciuta, ha 20 anni in più, è diventata una Sacerdotessa, la Dea Fortuna, una Dea ex machina portatrice di novità, che compie il miracolo di travolgere la vita dei protagonisti e di costringerli a una svolta. Il titolo del film prende spunto dal nome del Santuario di epoca romana che si trova a Palestrina, un tempio costituito da una serie di terrazzi interconnessi tra loro e in cui c'è la statua della Dea Fortuna primigenia, la dea della fertilità e vaticinio. La Fortuna è il caso, senza accezioni positive o negative, è qualcosa che accade, che irrompe inaspettato, che sbilancia gli assesti, qualcosa che ci costringe ad un'azione di risposta, ad una scelta che connota l'imprevisto di un senso positivo o negativo.
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L'amore secondo Ozpetek è un tavolo su un terrazzo romano, imbandito di prelibatezze che appagano tutti i gusti dei commensali, con una seggiola in più, pronta per l'ospite inatteso. La fata ignorante è cresciuta, ha 20 anni in più, è diventata una Sacerdotessa, la Dea Fortuna, una Dea ex machina portatrice di novità, che compie il miracolo di travolgere la vita dei protagonisti e di costringerli a una svolta. Il titolo del film prende spunto dal nome del Santuario di epoca romana che si trova a Palestrina, un tempio costituito da una serie di terrazzi interconnessi tra loro e in cui c'è la statua della Dea Fortuna primigenia, la dea della fertilità e vaticinio. La Fortuna è il caso, senza accezioni positive o negative, è qualcosa che accade, che irrompe inaspettato, che sbilancia gli assesti, qualcosa che ci costringe ad un'azione di risposta, ad una scelta che connota l'imprevisto di un senso positivo o negativo. Ozpetek ritorna al suo "gruppo d'interno" preferito, quello di 20 anni fa, che abbiamo conosciuto nelle Fate Ignoranti; omosessuali, profughi turchi, malati di Aids e di mente, transessuali e ci ripropone con essi, la sua idea di famiglia, non quella del legame di sangue, ma quella di persone che scegli e che ti scelgono, che ti accettano per come sei e che ti vogliono bene lo stesso, anche dopo aver deposto la maschera che la famiglia e la società ti impongono di indossare. Da Ostiense ci spostiamo a Palestrina, dove vivono Alessandro e Arturo, una coppia in crisi, in un palazzo di terrazzi in cui vivono i loro amici che sono la loro rete protettiva e che saranno rete protettiva anche per i figli di Annamaria. I film di Ozpetek procedono sui binari della dualità ; femminile/maschile, vita-festa/ morte- malattia, cultura / istinto, cura estetica degli sguardi, della fotografia e della musica. I piani si ribaltano: dall'amore omosessuale tra Michele e Massimo nasce l'amore etero tra Michele e Antonia nelle Fate ignoranti, nella Dea Fortuna, dall'amore etero tra Alessandro e Annamaria nasce l'amore omosessuale tra Alessandro e Arturo. La Dea Fortuna è personificata da Annamaria, che fa conoscere i due amanti 15 anni prima e che sopraggiunge nei momenti di crisi della coppia, dopo un tradimento o dopo un litigio e che affida loro i suoi figli. La nuova responsabilità sposta l'attenzione sulla loro crisi: decentrandosi, occupando un nuovo spazio e un nuovo ruolo, si ritrovano complici e trovano un modo nuovo di esprimersi insieme. La Fata che ignorava i desideri dei protagonisti lasciandoli in balia degli eventi, ci lasciava cosi: " Se il bicchiere cadendo si rompe, significa che chi amiamo è andato via per sempre". La Dea fortuna è una donna ormai matura con una interiorità consapevole e si congeda così: " se catturi l' immagine della persona che ami con i tuoi occhi e la lasci scivolare fino al tuo cuore, non potrà andar mai via, resterà sempre con te"
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nadia meden
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mercoledì 25 dicembre 2019
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drammi d' amore
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Ho potuto assistere all' ultimo film di Ozpetek e devo dire , tristemente, che non ho visto un capolavoro ma , a mio avviso , ho assistito ad un drammone mieloso dove la fine dell' amore di una coppia formata da Alessandro Leo , nel film , Alessandro e da Stefano Accorsi, nel film , Arturo , si trascina tristemente per tutta la durata del film. Ne fanno le spese due poveri bimbi che dovendo vivere per un po' di tempo con Alessandro e Arturo, in attesa che la madre facccia ritorno dall' ospedale dove è ricoverata per accertamenti , devono assistere a tutte le scenate e recriminazioni dellacoppia sul loro passato e sul loro presente. Ai due poveri bimbi non si fa mancare neanche la presenza di una nonna stile istitutrice tedesca interpretata dalla Sig.
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Ho potuto assistere all' ultimo film di Ozpetek e devo dire , tristemente, che non ho visto un capolavoro ma , a mio avviso , ho assistito ad un drammone mieloso dove la fine dell' amore di una coppia formata da Alessandro Leo , nel film , Alessandro e da Stefano Accorsi, nel film , Arturo , si trascina tristemente per tutta la durata del film. Ne fanno le spese due poveri bimbi che dovendo vivere per un po' di tempo con Alessandro e Arturo, in attesa che la madre facccia ritorno dall' ospedale dove è ricoverata per accertamenti , devono assistere a tutte le scenate e recriminazioni dellacoppia sul loro passato e sul loro presente. Ai due poveri bimbi non si fa mancare neanche la presenza di una nonna stile istitutrice tedesca interpretata dalla Sig. Barbara Alberti ( ???? ) . Ho trovato un bravo Edoardo Leo , una bella presenza della sig. Pia Lanciotti che noi siamo abituati a vedere e applaudire a teatro . Vorrei tanto rincontrare il grande Ozpetek de " Le fate ignoranti " e di "Mine vaganti ". Grazie.
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lord
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mercoledì 25 dicembre 2019
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emozionante
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Ozpetek. Quanto basta per descrivere il film che racchiude in sé mistero, sentimento, amicizia, famiglia, in buona sostanza il dramma o l'ironia della vita. Mistero, appunto. La Dea fortuna inizia così, con una serie di immagini raffiguranti teschi dipinti sui muri di una villa, di cui lo spettatore non immagina neppure che sarà il teatro di ciò che in seguito sconvolgerà la vita dei protagonisti. Sentimento. Arturo e Alessandro, rispettivamente interpretati magistralmente da Stefano Accorsi ed Edoardo Leo, dopo anni d'amore attraversano un periodo di crisi, dal quale sembra non vi sia una via d'uscita. Amicizia. Quella tra Alessandro e Annamaria, alias Jasmine Trinca, anche lei in grande spolvero.
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Ozpetek. Quanto basta per descrivere il film che racchiude in sé mistero, sentimento, amicizia, famiglia, in buona sostanza il dramma o l'ironia della vita. Mistero, appunto. La Dea fortuna inizia così, con una serie di immagini raffiguranti teschi dipinti sui muri di una villa, di cui lo spettatore non immagina neppure che sarà il teatro di ciò che in seguito sconvolgerà la vita dei protagonisti. Sentimento. Arturo e Alessandro, rispettivamente interpretati magistralmente da Stefano Accorsi ed Edoardo Leo, dopo anni d'amore attraversano un periodo di crisi, dal quale sembra non vi sia una via d'uscita. Amicizia. Quella tra Alessandro e Annamaria, alias Jasmine Trinca, anche lei in grande spolvero. Un'amicizia vera, che comporterà una scelta di responsabilità per entrambi. Famiglia. Quella che gradualmente si crea tra Arturo, Alessandro e i due figli di Annamaria (merita una menzione anche la recitazione della piccola Sara Ciocca). Piaccia o no, questo è il cinema ozpetekiano; tra silenzi e ironie, sguardi d'amore e urla di gelosia, ma anche danza, quella che riunisce e allo stesso tempo cancella tutti i problemi, anche se solo per un attimo. Che dire della colonna sonora impeccabile e impreziosita dalla voce del millennio, quella di Mina. Una storia vera, ben raccontata, un bel film che certifica il grande ritorno del regista di origini turche, che dopo “Napoli velata”, si riconferma ancora su grandi livelli.
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saint loup
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martedì 24 dicembre 2019
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l'amore che vince
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"Che fai il geloso? Non ho fatto nulla di male". Questa è una delle frasi chiave dell'ultima fatica di Ferzan Ozpetek, "La dea fortuna". Alessandro e Arturo, rispettivamente Edoardo Leo e Stefano Accorsi, sono una coppia da oltre 15 anni, giunta ormai alle corde. E nemmeno il mutuo accordo di essere saltuariamente fedifraghi è bastato a salvarsi da un logorio dolente e inevitabile. E ciò fino a quando non piombano a casa loro 2 bambini affidatigli per un breve periodo da un'amica comune, la bravissima Jasmine Trinca, il tempo necessario per consentire a lei di sottoporsi a degli esami clinici in ospedale. E qui mi taccio per non spoilerare.
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"Che fai il geloso? Non ho fatto nulla di male". Questa è una delle frasi chiave dell'ultima fatica di Ferzan Ozpetek, "La dea fortuna". Alessandro e Arturo, rispettivamente Edoardo Leo e Stefano Accorsi, sono una coppia da oltre 15 anni, giunta ormai alle corde. E nemmeno il mutuo accordo di essere saltuariamente fedifraghi è bastato a salvarsi da un logorio dolente e inevitabile. E ciò fino a quando non piombano a casa loro 2 bambini affidatigli per un breve periodo da un'amica comune, la bravissima Jasmine Trinca, il tempo necessario per consentire a lei di sottoporsi a degli esami clinici in ospedale. E qui mi taccio per non spoilerare. Con questo film Ozpetek abbandona le suggestioni seducenti ed esoteriche di Rosso Istanbul e Napoli Velata, e torna alle dinamiche schiette e genuine di Le fate ignoranti e Mine vaganti, sfrondandoli però dagli eccessi di voyeurismo. L'introspezione si fa naufragio esistenziale e tocca il suo acme nel monologo di Accorsi quando manifesta in lacrime il rammarico di non poter più invecchiare insieme al suo perduto amore..e qui la sceneggiatura supera se stessa nella risposta che gli dà Martina,la bambina dodicenne affidataria,quando gli dice " ma voi siete (già)vecchi". Inesorabile schiaffo all'ineffabile caducità dell'amore. Il tono medietas della narrazione è reso con primi e primissimi piani utilizzati di rinforzo a dialoghi asciutti e mai espliciti fino all'eccesso, a sottolineare una sofferenza che si stampa nei volti e nei gesti, (ottima la resa attoriale di Edoardo Leo).Ad esempio i due protagonisti a letto non si guardano mai negli occhi,anzi spesso si danno le spalle. Lo scenario è quella Roma tanto cara al regista, colorata e popolare, che unisce personaggi folkloristici a casi che suscitano la pietas, come il buon Filippo Nigro malato di Alzheimer, sempre rispettato e amato da sua moglie anche per la sua capacità, ( risvolto positivo dell'oblio generato dalla malattia), di reinnamorarsi ogni giorno di lei. E tutto si gioca in un equilibrio perfetto tra dinamiche della coppia in crisi e atmosfere di pura elegia, come le scene dal piroscafo sulla vastità del mare o la danza liberatoria sotto la pioggia, tanto solipsista la prima quanto corale la seconda, sempre a dimostrare che non siamo mai veramente soli, inno all'universalità dell'animo umano e,soprattutto, dell'amore. Amore che alla fine vince sempre, al di là della diversità di genere e di classe sociale, anche se al suo trionfo debba contribuire il ricorso al rito magico della dea fortuna, un rito propiziatorio che ci fa legare per sempre alla persona amata.Il film è sorretto per intero da una colonna sonora di seducente fascinazione, con punte di inarrivabile lirismo con Mina che dà voce a Luna diamante di Fossati, che si leva come un canto triste e amaro sul destino inesorabile di Alessandro e Arturo e,forse, dell' umanità intera.
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tmpsvita
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martedì 24 dicembre 2019
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arriva dove vuole arrivare e un pochino più in là
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"La dea fortuna" nella sua corsa talvolta inciampa ma, nonostante ciò, riesce a raggiungere il traguardo a testa alta.
Non si tratta infatti di un film perfetto ma ha la fortuna e l'intelligenza di non avere la presunzione di pensare di esserlo, non sempre almeno.
Il problema di base è uno scontro interno tra il suo voler essere umano e vero e l'esigenza di creare qualcosa di estremamente cinematografico. Uno scontro che vive principalmente nella regia che si muove con eleganza tra gli spazi, non sempre facili da gestire sia per le dimensioni che per il numero di persone che li occupa, e che bilancia perfettamente i cambi di tono che il film richiede, spesso infatti si passa da atmosfere leggere e comiche più vicine alla commedia a toni più densi e profondi che invece sono propri del dramma.
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"La dea fortuna" nella sua corsa talvolta inciampa ma, nonostante ciò, riesce a raggiungere il traguardo a testa alta.
Non si tratta infatti di un film perfetto ma ha la fortuna e l'intelligenza di non avere la presunzione di pensare di esserlo, non sempre almeno.
Il problema di base è uno scontro interno tra il suo voler essere umano e vero e l'esigenza di creare qualcosa di estremamente cinematografico. Uno scontro che vive principalmente nella regia che si muove con eleganza tra gli spazi, non sempre facili da gestire sia per le dimensioni che per il numero di persone che li occupa, e che bilancia perfettamente i cambi di tono che il film richiede, spesso infatti si passa da atmosfere leggere e comiche più vicine alla commedia a toni più densi e profondi che invece sono propri del dramma. Passaggi sempre ben calibrati mai netti che si percepiscono in maniera sorprendentemente organica.
Regia che però, vuoi per motivi estetici, artistici vuoi per motivi di virtuosismo registico, in due o tre occasioni cade nella banalità di scegliere di arrivare a trasmettere le emozioni in maniera più cinematografica, artificiosa, ovvero attraverso la via più semplice, si arriva così alla classica scena del ballo sotto la bioggia tra sorrisi e sguardi, al ricordo dell'appuntamento al bagno al mare.
Scene tutto sommato ben realizzate e anche se vogliamo efficaci ma che vanno in contrasto con lo spirito con il quale tutto il resto si muove, basato sulla più pura semplicità dei sentimenti, degli errori, dell'amore, sui piccoli ma grandi fenomeni della vita quotidiana come uno sguardo, un tocco o un sorriso. Uno spirito che spinge specialmente in sceneggiatura, anch’essa però vittima del solito problema, ad un approccio più viscerale e umano che cerca di rendere il tutto il più credibile possibile, soprattutto nei dialoghi che scorrono perfettamente, senza essere ridondanti, pomposi o inutilmente decorati, arrivano all'essenziale dei concetti che per questo arrivano diretti e senza attrito; e nei personaggi ben caratterizzati, ricchi di sfaccettature, mai superficiali o dati per scontato.
Merito anche delle interpretazioni, in particolare quella di Edoardo Leo che si supera in un ruolo affatto semplice ma assorbito da lui con grande naturalezza, dando vita ad un'interpretazione emozionante, sentita e vera; ottima anche quella di Accorsi che risulta però leggermente meno a suo agio e naturale rispetto alla succitata controparte.
Merita uno speciale riconoscimento la piccola Sara Ciocca che spicca per il suo talento naturale, un vero prodigio che merita di avere in futuro diverse opportunità.
Alla fine bisogna ammettere che il film arriva dove vuole arrivare, coinvolge quanto basta per far arrivare le emozioni in maniera nitida e talvolta intensa ma soprattutto è un film che è stato capace di affrontare temi con coraggio, ma non quel coraggio vistoso, affatto con un coraggio semplice che è riuscito a rappresentare le cose nella loro reale normalità priva di pregiudizi, stereotipi, maschere, esagerazioni convenzionali, senza strumentalizzare né approfittarsi, con estremo rispetto, contegno e umanità. Ed è per questo che in realtà "La dea fortuna" si distingue e merita di essere visto.
7,5/10.
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alespiri
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lunedì 23 dicembre 2019
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un ozpetek classico con piu realta e meno poesia
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Quando un grande regista quale è Ozpetek si affida a due grandi attori quali sono Accorsi e Leo, corre consapevolmente un rischio; che questi gli rubino la scena. E questo accade in "La Dea Fortuna" inno all'"hic et nunc" caro ad Orazio, film esistenzialista ed intenso.
Il regista torna ai suoi temi più cari, al suo mondo interiore dove tutto ritorna nei sentimenti veri, quelli che, pur mutando nel tempo, non muoiono; ma lo fa con maggiore maturità di uomo e con maggiore misura.
Sandro e Arturo sono al centro del film e Ferzan si dedica a loro con affetto e cura. Annamaria, ex di Sandro, è la "Dea" che ricompare nelle loro vite per ricomporre un puzzle sbiadito dal tempo.
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Quando un grande regista quale è Ozpetek si affida a due grandi attori quali sono Accorsi e Leo, corre consapevolmente un rischio; che questi gli rubino la scena. E questo accade in "La Dea Fortuna" inno all'"hic et nunc" caro ad Orazio, film esistenzialista ed intenso.
Il regista torna ai suoi temi più cari, al suo mondo interiore dove tutto ritorna nei sentimenti veri, quelli che, pur mutando nel tempo, non muoiono; ma lo fa con maggiore maturità di uomo e con maggiore misura.
Sandro e Arturo sono al centro del film e Ferzan si dedica a loro con affetto e cura. Annamaria, ex di Sandro, è la "Dea" che ricompare nelle loro vite per ricomporre un puzzle sbiadito dal tempo. La loro storia si trascina stanca da 15 anni tra tradimenti, compromessi e bugie. Per accertamenti diagnostici la donna lascia in affido i suoi due figli alla coppia che ritroverà modo di sfrondare quelle sovrastrutture che ingabbiano le loro emozioni.
Il regista porta la sofferenza laddove l'uomo cerca nella progettualità un senso alle cose. Lo smarrimento dei protagonisti è il nostro, anime inutilmente impaurite dal tempo che passa. Un film che parla di morte ma trasuda di voglia di vivere, di ricominciare...Fino all'ultimo ho sperato che la magia di Ozpetek ritornasse, come lui solo sa fare, rimescolando passato e presente con un lirismo proprio a pochi; purtoppo il film non s'innalza ai livelli di "Mine Vaganti" e "La finestra difronte", pur emozionando, non commuove. L'inizio è lento e inspiegabilmente privo di colonna sonora, tutto incentrato sui dialoghi. I virtuosismi registici iniziali, affidati al telefonino che riprende i momenti di una cerimonia, lasciamo il passo ai virtuosismi mimici, alla bravura dei due protagonisti, poi la storia prende corpo e le emozioni cominciano a scaldare l'anima fino a quando la voce di Mina, con la splendida Luna Diamante di Fossati, non irrompe in uno dei momenti più drammatici del film, fermandoci il respiro.
Barbara Alberti, madre di Annamaria, evocata da Sandro per le difficoltà sopraggiunte nella gestione familiare, risulterà perfetta nel ruolo di una nonna strega che rievoca atmosfere alla "Maleficent" e da alla storia un aspetto surreale ma che sarà il raccordo necessario tra l'incipit ed il finale del film, rocambolesco quanto improbabile ma qui c'è tutta la passione che Ozpetek mette nei suoi film. Le ultime immagini lasciano spazio ad un finale aperto, amaro e meno rassicurante di quelli a cui ci aveva abituato.
Un film dunque ben scritto, ben interpretato, ben diretto, più maturo ma meno lirico di alcuni suoi altri. Un film che sa essere anche un pugno allo stomaco, reale, che lascia poco spazio alla "lacrima". Una menzione speciale va alla piccola Sara Ciocca, di una bravura disarmante.
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