fabbu
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martedì 14 gennaio 2020
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andare sul sicuro. che rassicura
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Il desiderio, anzi il piacere, di parlare del nuovo film di Ferzan Ozpetek deve farsi a largo un po’ a fatica tra il gran frastuono dei giudizi prêt-à-porter che ne sono seguiti. I cinefili raffinati avevano già trovato, dopo scarsi dieci minuti, tutti i ben noti difetti del suo cinema (dinamiche relazionali ingabbiate negli schemi piccolo-borghesi, la ossessione per l’universo LGBT, una certa allergia per gli elementi sfrangiati ai margini della società). I militanti, al contrario, inneggiavano al suo grande ritorno ai livelli dei suoi “primi grandi film”: è bastata la prima inquadratura della terrazza “come quella delle fate” e tutte le mediocri sperimentazioni delle sue ultime pellicole si sono smaterializzate.
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Il desiderio, anzi il piacere, di parlare del nuovo film di Ferzan Ozpetek deve farsi a largo un po’ a fatica tra il gran frastuono dei giudizi prêt-à-porter che ne sono seguiti. I cinefili raffinati avevano già trovato, dopo scarsi dieci minuti, tutti i ben noti difetti del suo cinema (dinamiche relazionali ingabbiate negli schemi piccolo-borghesi, la ossessione per l’universo LGBT, una certa allergia per gli elementi sfrangiati ai margini della società). I militanti, al contrario, inneggiavano al suo grande ritorno ai livelli dei suoi “primi grandi film”: è bastata la prima inquadratura della terrazza “come quella delle fate” e tutte le mediocri sperimentazioni delle sue ultime pellicole si sono smaterializzate.
Eppure si può. Si può abbassare il ronzio di fondo e provare a descrivere la piacevolissima sensazione di lasciarsi condurre per mano nelle vite di questi normalissimi atipici che si amano e si detestano senza ipocrisia. Senza quella finzione di portamento, e di comportamento, che pure vediamo sempre più inesorabilmente propagarsi attorno a noi. Senza quella anomia individualista, sofferta, che regola le vite nelle nostre folli metropoli. E’ forse questa la cifra più rilucente di Ozpetek (quando fa il proprio mestiere): sapere descrivere e raccontare esistenze che - pur eccedenti rispetto alla solitudine del nostro quotidiano contemporaneo (Ken Loach, ma anche il ‘semplice’ cinema sociale sta proprio da tutt’altra parte) – non ci suonano mai di maniera e hanno sempre qualcosa per lo meno di verosimile. Sarà per questo che in due ore di film la sala rimane in silenzio e, nonostante il freddo invernale, non si ascolta alcun proverbiale colpo di tosse emotivo?
Attori tutti in parte. Edoardo Leo fa il verso a tutti coloro che lo avevano rinchiuso nel ruolo di palestrato lento di pensiero. Gli va dato atto che con questa prova è passato alla maggiore età artistica.
A Stefano Accorsi e a Jasmine Trinca Ozpetek riesce a tirar fuori il meglio di loro stessi. Arturo e Annamaria sono due personaggi diamantini, che lottano dalla prima all’ultima inquadratura per rivendicare un proprio spazio vitale, per concedersi un sano egoismo a dispetto di tutti i dinieghi che la vita puntuale propina a ognuno di loro due.
Certo note stonate ce n’è. Di Barbara Alberti va apprezzato il coraggio e la attitudine provocatoria a non smettere mai di essere se stessa, ma per un ruolo così luciferino serviva uno spessore diverso.
E anche il soggetto, scritto a 4 mani con Gianni Romoli, si dipana un po’ (tanto) prevedibile, accentuando la distanza con una sceneggiatura che invece non appare quasi mai superflua e compiaciuta.
E dunque, chiudendo il cerchio: certamente che nei racconti di Ozpetek non c’è mai un vero derelitto della società; mai che al centro del racconto ci sia nemmeno per errore una mezza inquadratura di Tor Bella Monaca; mai che nei bei salotti si intraveda una macchia sul tavolo, un quadro storto, mai che da qualche scooter penda una freccia o che un piccione impreziosisca qualche tettuccio di automobile. E ugualmente: come si può negare che il nostro sia voluto tornare territori ed atmosfere già rodate, che tanto hanno ringalluzzito i nostalgici di Antonia e Michele e del Gasometro all’orizzonte?
Ma è tutto fatto al meglio.
Fare del buon cinema per il grande pubblico non è forse precisamente questo?
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giajr
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domenica 12 gennaio 2020
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un grande inno all'amicizia!
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Inconfondibile la firma "Ozpetek", un grande ritorno a quelli che sono stati i valori de "le fate ignoranti", con tutte le chiavi di lettura che solo lui è capace di dare, sfumature incluse.
Temi importanti in una storia che dell'anticonformismo ne fa il vessillo, ma con maniera; un film profondo, a tratti forte ma anche divertente; un film delicato.
L'amicizia, l'amore, la solidarietà e la condivisione hanno sempre, in Ozpetek, un valore educativo e costruttivo, talvolta demarcato dal dolore, dalla sofferenza, dal vissuto, dalla malattia...
Il tradimento, in questo film, viene declinato ad un interludio...
Un film da vedere, consigliato per una riflessione su quanto sia importante vivere con le giuste chiavi interpretative.
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Inconfondibile la firma "Ozpetek", un grande ritorno a quelli che sono stati i valori de "le fate ignoranti", con tutte le chiavi di lettura che solo lui è capace di dare, sfumature incluse.
Temi importanti in una storia che dell'anticonformismo ne fa il vessillo, ma con maniera; un film profondo, a tratti forte ma anche divertente; un film delicato.
L'amicizia, l'amore, la solidarietà e la condivisione hanno sempre, in Ozpetek, un valore educativo e costruttivo, talvolta demarcato dal dolore, dalla sofferenza, dal vissuto, dalla malattia...
Il tradimento, in questo film, viene declinato ad un interludio...
Un film da vedere, consigliato per una riflessione su quanto sia importante vivere con le giuste chiavi interpretative. www.giajr.com
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ralphscott
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domenica 12 gennaio 2020
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dopo un paio di passi falsi...
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Ferzan fa centro. Gira una storia che coinvolge e ci tiene sul filo della commozione,spesso facendocelo oltrepassare. Una storia verosimile,intensa,dolorosa per quanto apparentemente banale:crisi di coppia,affidamento dei figli,malattia. A differenza di Rosso Istanbul e Napoli velata,qui la magia non è lontana,di difficile fruibilità,ma è quella degli occhi di Accorsi che dardeggiano di amore/odio per Edoardo Leo. Il marchio di fabbrica del regista turco - una bella danza di gruppo sotto il temporale,tra l'altro - lo troviamo,certo,ma è qua e là,senza prevaricare,offrendo spazio alla messa in scena di cose più urgenti. Cast armonioso,un gran piacere da vedere all'opera.
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venerdì 10 gennaio 2020
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sono rimasta inchiodata sulla sedia dallo inizio alla fine
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In questo meraviglioso film di Ozpetek non ho trovato alcuna sbavatura: fotografia, interpretazione, sceneggiatura assolutamente coinvolgenti, appassionanti. Scene di vita reale, la vita di tutti noi, poichè i sentimenti sono universali e, nella "Dea Fortuna", si condensa infatti qualcosa che appartiene a tutti. Ringrazio Ozpetek per avermi regalato tanta commozione ed insieme la leggerezza della risata. Avrei voluto (non mi era mai accaduto prima) restare a rivederlo ancora. Cosa che sicuramente farò Film imperdibile!
Marisa Falzone
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zapanisth
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giovedì 9 gennaio 2020
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ozpetek si ispira a don matteo
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Innanzi tutto vorrei capire come un qualsiasi amante del cinema o critico che tal si professa, possa minimamente valutare questo come un buon film. Se il metro di paragone fosse quello delle stucchevoli fiction proposte dalla nostra tv nazionale potrei anche comprenderlo, ma qui parliamo di un'altro categoria. Che il buon vecchio Ozpetek sia un tantino ripetitivo nelle sue scelte registiche lo sappiamo, ma questo non basta a salvare un polpettone melenso di buonismo e facili risoluzioni. In una storia in cui l'unico attore credibile è una bimba di 11 anni, in cui passano come fosse una passerella i soliti attori feticci a cui non si sa più che ruolo assegnare e si buttano li sul set sperando in una qualche performance teatrale che possa sollevare il livello di tanta mediocrità.
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Innanzi tutto vorrei capire come un qualsiasi amante del cinema o critico che tal si professa, possa minimamente valutare questo come un buon film. Se il metro di paragone fosse quello delle stucchevoli fiction proposte dalla nostra tv nazionale potrei anche comprenderlo, ma qui parliamo di un'altro categoria. Che il buon vecchio Ozpetek sia un tantino ripetitivo nelle sue scelte registiche lo sappiamo, ma questo non basta a salvare un polpettone melenso di buonismo e facili risoluzioni. In una storia in cui l'unico attore credibile è una bimba di 11 anni, in cui passano come fosse una passerella i soliti attori feticci a cui non si sa più che ruolo assegnare e si buttano li sul set sperando in una qualche performance teatrale che possa sollevare il livello di tanta mediocrità. Canzoni piacevoli buttate qui e li per allungare un po il brodo. Letteralmente sacrificata la bravura della Trinca. Sinceramente avrei preferito un banale sequel delle fate ignoranti piùttosto che questa storiella per adolescenti confusi. Scusate ma da Ozpetek mi aspetto decisamente molto di più.
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calogero licata
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mercoledì 8 gennaio 2020
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accanimento terapeutico
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Lo schema del film è ammuffito. Tutto abbastanza prevedibile ed un enorme crepa logica sul finale. Poiché la madre lascia i suoi figli nelle mani di chi la torturò. Continuare a fare film così è accanimento terapeutico per una tipologia vecchia che fa acqua da tutte le parti.
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emyliu`
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mercoledì 8 gennaio 2020
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omogenitorialità e fluidità affettiva
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LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell'arcaico ''Le Fate Ignoranti'', dove l'omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano. E come ne ''Le Fate Ignoranti'' ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna.
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LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell'arcaico ''Le Fate Ignoranti'', dove l'omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano. E come ne ''Le Fate Ignoranti'' ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna... E c'è anche la sua onnipresente amica turca Serra Ylmaz e una nuova figura di donna transgender, Cristina Bugatty, che seppur sia molto brava e con una elegante fisicità, non fa dimenticare l'eterea Lucrezia Valia (presente anche in ''Magnifica Presenza'') che nel suo affinamento ancor più femminile di oggi sarebbe stata perfetta, ma la scelta di una nuova attrice trans è stata comunque felice e allontana l'effetto di uno smaccato remake. Felice anche la scelta di Edoardo Leo che, da buon attore di commedie, caratterizzato sempre sul genere "coatto de Roma", qui viene consacrato con il suo primo ruolo ricco di sfumature, seppur sempre un pò romanaccio, ma in un film d'autore. Bravo e solido oscura un po' Stefano Accorsi, altro erede de ''Le Fate Ignoranti'' che a vederlo vent'anni dopo dicono abbia sempre la stessa espressione di allora, che trovo comunque sia una bella espressione.
I due interpretano una coppia gay in crisi che durante una festa riceve la visita di una loro comune e molto cara amica (la sempre intensa Jasmine Trinca) che porta i suoi figli, una ragazzina di 12 anni e un bambino più piccolo. E dalla sua richiesta alla coppia di amici di prendersi cura dei suoi bambini, nell'attesa di ricoverarsi in ospedale per accertamenti clinici, si dipana tutta l'avvincente storia... Il cameo di Barbara Alberti è una nota divertente nella malinconia della trama. La scrittrice è stata consigliata al regista nientepopodimenochè da Mina (magnificamente presente nella colonna sonora), ha il fisico del ruolo perfetto per la vecchia madre stronza di Jasmine Trinca, tanto aristocratica quanto crudele, ricalca se stessa ben diretta con misura. Uno dei pregi di questo bel film, oltre all'ottimo cast e all'attualità della storia, è la figura amicale della transgender, disegnata con garbo e senza citare il genere neanche una volta. Cose che avvengono solo nei film di Ozpetek come in una fiaba Lgbtxyz :) Parola di Emyliù
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frasmel
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martedì 7 gennaio 2020
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la dea fortuna come bellezza collaterale inaspetta
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Nella prima parte del film, l'idraulico Alessandro(Edoardo Leo) riempie il palcoscenico del film dando movimento con le tante sfumature che lo compongono soprattutto in alcuni momenti in cui il film risulta un po mono tono
Una staticità e silenzio di fondo quasi a enfatizzarne lo status della coppia che è protagonista della storia.
In questa prima fase infatti uno dei protagonisti, l' idraulico Alessandro, diventa elemento centrale, facendo quasi da regista indiretto che induce a immaginare la storia del passato ,d' amore, amicizia, sessualità, scelta di vita non esplicate direttamente nel film ma indotte dalle sue sfumature emozionali e interazioni con gli altri personaggi, dal compagno ai bambini, dall' amica ai colorati vicini
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Nella prima parte del film, l'idraulico Alessandro(Edoardo Leo) riempie il palcoscenico del film dando movimento con le tante sfumature che lo compongono soprattutto in alcuni momenti in cui il film risulta un po mono tono
Una staticità e silenzio di fondo quasi a enfatizzarne lo status della coppia che è protagonista della storia.
In questa prima fase infatti uno dei protagonisti, l' idraulico Alessandro, diventa elemento centrale, facendo quasi da regista indiretto che induce a immaginare la storia del passato ,d' amore, amicizia, sessualità, scelta di vita non esplicate direttamente nel film ma indotte dalle sue sfumature emozionali e interazioni con gli altri personaggi, dal compagno ai bambini, dall' amica ai colorati vicini
Interazione avviene partendo da una stagnante apatia che regna nella casa della coppia che viene smossa dalla arrivo timido e delicato dei due bambini, dalla malattia dell'amica e dal tradimento, contornato dall'accenno colorato dei vicini, fino a portare a una imminente fine.
Ma un' altra imminente fine arriva piu potente
Da qui il parallelismo che possiamo trovare tra le due fini, nella metafora di passaggio e attraversamento del mare dove si concentrano tutte le fasi di riflessione e dolore che questo passaggio puo portare sia nell'uno che nell'altro caso
A questo punto il film prende uno sviluppo diverso, dove troviamo piu movimento di immagine e suono
E si trasforma in una dimensione dal retrogusto fiabesco passando per il tetro della morte che echeggiava costante nel film gia dalla prima scena
Scenografia tra il fiabesco e tetro incorniciano i protagonisti che diventano parte di una fiaba con tanto di strega, eroi e al lieto fine romantico e un po magico...
Facendo si che la dea fortuna, intesa come caso, possa portare una bellezza collaterale inaspettata...
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mauromao
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lunedì 6 gennaio 2020
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una favola da trattenere in fondo al cuore
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La Dea fortuna ci racconta le difficoltà di essere genitore qualunque sia il sesso . Ozpetek mette a confronto una ragazza madre ci due figli che preferisce una vita semplice agli sfarzi della casa materna . Una nonna madre strega cattiva troppo rigida e bigotta e una coppia gay in crisi che si ritrova all’improvviso a prendersi cura dei due bimbi lasciati in custodia da Annamaria. Quest’ultima affronterà il percorso di una malattia forse più grave di ciò che vuole far credere ai piccoli con coraggio e leggerezza mentre Alessandro e Arturo scopriranno cosa significa essere genitori . In questo percorso potranno riflettere sul loro rapporto d’amore logorato pieno di egoismo rinfacciando si le scelte e le non scelte di quei 15 anni trascorsi insieme .
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La Dea fortuna ci racconta le difficoltà di essere genitore qualunque sia il sesso . Ozpetek mette a confronto una ragazza madre ci due figli che preferisce una vita semplice agli sfarzi della casa materna . Una nonna madre strega cattiva troppo rigida e bigotta e una coppia gay in crisi che si ritrova all’improvviso a prendersi cura dei due bimbi lasciati in custodia da Annamaria. Quest’ultima affronterà il percorso di una malattia forse più grave di ciò che vuole far credere ai piccoli con coraggio e leggerezza mentre Alessandro e Arturo scopriranno cosa significa essere genitori . In questo percorso potranno riflettere sul loro rapporto d’amore logorato pieno di egoismo rinfacciando si le scelte e le non scelte di quei 15 anni trascorsi insieme . Ma trovano nel nuovo ruolo che si prolunga l’amore per ritrovarsi . ozpetek ci mette così di fronte esempi genitoriali differenti e reali per farci riflettere sulla normalità dell’amore per i figli . I temi della malattia della morte dell’amicizia e della diversità vengono come sempre toccati con delicatezza. Come nelle fate ignoranti i due protagonisti sono contornati da una comunità variopinta sempre pronta ad aiutare il prossimo . Aggiunge richiami alle favole e troviamo quindi il castello con la strega (la marea di Annamaria ) fantasticamente interpretata da Barbara Alberti . Una fata madrina particolare che sta accanto ad Annamaria portandole in ospedale il gestito per la festa . Il principe azzurro , il bel medico che ha in cura Annamaria ma che non la sveglierà con un bacio .l’amico sotto un incantesimo che vede tutti come la prima volta e ogni volta si innamora come il primo giorno . Il Commovente il filo conduttore del film è il gioco che fa fare la mamma ai bimbi : Come fai a tenere per sempre con te qualcuno a cui vuoi molto bene? Devi guardarlo fisso, prendi la sua immagine, chiudi di scatto gli occhi, li tieni ben chiusi. E lui ti scende fino al cuore e da quel momento quella persona sarà per sempre con te. Il film è commovente e divertente allo stesso tempo è non nasconde un messaggio di denuncia . Forse essere genitori è qualcosa di più ...
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la camy
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domenica 5 gennaio 2020
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la dea che ti incanta
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Adoro Ozpetek, ho visto quasi tutti i suoi film, ma ne"La Dea Fortuna" ha superato se stesso creando un capolavoro, una sinfonia di emozioni e sentimenti coinvolgente ed avvolgente dall'inizio alla fine del film.
Sempre attento, come sua consuetudine al tema della malattia e della morte, alle dinamiche sociali e relazionali con le quali evolve la vita di ciascuno di noi, Ozpetek in questo film descrive con estrema delicatezza l'Amore di lunga durata e le problematiche di coppia che ne seguono. Due ore che volano, (così come vola il tempo e la vita), nelle quali siamo costretti a riflettere su ciò che spesso ci sfugge di mano.
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Adoro Ozpetek, ho visto quasi tutti i suoi film, ma ne"La Dea Fortuna" ha superato se stesso creando un capolavoro, una sinfonia di emozioni e sentimenti coinvolgente ed avvolgente dall'inizio alla fine del film.
Sempre attento, come sua consuetudine al tema della malattia e della morte, alle dinamiche sociali e relazionali con le quali evolve la vita di ciascuno di noi, Ozpetek in questo film descrive con estrema delicatezza l'Amore di lunga durata e le problematiche di coppia che ne seguono. Due ore che volano, (così come vola il tempo e la vita), nelle quali siamo costretti a riflettere su ciò che spesso ci sfugge di mano.
Tutto accade in fretta, e spesso, senza nemmeno accorgercene( perché nessuno ti avvisa), ci ritroviamo all'interno di una relazione spenta, senza passione, senza quell' Amore che un tempo ci rendeva vivi e gioiosi. E allora che fare? Cercare nuovi stimoli altrove o ricercare, nel passato, le ragioni per le quali avevamo fatto quel tipo di scelta? E poi la malattia, che quando arriva ci scombussola i piani e stravolge l'ordine delle nostre priorità!
Con una sensibilità poetica, Ozpetek riesce a descrivere nelle varie situazioni di vita che si intrecciano, attraverso le immagini, i primi piani dei bravissimi attori perfettamente interpretati ciascuno nel proprio ruolo, le loro parole, ed una colonna sonora altrettanto calzante, tutte le sfumature dell' Amore e della sua potenza.
Amore non è solo dove c'è una coppia, l'Amore è ovunque.
È nell'Amicizia, è nella preoccupazione per l'altro, è nella condivisione del dolore, nel sostegno donato, nella solidarietà di un condominio, nel ballare insieme su una terrazza sotto la pioggia, è nell'accettazione delle cose e situazioni, è nella ricerca di nuove strade e soluzioni.
Un film che inoltre ci insegna che FAMIGLIA non è sempre dove esiste un legame di sangue.
Famiglia è dove ti senti accolto, protetto e al sicuro, dove c'è semplicemente Amore puro.
Così la Dea Fortuna sprigiona la sua magia e ti incanta con la sua vivida poesia.
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