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Ultimo aggiornamento venerdì 28 giugno 2019
Argomenti: Film contro l'omotransfobia
Nel 1885 l'amore tra due donne era considerato proibito. Elisa e Marcela cercano così un modo per potersi sposare.
CONSIGLIATO NÌ
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Elisa e Marcela sono due giovani studentesse quando si incontrano per la prima volta, tra i muri di un collegio di suore. Attratte immediatamente l'una dall'altra, devono subito fare i conti con i preconcetti del mondo che le circonda: siamo nella Spagna dei primi del Novecento, l'amore omosessuale non è tollerato e basta poco per finire in prigione con l'accusa di blasfemia e travestitismo. Decise a portare avanti la loro relazione, le due escogitano un sistema per mettere a tacere le malelingue: travestita da uomo, Elisa convince il parroco di un paese vicino a celebrare il suo matrimonio con Marcela. Ma l'escamotage è destinato a rivoltarglisi contro. Da una storia vera.
Procurarsi tutto quel che serve per il film della vita e perdersi in un bicchiere d'acqua. Capita.
Capita per esempio a Isabel Coixet, grintosa regista "contro" vicina a Pedro Almodovar, alle prese con una storia che sposa tematiche vicine ai suoi interessi politici e artistici, realizzata col solido sostegno di Netflix e girata in totale libertà stilistica. Il primo matrimonio lesbico di Spagna raccontato da una regista sensibile alle battaglie LGBT: sulla carta, un incontro perfetto.
Eppure è fin da subito evidente che il legittimo intento politico del film - sottolineato dal cartello finale - è anche il più grande limite di questo melodramma sentimentale in cui, per quasi due ore, non c'è traccia di un solo contrasto "interno" che turbi la relazione fra le protagoniste.
Un melodramma senza melodramma, insomma: l'amore tra Elisa e Marcela ci viene raccontato da Coixet senza alcuna sfumatura, solido, persistente, potenzialmente eterno. Un sentimento che non viene mai messo in crisi, né tantomeno discusso, nonostante le difficoltà crescenti cui le donne - omosessuali nella Spagna cattolica dei primi del Novecento - devono far fronte.
L'arco della storia d'amore fra Elisa e Marcela, più che un arco, è una linea retta che procede noiosamente all'infinito: innamorate da subito, fuggite rapidamente al controllo della famiglia (Marcela) e della scuola (Elisa), le due convivono, si sposano, si travestono, e nemmeno il carcere riesce a mettere pur debolmente in crisi il loro legame. Un idillio del cuore ma anche dei corpi, consumato nelle scene più efficaci del film: quelle in cui l'energia sessuale delle giovani esplode in amplessi giocosi e creativi, tra un accenno al bondage e animali usati in modo improprio, con l'occhio della regista spudoratamente vicino al centro del piacere.
Svincolate dall'obiettivo militante e dall'aderenza storica, le scene di sesso in Elisa y Marcela sono la parte più viva e autentica di un film il cui motore narrativo è uno stanco "uno contro tutti", al servizio di una tesi manichea in cui il mondo rurale spagnolo - incapace di accettare quella relazione "altra" - è il polo negativo.
Un mondo raccontato, anche in questo caso, con l'approssimazione di una fiaba per bambini: il taglialegna violento, la contadina impicciona, i popolani che assediano la casa delle amanti con pietre e forconi (sic). Muovendosi sopra le righe di una storia vera, già di per sé straordinaria, Coixet eccede in tutto: si lascia travolgere dal contenuto ed esagera nella forma, sciogliendo la raffinatezza del bianco e nero in un pasticcio di dissolvenze, trovate e affettati cliché visivi.
È cosa nota che sovente pessimi film siano al servizio di nobili cause. Questo non fa eccezione, e se possibile si spinge anche oltre, nel regno del ridicolo e, volendo, anche in quello della propaganda. La storia vera di due donne spagnole che a inizio Novecento si sposarono all'insaputa di tutti, con Elisa travestita da maschio per restare al fianco dell'amata Marcela, è messa in scena da Isabel [...] Vai alla recensione »