Copia Originale

Un film di Marielle Heller. Con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Dolly Wells, Jane Curtin, Ben Falcone.
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Titolo originale Can You Ever Forgive Me?. Biografico, Ratings: Kids+13, durata 106 min. - USA 2018. - 20th Century Fox Italia uscita giovedì 21 febbraio 2019. MYMONETRO Copia Originale * * * 1/2 - valutazione media: 3,55 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una ribelle sotto traccia Valutazione 4 stelle su cinque

di francescameneghetti


Feedback: 7066 | altri commenti e recensioni di francescameneghetti
sabato 23 febbraio 2019

 Il film  "Copia originale", della regista Marielle Heller, ispirato a una storia vera del 1991, ci procura anzitutto una piacevole full immersion nelle atmosfere di una New York che pare retrodatata, dai colori autunnali e vicina agli stilemi di Woody Allen: strade alberate, qualche stralcio del Central Park, diversi autobus, ma soprattutto molti interni: librerie antiquarie, biblioteche, bar e ristoranti scuri e accoglienti, un appartamento vecchiotto con un immancabile gatto e tanti tanti libri ovunque. Per non parlare delle macchine da scrivere che sovrastano un solo pc su cui lampeggia il vecchio programma di WordStar. Il tutto accompagnato da una colonna sonora discreta e anch’essa “allenesque”.
La storia è quella di Lee Israel, scrittrice in difficoltà economiche dopo il licenziamento, che si inventa un modo creativo ma truffaldino per sopravvivere, falsificando lettere private di scrittrici e scrittori famosi, con una particolare predilezione per Dorothy Parker, fino ad essere scoperta.
Il film  ruota attorno a tre temi principali: il rapporto tra la scrittura narrativa e l’alcol (ovvero tra scrittore e mondo reale, da cancellare); l’illusione della verità creata dalle falsificazioni; il rovesciamento del profilo della diva cinematografica.
Quanto al primo punto, è diventato uno stereotipo l’associazione tra scrittore e bicchiere di whisky o di vino, specie nella letteratura americana (non perché gli statunitensi bevano più degli europei, ma perché la rappresentazione di questo rapporto è stata più marcata). Basti pensare a Edgar Allan Poe, Jack London, Hemingway («write drunk, edit sober»), Fitzgerald, Truman Capote Jack Kerouac, Charles Bukowski e molti altri. Esiste in questa schiera di autori alcol dipendenti anche una nicchia formata da donne, come Dorothy Parker, Anne Sexton, Patricia Highsmith e la stessa protagonista della nostra storia.
Indubbiamente la donna che scrive con il bicchiere di whisky in mano (la scena iniziale del film) tende a ricalcare un modello maschile. Può essere vista come un’affermazione di indipendenza e di rifiuto di stereotipi femminili. Questa interpretazione è esasperata in Lee – magnificamente interpretata da Melissa McCarty - anche sotto altri punti di vista: linguaggio volgare e cazzuto, la trasandatezza della persona e della casa, il marcato rifiuto di ogni forma di eleganza o di glamour. Per certi versi ricorda Mildred - Frances McDormand - la protagonista di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, sempre con la stessa tuta da lavoro. A ciò si aggiunge un carattere non facile, ma che sarebbe ingiusto definire “odioso” (come ho letto). Lee è in conflitto con la realtà in cui vive: non ama le ipocrisie e le persone boriose e ricche (da povera). Oggettivamente ama la solitudine, e la sua gatta, ma misantropa è diventata a forza di frequentare certi ambienti. O per vicende della sua vita pregressa che vengono appena accennate. Tant’è che può entrare in sintonia con persone in qualche modo autentiche, come lo strampalato, raffinato, squattrinato Jack Hock, il quale diventa suo amico di bevute e anche complice nelle truffe. Ma anche come la giovane e delicata libraria, lettrice sensibile e aspirante scrittrice. Lee, dunque, pur sciatta, grassa e culona, si affaccia al mondo con occhi di bambina, curiosi, incantati e suscita tenerezza e simpatia, anche quando combatte la sua lotta per la sopravvivenza con le uniche armi di cui dispone: l’intelligenza, la creatività, la padronanza della scrittura. Siamo dunque ben lontani dalla femme fatale, e per fortuna!
Infine il tema della falsificazione, in tempi di fake, risulta molto attuale, così come gli errori dei presunti autenticatori. Ma la personalità dell’attrice protagonista, associata alla verità della storia, hanno il peso maggiore, così da farlo retrocedere. Film da vedere!

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