goldy
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lunedì 5 febbraio 2018
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purchè si faccia in fretta
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Il film, nonostante l'ottimo montaggio non convince come dovrebbe. Un film in difesa del diritto di informazione deve perlomenotoccare il sentimento dell'indignazione per approdare a quello del trionfo del bene. Cos' non è . Tutto si svolge rapidamente senza costruire adeguatamente i momenti topici. Una Meryl Street doppiata in modo melenso e altalenante contribuisce ad aumentare gli aspetti negativi.
Impegnato in altra produzione, sembra che Spielberg abbia girato in modo frettoloso trascinato forse dall'urgenza di intervenire e sensibilizzare sul problema delle fake news e si vede. Il finale è sbrigativo: fuga delle notizie top secret, rischio della pubblicazione, veto della Procura di Stato, rifiuto del divieto partono le rotative, tutti esaltano e la libertà di stampa trionfa.
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Il film, nonostante l'ottimo montaggio non convince come dovrebbe. Un film in difesa del diritto di informazione deve perlomenotoccare il sentimento dell'indignazione per approdare a quello del trionfo del bene. Cos' non è . Tutto si svolge rapidamente senza costruire adeguatamente i momenti topici. Una Meryl Street doppiata in modo melenso e altalenante contribuisce ad aumentare gli aspetti negativi.
Impegnato in altra produzione, sembra che Spielberg abbia girato in modo frettoloso trascinato forse dall'urgenza di intervenire e sensibilizzare sul problema delle fake news e si vede. Il finale è sbrigativo: fuga delle notizie top secret, rischio della pubblicazione, veto della Procura di Stato, rifiuto del divieto partono le rotative, tutti esaltano e la libertà di stampa trionfa. Manca tensione nella narrazione e la noia si fa sentire.
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maramaldo
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lunedì 5 febbraio 2018
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la stampa è al servizio di chi è governato...
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Prima d'ora, non ci avevo mai pensato. Invece, ho sempre sentito dire che la Stampa costituisce il Quarto Potere. Ciò fa temere che il giornalismo possa mutuare talune pecche del potere tout court: nascondere fatti, manipolare notizie, ingannare la gente. Non so a favore di quali valori quei media del film misero in atto il nixonicidio e il tentato reaganicidio. Bisognerebbe chiederlo a Chomsky. Sconsiglio di rivolgersi a Spielberg. A questi lasciamo il merito di quest'avvincente lavoro in cui l'affabulazione si veste di una puntuale rievocazione. Oltre a condividere l'inno alla libertà non cercherei altri messaggi che richiederebbero il superamento di disinvolture dialettiche tipiche della lezione di Spielberg quali, in questo caso, quello di non interrogarsi sul come/quando/perchè tutti quei presidenti, buoni e meno buoni, s'impegolarono in un'avventura che appariva fallimentare in partenza.
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Prima d'ora, non ci avevo mai pensato. Invece, ho sempre sentito dire che la Stampa costituisce il Quarto Potere. Ciò fa temere che il giornalismo possa mutuare talune pecche del potere tout court: nascondere fatti, manipolare notizie, ingannare la gente. Non so a favore di quali valori quei media del film misero in atto il nixonicidio e il tentato reaganicidio. Bisognerebbe chiederlo a Chomsky. Sconsiglio di rivolgersi a Spielberg. A questi lasciamo il merito di quest'avvincente lavoro in cui l'affabulazione si veste di una puntuale rievocazione. Oltre a condividere l'inno alla libertà non cercherei altri messaggi che richiederebbero il superamento di disinvolture dialettiche tipiche della lezione di Spielberg quali, in questo caso, quello di non interrogarsi sul come/quando/perchè tutti quei presidenti, buoni e meno buoni, s'impegolarono in un'avventura che appariva fallimentare in partenza. Paradossalmente, fu Nixon a trarre l'America fuori dal pantano del Vietnam. Ma vogliamo insegnare la Storia a Spielberg? A lui non interessa il passato quanto il presente e il futuro...vilain de l'histoire.
The Post è un pretesto o, se preferite, una parabola. C'è un "uomo orribile". Lo si scorge nella penombra, dietro le vetrate della Casa Bianca, vomita minacce al telefono con la voce dell'orco dei cartoon, manca solo un ululato. Collegato a lui, anche se non c'entra col soggetto del film, l'accenno nel finale al Watergate. The Post, infatti, termina come comincia, un'intrusione notturna per carpire segreti. Spetta al pubblico avveduto distinguere. Non occorrono altri sforzi interpretativi. Cadenze concitate nella narrazione, suspense, abilità nel coinvolgimento emotivo tale da farti sentire come una tua vittoria quando le rotative si mettono in moto per stendere le pagine fatali.
Cast d'eccellenza, un Tom Hanks muscolare che non dimentica di aver già sventato il Watergate come Forrest Gump. Meryl Streep raggiunge la perfezione nel fare...se stessa. Anche fuori dello schermo ha una statura mondiale da quando ha preso le parti delle donne vittime di abusi. Vista la deferenza con cui è stata accolta alla nostra TV, qualcuno deve averlo fiutato: per caso, si sta pensando ad una "Meryl for President"?
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flyanto
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lunedì 5 febbraio 2018
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la coraggiosa azione del washington post
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"The Post" è l'ultimo film-denuncia di Steven Spielberg in cui viene rappresentata la coraggiosa azione del quotidiano Washington Post di pubblicare negli anni '70 il coinvolgimento, gli intrighi politi e le calunnie concernenti la Guerra in Vietnam da parte del Governo degli Stati Uniti. Già in parte ed apertamente denunciati dal New York Times che, obbligato a tacere dal Tribunale, dovette interrompere questa operazione di divulgazione, tramite la stessa fonte del Times, il Washington Post decide di intraprendere con coraggio ed assumendosene ogni responsabilità l'azione di, appunto, smascherare il proprio governo e la sua cattiva politica nei riguardi del suo diretto coinvolgimento in Vietnam.
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"The Post" è l'ultimo film-denuncia di Steven Spielberg in cui viene rappresentata la coraggiosa azione del quotidiano Washington Post di pubblicare negli anni '70 il coinvolgimento, gli intrighi politi e le calunnie concernenti la Guerra in Vietnam da parte del Governo degli Stati Uniti. Già in parte ed apertamente denunciati dal New York Times che, obbligato a tacere dal Tribunale, dovette interrompere questa operazione di divulgazione, tramite la stessa fonte del Times, il Washington Post decide di intraprendere con coraggio ed assumendosene ogni responsabilità l'azione di, appunto, smascherare il proprio governo e la sua cattiva politica nei riguardi del suo diretto coinvolgimento in Vietnam. Il giornale riuscirà a vincere la propria giusta causa riuscendo anche a a far valere una delle leggi della Costituzione Statunitense di avere il diritto della libertà di stampa e, pertanto, di essere libero a pubblicare qualsiasi articolo su qualsiasi argomento.
Steven Spielberg, con la sua di sempre regia asciutta, rigorosa, sicura e precisa affronta il tema, così scottante per gli Stati Uniti e soprattutto per il suo Governo di quel tempi, dal punto di vista delle battaglie e delle varie e comprensibili indecisioni che coinvolsero l'editore, anzi l'editrice (Meryl Streep), ed il suo capo direttore (Tom Hanks) del Washington Post. Pertanto, il film si sofferma molto sull'aspetto professionale ed umano dei protagonisti stessi e dei loro colalboratori oltre, ovviamente, che sul fatto di cronaca in sè lucidamente rappresentato. Da tutti i punti di vista il film risulta perfetto nonchè avvincente: Spielberg si conferma un grande maestro nella regia, nella scelta degli attori (Meryl Streep, in particolare, troneggia su tutti) e nella cura di tutti i particolari che vanno a costruire un insieme lineare e ben coordinato.
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maracaibo
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lunedì 5 febbraio 2018
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un'altro film mediocre sul giornalismo
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Dopo il caso spotlight ancora un film mediocre sul giornalismo confezionato solo per far indispettire Trump. ma perchè tediare anche noi italiani? la Streep e Hanks non bastano. osannato dalla critica perchè santifica il giornalismo....e i critici dove scrivono se non nei giornali!! la storia più interessante era quella dell'editrice sacrificata per la guerra sante del giornalismo. per 2 terzi del film si assistono a scene trite e ritrite . Tutto e prevedibile. anche la musica che irrompe per segnalare le frasi ad effetto! Spielberg no, ritorna ai dinosauri e ai johns. Non sei Eastwood ma solo un grande per film da intrattenere.
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lunedì 5 febbraio 2018
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grande film
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alessandro
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domenica 4 febbraio 2018
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tanto rumore per... poco
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Alla recensione di Mario Nitti ('Tutto qui?'), che sottoscrivo in tutto, aggiungerei che il personaggio di Katharine Graham è incredibile: siamo nel 1971 a New York e lei è una donna assidua di presidenti degli Stati Uniti e dell'altissima società della città più avanzata d'America, ma nel film si muove come una saggia, educata, fine dama dell'high society. Corrisponde al vero? E se sì, perché non prenderne sottilmente le distanze? O è giustificabile rappresentarla che rimprovera McNamara di aver mandato in Vietnam, oltre al suo, i figli di tanti amici, pur conscio dell'inutilità del sacrificio? Semplicemente rimprovera, senza alzare la voce, senza uno scatto di indignazione, senza rabbia o disgusto, come un'equilibrata dama della buona società, appunto! E la recitazione di Merryl Streep, a suo agio da qualche tempo (nella realtà come nella finzione filmica) in ruoli liberal-Wasp, asseconda, non senza inutili, fastidiose inflessioni teatrali, la limitatezza del personaggio.
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Alla recensione di Mario Nitti ('Tutto qui?'), che sottoscrivo in tutto, aggiungerei che il personaggio di Katharine Graham è incredibile: siamo nel 1971 a New York e lei è una donna assidua di presidenti degli Stati Uniti e dell'altissima società della città più avanzata d'America, ma nel film si muove come una saggia, educata, fine dama dell'high society. Corrisponde al vero? E se sì, perché non prenderne sottilmente le distanze? O è giustificabile rappresentarla che rimprovera McNamara di aver mandato in Vietnam, oltre al suo, i figli di tanti amici, pur conscio dell'inutilità del sacrificio? Semplicemente rimprovera, senza alzare la voce, senza uno scatto di indignazione, senza rabbia o disgusto, come un'equilibrata dama della buona società, appunto! E la recitazione di Merryl Streep, a suo agio da qualche tempo (nella realtà come nella finzione filmica) in ruoli liberal-Wasp, asseconda, non senza inutili, fastidiose inflessioni teatrali, la limitatezza del personaggio. Ci si aspettava di più, molto, molto di più. Dal regista e dall'attrice.
Ottimo, come sempre, Tom Hanks.
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domenica 4 febbraio 2018
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un film ancora necessario
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The Post è l'ennesima conferma di come la ferita della guerra in Vietnam negli Stati Uniti non si sia mai sanata. Spielberg riprende un argomento non certo nuovo e già più volte trattato da vari punti di vista, la guerra del Vietnam, per mettere in risalto l'importanza della difesa di libertà di stampa. Come tutti i film di Spielberg la confezione è splendida. Quello che ho trovato in alcuni punti poco efficace è la sceneggiatura, non sempre chiara e scorrevole. Per chi non conosce la storia dell'epoca e le vicende politiche americane risulta difficile capire determinati intrecci e i ruoli di tutti i protagonisti. Per il resto, a parte la retorica che è sempre presente in certi film americani, ritengo sia un bel lavoro di Spielberg.
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The Post è l'ennesima conferma di come la ferita della guerra in Vietnam negli Stati Uniti non si sia mai sanata. Spielberg riprende un argomento non certo nuovo e già più volte trattato da vari punti di vista, la guerra del Vietnam, per mettere in risalto l'importanza della difesa di libertà di stampa. Come tutti i film di Spielberg la confezione è splendida. Quello che ho trovato in alcuni punti poco efficace è la sceneggiatura, non sempre chiara e scorrevole. Per chi non conosce la storia dell'epoca e le vicende politiche americane risulta difficile capire determinati intrecci e i ruoli di tutti i protagonisti. Per il resto, a parte la retorica che è sempre presente in certi film americani, ritengo sia un bel lavoro di Spielberg. Spero in Italia sia visto da molte persone. Da noi la stampa libera è quasi del tutto assente, ma soprattutto mance qualcuno che abbia voglia di difenderla. L'ultimo suggerimento il film andrebbe visto in lingua originale, il doppiaggio italiano è scandalosamente indecente, quasi da denuncia, specie quello su Meryl Streep.
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lorenzoferraro
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domenica 4 febbraio 2018
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enorme
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Ero abbastanza scettico inizialmente. I miei amici chiamano questo genere di film "quelli dove bisogna pensare", ed in genere li evitano. E solitamente fanno bene. Drammi esistenziali triti e pesanti oltre ogni modo, spacciati per capolavori senza pari, ci hanno illusi più volte. Quindi mi sono preparato al peggio, non curante che alla regia ci fosse Spielberg. E cavolo quanto mi sono ricreduto. Il film mi è piaciuto veramente tantissimo. Ovviamente complesso, come i fatti di cui parla, l'ingiunzione del governo Nixon al New York Times sull'ulteriore pubblicazione di documenti segreti che svelavano come la presidenza degli Stati Uniti avesse mentito a tutti riguardo la guerra in Vietnam, ed il coraggio di una direttrice e di un direttore di redazione di un giornale, di andare contro quell'ingiunzione in nome della libertà di stampa e del diritto da parte di un popolo ad avere l'informazione che merita.
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Ero abbastanza scettico inizialmente. I miei amici chiamano questo genere di film "quelli dove bisogna pensare", ed in genere li evitano. E solitamente fanno bene. Drammi esistenziali triti e pesanti oltre ogni modo, spacciati per capolavori senza pari, ci hanno illusi più volte. Quindi mi sono preparato al peggio, non curante che alla regia ci fosse Spielberg. E cavolo quanto mi sono ricreduto. Il film mi è piaciuto veramente tantissimo. Ovviamente complesso, come i fatti di cui parla, l'ingiunzione del governo Nixon al New York Times sull'ulteriore pubblicazione di documenti segreti che svelavano come la presidenza degli Stati Uniti avesse mentito a tutti riguardo la guerra in Vietnam, ed il coraggio di una direttrice e di un direttore di redazione di un giornale, di andare contro quell'ingiunzione in nome della libertà di stampa e del diritto da parte di un popolo ad avere l'informazione che merita. Ma ragazzi, diretto in modo MAGISTRALE. Oltre ad avere il merito di presentare gli eventi in modo chiaro e capibile ad un pubblico di qualsiasi genere e presupposto culturale, senza minimizzare i fatti, oltre al merito di essere estremamente attuale (libertà di stampa e dignità delle donne nell'era Trump sembrano essere un temi più che attuali), all'interno del film ci sono momenti di pura genialità cinematografica (la conversazione telefonica tra la signora Graham e cinque dei suoi uomini è da brividi). Non ho aggettivi per descrivere questo film, se non ENORME. Non ho visto molti dei film candidati a Miglior Film 2018 agli Oscar. Penso però che The Post sia uno dei candidati più papabili
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giajr
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domenica 4 febbraio 2018
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un frammento di storia in un film importante
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Ormai siamo abituati così, quando si parla di Maryl Streep, Tom Hanks e Spielberg tutto diventa importante e ben fatto. Si tratta di veri artisti, portatori di una professionalità e capacità eccezionali.
E ora veniamo al film, un frammento di storia che riporta innegabilmente alla nostra realtà odierna, per evidenti parallelismi.
La storia di un giornale importantissimo e della sua (casuale per varie ragioni) editrice storica kathrine Meyer Graham, l'irrisolta tragica vicenda del Vietnam, i chiaroscuri delle presidenze USA... a partire da Nixon e via andare...
Un film con una storia ben approfondita e studiata, ricco di particolari scenografici, sfumature che devono essere colte e non sottovalutate; dai costumi alle ambientazioni.
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Ormai siamo abituati così, quando si parla di Maryl Streep, Tom Hanks e Spielberg tutto diventa importante e ben fatto. Si tratta di veri artisti, portatori di una professionalità e capacità eccezionali.
E ora veniamo al film, un frammento di storia che riporta innegabilmente alla nostra realtà odierna, per evidenti parallelismi.
La storia di un giornale importantissimo e della sua (casuale per varie ragioni) editrice storica kathrine Meyer Graham, l'irrisolta tragica vicenda del Vietnam, i chiaroscuri delle presidenze USA... a partire da Nixon e via andare...
Un film con una storia ben approfondita e studiata, ricco di particolari scenografici, sfumature che devono essere colte e non sottovalutate; dai costumi alle ambientazioni. Un film da vedere che certamente farà incuriosire e porterà tanti ad approfondire autonomamente tutte le sfaccettature storiche che ne emergono.
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carlogiovannivalli
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domenica 4 febbraio 2018
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film scontato
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film piuttosto noioso e scontato...ci si chiede che interessa ci sia dopo 50 anni a parlare del Vietnam...e che vale, negli USA, accapigliarsi tra democratici e repubblicani se ben 4 presidenti, di uno e dell'altro fronte, hanno ritenuto opportuno occultare la verità, se mai esiste una verità...certo in Italia siamo così abituati a ben altri e più gravi misteri di Stato che questa storia un po' soporifera lo è davvero!
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