oclockalex
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martedì 27 ottobre 2020
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un argomento scomodo
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Un film riflessivo, sensibile, dove si parla sottovoce. Diverso dalle ultime mode (Il nome del figlio, perfetti sconosciuti ecc.) dove si grida, ci si esaspera senza soluzione e le parole non spiegano e i concetti non esistono, questo è un film nobile, dove si ha un punto di vista ben delineato e non si bluffa. Lo si vede semplicemente sotto un diverso punto di vista. Dove il protagonista, seppur con le sue idee e le sue ragioni, con il suo notevole intelletto che lo sostiene, non sfugge al suo egoismo che mette in gioco altre vite, non solamente quelle che stanno davanti al suo mirino o dietro le loro colpe.
Un film che parla del futuro che è già passato, di una guerra declinata.
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Un film riflessivo, sensibile, dove si parla sottovoce. Diverso dalle ultime mode (Il nome del figlio, perfetti sconosciuti ecc.) dove si grida, ci si esaspera senza soluzione e le parole non spiegano e i concetti non esistono, questo è un film nobile, dove si ha un punto di vista ben delineato e non si bluffa. Lo si vede semplicemente sotto un diverso punto di vista. Dove il protagonista, seppur con le sue idee e le sue ragioni, con il suo notevole intelletto che lo sostiene, non sfugge al suo egoismo che mette in gioco altre vite, non solamente quelle che stanno davanti al suo mirino o dietro le loro colpe.
Un film che parla del futuro che è già passato, di una guerra declinata.
Un film ben ripreso, ben recitato. Per nulla assolto dai rischi che si prende. Forse qualche leggerezza, qua e la delle ingenuità, ma anche molto, molto coraggio. Bravissimi come sempre Battiston e Bobulova, ma la sorpresa resta Charlotte Cétaire, semplicemente perfetta.
Un film che mi fa tornare la voglia (che non se ne è mai andata) di tornare al cinema.
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la nera
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domenica 2 agosto 2020
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assolutamente no
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fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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imbarazzante
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Un vero peccato: andate a fare una passeggiata ma non affittate questo film
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algernon
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martedì 8 maggio 2018
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ma come sarebbe consigliato ni?
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un buon film, ottima l'interpretazione di Battiston e anche molto significativa quella della giovane Charlotte Cétaire. ottima la regia, un'opera prima di grande qualità. riserve su quanto la vicenda è aderente alla realtà storica? può darsi, qualche dettaglio, ma la scelta qui è di raccontare una vicenda familiare, mi pare un punto di vista corretto e interessante. film da vedere? si.
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flyanto
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lunedì 7 maggio 2018
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quanto dolore per tutti
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Dopo la Guerra" è un film che, come si evince dal titolo stesso, presenta la situazione che si ripercuote dopo un certo avvenimento di natura drammatica, per non dire addirittura violenta. Infatti, in seguito all'inizio del nuovo millennio al cambiamento da parte del Presidente francese Francois Mitterand della legge concernente i rifugiati politici in Francia che negli anni '70/'80 concedeva loro asilo politico e cittadinanza francese purchè rispettanti le leggi d'Oltralpe, ora essa, cambiata, prevede il loro immediato rimpatrio con conseguente condanna. Ciò è quello che teme, e soprattutto vuole evitare, il protagonista del film (Giovanni Battiston) che, terrorista, appunto, negli anni'70, si è rifugiato in Francia, ricostruendosi una vita con una moglie francese, morta però anzitempo, ed una figlia ora quasi diciottenne.
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Dopo la Guerra" è un film che, come si evince dal titolo stesso, presenta la situazione che si ripercuote dopo un certo avvenimento di natura drammatica, per non dire addirittura violenta. Infatti, in seguito all'inizio del nuovo millennio al cambiamento da parte del Presidente francese Francois Mitterand della legge concernente i rifugiati politici in Francia che negli anni '70/'80 concedeva loro asilo politico e cittadinanza francese purchè rispettanti le leggi d'Oltralpe, ora essa, cambiata, prevede il loro immediato rimpatrio con conseguente condanna. Ciò è quello che teme, e soprattutto vuole evitare, il protagonista del film (Giovanni Battiston) che, terrorista, appunto, negli anni'70, si è rifugiato in Francia, ricostruendosi una vita con una moglie francese, morta però anzitempo, ed una figlia ora quasi diciottenne. Dall'altra parte, in Italia, è rimasta la sua famiglia d'origine composta dalla madre e dalla sorella , sposata ad un giudice e con una bimba, su cui, la nuova legge francese al momento fa confluire le reazioni malevole, per non dire intimidatorie e violente, da parte di tutti coloro che non hanno mai scordato la passata attività terroristica del fratello. Ciò, pertanto, comporterà al giudice di doversi sollevare da una meritata promozione professionale, alla sorella di venire sospesa, per volere dei genitori degli alunni, dalla scuola dove insegna Lettere ed all'anziana madre di rivivere dolorosi ricordi legati alla deplorevole attività del figlio ed alla sua forzata lontananza dalla famiglia. Allo stesso modo il malessere, unito alla riluttanza ad accettare questa nuova condizione, coinvolgerà direttamente anche l'innocente giovane figlia del terrorista protagonista la quale, come programmato dal padre, sarà costretta a lasciare la Francia, la propria scuola ed i relativi amici al fine di scappare clandestinamente in Sud America. Il destino risolverà per tutti la quanto mai difficile situazione.....
Pur essendo un'opera prima, "Dopo la Guerra" di Annarita Zambrano risulta una pellicola quanto mai riuscita e quanto mai toccante. La regista, infatti, riesce ben a rappresentare le reazioni ed il coinvolgimento che hanno i vari protagonisti della storia: qui non si giudica affatto l'operato o meno del protagonista terrorista e, pertanto, non vi sono manifestati espressamente giudizi morali, ma solo, ripeto, la rappresentazione degli stati d'animo e della condizione che essi stanno vivendo come ripercussione ai vari eventi e, nel caso specifico, al cambiamento della legge in Francia. Una condizione, alquanto dolorosa e difficile da sopportare e da affrontare per tutti, colpevoli e non.
Convincente la recitazione nel proprio ruolo drammatico di ex-terrorista di Giovanni Battiston come anche quella dell' esordiente e giovanissima Charlotte Cétaire nella parte della figlia.
Insomma, un'opera intimistica molto ben diretta e presentata che va dritta al cuore dello spettatore, inducendolo anche a riflettere seriamente.
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fabiofeli
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mercoledì 21 giugno 2017
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occasione mancata
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Marco (Giuseppe Battiston), macchiatosi di reati in Italia perché aderente a un gruppo parallelo alle Brigate rosse, si è trasferito a suo tempo nella Francia di Mitterrand come rifugiato politico. Nel 2002 la legge voluta dal Presidente socialista è stata abrogata e l’omicidio “politico” di un professore universitario a Bologna, rivendicato da un gruppo con lo stesso nome della organizzazione alla quale aderiva Marco, sbatte in prima pagina l’uomo, subito identificato come responsabile o quanto meno ispiratore del gesto, scatenando la caccia. Marco non ha smesso di restare fedele alle sue idee di un tempo: aborrisce i pentiti che hanno avuto forti sconti personali e/o salvacondotti dalla giustizia italiana, ma non ha nessuna responsabilità sull’ultimo omicidio ed ammette di “aver perso la guerra contro lo stato italiano”.
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Marco (Giuseppe Battiston), macchiatosi di reati in Italia perché aderente a un gruppo parallelo alle Brigate rosse, si è trasferito a suo tempo nella Francia di Mitterrand come rifugiato politico. Nel 2002 la legge voluta dal Presidente socialista è stata abrogata e l’omicidio “politico” di un professore universitario a Bologna, rivendicato da un gruppo con lo stesso nome della organizzazione alla quale aderiva Marco, sbatte in prima pagina l’uomo, subito identificato come responsabile o quanto meno ispiratore del gesto, scatenando la caccia. Marco non ha smesso di restare fedele alle sue idee di un tempo: aborrisce i pentiti che hanno avuto forti sconti personali e/o salvacondotti dalla giustizia italiana, ma non ha nessuna responsabilità sull’ultimo omicidio ed ammette di “aver perso la guerra contro lo stato italiano”. Con la figlia Viola (Charlotte Cétaire) si rifugia in una casa isolata nella campagna francese vicino ad un piccolo paese, dove aveva trascorso i primi anni oltralpe in clandestinità con la compagna, madre di sua figlia e morta da tempo. Viola è una ragazza intelligente, vicina alla maggiore età, amante dello sport, con una rete di amicizie che deve abbandonare; capisce al volo che in quel luogo periferico la curiosità dei negozianti per i nuovi arrivati e pericolosa: a chi le fa domande risponde con informazioni sempre diverse. Marco chiede ad un amico di preparare due passaporti falsi, ma Viola non sa che il padre ha già deciso anche per lei in quale luogo andranno. La polizia italiana interroga inutilmente la madre di Marco, la sorella insegnante di letteratura (Barbora Bobulova) ed il cognato, che non lo ha mai conosciuto e che si sta candidando ad una carica importante nell’organigramma della giustizia bolognese. La madre di Marco afferma di aver troncato i rapporti, perché – dice – era meglio così per tutti. La sorella è costretta ad andare in aspettativa ed anche suo marito vede le sue aspirazioni di carriera ostacolate …
La Zambrano nella sua opera prima si propone di costruire una storia emblematica, cercando una verosimiglianza con fatti accaduti: l’omicidio del professore bolognese avviene con modalità differenti, ma è chiaro che si ispira all’assassinio di Marco Biagi. L’estradizione in Italia dal paese centroamericano, nel quale vorrebbe fuggire Marco, all’epoca non veniva concessa, come accadde in anni successivi in Brasile, quando il presidente Lula non concesse l’estradizione per Cesare Battisti. Però gli episodi raccontati non sempre funzionano nella loro rappresentazione; ad esempio nella scena iniziale – siamo nel 2002 – la modalità della contestazione al professore da parte degli studenti che gridano slogan contro l’abrogazione dell’Articolo 18 ha un che di finto: fa pensare ad anni più datati, al movimento del 1977 o addirittura a quello del 1968. Dalla narrazione sembra scaturire meccanicamente l’equazione: movimenti di protesta libertaria uguale a terrorismo brigatista; ma per fortuna questo non è stato se non in minima parte. Per lo stesso motivo non sembra del tutto plausibile la modalità della “sospensione” dall’insegnamento della sorella di Marco da parte di un preside che si dice pressato da una rivolta dei genitori degli alunni. Il comportamento del preside umilia pesantemente l’insegnante facendola chiamare durante la lezione: una azione fortemente diseducativa da parte di un educatore. Il ritratto di Marco invece funziona, grazie alla ottima qualità della recitazione di Battiston, che incarna bene il ruolo di padre-padrone e riscatta in buona parte l’opera. La storia si conclude con un inatteso deus ex-machina (proprio in tutti i sensi). Il film, uscito nelle sale di Roma a giugno per la rassegna di Cannes 2017, è animato da buone intenzioni nell’affrontare un tema spinoso ma manca in parte il suo obbiettivo.
Valutazione ** e 1/2
FabioFeli
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