andrea1974
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sabato 14 gennaio 2017
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il silenzio, viaggio da togliere il fiato
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell'assurdo.
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell'assurdo. Capita così di rado di immergersi completamente in un film e di uscirne potentemente consapevoli ed emotivamente provati: per questo lo ritengo un grande film, un immenso cinema.
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sabato 14 gennaio 2017
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il silenzio, capolavoro cinematografico e spirituale
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo.
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo. Capita così di rado di immergersi completamente in un film e di uscirne potentemente consapevoli ed emotivamente provati: per questo lo ritengo un grande film, un immenso cinema.
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sabato 14 gennaio 2017
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il silenzio, capolavoro cinematografico e spirituale
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo.
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo. Capita così di rado di immergersi completamente in un film e di uscirne potentemente consapevoli ed emotivamente provati: per questo lo ritengo un grande film, un immenso cinema.
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venerdì 13 gennaio 2017
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silence
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Viaggio emotivo che mi ha sconvolto emotivamente
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venerdì 13 gennaio 2017
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silence
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Un viaggio immersivo he mi ha sconvolto emotivamente
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elpanez
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venerdì 13 gennaio 2017
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potente, immersivo, toccante e riflessivo!
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Ho cercato di informarmi il meno possibile sull'ultima fatica di Scorsese semplicemente per entrare in sala senza pregiudizi inutili.
Silence ti catapulta in un'era di odio fra religioni, in un'era in cui il cristianesimo vuole espandersi a tutto il mondo sottomettendo così usi e costumi dei popoli. Apprezzo moltissimo il coraggio di Scorsese nel cimentarsi in una pellicola azzardata, diversa e fuori dai suoi tipici canoni.
La regia è pazzesca, il film vola, non ci sono punti morti e scorre tutto chiaramente. Nota di merito a molte inquadrature davvero spettacolari e che possono tranquillamente rientrare tra le migliori degli ultimi anni, mozzafiato.
La sceneggiatura è nel complesso più che buona, lascia spazi a monologhi davvero ben costruiti e toccanti, usando similitudini degne di un'opera poetica rinascimentale (chiaramente non la sto parlando a quest'ultime).
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Ho cercato di informarmi il meno possibile sull'ultima fatica di Scorsese semplicemente per entrare in sala senza pregiudizi inutili.
Silence ti catapulta in un'era di odio fra religioni, in un'era in cui il cristianesimo vuole espandersi a tutto il mondo sottomettendo così usi e costumi dei popoli. Apprezzo moltissimo il coraggio di Scorsese nel cimentarsi in una pellicola azzardata, diversa e fuori dai suoi tipici canoni.
La regia è pazzesca, il film vola, non ci sono punti morti e scorre tutto chiaramente. Nota di merito a molte inquadrature davvero spettacolari e che possono tranquillamente rientrare tra le migliori degli ultimi anni, mozzafiato.
La sceneggiatura è nel complesso più che buona, lascia spazi a monologhi davvero ben costruiti e toccanti, usando similitudini degne di un'opera poetica rinascimentale (chiaramente non la sto parlando a quest'ultime). D'altronde ,riscontro, soprattutto nel finale, un buco enorme a me ingiustificato (l'olandese?!) che mi ha dato parecchio fastidio.
La fotografia varia dal frame che risulta un' opera d'arte all'eccessivo colore surreale, qualche errore ma nel complesso alcuni frame non ve li toglierete dalla testa.
La colonna sonora non potrebbe essere più azzeccata: Il NULLA, non esiste, questo silenzio ti catapulta nell'animo del protagonista e nell'ambiente che lo circonda, i rumori della natura, il silenzio di Dio... mozzafiato.
Attori eccellenti nel complesso, Adam Driver perfetto nel suo ruolo come Andrew Garfield che ha dato la certezza di rivelarsi un grande attore.
Infine un film azzardato e che fa riflettere su quanto una persona possa spingersi per diffondere una fede e, così facendo, distruggere le fedi altrui. Una pellicola umana che usa la religione come provocazione al comportamento umano.
Caro Martin, hai guadagnato un punto in più superandoti in un campo a te sconosciuto, ottimo lavoro.
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ashtray_bliss
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giovedì 12 gennaio 2017
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un'esperienza cinematografica a 360 gradi.
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Silence riporta allo spettatore che entra nelle sale cinematografiche quell'emozione che da tempo mancava nel cinema; riporta lo stupore visivo, il coinvolgimento emotivo e sopratutto riporta una più che mai importante ed attuale riflessione filosofica ma anche laica sul concetto di fede, religione e di religiosità. Silence rappresenta infatti un'opera artistica di indubbio valore coadiuvata da una fotografia potente, magnetica ed evocativa, sopratutto quando riprende la grandeur paesaggistica del Giappone e ne rievoca il misticismo. Anche se l'atmosfera mistica accompagnerà questa pellicola per tutta la sua durata.
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Silence riporta allo spettatore che entra nelle sale cinematografiche quell'emozione che da tempo mancava nel cinema; riporta lo stupore visivo, il coinvolgimento emotivo e sopratutto riporta una più che mai importante ed attuale riflessione filosofica ma anche laica sul concetto di fede, religione e di religiosità. Silence rappresenta infatti un'opera artistica di indubbio valore coadiuvata da una fotografia potente, magnetica ed evocativa, sopratutto quando riprende la grandeur paesaggistica del Giappone e ne rievoca il misticismo. Anche se l'atmosfera mistica accompagnerà questa pellicola per tutta la sua durata. Supportata dalla regia nitida e sapiente di Martin Scorsese, alle prese con quella che probabilmente è la sua opera migliore, e accompagnata da una colonna sonora appena percepibile fatta di silenzi e quiete ma intervallata da canti religiosi e tradizionali, Silence si presenta come un viaggio alla scoperta di sè, un viaggio di maturazione interiore che scava nel profondo dell'animo umano e mette in evidenza la potenza e la resistenza interiore. Ma è a contempo un'opera avvincente ed emozionante su tutti i suoi livelli di lettura ponendo lo spettatore di fronte a molteplici questioni scottanti e importanti quali lo scontro tra culti e culture, l'evangelizzazione forzata di popoli completamente estranei al Cristianesimo, l'uso della religione come l'ennesima forma di prevaricazione e imperialismo culturale e la persecuzione religiosa a scapito di persone innocenti, inermi ed indifese.
Scorsese infatti non ha alcuna intenzione di raccontare i fatti unilateralmente. La sua pellicola diventa cosi il campo di battaglia e di scontri tra i due poli di diversità: la filosofia, la religione e lo stile di vita Orientale contro quello Occidentale e Cristiano. Due mondi, due storie e due lingue che si confrontano e si scontrano ma al tempo stesso trovano il loro punto d'incontro sul medesimo elemento: la religione. Le versioni e le ragioni dei giapponesi non vengono omesse o silenziate. L'ago della bilancia non pende da un'unica parte e sullo sfondo di un'epoca storica particolarmente instabile, segnata (ieri come oggi) dalla violenza, dalla tortura, dal sangue e dalla morte insensata di innocenti, si cerca di trovare un equilibrio nelle ragioni e negli errori commessi sia da una parte che dall'altra. Se da una parte è atrocemente sbagliata la feroce persecuzione dei cristiani (convertiti) nipponici atrettanto errata è stata la loro evangelizzazione che ha snaturato un elevato numero di persone dalle loro radici culturali. La verità, in fondo, è un bene universale che trascende i credo religiosi e le culture e non può appartenere unicamente ad una parte.
Al centro del racconto cinematografico di Silence prevale l'esposizione del rapporto tra Uomo e Dio, una tematica riccorente anche in precedenti pellicole di Scorsese, ma qui l'argomento trae nuova forza grazie alla trasposizione dell'omonimo libro di Shusako Endo. Silence però non si limita mai ad essere soltanto una trasformazione fedele di un'opera letteraria in arte cinematografica. Con ogni sequenza, ogni sguardo dei sofferti protagonisti (i Padres di Garfield e Driver), i loro dialoghi e monologhi si delinea un rapporto conflittuale con la religiosità e con Dio, un rapporto travagliato caratterizzato dai dubbi, dalle sofferenze, debolezze e incertezze. Il silenzio nel quale va ricercato Dio, quel silenzio al quale devono abbandonarsi i preti gesuiti per mettersi in contatto con lui viene in netto contrasto con il dolore e le grida dei cristiani perseguitati e martirizzati i quali si riducono a vivere la loro fede clandestinamente. Eppure, quella fede che svanisce poco a poco per padre Rodriguez e Garupe, quella stessa fede resta l'unica fonte di speranza e di salvezza per i contandini poveri, disagiati e ignoranti nel Giappone del 17o secolo.
Quella promessa di paradiso, sinonimo di prosperità, serenità, quiete ed uguaglianza rappresenta l'unico spiraglio di salvezza da una vita vissuta in povertà, miseria, clandestinità e persecuzione religiosa. Anche quando la conoscenza della fede che professano si rivela essere superficiale, i due preti rimangono sbaragliati dalla potenza che esercita la fede su queste persone. Una potenza che si traduce in speranza, una speranza che li aiuta a sopportare i martìri e le persecuzioni più brutali. Anche padre Rodriguez si identificherà con questa versione della religiosità e vestirà egli stesso il manto del martirio e della sofferenza, percorrendo la sua personale Via Crucis, parallela a quella dei cristiani giapponesi e anch'essa sarà vissuta nella clandestinità e nell'ombra. Lontano dallo sguardo vigile e severo delle guardie di shogun dell'inquisitore Inoue per portare avanti la sua doppia missione: di evangelizzare ed essere di conforto ai cristiani del posto e scoprire la verità sul suo mentore e padre spirituale Ferreira, del quale gira voce abbia commesso apostasia e abbracciato la filosofia orientale.
Il confronto con la verità, quella tangibile e dolorosa del posto in cui si trova, metterà ancora di più a dura prova la fede del giovane gesuita il quale viene arrestato e costretto ad assistere giorno dopo giorno alle violenze psicologiche e fisiche che subiscono i cristiani, la "sua" gente e non più la "loro". E in quel momento che Rodriguez dovrà riconsiderare il suo rapporto con la fede e con Dio, ma anche riconsiderare i suoi valori morali: E' più utile aiutare le persone pregando o agendo? Si possono salvare pregando per e con loro, confessandoli e lasciandogli la promessa di una vita eterna in paradiso o abiurando la propria fede in modo formale (come richiesto dai Giapponesi) e salvare le loro vite? Dio in tutto questo rimane silenzioso e per l'uomo è difficile capacitarsi di un tale assordante silenzio. Come può un Dio onnipotente restare inerme davanti a tanta sofferenza e sangue versato? Come può abbandonare i suoi figli, proprio come ha abbandonato Gesù sulla croce? Le domande, legittime e comprensibili prima o poi se le pongono tutti i credenti e religiosi allo stesso modo.
Eppure in quello stesso silenzio troverà la forza interiore di distaccarsi dalla sua esaltazione del martirio e dissociarsi dalla visione di una fede che va vissuta dolorosamente. L'incontro poi con l'ex padre Ferreira sarà catalitica ed innesterà un cambiamento di presa di posizione e una forzata accettazione del modus vivendi offerto dai Nipponici. Ovviamente la sua fede, tanto combatutta e considerata talmente ostile e pericolosa nel paese del Sol Levante, in segno di resa dovrà essere letteralmente calpestata, insieme al proprio ego e alla propria smania di identificarsi con Gesù e il suo calvario. Rodriguez, accetterà il male minore (abiurare la propria fede) per abbracciare un bene più grande ed ecumenico: salvare la vita agli innocenti e quindi abbracciare il vero senso della religione cristiana: sacrificarsi per il prossimo.
Ma la vera forza della fede, come suggerisce Silence non è nemmeno nelle esteriorità, nel Vangelo, nei crocefissi o nei rosari. La fiamma della fede è in grado di rimanere viva, e di sopravvivere a lungo, anche quando risulta osteggiata e combatutta dallo Stato. Anche quando formalmente ogni simbolo di appartenenza cristiana è stato allontanato e distrutto. In fondo, la vera essenza della fede, quella più pura, consolatrice e potente va ricercata dentro di noi. In silenzio.
Pellicola di rara fattura, Silence non è un film facile o adatto a tutti. Ma rimane una pellicola potente, emozionante, coinvolgente ed evocativa. E' arte allo stato puro, dove ogni ripresa, ogni particolare e ogni dettaglio sono curati nei minimi particolari. La fotografia e la scenografia che accompagnano il film ricreano un'atmosfera poetica ed evocativa al tempo stesso. Quasi se la natura del luogo potesse parlare attravverso il suo silenzio e le sue nebbie, la sua acqua, le sue caverne buie che ospitavano i cristiani in fuga. Le recitazioni dei protagonisti sono di indiscusso livello. Per la prima volta troviamo un Andrew Garfield totalmente calato nel ruolo, che si emoziona, si arrabbia, si abbandona e si dispera; salvo poi rialzarsi tenendo viva la fede in Dio come unica ancora di speranza e salvezza. Ma su tutti spicca Yozuke Kabozuka nella parte del fragile Kichijiro che appare come una moderna reincarnazione di Giuda che tradisce più volte il suo mentore (padre Rodriguez) ma poi lo segue, lo implora di assolverlo e perdonarlo. Attraverso il suo personaggio si delinea in modo limpido il rapporto conflittuale e tormentato che accompagna i giapponesi credenti e la loro stessa fede. Convicenti risultano pure le interpretazioni di Neeson, Driver e dello stoico (e un po' caricaturale) Inoue l'inquisitore, i panni del quali veste un versatile Issei Ogata.
In definitiva? Per me Silence è un grande capolavoro, di quelli storici dei quali se ne sentiva da tempo la mancanza. Di quelli curati dal punto di vista estetico, recitativo e di contenuti. Per me è già un film indelebile, ma ne consiglio la visione anche a chi abbia semplicemente voglia di vedere un film curato su un argomento storico e delicato ma quanto mai importante e duraturo nei secoli. 4.5/ 5.
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