luciano sibio
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giovedì 24 agosto 2023
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la vendetta come risoluzione umana condannabile
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Non mi voglio attardare nell'elargire complimenti a un poliziesco noire di rara bellezza. Noto però in tutti i commemti letti che nessuno spiega il perchè del titolo che invece a mio avviso chiaresce il vero senso del film al dilà dell'intreccio poliziesco e delle indagini che sempre definiscono lo svolgersi di ogni banale poliziesco e che qui invece rimangono un pochino in secondo piano.
Il film in verità si svela nel finale in cui adotta una conclusione che invita ad una seria riflessione collettiva .
Come dovremo comportarci se un serial killer di rara violenza su persone anziane e indifese su cui perpetra anche violenze sessuali fugge e si rifà una vita in santa pace ? Possiamo mai accettare che questo serial killer rimanga impunito ? e la naturale risposta della collettività per il regista è NO.
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Non mi voglio attardare nell'elargire complimenti a un poliziesco noire di rara bellezza. Noto però in tutti i commemti letti che nessuno spiega il perchè del titolo che invece a mio avviso chiaresce il vero senso del film al dilà dell'intreccio poliziesco e delle indagini che sempre definiscono lo svolgersi di ogni banale poliziesco e che qui invece rimangono un pochino in secondo piano.
Il film in verità si svela nel finale in cui adotta una conclusione che invita ad una seria riflessione collettiva .
Come dovremo comportarci se un serial killer di rara violenza su persone anziane e indifese su cui perpetra anche violenze sessuali fugge e si rifà una vita in santa pace ? Possiamo mai accettare che questo serial killer rimanga impunito ? e la naturale risposta della collettività per il regista è NO.E per l'occasione,infatti ,
Sorogoyen confeziona un finale ad hoc con tanro di aggiunta di violenza personale a carico del feroce assassino......... perchè così vorremo tutti e che DIO CI PERDONI.
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elgatoloco
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lunedì 7 giugno 2021
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veramente originale, made in spain
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"Que Dios nos perdone"(Rodrigo Sorogoy, scritto dal regista con Isabele Pena, 2016), racconta di una calda estate di qualche anno prima, durante la visita madrilena di papa Benedetto XVI, alias Ratzinger, quando un misterioso assassino uccide anziane signore, dopo aver usato loro violenza carnale). Trouble e difficoltà di vario genere per identificare il colpevole, ma finalmente il campo si restringe a una persona di poco più di trent'anni, che ha avuto forti conflitti con la madre... Ci saranno vari colpi di scena e problmei di vario genre, con l'uccisione di un poliziotto durante un drammatico scontro co l'assassino, ma anni dopo si riscurà a risovere la situazione, certo in ritardo e dopo varie dfficoltà più"inglobate-inghiottite"come un calice amaro, più che con una risoluzione reale della questione, che comunque, dopo l'azione risolutiva di u n detective, non creerà più problmei,.
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"Que Dios nos perdone"(Rodrigo Sorogoy, scritto dal regista con Isabele Pena, 2016), racconta di una calda estate di qualche anno prima, durante la visita madrilena di papa Benedetto XVI, alias Ratzinger, quando un misterioso assassino uccide anziane signore, dopo aver usato loro violenza carnale). Trouble e difficoltà di vario genere per identificare il colpevole, ma finalmente il campo si restringe a una persona di poco più di trent'anni, che ha avuto forti conflitti con la madre... Ci saranno vari colpi di scena e problmei di vario genre, con l'uccisione di un poliziotto durante un drammatico scontro co l'assassino, ma anni dopo si riscurà a risovere la situazione, certo in ritardo e dopo varie dfficoltà più"inglobate-inghiottite"come un calice amaro, più che con una risoluzione reale della questione, che comunque, dopo l'azione risolutiva di u n detective, non creerà più problmei,. Effiacacissimo questo noir a temperature torride, nella Madrif festante per il papa ma dispersa da mille altre questomni, soprattutto perché il fi,m"passa"per varie tappe, che sono fuorvianti o meglio pssono essere forivianti per l'identifcazione del copevole, dato che ci sono due detectives che potrebbero essere colpevoli per diversi, anzi opposti motivi, un padre di famiglia, un po'"dandy", che si veste o meglio sveste anche quando ciò sarebbe contrario al serczio e che scoppia in crisi colleriche imprvvise, in particoalre quando trova il suoc ane ucciso, chairamente per vendetta e un altro, timido.introverso-.represso, con un'fanzia e adolescenza dfficile alle spalle, tutto"mister perfetini" Decisamente uno scontro di caratteri e di personalità, anche ben indagato sul piano sempre psicologico, ma sempre in relazione all'identifciazione, del"colpevole". E ci sono anche vari altri elemnt che potrebbero portare fuori strada chi invece voglia riflettere su chi sia stato e sia il colpevole. Film d'ambiente, psycho-trhiller, ma anche , se si prende da un altro punto di vista, "thriller"intrifante, "QUe Dios nos perodne"è veramente un esempio al top della cinematrografia spangola che, memore di Bunel, di Berlanga, di Saura(per fare solo alcuni nomi)riesce sempre a rinnovarsi in modo intelligente. E che dire dei due protagonist Atono De la TOrre e Roberto A'lamo? sono stradordinari, capci in pieno di rendere l'oposizoine tra due caratteri asoslutamente antitetici. Ciò che non riesce in altri paesi, che anche in Francia e in INghilterra si esrime piuttsto a livello di serials TV, nel cinema spangolo è invece peinaemente presente e realizzato. El Gato
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simone pasquali
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lunedì 9 novembre 2020
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gran bel thriller
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Ottimamente interpretato, ottime atmosfere e sceneggiatura molto robusta.
Caratterizzati ottimamente i protagonisti, da vedere.
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carloalberto
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venerdì 17 luglio 2020
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noir realistico con velleità sociologiche
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Rodrigo Sorogoyen, nella tradizione del nuovo cinema noir spagnolo, riprende uno schema narrativo già messo in scena due anni prima, nel 2014, da Alberto Rodríguez con “La isla mínima”, offrendoci uno spaccato della società civile iberica, questa volta contemporanea, come sfondo per un poliziesco classico con risvolti drammatici. In questo caso i temi si fondono con qualche difficoltà, poiché a prevalere sulla coralità degli avvenimenti storici, la visita di papa Ratzinger a Madrid nel 2011 con le conseguenti violente contestazioni di piazza, e sulla suspense del thriller, per Sorogoyen sono gli aspetti psicologici dei personaggi, che, con qualche forzatura, che non poco stona nel finale, orientano l’attenzione sulle vicende intime dei due investigatori, interpretati da Roberto Alamo e Antonio de la Torre, quest’ultimo già apprezzato protagonista nel “La vendetta di un uomo tranquillo” di Raúl Arévalo.
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Rodrigo Sorogoyen, nella tradizione del nuovo cinema noir spagnolo, riprende uno schema narrativo già messo in scena due anni prima, nel 2014, da Alberto Rodríguez con “La isla mínima”, offrendoci uno spaccato della società civile iberica, questa volta contemporanea, come sfondo per un poliziesco classico con risvolti drammatici. In questo caso i temi si fondono con qualche difficoltà, poiché a prevalere sulla coralità degli avvenimenti storici, la visita di papa Ratzinger a Madrid nel 2011 con le conseguenti violente contestazioni di piazza, e sulla suspense del thriller, per Sorogoyen sono gli aspetti psicologici dei personaggi, che, con qualche forzatura, che non poco stona nel finale, orientano l’attenzione sulle vicende intime dei due investigatori, interpretati da Roberto Alamo e Antonio de la Torre, quest’ultimo già apprezzato protagonista nel “La vendetta di un uomo tranquillo” di Raúl Arévalo. L’insieme è piacevole ed il film risulta nel complesso godibile; tuttavia, non sfugge all’analisi degli elementi che costituiscono questo puzzle a tre tessere, società spagnola in crisi, dramma umano e giallo classico, un utilizzo ingenuo o smaliziato, a seconda dei punti di vista, dei più vieti clichè per rappresentare, di volta in volta, lo sbirro violento, dall’aspetto volgare ma dal cuore d’oro, il poliziotto anomalo, perché troppo corretto e pignolo per il suo ambiente di lavoro, caratterizzato macchiettisticamente da una forte balbuzie, ed infine il profilo psicologico del serial Killer, già infinite volte visto e rivisto nei film di questo genere. Le scene della vita privata dei due eroi risultano altrettanto stereotipate ed infarcite di luoghi comuni, con la famigliola piccolo borghese fintamente felice, col cane e la figlia maggiore ribelle, e la solitudine dell’altro, che ha la casa arredata come un ufficio ed ascolta fado portoghesi. I quadretti sono tratteggiati in modo superficiale, risultano poco più di un abbozzo e finiscono tra le velleità sociologiche dell’autore insieme alle rare inquadrature della piazza in rivolta. Detto questo, l’opera rimane apprezzabile e sotto certi aspetti invidiabile per una cinematografia giovane che con successo si cimenta nel noir realistico, genere da noi, ahimè, praticato soprattutto nelle imbalsamate serie televisive dei giovani e vecchi montalbano o dei vari ispettori coliandro, manara e perfino preti investigatori, che ricalcano stancamente, con poca convinzione e senza oramai i grandi interpreti di un tempo le orme di classici indimenticabili quali furono gli sceneggiati del Tenente Sheridan, del Commissario Maigret e di Nero Wolfe.
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alefthand
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sabato 19 gennaio 2019
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bel film, stranamente ancora non recensito
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Buon film lo consiglio ci scriverei su una bellissima recensione, ma devo correre a lavoro, ok. Farò una ricerca su Antonio De la torre, Roberto Alamo ed il regista Rodrigo Sorogoyen; probabilmente guarderò altri loro film
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everart
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venerdì 14 settembre 2018
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ottimo
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Film un pó pesante ma molto bello, inizia lentamente ma poi ti prende e ti tiene in tensione fino alla fine, decisamente drammatico.
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veiturineis
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mercoledì 23 maggio 2018
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non verosimile
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per me la trama di questo film è gravemente carente di verosimiglianza, di credibilità
(l'incolumità post-caduta dal 3° piano; l'evento stesso, che accade in una strada madrilena più deserta del deserto;
e poi la parte finale, '3 anni dopo'... ridicola, per i miei criteri di verosimiglianza di una trama poliziesca)
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elgatoloco
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mercoledì 25 ottobre 2017
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grande film , il meglio del "noir"made en espana
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"QUe Dios nos perdone"di Rodrigo Sorogoyen(2016), film in qualche modo emblematico di un periodo e di uno stile, il"noir"spagnolo: soprattutto un fikm basato sul poliziesco psicologico, sul thriller psicologico, presentandoci due figure di"policias"(poliziotti)diversissimi l'uno dall'altro: uno molto timido, balbuziente, se pure con qualche momenti di inaspettata e inopportuna"vivacità"(a un certo punto quasi violenta una donna che aveva manifestato qualche simpatia per lui), un altro impulisvo , iper-estroverso, decisamente colletico, in crisi familiare. Due personalità non solo"divergenti"ma decisamente conflittuali come quelle brevemente descritte si trovano a dover risolvere un caso di "serial killer"di donne anziane, con l'aggravante di un reato sessuale.
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"QUe Dios nos perdone"di Rodrigo Sorogoyen(2016), film in qualche modo emblematico di un periodo e di uno stile, il"noir"spagnolo: soprattutto un fikm basato sul poliziesco psicologico, sul thriller psicologico, presentandoci due figure di"policias"(poliziotti)diversissimi l'uno dall'altro: uno molto timido, balbuziente, se pure con qualche momenti di inaspettata e inopportuna"vivacità"(a un certo punto quasi violenta una donna che aveva manifestato qualche simpatia per lui), un altro impulisvo , iper-estroverso, decisamente colletico, in crisi familiare. Due personalità non solo"divergenti"ma decisamente conflittuali come quelle brevemente descritte si trovano a dover risolvere un caso di "serial killer"di donne anziane, con l'aggravante di un reato sessuale... Molte difficoltà, date anche dal contesto(visita papale a Madrid, estate 2011), che porteranno a una soluzione faticosa, difficile, controversa e...dopo molto tempo, dopo(più che altro )molte difficoltà tra i due incaricati delle indagini e con i colleghi. Fine thriller psicologico, decisamente "altro"anche nel panorama anche spagnolo di questi anni(diciamo da fine anni Novanta in qua, per maggiore esattezza), estremamente raffinato nella costruzione; anche apparentarlo alla grande tradizione del"polar"francese anni 1960-1970 potrebbe in qualche modo avere un senso, ma forzerebbe i termini della cosa, in quanto, in realtà, ""Que Dios nos perdone"è comunque "altro" e le modalità stilistico-.espressive spagnole, nel cinema come nelle altre artti, fatta salva una certa influenza francese(e in parte italiana, ma meno)che esiste, indubbiamente, hanno una loro autonomia tale da consentire pochi raffronti; oltre a tutto Sorogoyen ha una cifra stilistica assolutamente originale, dove le interpretazioni di Antonio de la Torre y Roberto Alamo(ma anche dei"comprimari"; peraltro)hanno una loro ragione d'essere molto forte, contribuendo alla creazione di un'opera decisamente nuova e"potente"nella sua aseità feconda. El Gato
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guidobaldomariariccardelli
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lunedì 12 giugno 2017
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un poliziesco di livello assoluto
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Pellicola di genere a cui non manca oggettivamente nulla, segue i canoni prediletti con zelo, riuscendo nello stesso momento a variarne caratterizzazione e tono.
Rodrigo Sorogoyen infatti non comprova solamente la propria conoscenza del filone in questione, bensì arricchisce la già prelibata pietanza con particolari finezze.
L'intreccio narrativo si snoda a partire da un riferimento ideale, l'indagine sull'escalation di omicidi, utile soprattutto per far luce sul fulcro, de facto, della pellicola, ossia il ritratto dei nostri protagonisti, due poliziotti, tratteggiati con mano sapiente ed interpretati con altrettanto successo.
Pellicola vivida, sensoriale, a tratti disturbante, lavora con ritmo incessante fin dalla scena d'apertura, in una corsa che tale rimane anche nei brani dall'andatura più compassata.
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Pellicola di genere a cui non manca oggettivamente nulla, segue i canoni prediletti con zelo, riuscendo nello stesso momento a variarne caratterizzazione e tono.
Rodrigo Sorogoyen infatti non comprova solamente la propria conoscenza del filone in questione, bensì arricchisce la già prelibata pietanza con particolari finezze.
L'intreccio narrativo si snoda a partire da un riferimento ideale, l'indagine sull'escalation di omicidi, utile soprattutto per far luce sul fulcro, de facto, della pellicola, ossia il ritratto dei nostri protagonisti, due poliziotti, tratteggiati con mano sapiente ed interpretati con altrettanto successo.
Pellicola vivida, sensoriale, a tratti disturbante, lavora con ritmo incessante fin dalla scena d'apertura, in una corsa che tale rimane anche nei brani dall'andatura più compassata.
Scelta e resa, anche nei ruoli secondari, eccelse, su tutti svetta un Roberto Álamo maiuscolo.
Unico appunto, peraltro recato con cautela: il messaggio di fondo dell'opera è portato avanti senza troppa convinzione in alcune fasi, come se la pellicola in questione non ne necessitasse così tanto; orbene, nella pratica la situazione sta effettivamente in questi termini, usando il filo conduttore solo da spunto, da cornice di un'opera del tutto capace di sostenersi e sostentarsi da sola.
Non v'è dubbio che possa ambire al ruolo di "classico" del genere, imperdibile.
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