johseph
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martedì 23 maggio 2017
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surreale
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Avevo belle aspettative sul film, ma si è rivelato un po surreale. La tensione c'è, anche il colpo di scena, ma la trama in se non mi ha convinto.
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pierdelmonte
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martedì 23 maggio 2017
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il disagio e' servito
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Sei in sala e per l’intera durata del film te ne stai sprofondato in poltrona in una sana e inquietante attesa, contagiato dal disagio del protagonista, ottima la recitazione, anche perche’ non semplice, corretti gli sviluppi e se anche esagerato pure corretto il finale. Conclusione, ottima pellicola in una calda serata estiva.
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gianleo67
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lunedì 22 maggio 2017
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potere nero...all'uomo bianco
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Invitato dalla sua ragazza bianca a trascorrere un weekend nella villa dei suoi per fare la loro conoscenza, il giovane Chris si accorge ben presto che la situazione non quadra affatto: i due domestici di colore sembrano automi catatonici, i suoceri sono due medici col pallino dell'ipnosi ed il cognato è un bullo fascistoide fissato con le arti marziali. Il party organizzato per celebrare il capostipite della famiglia poi, richiama in casa facoltosi ospiti ariani che mostrano verso il suo giovane e aitante corpo nero un'ammirazione alquanto sospetta. La realtà però è ancora più sconvolgente e terribile di quanto possa immaginare. Giocare con i luoghi comuni della cultura razziale americana e dell'horror paranoico in una versione riveduta e corretta di 'Indovina chio viene a cena', non era cosa ne' semplice ne' scontata; tanto più se la scrittura intende provocatoriamente rispettare tutti i paradigmi del genere, configurandosi come una boutade divertita che trova nell'originalità della messa in scena e nell'intelligenza dei suoi cambi di registro la chiave per un soggetto che credevamo di conoscere a menadito.
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Invitato dalla sua ragazza bianca a trascorrere un weekend nella villa dei suoi per fare la loro conoscenza, il giovane Chris si accorge ben presto che la situazione non quadra affatto: i due domestici di colore sembrano automi catatonici, i suoceri sono due medici col pallino dell'ipnosi ed il cognato è un bullo fascistoide fissato con le arti marziali. Il party organizzato per celebrare il capostipite della famiglia poi, richiama in casa facoltosi ospiti ariani che mostrano verso il suo giovane e aitante corpo nero un'ammirazione alquanto sospetta. La realtà però è ancora più sconvolgente e terribile di quanto possa immaginare. Giocare con i luoghi comuni della cultura razziale americana e dell'horror paranoico in una versione riveduta e corretta di 'Indovina chio viene a cena', non era cosa ne' semplice ne' scontata; tanto più se la scrittura intende provocatoriamente rispettare tutti i paradigmi del genere, configurandosi come una boutade divertita che trova nell'originalità della messa in scena e nell'intelligenza dei suoi cambi di registro la chiave per un soggetto che credevamo di conoscere a menadito. Se l'esordio del giovane Yuzna nella feroce satira all'edonismo dell'upper class americana in Society rappresentò una fortunata declinazione dello splatter anni '80, i corsi e ricorsi storici del cinema occidentale ci conducono dritti dritti all'opera prima del coloured director Jordan Peele che utilizza i codici del thriller psicologico del Terzo Millennio (The Wicker Man,The Visit) quale accattivante espediente per una messa alla berlina tanto dello strisciante e irriducibile razzismo della società americana, quanto dei meccanismi stessi del genere, oscillando tra l'angosciante orrore di un protagonista finito nel cul de sac di una follia metempsicotica ed i grotteschi risvolti di una detection parallela compiuta dall'improbabile agente del TSA amico di quest'ultimo (demiurgico alter ego del regista e vera coscienza dello spettatore più sgamato), che azzarda per mera deformazione professionale una teoria criminologica tanto incredibile quanto esattamente corrispondente al vero. Insomma tra le risibili angosce post 11 Settembre e la legittima suspicione di una diffidenza razziale dai risvolti imprevedibili (neri con la tosa color latte che non si trovano a proprio agio con troppi bianchi in giro e bianchi di discendenza teutonica che ambiscono a diventare neri: perchè più forti, longevi e...la cui scomparsa è presto archiviata dalla polizia), il film ci precipita ben presto in un incubo paranoide che strizza l'occhio al Romero de La notte dei morti viventi (anche se l'immaginario è quello di I Walked with a Zombie di J.Tourneur) ed alla trance escatologica di Under the Skin, alternado il ritmato montaggio al suono della filastrocca anticrucca Run Rabbit Run (scritta dal Reggy Armitage da cui prendono ironicamente il nome i parenti della ragazza) ad una ossessione onirica di mesmerismi all'ora del tè; dai siparietti semiseri col grassone che non sbaglia un colpo ai genuini spauracchi di una teoria di clichè e simbolismi (i sensi di colpa per la madre morta e l'alce-trofeo lasciata morire, fino al flash di un talento fotografico in grado di smascherare l'impostura e rivelare la verità) capaci di precipitarci nell'incubo claustrofobico di un delirio di onnipotenza che non si arrende all'inesorabile sentenza del tempo che corrompe i corpi e condanna le anime (Martyrs). Momenti topici: la scena dei tre poliziotti che si fanno grasse risate col racconto del beone LilRel Howery e quella del rapper Lakeith Stanfield che urla "Get Out!!!" affiorando appena dal suo profondo letargo di finto liberto. Le nuove frontiere dello schiavismo: non ci basta averli tutti per noi, adesso vogliamo essere esattamente come loro! Azzeccate le caratterizzazioni: dagli occhi strabuzzati di uno sgomento Daniel Kaluuya (15 Million Merits - Black Mirror) all'ambiguità stregonesca della ipnotista Catherine Keener (Being John Malkovich, Synecdoche, New York). Giochi di prestigio al botteghino per la Blumhouse che spende 1 e guadagna 40 a programmazione ancora in corso.
"Avere la pelle bianca è stato un vantaggio negli ultimi due secoli. Ma ora è diverso. Il nero fa tendenza!"
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vanessa zarastro
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sabato 20 maggio 2017
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indovina chi viene nel week-end?
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Cosa nasconde una bianca e borghese famiglia di medici obamiani, in una villa suburbana in Alabama, nel sud degli States?
Lo scoprirete solo vedendo questo film – una sorta di “Indovina chi viene a cena?” rivisitato da Pelle, un attore comico e imitatore cimentatosi alla regia.
Rose e Chris (Allison Williams e Daniel Kaluuya) sono una coppia di innamorati che stanno insieme da qualche mese e vivono insieme con il loro cagnolino. Piccolo dettaglio che Rose è una ragazza W.A.S.P. e Chris è un cristone afroamericano. Rose gli propone un week-end dai suoi (Catherine Keener e Bradley Whitford), anche per farglieli conoscere, prospettando una buona accoglienza da parte del padre, un neuro-chirurgo fervente sostenitore di Obama.
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Cosa nasconde una bianca e borghese famiglia di medici obamiani, in una villa suburbana in Alabama, nel sud degli States?
Lo scoprirete solo vedendo questo film – una sorta di “Indovina chi viene a cena?” rivisitato da Pelle, un attore comico e imitatore cimentatosi alla regia.
Rose e Chris (Allison Williams e Daniel Kaluuya) sono una coppia di innamorati che stanno insieme da qualche mese e vivono insieme con il loro cagnolino. Piccolo dettaglio che Rose è una ragazza W.A.S.P. e Chris è un cristone afroamericano. Rose gli propone un week-end dai suoi (Catherine Keener e Bradley Whitford), anche per farglieli conoscere, prospettando una buona accoglienza da parte del padre, un neuro-chirurgo fervente sostenitore di Obama.
Quindi il film si svolgerà in questa villa con tutta una serie di persone, amici dei nonni, che una vota all’anno, si radunano per una festa, così come era l’abitudine instaurata dal nonno. La coppia di camerieri Giorgina e Walter – gli ex badanti dei nonni – è un po’ inquietante e Chris comincia ad avere dei sospetti. Del resto lavorando nella squadra investigativa, il sospetto è proprio il suo mestiere.
Il film, che ha un ritmo incalzante ed è ben girato, da commedia si trasgorma in un thriller/horror trovando i suoi modelli addirittura in Picnic a Hanging Rock di Peter Weir del 1975, o nella serie Twin Peaks di David Lynch del 1990. A me ha ricordato piuttosto La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes del 1975 o il suo remake La donna perfetta di Frank Oz del 2004.
Scappa - Get out è stato presentato all’ultimo “Sundance Film Festival” riportando un buon successo di pubblico. Mi pare che la questione di un presunto post-razzismo sia un tema caldo nell’America di oggi. Del film hanno scritto parecchio, Lanre Bakare di The Guardian ha scritto: «I cattivi non sono i neo-nazisti del sud degli Stati Uniti o quelli della cosiddetta alt-right, sono bianchi borghesi e di sinistra». Roberto Nepoti su La Repubblica ha così commentato: «un geniale ibrido…[che] tratta apertamente di razzismo, anzi di una forma inedita di neoschiavismo…in maniera tutt’altro che semplificatoria».
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sabato 20 maggio 2017
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film schiffoso
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Il film piu schiffoso che abbia mai visto lo sconsiglio
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phenom86
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giovedì 11 maggio 2017
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recensione fuorviante e contraddittoria
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Ho avuto il privilegio di assistere all'anteprima di Get Out presso il Bif&st e la fortuna di poterlo apprezzare in lingua originale. Leggete questa recensione e stupitevi, come me, della valutazione 2/5 mentre il testo elogia praticamente qualunque aspetto di questa pellicola. Il film vale in realtà 4/5. Al di là degli aspetti tecnici (il film è girato davvero molto bene e gli attori sono in stato di grazia), il principale pregio del film risiede nell'aver sferrato un graffiante attacco alla società americana, alla "white people" che ipocritamente si nasconde dietro all'appoggio al presidente Obama. Il tocco di genio sta nell'aver incanalato questo attacco in un film di genere dai meccanismi perfettamente oliati.
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Ho avuto il privilegio di assistere all'anteprima di Get Out presso il Bif&st e la fortuna di poterlo apprezzare in lingua originale. Leggete questa recensione e stupitevi, come me, della valutazione 2/5 mentre il testo elogia praticamente qualunque aspetto di questa pellicola. Il film vale in realtà 4/5. Al di là degli aspetti tecnici (il film è girato davvero molto bene e gli attori sono in stato di grazia), il principale pregio del film risiede nell'aver sferrato un graffiante attacco alla società americana, alla "white people" che ipocritamente si nasconde dietro all'appoggio al presidente Obama. Il tocco di genio sta nell'aver incanalato questo attacco in un film di genere dai meccanismi perfettamente oliati. L'esplosione di violenza nel finale offre ottimi spunti di riflessione sulla reazione apparentemente inevitabile da parte di chi è costantemente oppresso da una società malata. Andate a guardare questo film e, se possibile, guardatelo in lingua originale. Uscendo dalla sala avrete tanto di cui parlare e su cui riflettere.
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ilcritico89
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mercoledì 10 maggio 2017
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divertente e inquietante allo stesso tempo
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In una marea di film ormai banali,prevedibili e tutti uguali spunta finalmente un film diverso quasi innovativo per le tematiche trattate in un contesto come quello del cinema horror.
Ho potuto vederlo in anteprima al cinema e per alcuni aspetti mi ha subito ricordato The Visit,altro film dove era presente la componente humor qui ancora più accentuata grazie ad alcune scene ma soprattutto dialoghi veramente esilaranti tra alcuni protagonisti.
Ma un film horror che si rispetti deve trasmettere paura allo spettatore e questo Get Out riesce nell'intento addirittura senza l'ultilizzo di mostruosità,jump scare o sangue ma grazie a inquadrature e espressioni facciali davvero inquietanti in grado di tenere sempre in allerta lo spettatore.
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In una marea di film ormai banali,prevedibili e tutti uguali spunta finalmente un film diverso quasi innovativo per le tematiche trattate in un contesto come quello del cinema horror.
Ho potuto vederlo in anteprima al cinema e per alcuni aspetti mi ha subito ricordato The Visit,altro film dove era presente la componente humor qui ancora più accentuata grazie ad alcune scene ma soprattutto dialoghi veramente esilaranti tra alcuni protagonisti.
Ma un film horror che si rispetti deve trasmettere paura allo spettatore e questo Get Out riesce nell'intento addirittura senza l'ultilizzo di mostruosità,jump scare o sangue ma grazie a inquadrature e espressioni facciali davvero inquietanti in grado di tenere sempre in allerta lo spettatore.
Insomma se siete anche voi come me stufi dei soliti film horror dalle tematiche trite e ritrite questo film non vi deluderà pur essendo inferiore sull'aspetto puramente horror ad altri film del genere.
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alberto
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domenica 7 maggio 2017
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perfetto mix tra critica sociale e intrattenimento
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Un perfetto mix tra film impegnato e d'intrattenimento. Lo sceneggiatore e regista Jordan Peele realizza un ottimo thriller con qualche elemento orrorifico, offrendoci un incubo ad occhi aperti, una progressiva discesa nel baratro con colpi di scena e improvvisi cambi d'atmosfera. Lo spunto viene sicuramente da "Indovina chi viene a cena", il classico del 1967 di Stanley Kramer, dato che l'inizio vede il protagonista di colore domandarsi sulla reazione che avranno i genitori della sua ragazza bianca quando verrà presentato, mentre lei gli risponde che non sono razzisti.
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Un perfetto mix tra film impegnato e d'intrattenimento. Lo sceneggiatore e regista Jordan Peele realizza un ottimo thriller con qualche elemento orrorifico, offrendoci un incubo ad occhi aperti, una progressiva discesa nel baratro con colpi di scena e improvvisi cambi d'atmosfera. Lo spunto viene sicuramente da "Indovina chi viene a cena", il classico del 1967 di Stanley Kramer, dato che l'inizio vede il protagonista di colore domandarsi sulla reazione che avranno i genitori della sua ragazza bianca quando verrà presentato, mentre lei gli risponde che non sono razzisti. Infatti gran parte della prima metà del film è tranquilla, piena di dialoghi interessanti, se non fosse per gli strani atteggiamenti dei domestici neri, con occhi sbarrati e sorriso a denti stretti palesemente finto. I guai cominceranno quando la madre praticherà sul povero protagonista un particolare tipo di ipnosi attraverso il rumore del cucchiaino contro la tazzina allo scopo di farlo smettere di fumare, ma che in realtà nasconde un segreto ben più complicato e inquientante.Tanta roba grazie alle tenebrose e tese musiche di Michael Abels, la paura che trasmettono allo spettatore gli attori e la ben costruita sceneggiatura, che non è fine a sé stessa, ma vuole toccare il sempre attuale tema del razzismo attraverso un dato di fatto: non ha motivo di esistere, non c'è un motivo per cui gli spaventosi obiettivi che si palesano alla fine abbiano come oggetto i neri, che purtroppo devono fare i conti con i pregiudizi, ed è emblematica la scena della festa, con ospiti tutti bianchi, tranne uno, e quando Chris lo vede lo chiama fratello, come se si sentisse meno minacciato dalla sua presenza. La svolta orrorifica fa davvero venire i brividi, soprattutto perché è verosimile, rende il motivo dell'uomo malato, disposto a fare cose orribili pur di soddisfare i suoi egoismi. Tuttavia a mio parere Peele vuole anche ironizzare sulle eccessive preoccupazioni che hanno i neri, girando così la frittata e presentando loro dei pregiudizi nei confronti dei bianchi, che magari non si pongono assolutamente problemi del genere. C'è dunque un significato ambivalente nella scrittura del film, che offre una parabola sul pregiudizio nel vero senso del termine, portando all'eccesso entrambe le fazioni, con lo scopo appunto satirico. Il protagonista, Daniel Kaluuya, interpreta ancora una volta un uomo vittima ma allo stesso tempo in grado di difendersi, dopo quello che è a mio parere l'episodio più bello della serie "Black Mirror", "15 milioni di celebrità. Da segnalare poi il simpatico Lil Rel Howery, nei panni dell'amico, che ha già capito i pericoli dietro l'angolo, tentando disperatamente di avvertire Chris. La pellicola, accanto a temi musicali come quello della magistrale scena iniziale, che rimane impresso, scoppi di violenza, scene di tensione palpabile e i rumori della tazzina, presenta anche aspetti comici, grazie all'amico e ad alcuni dialoghi. C'erano grandi aspettative, e devo dire che sono state soddisfatte, grazie all'onnipresente e malsana atmosfera di mistero e la capacità di non annoiare, che hanno permesso anche molte candidature agli MTV movie awards. Nelle scuole dovrebbero far vedere film come questo.
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[+] “avrei votato obama per la terza volta…”
(di antoniomontefalcone)
[ - ] “avrei votato obama per la terza volta…”
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