adriano
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sabato 29 giugno 2024
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natura bellezza e dolore
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Film straordinario e pienamente pluripremiato. Di Caprio sempre eccezionale, Inarritu sempre crudo e violento come in Amores Perros, 21 grammi e Babel. Il dolore fisico e spirituale, viscerale in entrambi i casi, la fa da padrone in un film dove il protagonista cerca di sopravvivere a tutti i costi ad una fine ormai prossima, la cui sete di vendetta lo porterà a risorgere e a compiere il suo destino, senza mai sembrare falso, scontato e non credibile. La bellezza narrativa segue quella paesaggistica, i posti, la fotografia, i costumi sono a dir poco pazzeschi. Non c'è una inquadratura che non sia magistrale da ogni punto di vista e non regali sensazioni straordinarie.
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Film straordinario e pienamente pluripremiato. Di Caprio sempre eccezionale, Inarritu sempre crudo e violento come in Amores Perros, 21 grammi e Babel. Il dolore fisico e spirituale, viscerale in entrambi i casi, la fa da padrone in un film dove il protagonista cerca di sopravvivere a tutti i costi ad una fine ormai prossima, la cui sete di vendetta lo porterà a risorgere e a compiere il suo destino, senza mai sembrare falso, scontato e non credibile. La bellezza narrativa segue quella paesaggistica, i posti, la fotografia, i costumi sono a dir poco pazzeschi. Non c'è una inquadratura che non sia magistrale da ogni punto di vista e non regali sensazioni straordinarie. Il film è lungo ma ti lascia incatenato alla sua visione, senza mai stancare. Da vedere.
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francodellabiancia
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lunedì 4 marzo 2024
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indistruttibile
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Che dire, bello, bello, attori bravissimi, magari un pò inverosimile, con tutto quel freddo, il gelo,con gravi ferite, il protagonista dopo mille peripezie, addirittura salvatosi dalle cascate è infine riuscito a vendicarsi dell'uomo che l'aveva lasciato quasi morente e che gli aveva ucciso il figlio.
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giovanni
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domenica 1 ottobre 2023
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nell'acqua gelata si muore
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Marianna Cappi ha il merito di individuare diversi tratti interessanti del film, ma forse sarebbe lecito attendersi da lei qualche appunto circa i troppi aspetti inverosimili. Di Caprio-Glass, per dirne una, finisce in un fiume tra i ghiacci e vi resta un bel po'. Dovrebbe assolutamente andare in ipotermia e morire. Invece torna a terra e, pur inzuppato di acqua gelata, riesce ad accendersi - Dio solo sa come – un bel fuoco. Massacrato dall'aggressione del grizzly, dopo poco tempo lo vediamo saltare in corsa sul cavallo come un acrobata da circo. Passano pochi giorni, e non ha più una cicatrice in faccia, anzi esibisce delle guance lisce e ben rasate. Tralasciamo le volte in cui le pistole a un sol colpo ne sparano due o tre di fila, e altre sciocchezze assortite.
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Marianna Cappi ha il merito di individuare diversi tratti interessanti del film, ma forse sarebbe lecito attendersi da lei qualche appunto circa i troppi aspetti inverosimili. Di Caprio-Glass, per dirne una, finisce in un fiume tra i ghiacci e vi resta un bel po'. Dovrebbe assolutamente andare in ipotermia e morire. Invece torna a terra e, pur inzuppato di acqua gelata, riesce ad accendersi - Dio solo sa come – un bel fuoco. Massacrato dall'aggressione del grizzly, dopo poco tempo lo vediamo saltare in corsa sul cavallo come un acrobata da circo. Passano pochi giorni, e non ha più una cicatrice in faccia, anzi esibisce delle guance lisce e ben rasate. Tralasciamo le volte in cui le pistole a un sol colpo ne sparano due o tre di fila, e altre sciocchezze assortite. Regista e sceneggiatore, si sa, hanno in genere diritto a prendersi qualche libertà rispetto alla realtà, ma non bisognerebbe esagerare.
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docnroll
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giovedì 28 gennaio 2021
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revenant dopo la "sbornia" della natura
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Riguardato dopo 5 anni Revenant mostra i suoi limiti e conferma di non essere nè un grande film nè tantomeno un capolavoro. Alla prima visione infatti la natura selvaggia e cruenta e la fotografia eccellente addormentano gli altri sensi e distolgono l'attenzione sulla storia della vendetta personale di Glass e sulla sua "riconciliazione" con gli spiriti dei familiari uccisi. Inarritu porta tutto all'estremo. Gli indiani che tagliano teste, l'orso killer,i dolori al limite dell'umano, un cattivo senza alcun sentimento nè pietà, degli spiriti che aleggiano sull'uomo, una chiesa diroccata con dipinti di ottima fattura sulle cime del Nord Dakota (?), un tentativo di stupro, il cavallo rifugio per la notte, la caccia finale con colpo di furbizia (l'unica trovata neanche troppo originale), il duello sanguinario e la "vendetta di Dio".
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Riguardato dopo 5 anni Revenant mostra i suoi limiti e conferma di non essere nè un grande film nè tantomeno un capolavoro. Alla prima visione infatti la natura selvaggia e cruenta e la fotografia eccellente addormentano gli altri sensi e distolgono l'attenzione sulla storia della vendetta personale di Glass e sulla sua "riconciliazione" con gli spiriti dei familiari uccisi. Inarritu porta tutto all'estremo. Gli indiani che tagliano teste, l'orso killer,i dolori al limite dell'umano, un cattivo senza alcun sentimento nè pietà, degli spiriti che aleggiano sull'uomo, una chiesa diroccata con dipinti di ottima fattura sulle cime del Nord Dakota (?), un tentativo di stupro, il cavallo rifugio per la notte, la caccia finale con colpo di furbizia (l'unica trovata neanche troppo originale), il duello sanguinario e la "vendetta di Dio". Di Caprio è talmente impegnato a soffire le pene dell'inferno che il rapporto col figlio è dato solo da immagini surreali e silenzi totali. E' vero che il desiderio di vendetta è un sentimento talmente profondo che non ha bisogno di tanti discorsi ma anche qui tutto è portato così al limite che non si ha tempo di meditare sul rapporto con i suoi legami pellerossa perchè subito incombe una scena da stomaco forte. L'unica parte che permette di riflettere sull'uomo bianco predatore e tiranno delle terre selvagge e sull'empatia tra gli indiani e coloro che veramente possono comprendere il loro sangue è quando l'indiano gli salva la vita e lo cura. Troppo poco in mezzo a questo troppo. Di Caprio bravissimo ok. ma doveva solo gemere ed essere sporco e ferito. Hardy un grande figlio di puttana d'altronde non si deve empatizzare col cattivo. Regista premiato sull'onda emotiva di Birdman. Se 5 anni fa gli avrei dato 9 oggi 2021 posso arrivare al massimo al 7 per ambientazione e fotografia.
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marcobrenni
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martedì 29 ottobre 2019
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film ridondante dove trionfa la natura gelida
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Non mi dilungo sulla storia già narrata per esteso da altri. Non c'è molto da dire su questo film essenziale, tanto essenziale da apparire irreale nella sua brutalità onnipervasiva. Non c'è (quasi) traccia di umanità in questo branco di cacciatori avidi e abbruttiti che invadono a scopi predatori il territorio degli "sporchi" indiani . L'unica umanità c'è nei confronti della morte del figlio meticcio da parte del protagonista Glass (Di Caprio). In fondo timorato di Dio (Inarritu stesso) non vuole che il suo eroe si macchi alla fine di una vendetta assassina, ma la lascia compiere al vicino gruppo d'indiani (tanto sono dei "senza anima").
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Non mi dilungo sulla storia già narrata per esteso da altri. Non c'è molto da dire su questo film essenziale, tanto essenziale da apparire irreale nella sua brutalità onnipervasiva. Non c'è (quasi) traccia di umanità in questo branco di cacciatori avidi e abbruttiti che invadono a scopi predatori il territorio degli "sporchi" indiani . L'unica umanità c'è nei confronti della morte del figlio meticcio da parte del protagonista Glass (Di Caprio). In fondo timorato di Dio (Inarritu stesso) non vuole che il suo eroe si macchi alla fine di una vendetta assassina, ma la lascia compiere al vicino gruppo d'indiani (tanto sono dei "senza anima"). Film ridondante di scene brutali, primitive, messe in scena con gusto sadico-mortifero che a tratti ricorda il gusto per la violenza sanguinolenta di Tarantino. Le uniche due cose positive-valide del film (troppo lungo) sono le meravigliose riprese dei paesaggi gelidi-innevati delle foreste artiche, nonché l'immane sforzo compiuto da Di Caprio che è si è sottoposto volontariamente ad un vero martirio. Comunque non è un film che andrei a rivedere: proprio no!
Giustificati gli Oscar solo per la scenografia e la credibile-difficile recitazione di Di Caprio. In buona sostanza lodi eccessive per questo film, forse anche per il calibro del regista Inarritu che già fece molto di meglio. Pure il nome di Di Caprio ha avuto il suo peso.
Marco Brenni
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martedì 29 ottobre 2019
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film ridondante in tutto
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Nonostante l'eccellente prestazione di Di Caprio-martire dei ghiacci, è un film ridondante di violenza, sangue, brutalità fine a sé stessa. Vero che c'è la lotta contro la natura ostile e contro la cattiveria, ma quel che è troppo storpia. Meritato l'Oscar a Di Caprio che si è impegnato allo spasimo per un copione terribile, inumano. Inarritu ha voluto sorprendere e c'è pure riuscito, ma ha decisamente esagerato, calcando la mano ovunque con un espressionismo disgustoso. Ottima solo la scenografia nei ghiacci del selvaggio Nord.
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fabio
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mercoledì 23 gennaio 2019
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pura avventura
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Paesaggi meravigliosi che risvegliano la voglia di avventura. Ottima interpretazione dei protagonisti. Non un capolavoro del genere ma senz'altro un film valido. C'è il rapporto con la natura indifferente e fredda. C'è il rapporto con il soprannaturale. C'è la storia epica della frontiera americana. Indicato a chi vuole evadere per una sera.
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silvia peterlana
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sabato 12 gennaio 2019
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troppo lungo
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Sono d'accordo con quanto ha scritto Davide l'8/1/2018: il film è lento. 2 ore e trenta minuti sono decisamente troppi per la storia raccontata! Sarebbe stato meglio farlo durare AL MASSIMO un'ora e cinquanta minuti comprendendo le scritte alla fine.
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gianmarco groppelli
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sabato 29 dicembre 2018
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gianmarco groppelli: critico cinematografico-scrittore-poeta-aforista-saggista
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"REVENANT" TITANICO. SAGACE. ADRENALINICO. UN LUNGOMETRAGGIO SAPIENTE E AUTOREVOLE CHE HA RIVOLUZIONATO IL CONCETTO BASE DI CINEMA. UNA DELLE VETTE PIÙ ALTE DELL'INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA AMERICANA. ECCEZIONALE. IL FILM PIU' COINVOLGENTE CHE ABBIA AVUTO LA FORTUNA DI RECENSIRE NEL CORSO DELLA MIA VITA LAVORATIVA.
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cinephilo
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mercoledì 14 novembre 2018
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immersivo, maestosamente selvaggio.
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Grande prova di Iñarritu, del maestro fotografo Lubezki e dello scenografo che hanno lavorato in questo film. Si trstta di un meraviglioso semi-documentario di sopravvivenza nelle selvagge montagne rocciose tra Montana e Canada (anche se l'ambientazione del film è in Nord Dakota). Scena dell'attacco dell'orso incredibilmente realistica, inquadrature maestose di alberi secolari e scorci di cielo che regnano sovrani sul destino di ogni protagonista. Meritatissimi gli oscar alla regia e alla fotografia. C'è da dire che il film non riesce tuttavia a raggiungere, secondo la mia personale e modesta opinione, lo status di capolavoro per mancanza di una sceneggiatura all'altezza e per la mancanza di caratterizzazione del personaggio principale, Hugh Glass, impersonato da un buon DiCaprio ma non dal miglior DiCaprio.
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Grande prova di Iñarritu, del maestro fotografo Lubezki e dello scenografo che hanno lavorato in questo film. Si trstta di un meraviglioso semi-documentario di sopravvivenza nelle selvagge montagne rocciose tra Montana e Canada (anche se l'ambientazione del film è in Nord Dakota). Scena dell'attacco dell'orso incredibilmente realistica, inquadrature maestose di alberi secolari e scorci di cielo che regnano sovrani sul destino di ogni protagonista. Meritatissimi gli oscar alla regia e alla fotografia. C'è da dire che il film non riesce tuttavia a raggiungere, secondo la mia personale e modesta opinione, lo status di capolavoro per mancanza di una sceneggiatura all'altezza e per la mancanza di caratterizzazione del personaggio principale, Hugh Glass, impersonato da un buon DiCaprio ma non dal miglior DiCaprio. Alcuni eventi mostrati non sarebbero stati a mio avviso compatibili con la sopravvivenza del protagonista come precipitare con un cavallo da un profondissimo dirupo su un pino innevato posto svariate decine di metri più in basso. Di Glass a parte la sua sete di vendetta per l'omicidio del figlio e della sua voglia di non arrendersi, nessun aspetto caratteriale, storico o introspettivo viene approfondito e sviluppato. Più caratterizzato invece il personaggio di Tom Hardy, Fitzgerald, che viene delineato sicuramente meglio nel carattere e nelle sue propensioni umane (o meglio disumane). Il britannico avrebbe secondo me meritato l'Oscar per il miglior attore non protagonista.
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