filippotognoli
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venerdì 1 gennaio 2016
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"l'essenziale e' invisibile agli occhi"
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La trasposizione cinematografica del romanzo capolavoro di Antoine de Saint Exupery non poteva essere resa meglio di cosi'! Il film riesce ad essere estremamente fedele al libro, e a coglierne l'essenziale (il termine ESSENTIAL e' ripetuto e riproposto moltissime volte). Ma allo stesso tempo sviluppa e intreccia una trama molto moderna e attuale che da' ancora maggiore risalto ai concetti base del plot originale. L'eterna lotta tra la ragione e il sentimento, il passaggio dall'eta' infantile a quella adulta, l'amicizia, la crescita, sono tutte tematiche perfettamente raccontate. A livello visivo c'e' un mix di nuovo e antico, dalla computer grafica stile Pixar, alla tecnica stop motion, fatta con personaggi e scenografie di carta, veramente eccezionale.
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La trasposizione cinematografica del romanzo capolavoro di Antoine de Saint Exupery non poteva essere resa meglio di cosi'! Il film riesce ad essere estremamente fedele al libro, e a coglierne l'essenziale (il termine ESSENTIAL e' ripetuto e riproposto moltissime volte). Ma allo stesso tempo sviluppa e intreccia una trama molto moderna e attuale che da' ancora maggiore risalto ai concetti base del plot originale. L'eterna lotta tra la ragione e il sentimento, il passaggio dall'eta' infantile a quella adulta, l'amicizia, la crescita, sono tutte tematiche perfettamente raccontate. A livello visivo c'e' un mix di nuovo e antico, dalla computer grafica stile Pixar, alla tecnica stop motion, fatta con personaggi e scenografie di carta, veramente eccezionale. Parafrasando il film e quindi il libro "il problema non e' diventare grandi, ma dimenticare di essere stati una volta tutti bambini". Da vedere al cinema con gli occhi, ma soprattutto con il cuore, come insegna la Volpe al Piccolo Principe. Semplice e profondo. Ai prossimi Oscar potrebbe essere il vero "outsider".
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alessio parmigiani
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martedì 5 gennaio 2016
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l'importante, signori, è non dimenticare.
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Nella contemporaneità, è facile individuare genitori apprensivi per il futuro dei propri figli. Tant'è la preoccupazione che percepiscono il bisogno di preparare minuziosamente ogni dettaglio vitale dei pargoli.
Ed è così che si apre il film.
Una giovane ragazza si ritrova costretta a cambiare casa per poter frequentare la prestigiosa Werth Academy. Non è mossa, tuttavia, da volontà propria, bensì dalla madre - una splendida figura che mescola lo stereotipo della donna d'affari e della mamma gentile e premurosa - che pianifica ogni secondo della vita della nostra Piccola Protagonista. Il percorso appare, così, machiavellicamente perfetto, se non fosse per lo strambo e misterioso vicino.
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Nella contemporaneità, è facile individuare genitori apprensivi per il futuro dei propri figli. Tant'è la preoccupazione che percepiscono il bisogno di preparare minuziosamente ogni dettaglio vitale dei pargoli.
Ed è così che si apre il film.
Una giovane ragazza si ritrova costretta a cambiare casa per poter frequentare la prestigiosa Werth Academy. Non è mossa, tuttavia, da volontà propria, bensì dalla madre - una splendida figura che mescola lo stereotipo della donna d'affari e della mamma gentile e premurosa - che pianifica ogni secondo della vita della nostra Piccola Protagonista. Il percorso appare, così, machiavellicamente perfetto, se non fosse per lo strambo e misterioso vicino. Sarà proprio questo anziano che trascinerà la ragazza nella sua piccola storia e, a noi, in un'avventura senza tempo.
Il Piccolo Principe è un lungometraggio animato di eccezionale manifattura. L'utilizzo della animazione tridimensionale e dello stop motion non è solo una pregievole scelta stilisticha, ma anche un modo per offrire due narrazioni, due realtà distinte che saranno costrette, infine, ad intricarsi.
Mark Osborne riesce a dirigere un film destinato sia ad un pubblico infantile che uno adulto. Il film si presenta simile, a livello filosofico, al libro: i concetti sono raffinati e, forse, difficili da comprendere in tenera età ma offrono, invece, una profonda riflessione nella coscienze dei "Grandi". Grandi sono coloro, direbbe il grande Saint-Exupéri, che hanno dimenticato e, questo film, è la massima testimonianza di come abbiamo scordato il nostro esser bambini. Quale miglior modo di ricordarlo, se non con un cartone animato che rievochi le emozioni infantili e pure?
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grazia.sveva
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domenica 3 gennaio 2016
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dove avete nascosto il piccolo principe?
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La trasposizione cinematografica de "Il piccolo principe" è stata realizzata con discreto successo da Mark Osborne, tralasciando però l'onere di spiegare davvero chi è il Piccolo Principe ed il suo metaforico viaggio alla scoperta dell'universo. Una bambina si trasferisce in un nuovo quartiere con la madre, condividendo inizialmente con questa l'ossessione di entrare in una prestigiosa scuola del quartiere. A stravolgere la vita di studio e rigidi programmi della bambina arriva un anziano signore suo vicino di casa, il quale strappa la piccola alla sua routine e la trasporta nel mondo figurato di un piccolo principe, della sua amica volpe e dello serpente spaventoso. Il messaggio del film è un giudizio sul binomio rigida organizzazione-totale creatività, ed il regista, riflettendo sul tema, invita il pubblico ad estraniarsi dalla visione del mondo organizzato e 'lucratore', incarnato dalla madre e dal mercante di stelle, per lasciarsi avvicinare da un bambino che si separa da una rosa per imparare ad amarla, che non dà importanza a nulla che non sia immateriale e che in ultimis decide di rinunciare persino al suo corpo fisico per amore del suo fiore.
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La trasposizione cinematografica de "Il piccolo principe" è stata realizzata con discreto successo da Mark Osborne, tralasciando però l'onere di spiegare davvero chi è il Piccolo Principe ed il suo metaforico viaggio alla scoperta dell'universo. Una bambina si trasferisce in un nuovo quartiere con la madre, condividendo inizialmente con questa l'ossessione di entrare in una prestigiosa scuola del quartiere. A stravolgere la vita di studio e rigidi programmi della bambina arriva un anziano signore suo vicino di casa, il quale strappa la piccola alla sua routine e la trasporta nel mondo figurato di un piccolo principe, della sua amica volpe e dello serpente spaventoso. Il messaggio del film è un giudizio sul binomio rigida organizzazione-totale creatività, ed il regista, riflettendo sul tema, invita il pubblico ad estraniarsi dalla visione del mondo organizzato e 'lucratore', incarnato dalla madre e dal mercante di stelle, per lasciarsi avvicinare da un bambino che si separa da una rosa per imparare ad amarla, che non dà importanza a nulla che non sia immateriale e che in ultimis decide di rinunciare persino al suo corpo fisico per amore del suo fiore. Sebbene l'accento sull'ossimoro materiale-immateriale sia ben posto, purtroppo il film nel suo complesso perde inevitabilmente una caratteristica fondante del romanzo, ossia poter essere letto a diversi livelli, da adulti e bambini. La piacevolezza delle musiche e dei colori ci accompagna verso l'idea che gli "adulti che hanno dimenticato" siano coloro che non apprezzano nulla che non sia tangibile e che vivono dimentichi di ogni cosa che non sia calcolabile ed economicamente valutabile. Il romanzo, dal mio punto di vista, è molto più profondo e si incentra su un viaggio di conoscenza e di agnizione di sé che il Piccolo Principe compie, affinché, al termine di esso, abbia imparato il valore di ciò che si ama, ovvero della sua rosa. Secondo Saint Exupéry, il bambino interiore si può riscoprire non soltanto rinunciando ai ritmi compulsivi ed alle pressioni economiche imposte dalla società, ma guardando all'intero spettro dei sentimenti umani con lo sguardo curioso e puro di un bambino. Nel film, i sentimenti vengono un po' banalizzati e soprattutto pragmatizzati nel finale, quando la bambina sente la necessità di vedere effettivamente cosa ne è stato del principe e della sua rosa. A mio giudizio, soprattutto in questa parte, Osborne avrebbe dovuto essere più fedele al libro e mantenere integra quella poesia che solo i sentimenti veri riescono a creare, magari enfatizzando il valore e l'unicità di ogni rapporto che il piccolo principe instaura nella narrazione, dall'amicizia con la volpe, all'amore per la sua rosa, alla paura del serpente.
In conclusione, il film de "Il Piccolo Principe" è una favola graziosa per bambini e adolescenti, ma che non riesce a generare abbastanza emozioni in un adulto che vorrebbe rivivere nel film la nostalgia dell'amore per una rosa, od il tenero ricordo di una volpe che, con pazienza e nel tempo, hanno addomesticato.
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cristiana sorrentino
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lunedì 4 gennaio 2016
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un grande omaggio all'opera di saint-exupéry
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'Essenziale' è una parola che viene pronunciata più volte, da personaggi diversi e con scopi o intenzioni diverse, in questa raffinata e ben congegnata trasposizione in chiave cinematografica del breve romanzo illustrato di Antoine de Saint-Exupéry, che quest’idea di Mark Osborne ha messo a confronto con una storia contemporanea. Essenziale è per la bambina che ne è protagonista, o almeno per sua madre, ogni momento che scandisce le sue giornate con l’obbiettivo di ‘diventare una meravigliosa adulta’.
In una cittadina che si muove geometricamente ai ritmi di un orologio, il destino della piccola si intreccia inevitabilmente con quello del suo anziano vicino di casa (un nuovo Saint-Exupéry) che, nonostante la consapevolezza della vita e della possibilità della morte, quanto mai reali, non ha mai dimenticato cosa sia la fantasia e il desiderio di lasciarle spazio.
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'Essenziale' è una parola che viene pronunciata più volte, da personaggi diversi e con scopi o intenzioni diverse, in questa raffinata e ben congegnata trasposizione in chiave cinematografica del breve romanzo illustrato di Antoine de Saint-Exupéry, che quest’idea di Mark Osborne ha messo a confronto con una storia contemporanea. Essenziale è per la bambina che ne è protagonista, o almeno per sua madre, ogni momento che scandisce le sue giornate con l’obbiettivo di ‘diventare una meravigliosa adulta’.
In una cittadina che si muove geometricamente ai ritmi di un orologio, il destino della piccola si intreccia inevitabilmente con quello del suo anziano vicino di casa (un nuovo Saint-Exupéry) che, nonostante la consapevolezza della vita e della possibilità della morte, quanto mai reali, non ha mai dimenticato cosa sia la fantasia e il desiderio di lasciarle spazio.
Questo film sembra costruirsi su un continuo contrasto, che a tratti diventa anche una sovrapposizione, tra razionalità e immaginazione, e tra la necessità forte della seconda a partire dalla prima. Il Piccolo principe è un personaggio che esiste nell’immaginazione ma che scatena sentimenti e consapevolezze profonde anche nella realtà; un faro che, nel film come nel romanzo, dà luce alle ombre della quotidianità in cui il vero 'essenziale' sembra essersi perso. Forse come in nessun’altro racconto di questo genere, questa è una storia che rimanda a ben oltre quello di cui è essenzialmente costituita, e ogni personaggio che la abita, insieme alle parole che pronuncia, si trasforma in un complesso simbolo e in un affascinante rimando.
La scelta di rendere omaggio ai disegni originali di Saint-Exupéry, semplici e quasi abbozzati, riproposti all’interno della pellicola per raccontare la vicenda del Piccolo principe, rimanda all’idea di un nuovo contrasto: il mondo di questa minuta creatura sembra poter esistere solo attraverso la traccia del disegno, che rappresenta lo strumento attraverso il quale l’immaginazione prende vita.
La partenza della bambina alla rocambolesca ricerca del Piccolo principe la porterà in una città grigia e desolata, in cui gli abitanti dai volti apatici incedono meccanicamente spinti da un invisibile metronomo che ne regola le cadenze. È qui che la conoscenza con il signor Principe, un ragazzo deluso da sé stesso e dalla vita che conduce, divorato da un sistema altrettanto buio e centralizzato, inconsciamente desideroso di ritornare a essere bambino dentro ('Il problema non è diventare grandi, ma dimenticare'), si trasforma in quello che Marcel Proust chiamerebbe ‘un nuovo viaggio di scoperta’: è la bambina, adesso, ad essere il suo Piccolo principe, a scatenare in lui il 'desiderio di tornare ad avere un rosa da amare, il bisogno di una volpe da rendere viva anche se è solo fatta di stoffa.
Questo Piccolo principe è un grande omaggio e va visto'. Forse più dagli adulti che dai bambini.
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zarar
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sabato 2 gennaio 2016
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non diventerò mai un'adulta come voi
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Non è facile misurarsi con un’opera fragile e poetica come “Il piccolo principe” salvandone l’attualità di fronte ad un pubblico infantile (e adulto) abituato a moduli comunicativi di ben altra aggressività espressiva. Analoghi tentativi sono clamorosamente falliti, come è stato osservato da più parti. La scelta intelligente di Oxborne è stata quella di confrontare il testo e le illustrazioni deliziosamente vintage di Saint-Exupéry con una piccola storia contemporanea che usa una grafica modernissima nello stile dei manga cartoons. La bimba protagonista di questa storia parallela vive in un mondo d’oggi freddo, geometrico, schematico, competitivo e iper-regolato, presieduto da una mamma superefficiente e sbrigativa, dove non hanno alcun posto calore e fantasia.
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Non è facile misurarsi con un’opera fragile e poetica come “Il piccolo principe” salvandone l’attualità di fronte ad un pubblico infantile (e adulto) abituato a moduli comunicativi di ben altra aggressività espressiva. Analoghi tentativi sono clamorosamente falliti, come è stato osservato da più parti. La scelta intelligente di Oxborne è stata quella di confrontare il testo e le illustrazioni deliziosamente vintage di Saint-Exupéry con una piccola storia contemporanea che usa una grafica modernissima nello stile dei manga cartoons. La bimba protagonista di questa storia parallela vive in un mondo d’oggi freddo, geometrico, schematico, competitivo e iper-regolato, presieduto da una mamma superefficiente e sbrigativa, dove non hanno alcun posto calore e fantasia. Deus ex machina, un personaggio del tutto out, un vecchio simpatico aviatore vicino di casa apparentemente squinternato e confusionario, spinge pian piano la bimba a entrare nelle pagine de “Il piccolo principe”, che si anima nella sua grafica di altri tempi fino a farla immergere in un mondo di sensazioni nuove, un mondo in cui si scopre che si può vedere con il cuore quello che non si vede con gli occhi; che solo con il cuore si vede l’essenziale e con il cuore si continuerà a vedere anche ciò che abbiamo amato e non c’è più; che è importante essere noi stessi, ma anche farsi ‘addomesticare’ dall’amicizia; ma soprattutto che crescere è necessario, ma senza mai dimenticare il bimbo che siamo stati. Alla fine i due mondi si fonderanno, per la felicità di tutti.
Riesce l’operazione di Mark Osborne? A metà. L’idea del doppio approccio è creativa e immaginosa, sia sul piano narrativo, sia sul piano visivo. Ma, nonostante la palese venerazione per il testo ispiratore, la parte più viva è quella ‘moderna’, soprattutto nella prima parte e nell’emozione delle prime nuove scoperte della bimba; più in là il film si fa un po’ verboso; il mondo del piccolo principe perde in poeticità e diventa un caleidoscopio un po’ casuale, per riprendere la sua logica sottile solo verso la fine. In più la materializzazione animata delle vecchie illustrazioni produce personaggi stile cartapesta, tristanzuoli e legnosi, quando forse avrebbe potuto mantenere la linearità elegante a due dimensioni dell’originale. Le voci di ottimi attori offrono un doppiaggio insolitamente buono.
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elgatoloco
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giovedì 7 gennaio 2016
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complessivamente fedele al grande classico
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Questo"THe little Prince"è complessivamente fedele allo spirito, anche se non alla lettera(non sarebbe stato possibile, visti anche problemi di metraggio)dell'opera di d e Saint-Exupery, proprio anche contaminandolo con un"1984"di George Orwell, dove però le"anticipazioni profetiche"di quell'altra opera si sono ormai totalmente realizzate. La bambina oppressa da madre e scuola, che le impongono un"pensum"terribile, da ventenne aspirante a carriera e successo, invece che da bambina di 9 anni, trova una creativa linea di fuga conoscendo l'aviatore(che è/era poi lo stesso autore, come noto), riscoprendo gioco, avventura, autorealizzazione, appunto creativa, di sé e del Sé, leggendo e interiorizzando-"rivivendo"le vicenda del"Petit Prince".
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Questo"THe little Prince"è complessivamente fedele allo spirito, anche se non alla lettera(non sarebbe stato possibile, visti anche problemi di metraggio)dell'opera di d e Saint-Exupery, proprio anche contaminandolo con un"1984"di George Orwell, dove però le"anticipazioni profetiche"di quell'altra opera si sono ormai totalmente realizzate. La bambina oppressa da madre e scuola, che le impongono un"pensum"terribile, da ventenne aspirante a carriera e successo, invece che da bambina di 9 anni, trova una creativa linea di fuga conoscendo l'aviatore(che è/era poi lo stesso autore, come noto), riscoprendo gioco, avventura, autorealizzazione, appunto creativa, di sé e del Sé, leggendo e interiorizzando-"rivivendo"le vicenda del"Petit Prince". Ottima la scelta di far rivivere, animandoli, i disegni dello stesso autore, decisamente quintessenziali anzi assolutamente vitali per la storia. Che "Le petit Prince"sia"fiaba filosofica"è appurato da sempre(dai più di settant'anni, ormai, dalla sua composizione), ma, nella sua polisemia, essa si rivolge fecondamente a ogni perosna, ad ogni lettrice/lettore e dunque si può leggere a vari livelli, dove il film può essere un'efficace"introibo", introduzione a quest'opera letteraria fondamentale, purché, però, si compia anche il secondo passo, quello determinante, ossia la lettura dell'opera; in questo senso, se i creatori del"cartoon-movie"hanno fatto il primo passo, sta ora a genitori, maestri, professori, educatori, fare quello determinantee, ossia esortare-.invitare, diremmo quasi"obbligare simpaticamente e creativamente"(è contradictio in ajecto, lo so, ma come immagine metaforica è efficace)bambini/e, ragazzi/e, giovani adulti/e che abbiano visto il film a passare alla lettura diretta del classico-operazione che"s'ha fare"assolutamente. Da segnalare, una volta tanto, anche la bontà del doppiaggio made in Italy: visti il calibro degli attori/delle attrici impegnati/e, da Toni Serviallo a Paola Cortellesi a Gassman(Alessandro)ci si poteva aspettare una resa molto aulica, mentre il risultato è piacevolmente"pacato"e"normale", senza mai appiattirsi e divenire banale. El Gato
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cristiana sorrentino
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lunedì 4 gennaio 2016
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un grande omaggio all'opera di saint-exupéry
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'Essenziale' è una parola che viene pronunciata più volte, da personaggi diversi e con scopi o intenzioni diverse, in questa raffinata e ben congegnata trasposizione in chiave cinematografica del breve romanzo illustrato di Antoine de Saint-Exupéry, che quest’idea di Mark Osborne ha messo a confronto con una storia contemporanea. Essenziale è per la bambina che ne è protagonista, o almeno per sua madre, ogni momento che scandisce le sue giornate con l’obbiettivo di ‘diventare una meravigliosa adulta’.
In una cittadina che si muove geometricamente ai ritmi di un orologio, il destino della piccola si intreccia inevitabilmente con quello del suo anziano vicino di casa (un nuovo Saint-Exupéry) che, nonostante la consapevolezza della vita e della possibilità della morte, quanto mai reali, non ha mai dimenticato cosa sia la fantasia e il desiderio di lasciarle spazio.
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'Essenziale' è una parola che viene pronunciata più volte, da personaggi diversi e con scopi o intenzioni diverse, in questa raffinata e ben congegnata trasposizione in chiave cinematografica del breve romanzo illustrato di Antoine de Saint-Exupéry, che quest’idea di Mark Osborne ha messo a confronto con una storia contemporanea. Essenziale è per la bambina che ne è protagonista, o almeno per sua madre, ogni momento che scandisce le sue giornate con l’obbiettivo di ‘diventare una meravigliosa adulta’.
In una cittadina che si muove geometricamente ai ritmi di un orologio, il destino della piccola si intreccia inevitabilmente con quello del suo anziano vicino di casa (un nuovo Saint-Exupéry) che, nonostante la consapevolezza della vita e della possibilità della morte, quanto mai reali, non ha mai dimenticato cosa sia la fantasia e il desiderio di lasciarle spazio.
Questo film sembra costruirsi su un continuo contrasto, che a tratti diventa anche una sovrapposizione, tra razionalità e immaginazione, e tra la necessità forte della seconda a partire dalla prima. Il Piccolo principe è un personaggio che esiste nell’immaginazione ma che scatena sentimenti e consapevolezze profonde anche nella realtà; un faro che, nel film come nel romanzo, dà luce alle ombre della quotidianità in cui il vero 'essenziale' sembra essersi perso. Forse come in nessun’altro racconto di questo genere, questa è una storia che rimanda a ben oltre quello di cui è essenzialmente costituita, e ogni personaggio che la abita, insieme alle parole che pronuncia, si trasforma in un complesso simbolo e in un affascinante rimando.
La scelta di rendere omaggio ai disegni originali di Saint-Exupéry, semplici e quasi abbozzati, riproposti all’interno della pellicola per raccontare la vicenda del Piccolo principe, rimanda all’idea di un nuovo contrasto: il mondo di questa minuta creatura sembra poter esistere solo attraverso la traccia del disegno, che rappresenta lo strumento attraverso il quale l’immaginazione prende vita.
La partenza della bambina alla rocambolesca ricerca del Piccolo principe la porterà in una città grigia e desolata, in cui gli abitanti dai volti apatici incedono meccanicamente spinti da un invisibile metronomo che ne regola le cadenze. È qui che la conoscenza con il signor Principe, un ragazzo deluso da sé stesso e dalla vita che conduce, divorato da un sistema altrettanto buio e centralizzato, inconsciamente desideroso di ritornare a essere bambino dentro ('Il problema non è diventare grandi, ma dimenticare'), si trasforma in quello che Marcel Proust chiamerebbe ‘un nuovo viaggio di scoperta’: è la bambina, adesso, ad essere il suo Piccolo principe, a scatenare in lui il 'desiderio di tornare ad avere un rosa da amare, il bisogno di una volpe da rendere viva anche se è solo fatta di stoffa.
Questo Piccolo principe è un grande omaggio e va visto'. Forse più dagli adulti che dai bambini.
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marce84
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giovedì 18 febbraio 2016
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un piccolo principe che incanta
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Il film di animazione di Mark Osborne incanta per poesia, originalità e bellezza visiva. Riproporre un classico della letteratura per bambini e non solo, era un’impresa ardua: il rischio di creare un prodotto banale, già visto oppure appiattire il senso del libro era molto alto. Invece questa versione de “Il piccolo principe” raggiunge l’obiettivo. Perché il regista riesce a recuperare la classicità del racconto, inserendola all’interno di un’altra storia più moderna, dove i due piani si sovrappongono e si intersecano. E’ una sorta di storia nella storia, dove il racconto classico del “piccolo principe” viene affidato alla narrazione dell’anziano aviatore ed è funzionale all’altro piano narrativo, quello della bambina e della sua maturazione come ragazza: tematiche quali l’amicizia, l’importanza del cuore, dei sentimenti e un continuo riferimento alla lotta tra ragione e sentimento, fra dovere e piacere, fra regole imposte dagli altri e dalla società e regole imposte dal proprio cuore e dalla propria fantasia, diventano strumentali per la formazione della protagonista.
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Il film di animazione di Mark Osborne incanta per poesia, originalità e bellezza visiva. Riproporre un classico della letteratura per bambini e non solo, era un’impresa ardua: il rischio di creare un prodotto banale, già visto oppure appiattire il senso del libro era molto alto. Invece questa versione de “Il piccolo principe” raggiunge l’obiettivo. Perché il regista riesce a recuperare la classicità del racconto, inserendola all’interno di un’altra storia più moderna, dove i due piani si sovrappongono e si intersecano. E’ una sorta di storia nella storia, dove il racconto classico del “piccolo principe” viene affidato alla narrazione dell’anziano aviatore ed è funzionale all’altro piano narrativo, quello della bambina e della sua maturazione come ragazza: tematiche quali l’amicizia, l’importanza del cuore, dei sentimenti e un continuo riferimento alla lotta tra ragione e sentimento, fra dovere e piacere, fra regole imposte dagli altri e dalla società e regole imposte dal proprio cuore e dalla propria fantasia, diventano strumentali per la formazione della protagonista.
Anche la scelta di adottare due tecniche visive differenti per diversificare i due piani narrativi risulta vincente: grafica tridimensionale e moderna per la storia ambientata ai giorni nostri e poesia pura utilizzando la tecnica stop motion dei disegni originali per la parte che evoca la storia classica.
Probabilmente la prima parte, più poetica ed evocativa, si fa preferire alla seconda, dove prevale l’azione e dove il regista forse esce un po’ fuori dai binari. Ma il risultato finale è apprezzabile e, allo spettatore, non resta che una bella lezione di sentimenti, un inno alla vita e a guardare non con gli occhi, ma con il cuore: lo stesso insegnamento che la volpe dà al piccolo principe originale, che l’aviatore del film impartisce alla ragazza e che il regista dà al pubblico.
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enrike b
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sabato 5 dicembre 2015
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il problema è "dimenticare"
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Chi ha letto il libro almeno più di una volta, come me, si troverà in difficoltà a non emozionarsi. Fatico a scrivere un giudizio oggettivo infatti, con gli occhi colmi di commozione alla frase della piccola protagonista "Crescserò, ma non sarò mai un'adulta come voi". Il film trae ispirazione dal Piccolo Principe e, dato che ricalcarlo alla perfezion era impossibile, gli autori hanno pensato bene di incrociarlo con una storia ai giorni nostri. Sulla carta sembrerà un'eresia ai fan del Petit Prince, ma il suo spirito è salvo e reso moderno nel modo migliore che ci saremmo mai potuti augurare. La grafica nella maggior parte del film è quella del 3D scolastica, carina e piacevole seppur tiepida come qualità.
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Chi ha letto il libro almeno più di una volta, come me, si troverà in difficoltà a non emozionarsi. Fatico a scrivere un giudizio oggettivo infatti, con gli occhi colmi di commozione alla frase della piccola protagonista "Crescserò, ma non sarò mai un'adulta come voi". Il film trae ispirazione dal Piccolo Principe e, dato che ricalcarlo alla perfezion era impossibile, gli autori hanno pensato bene di incrociarlo con una storia ai giorni nostri. Sulla carta sembrerà un'eresia ai fan del Petit Prince, ma il suo spirito è salvo e reso moderno nel modo migliore che ci saremmo mai potuti augurare. La grafica nella maggior parte del film è quella del 3D scolastica, carina e piacevole seppur tiepida come qualità. La parte dei flashback dove c'è il piccolo principe è poesia pura, non a caso l'animazione cambia e diventa quella "antica" stop motion che fa tornare bambini. Non so come lo giudicherei senza aver letto il libro (3-4 volte), ma proprio come il libro mi è sembrato un film per bambini, ma sopratutto per adulti.
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enrike b
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lunedì 7 dicembre 2015
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il problema è "dimenticare"
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Chi ha letto il libro più di una volta, credo che faticherà a non commuoversi almeno un po'. Io stesso ho avuto gli occhi lucidi al grido della bambina protagonista "Crescerò, ma non diventerò mai un'adulta come voi!". Sì, lo spirito del nostro amato Petit Prince è salvo, modernizzato ma non troppo nell'aspetto, ma sopratutto integro nell'animo! Il film si divide in una parte di animazione 3D molto piacevole e carina, ma non eccelsa, giustamente da 3 stelle come ha valutato Giancarlo Zappoli. Ma i flashback sul piccolo principe nel deserto prima e con la volpe poi, sono indimenticabili, da 5 stelle, e quindi mediamente per me vale 4 stelle il film.
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Chi ha letto il libro più di una volta, credo che faticherà a non commuoversi almeno un po'. Io stesso ho avuto gli occhi lucidi al grido della bambina protagonista "Crescerò, ma non diventerò mai un'adulta come voi!". Sì, lo spirito del nostro amato Petit Prince è salvo, modernizzato ma non troppo nell'aspetto, ma sopratutto integro nell'animo! Il film si divide in una parte di animazione 3D molto piacevole e carina, ma non eccelsa, giustamente da 3 stelle come ha valutato Giancarlo Zappoli. Ma i flashback sul piccolo principe nel deserto prima e con la volpe poi, sono indimenticabili, da 5 stelle, e quindi mediamente per me vale 4 stelle il film. Forse sono di parte, chi non ha letto il libro non so come possa giudicare questo film, ma io l'ho trovato esattamente come il libro: per tutti i bambini, ma sopratutto per tutti i grandi che hanno dimenticato di essere stati bambini.
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