sarkina68
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lunedì 28 aprile 2014
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comprensione
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Parto svantaggiata. Non conoscevo il regista, né ho visto il vol.1 (ma mi aggiornerò immediatamente), in piu'si sa, e facilmente si deduce, che è una versione "monca" - mancano, forse dei interi "pezzi". Non so quali sn state le ragioni di mutilare il film, per quanto sembra, pure in disaccordo con von Trier. Posso quindi solo constatare che quando un film si pensa e si ripensa, cercando di entrare nella psicologia dei personaggi, di comprendere o disapprovare i loro comportamenti, il loro modo di pensare..vuol dire che merita di essere visto. Forse alcune scene sono prevedibili, il finale poi quasi scontato. Ma è proprio lì la verità.
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Parto svantaggiata. Non conoscevo il regista, né ho visto il vol.1 (ma mi aggiornerò immediatamente), in piu'si sa, e facilmente si deduce, che è una versione "monca" - mancano, forse dei interi "pezzi". Non so quali sn state le ragioni di mutilare il film, per quanto sembra, pure in disaccordo con von Trier. Posso quindi solo constatare che quando un film si pensa e si ripensa, cercando di entrare nella psicologia dei personaggi, di comprendere o disapprovare i loro comportamenti, il loro modo di pensare..vuol dire che merita di essere visto. Forse alcune scene sono prevedibili, il finale poi quasi scontato. Ma è proprio lì la verità. Chi è puro e chi è impuro? L'ultima scena del "Purista" che decide di perdere la sua verginità con Lei e in quelle date circostanze, e' la più ripugnante, nauseante e perversa da tutto il film. Anzi non la scena, ma lui. La reazione della protagonista, ritenuta da molti, forte, esagerata e inspiegabile, risulta in quel contesto naturale...Non penso che è un film consigliabile a molti, specialmente se seguaci del libro " 50 sfumature di grigio" (le quali in realtà dovevano essere del color marrone). Chi va vederlo solo per le scene di nudo e naturaliste, sperando in un film porno, rimarrà deluso.
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gian89
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lunedì 28 aprile 2014
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volume 2 - una delusione!
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Finale estremamente deludente. Il film nel complesso è molto originale e tutte le perversioni mostrate sono perfettamente conformi alla tipologia di personaggi creati da Lars. Tutto tranne il finale. Non si possono manovrare le azioni di un personaggio con una tale incoerenza da trasformarlo in un mero strumento per il messaggio che si vuole lanciare. E' irrispettoso nei confronti del pubblico fare una cosa del genere, e purtroppo nel finale accade questo secondo me. Peccato perché per il resto è un film con i suoi meriti.
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filippo catani
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lunedì 28 aprile 2014
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un film discreto ma si è visto di meglio
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Continua il racconto delle vicende sessuali della giovane ragazza all'anziano signore che l'aveva soccorsa all'inizio del primo episodio.
Per descrivere bene lo spettatore alla fine di questa pellicola e dell'opera in generale si può prendere in prestito un'immagine che appare verso la fine di questo volume secondo che ritrae un albero curvo ma non spezzato. Ecco lo spettatore viene messo a dura prova ma resiste fino alla fine. La prima parte di questo nuovo volume si concentra sulla protagonista che perde ormai ogni contatto con la realtà per cercare di sperimentare nuove esperienze sessuali fino al sadomasochismo. Questa parte mette a dura prova la resistenza fisica e mentale della protagonista e dello spettatore che viene fortunatamente ripagato da un'ottima seconda parte di film e da un notevole finale (insieme anche alle dotte esternazioni del padrone di casa che erano già presenti nel primo episodio e che spaziavano dalla musica all'arte fino alla religione).
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Continua il racconto delle vicende sessuali della giovane ragazza all'anziano signore che l'aveva soccorsa all'inizio del primo episodio.
Per descrivere bene lo spettatore alla fine di questa pellicola e dell'opera in generale si può prendere in prestito un'immagine che appare verso la fine di questo volume secondo che ritrae un albero curvo ma non spezzato. Ecco lo spettatore viene messo a dura prova ma resiste fino alla fine. La prima parte di questo nuovo volume si concentra sulla protagonista che perde ormai ogni contatto con la realtà per cercare di sperimentare nuove esperienze sessuali fino al sadomasochismo. Questa parte mette a dura prova la resistenza fisica e mentale della protagonista e dello spettatore che viene fortunatamente ripagato da un'ottima seconda parte di film e da un notevole finale (insieme anche alle dotte esternazioni del padrone di casa che erano già presenti nel primo episodio e che spaziavano dalla musica all'arte fino alla religione). Complessivamente si può dire che il film di Trier ci è piaciuto ed è stato un interessante viaggio all'interno della psiche umana. Ecco si tratta appunto di un buon film ma si è visto di meglio anche ad opera dello stesso regista (penso ad esempio a Melancholia). Essenziale e con una minima dose di colonna sonora come vorrebbero i rigidi dettami del manifesto Dogma. Nel complesso una buona prova per il cast al completo.
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hidalgo
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lunedì 28 aprile 2014
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un film per lars
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Commentare un film di Lars von Trier è sempre difficile. In questo caso, è addirittura proibitivo. Reputo questo Nymphomaniac una sorta di autobiografia morale del regista, un film personale in cui von Trier, furbescamente, mette a nudo se stesso. Impossibile (almeno per me) non pensare che la protagonista sia l'alter ego del buon Lars, il quale dice e ci dice tramite Joe tutto quello che gli passa per la testa. Joe non è una sesso-dipendemte, ma una ninfomane. Non è "malata", così come non lo è Lars von Trier nell'ostentare la sua passione(?) per il sadomasochismo e per la provocazione estrema e disturbante. Provateci voi a dire che un pedofillo che riesce a controllare la sua perversione è da ammirare.
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Commentare un film di Lars von Trier è sempre difficile. In questo caso, è addirittura proibitivo. Reputo questo Nymphomaniac una sorta di autobiografia morale del regista, un film personale in cui von Trier, furbescamente, mette a nudo se stesso. Impossibile (almeno per me) non pensare che la protagonista sia l'alter ego del buon Lars, il quale dice e ci dice tramite Joe tutto quello che gli passa per la testa. Joe non è una sesso-dipendemte, ma una ninfomane. Non è "malata", così come non lo è Lars von Trier nell'ostentare la sua passione(?) per il sadomasochismo e per la provocazione estrema e disturbante. Provateci voi a dire che un pedofillo che riesce a controllare la sua perversione è da ammirare... in questo, io ammiro il regista danese per il coraggio e la capacità di sconvolgere e scandalizzare. Quello che non sono riuscito ad ammirare fino in fondo, per mie colpe probabilmente, è il film in sè. Una lunga parabola nichilista e provocatoria, dal mio punto di vista. Un film forte ma anche un pò noioso, tutto sommato fine a se stesso. Lars von Trier cerca il Sgnificato mettendo in mezzo un pò di tutto, dalla filosofia alla religione, dal sesso all'amore, dal ricordo indelebile di un padre all'assenza totale di una madre. A mio avviso, e ripetendo che forse il problema è solo mio, l'assenza totale è anche quella di un trama, di un qualcosa che dia al film un senso che possa appartenere a tutti e non solo a von Trier. Nota di merito per il finale, davvero riuscito e pietrificante. Nymphomaniac è un'opera che a volte sconvolge e a volte scade nel ridicolo. Un pò come Antichrist, a cui il film attinge senza mezze misure.
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barby76
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lunedì 28 aprile 2014
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delusione totale
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Non solo vorrei indietro i soldi del biglietto, ma anche la mia domenica pomeriggio. Esattamente come nei film hard-core, la sceneggiatura è un dettaglio e il regista è più interessato a esplorare tutte esperienze sessuali, piuttosto che sviluppare una trama.
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luca scial�
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domenica 27 aprile 2014
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la vita di joe degenera
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In questo secondo capitolo, Joe prosegue la sua narrazione. La sua vita prende una piega più complicata. La sua ossessione per il sesso degenera. Ormai con Jerome le cose non vanno più bene e neppure l'arrivo di un figlio migliora il rapporto. Anzi, lo peggiora. Perché Joe lo trascura pur di uscire e soddisfare i suoi desideri sessuali. Come avere un rapporto con un uomo di colore o subire rapporti sadomaso. Neppure le sedute psichiatriche la aiutano. Finisce anche per avere una relazione omosessuale con una giovane collega. Ma questa ultima voglia avrà la piega peggiore e più inaspettata.
In questo secondo capitolo, Lars von Trier calca la mano, facendo sfociare il film in una vena più cupa e disperata.
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In questo secondo capitolo, Joe prosegue la sua narrazione. La sua vita prende una piega più complicata. La sua ossessione per il sesso degenera. Ormai con Jerome le cose non vanno più bene e neppure l'arrivo di un figlio migliora il rapporto. Anzi, lo peggiora. Perché Joe lo trascura pur di uscire e soddisfare i suoi desideri sessuali. Come avere un rapporto con un uomo di colore o subire rapporti sadomaso. Neppure le sedute psichiatriche la aiutano. Finisce anche per avere una relazione omosessuale con una giovane collega. Ma questa ultima voglia avrà la piega peggiore e più inaspettata.
In questo secondo capitolo, Lars von Trier calca la mano, facendo sfociare il film in una vena più cupa e disperata. Un risvolto del resto tipico delle sue pellicole. Il finale spiazza, anche se può essere anche prevedibile. Restano comunque dei punti critici: era necessario farlo così lungo ed esplicito? Ma forse la risposta è insita nella stessa carriera di von Trier: non convenzionale, sperimentale, spiazzante, esagerata, profonda. Ha voluto chiudere così, in modo esagerato e senza lasciare nulla di non detto, la "trilogia della depressione".
Un appunto però va fatto sulla scelta degli attori: Joe da ragazzina non somiglia affatto alla Joe da adulta; Shia Leboeuf è sia Jerome da ragazzo, sia Jerome da adulto, ma fino a un certo punto. Nel finale viene sostituito da un altro attore che non gli somiglia affatto. Ma forse anche in questo von Trier ha voluto giocare con lo spettatore.
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melvin ii
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domenica 27 aprile 2014
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siamo tutti un po joe..
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Il biglietto d’acquistare per “Nymphomaniac - Volume 2” è 1)Manco regalato 2) Omaggio 3)Di Pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Nymph()maniac - parte 2” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater, Shia La Beouf, Willem Dafoe, Mia Goth, Jamie Bell.
Delusione è questo il sentimento che mi ha invaso poche ore fa alla fine della proezione della seconda parte del film di Lars Von Trier.
Se il primo film mi era piaciuto molto, regalandomi emozioni e spunti di riflessioni, il secondo mi ha lasciato con un gusto amaro in bocca.
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Il biglietto d’acquistare per “Nymphomaniac - Volume 2” è 1)Manco regalato 2) Omaggio 3)Di Pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Nymph()maniac - parte 2” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater, Shia La Beouf, Willem Dafoe, Mia Goth, Jamie Bell.
Delusione è questo il sentimento che mi ha invaso poche ore fa alla fine della proezione della seconda parte del film di Lars Von Trier.
Se il primo film mi era piaciuto molto, regalandomi emozioni e spunti di riflessioni, il secondo mi ha lasciato con un gusto amaro in bocca.
“Nynph()maniac parte II” è come se dopo aver mangiato un ottimo antipasto e primo, il resto del pranzo risultasse deludente e non all’altezza dell’aspettative.
Avevamo lasciato alla fine del primo capitolo la nostra protagonista giovane Joe(Martin) disperata perchè incapace di raggiungere il piacere durante l’amplesso amoroso con il suo Jerome(Beouf).
Cosi la matura Joe(Gainsbourg) riprende il racconto della sua vita al vecchio Seligman.
Nonostante l’assenza dell’orgasmo, la nostra protagonista comunque tenta di formare una famiglia con Jerome, diventando anche madre del piccolo Marcel.
Joe è diventata donna, ma i suoi impulsi sessuali sono comunque forti che il solo Jerome non è sufficiente a soddisfarli. Spinta dallo stesso compagno a fare altre esperienze per placare “la sua fame”, tra cui anche un divertente menage a trois con due uomini di colore,
Ma un tema di questo secondo capitolo è come spesso il sesso non significhi piacere e coccole, anzi.
Joe alla ricerca dell’orgasmo perduto entra nel mondo del sadomaso, sottoponendosi “alle cure” del misterioso del giovane K(Bell) ogni notte.
Il dolore, la violenza e le umiliazioni inflitte da K diventano per Joe l’unico modo per provare qualcosa. Non riesce più rinunciarci al punto d’abbandonare la famiglia, dopo l’ultimatum di Jerome.
Joe ormai sola, prova d’arginare i suoi impeti con una terapia di gruppo, ma senza fortuna.
Così decide di vivere fino in fondo la “sua malattia” e di reagire a un mondo incapace d’amarla e accoglierla.
Si illude di trovare l’amore con un'altra donna, ma sarà ancora una volta delusa.
Anche in questo secondo capitolo, il regista affronta il tema della colpa, del dolore e della sofferenza in contrapposizione alla gioia giocando sul tema sesso e dei suoi estremi, come se fosse un cattolico integralista, ma stavolta il risultato non convince lo spettatore.
Probabilmente i tagli della censura hanno inciso maggiormente nella struttura della sceneggiatura e soprattutto nei dialoghi, rendendo l’opera meno brillante e incisiva della prima parte.
La “confessione laica” di Joe e il controcanto di Seligman sono meno coinvolgenti ed ispirati.
Si delinea la figura di Seligman come antitesi di Joe
Il film ha un ritmo lento e a tratti monocorde risultando molto celebrale e assai poco provocatorio.
Le discusse scene hard sono anche in questo secondo capitolo “contenute”, ma rispetto al primo capitolo, hanno meno forza d’impatto visivo nel racconto.
Joe raccontando di sé, muta ed evolve, espiando i suoi presunti peccati.
Nel finale scopriamo chi e perché ha aggredito Joe lasciandola ferita e priva di senso per strada.
L’ultima scena è un misto d’ilarità, grottesco e cupezza che comunque sconcerta lo spettatore.
Lo spettatore dopo 4 ore di racconto, non può non pensare che in fondo dentro di noi, abbiamo un po’ di Joè.
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nerone bianchi
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domenica 27 aprile 2014
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senza redenzione
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E' un film massacrante, duro, nero come non mai, una discesa che sembra non avere mai fine e che quando pensi abbia toccato finalmente il fondo, ecco che un nuovo gorgo la inghiotte e giù ancora. E' un film senza redenzione, che ti crocifigge alla sedia, mani e piedi, che non conosce flessioni o cadute d'attenzione. Questa seconda parte sembra molto più compatta rispetto alla prima, ma questo lo dico col beneficio dell'inventario, potrebbe essere un effetto dovuto alla divisione del film in due parti distinte e separate nel tempo, scelta che sinceramente non mi sento di approvare. Se un'opera dura un tempo insolito rispetto a quella che consideriamo essere la norma in materia, va proposta così com'è, uno sceglie se andare o rinunciare.
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E' un film massacrante, duro, nero come non mai, una discesa che sembra non avere mai fine e che quando pensi abbia toccato finalmente il fondo, ecco che un nuovo gorgo la inghiotte e giù ancora. E' un film senza redenzione, che ti crocifigge alla sedia, mani e piedi, che non conosce flessioni o cadute d'attenzione. Questa seconda parte sembra molto più compatta rispetto alla prima, ma questo lo dico col beneficio dell'inventario, potrebbe essere un effetto dovuto alla divisione del film in due parti distinte e separate nel tempo, scelta che sinceramente non mi sento di approvare. Se un'opera dura un tempo insolito rispetto a quella che consideriamo essere la norma in materia, va proposta così com'è, uno sceglie se andare o rinunciare. Anche nell'opera lirica ci sono esempi di consistenti durate, eppure nessuno si è mai sognato di dividere l'opera stessa in due parti e addirittura di proporla a distanza di un mese una dall'altra. Appare evidente come in questo caso più che in altri, la logica dell'industria abbia prevalso su quella dell'integrità di un prodotto artistico, costringendo milioni di persone a tornare due volte al cinema e a pagare due volte un biglietto d'ingresso per vedere lo stesso film. Comunque questo è quello che il convento ha passato e su questo esercitiamo le nostre riflessioni. La discesa nella fossa delle marianne della nostra psiche è potente, il sesso è una bestia nera, capace di prendere il sopravvento sulla nostra vita, è una sorta di memoria ancestrale che è lì, nella sua tana, a ricordarci che non siamo del tutto ed esclusivamente inclini a far attraversare la strada alle vecchiette, ma che veniamo da lontano, da molto lontano, che diverse forze agiscono al nostro interno e che sono il prodotto di millenni di evoluzione, di tonnellate di libri, di cammini attraverso le civiltà, forze che a stento risuciamo a tenere a bada e che basta davvero un nulla per vederle correre senza controllo. Le cronache di quanto accaduto nella vicina guerra della ex Yugoslavia sono lì, a stamparci in faccia che dentro ciascuno di noi vive Joe e vive Seligman, e ogni volta che le regole socialii per qualche motivo si allentano, i due riprendono la scena. Il finale di questa lunga seduta psicoanalitica toglie ogni possibile rassicurazione e apre sotto ai nostri piedi l'ennesimo pozzo buio e inesplorato che sinceramente non ci aspettavamo. Bellissima la versione onirica di “Hei Joe” di Jimi Hendrix sulla quale scorrono i titoli di coda.
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nerone bianchi
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domenica 27 aprile 2014
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senza redenzione
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E' un film massacrante, duro, nero come non mai, una discesa che sembra non avere mai fine e che quando pensi abbia toccato finalmente il fondo, ecco che un nuovo gorgo la inghiotte e giù ancora. E' un film senza redenzione, che ti crocifigge alla sedia, mani e piedi, che non conosce flessioni o cadute d'attenzione. Questa seconda parte sembra molto più compatta rispetto alla prima, ma questo lo dico col beneficio dell'inventario, potrebbe essere un effetto dovuto alla divisione del film in due parti distinte e separate nel tempo, scelta che sinceramente non mi sento di approvare. Se un'opera dura un tempo insolito rispetto a quella che consideriamo essere la norma in materia, va proposta così com'è, uno sceglie se andare o rinunciare.
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E' un film massacrante, duro, nero come non mai, una discesa che sembra non avere mai fine e che quando pensi abbia toccato finalmente il fondo, ecco che un nuovo gorgo la inghiotte e giù ancora. E' un film senza redenzione, che ti crocifigge alla sedia, mani e piedi, che non conosce flessioni o cadute d'attenzione. Questa seconda parte sembra molto più compatta rispetto alla prima, ma questo lo dico col beneficio dell'inventario, potrebbe essere un effetto dovuto alla divisione del film in due parti distinte e separate nel tempo, scelta che sinceramente non mi sento di approvare. Se un'opera dura un tempo insolito rispetto a quella che consideriamo essere la norma in materia, va proposta così com'è, uno sceglie se andare o rinunciare. Anche nell'opera lirica ci sono esempi di consistenti durate, eppure nessuno si è mai sognato di dividere l'opera stessa in due parti e addirittura di proporla a distanza di un mese una dall'altra. Appare evidente come in questo caso più che in altri, la logica dell'industria abbia prevalso su quella dell'integrità di un prodotto artistico, costringendo milioni di persone a tornare due volte al cinema e a pagare due volte un biglietto d'ingresso per vedere lo stesso film. Comunque questo è quello che il convento ha passato e su questo esercitiamo le nostre riflessioni. La discesa nella fossa delle marianne della nostra psiche è potente, il sesso è una bestia nera, capace di prendere il sopravvento sulla nostra vita, è una sorta di memoria ancestrale che è lì, nella sua tana, a ricordarci che non siamo del tutto ed esclusivamente inclini a far attraversare la strada alle vecchiette, ma che veniamo da lontano, da molto lontano, che diverse forze agiscono al nostro interno e che sono il prodotto di millenni di evoluzione, di tonnellate di libri, di cammini attraverso le civiltà, forze che a stento risuciamo a tenere a bada e che basta davvero un nulla per vederle correre senza controllo. Le cronache di quanto accaduto nella vicina guerra della ex Yugoslavia sono lì, a stamparci in faccia che dentro ciascuno di noi vive Joe e vive Seligman, e ogni volta che le regole socialii per qualche motivo si allentano, i due riprendono la scena. Il finale di questa lunga seduta psicoanalitica toglie ogni possibile rassicurazione e apre sotto ai nostri piedi l'ennesimo pozzo buio e inesplorato che sinceramente non ci aspettavamo. Bellissima la versione onirica di “Hei Joe” di Jimi Hendrix sulla quale scorrono i titoli di coda.
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