mauridal
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venerdì 23 maggio 2014
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quando il freddo del nord gioca brutti scherzi.
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Quando un racconto, per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità del proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera.
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Quando un racconto, per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità del proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera. Il regista Lars Von Trier con il suo film Ninfomania vuole rendere lo spettatore prigioniero del suo schema, del suo pensiero, in materia di sesso e perversione o patologie psicopatiche. Tutto giustificato per il trascorso consenso che si è guadagnato come autore e regista,cinematografico. In realtà il cinema è uno strumento male usato nelle mani di Von Trier , per i sui temi poteva usare con gli stessi schemi altre forme espressive. Il cinema no. iL cinema di Von Trier, raggiungendo un così vasto pubblico, agisce sull' immaginario così immediatamente, tanto che, impedisce subito una analisi profonda, tale che uno spettatore comune possa rifiutare o accettare il discorso. IL film così diviene una labirintica trappola mentale, per un pubblico anche consenziente, in qualche modo obbligato ad essere inquadrato negli schemi nei, dogmi, nelle paranoie mistico- filosofiche, nonché- storico matematico - geometriche dell'autore. IL tutto con la pretesa di estrinsecare 'intero l'apparato psicoanalitico sotteso alle patologie sessuali. Ma non basta, Il racconto , i personaggi, l'ambientazione appartengono tipicamente ad una cultura nord europea di stampo luterano- protestante, tanto per etichettare, con una visione della società ed una individuale, che nel sud del mondo non trovano riscontro. La donna e l'uomo di Von Trier sono personaggi lontani dalle società meridionali dove il sesso, le perversioni, sono più viscerali, sono presenti nella vita naturale, più che in quella mentale. Forse anche il regista lo ha colto, solo nella scena dei fratelli africani che litigano in dialetto per la modalita della azione sessuale nei confronti della donna oggetto ,azione intesa forse ironicamente come una faccenda da sbrigare. Tutto il resto del film oscilla tra varie pendenze , poco attendibili per una storia cinematografica. Altra sarebbe stata la visione pure morale e psicoanalitica di un Bergman regista sì cinematografico , profondamente nordico ma capace di universalizzare il suo mondo imperfetto.Ci auguriamo, che Von Trier maturi una crescita in tutti i sensi, lasciando liberi tutti gli spettatori europei dei suoi futuri film, di entrare ma anche di uscire dalle sue storie senza essere legati e frustati sul popò come vorrebbe fare.
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mauridal
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giovedì 22 maggio 2014
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quando il freddo del nord gioca brutti scherzi.
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Quando un racconto per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità dell'proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera.
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Quando un racconto per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità dell'proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera. Il regista Lars Von Trier con il suo film Ninfomania vuole rendere lo spettatore prigioniero del suo schema, del suo pensiero, in materia di sesso e perversione o patologie psicopatiche. Tutto giustificato per il trascorso consenso che si è guadagnato come autore e regista,cinematografico. In realtà il cinema è uno strumento male usato nelle mani di Von Trier , per i sui temi poteva usare con gli stessi schemi altre forme espressive. Il cinema no. iL cinema di Von Trier, raggiungendo un così vasto pubblico,e agendo sulla immaginario così immediatamente, tanto che impedisce subito una analisi profonda, tale che uno spettatore comune possa rifiutare o accettare il discorso.IL film così diviene una labirintica trappola mentale, per un pubblico anche consenziente, in qualche modo obbligato ad essere inquadrato negli schemi nei, dogmi, nelle paranoie mistico- filosofiche, nonchè- storico matematico - geometriche dell'autore. IL tutto con la pretesa di estrinsecarel'intero l'apparato psicoanalitico sotteso alle patologie sessuali. Ma non basta, Il racconto , i personaggi, l'ambientazione appartengono tipicamente ad una cultura nord europea di stampo luterano- protestante, tanto per etichettare, con una visione della società ed una individuale, che nel sud del mondo non trovano riscontro. La donna e l'uomo di Von Trier sono personaggi lontani dalle società meridionali dove il sesso, le perversioni, sono più viscerali, sono presenti nella vita naturale, più che in quella mentale. Forse anche il regista lo ha colto, solo nella scena dei fratelli africani che litigano in dialetto per la modalita della azione sessuale nei confronti della donna oggetto ,azione intesa forse ironicamente come una faccenda da sbrigare. Tutto il resto del film oscilla tra varie pendenze , poco attendibili per una storia cinematografica. Altra sarebbe stata la visione pure morale e psicoanalitica di un Bergman regista sì cinematografico , profondamente nordico ma capace di universalizzare il suo mondo imperfetto.Ci auguriamo, che Von Trier maturi una crescita in tutti i sensi, lasciando liberi tutti gli spettatori europei dei suoi futuri film, di entrare ma anche di uscire dalle sue storie senza essere legati e frustati sul popò come vorrebbe fare.
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aleksandra czuba
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giovedì 22 maggio 2014
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nymphomaniac come una morality play.
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Lars von Trier non ha mai badato al benessere degli spettatori. Disturbarli il più possibile è sempre stato uno dei suoi obiettivi principali. Una volta raggiunto lo status di grande autore cinematografico, non ha posto limiti alla sua creatività nel raccontare storie impiantate sul tragico destino del protagonista. La sua fama di grande provocatore gli ha sempre attirato sia buona che cattiva pubblicità. Nymphomaniac ha diviso il pubblico tra i fan fedeli, curiosi di vedere la sua nuova opera, e quelli che a priori si rifiutano di essere tormentati. Non è solamente un film pieno di erotismo, come avremmo potuto aspettarci dalle fuorvianti e misteriose campagne pubblicitarie. Avremmo dovuto ricordare che il regista non si è mai permesso di sottomettere la trama e lo spessore dei personaggi a una forma solamente raffinata o provocatoria: pochi registi sono stati in grado di conferire ai personaggi, soprattutto femminili, la profondità delle sue protagoniste, Bess de Le onde del destino su tutti.
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Lars von Trier non ha mai badato al benessere degli spettatori. Disturbarli il più possibile è sempre stato uno dei suoi obiettivi principali. Una volta raggiunto lo status di grande autore cinematografico, non ha posto limiti alla sua creatività nel raccontare storie impiantate sul tragico destino del protagonista. La sua fama di grande provocatore gli ha sempre attirato sia buona che cattiva pubblicità. Nymphomaniac ha diviso il pubblico tra i fan fedeli, curiosi di vedere la sua nuova opera, e quelli che a priori si rifiutano di essere tormentati. Non è solamente un film pieno di erotismo, come avremmo potuto aspettarci dalle fuorvianti e misteriose campagne pubblicitarie. Avremmo dovuto ricordare che il regista non si è mai permesso di sottomettere la trama e lo spessore dei personaggi a una forma solamente raffinata o provocatoria: pochi registi sono stati in grado di conferire ai personaggi, soprattutto femminili, la profondità delle sue protagoniste, Bess de Le onde del destino su tutti. Con Nymphomaniac il regista danese ci dona più del solito del suo genio, grazie a una forma particolare del film: una sorta di morality play in episodi, un dramma allegorico, filosofico e teleologico, sulla condizione umana; nell’arco della sua vita solitaria la protagonista Joe (Charlotte Gainsbourg), messa a confronto con le proprie intime intenzioni, deve continuamente scegliere tra la dannazione e la salvezza. Gli oltre quarant’anni di vita di Joe sono ripercorsi in otto capitoli. Gli episodi di flashback sono intessuti nel suo racconto nel presente, che costituisce una forma di confessione dei suoi peccati. Joe è una ninfomane, è convinta della sua dannazione ma non prova il pentimento. Il suo confessore Seligman (Stellan Skarsgård), un vecchio intellettuale rimasto celibe, le lancia una luce di speranza e con pazienza e tenacia cerca le giustificazioni dei suoi peccati nella storia dell’umanità. La vita e l’esplorazione del proprio corpo da parte di Joe diviene oggetto di una fredda indagine parascientifica, in cui lei viene studiata come una rappresentante di una specie animale nel suo habitat biologico. Nel discorso tra i due non mancano riferimenti matematici, biologici, culturali e musicali, in cui le esperienze vissute da Joe sembrano essere guidate da delle leggi fisse di questo universo, in questo senso al di fuori del bene e del male. Joe non è solo una sesso-dipendente che andrebbe curata, è una donna che non si accontenta facilmente del ruolo che la società ha previsto per lei. Joe vuole di più, dal tramonto, dagli uomini e dal proprio corpo. Il sesso è solo l’effetto collaterale della sua complessa personalità, e così è trattato dal regista. L’erotismo non è dunque l’argomento centrale del film, piuttosto è uno degli elementi indispensabili per capire a fondo una donna come Joe. Lars von Trier, pur abusando a volte di didascalie e iperboli, riesce a gettare una luce nuova sulla complessa sessualità umana, impigliata nel combattimento con l’ordine sociale, la religione e la cultura. Un film che, con mano ironica, oltrepassa la sensibilità collettiva, opponendo l’estasi sessuale alla soddisfazione intellettuale, come alternative alla ricerca della felicità. Un film che rischia di raggelare e disarmare gli spettatori, ma da vedere, col cuore e soprattutto con la mente.
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marco santillani
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domenica 11 maggio 2014
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cinema d'autore
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Prima dell'inizio della pellicola una frase spiega che Lars Von Trier non ha ritenuto giusto accettare i tagli fatti al film per essere proiettato al pubblico. Forse è una trovata pubblicitaria, come a dire che le scene di sesso tagliate sono ancora più spinte di quelle presenti. Questo genera una maggiore curiosità, attorno all'opera del regista. Il film è bello, un gran film d'autore e probabilmente le scene di sesso tagliate, avrebbero (come dice Von Trier) dato ancor più valore all'opera. Percorso psicologico della protagonista che in un certo senso quieta la sua bramosia di sesso ed alla fine non si concede all'unico uomo a cui avrebbe regalato veramente piacere.
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Prima dell'inizio della pellicola una frase spiega che Lars Von Trier non ha ritenuto giusto accettare i tagli fatti al film per essere proiettato al pubblico. Forse è una trovata pubblicitaria, come a dire che le scene di sesso tagliate sono ancora più spinte di quelle presenti. Questo genera una maggiore curiosità, attorno all'opera del regista. Il film è bello, un gran film d'autore e probabilmente le scene di sesso tagliate, avrebbero (come dice Von Trier) dato ancor più valore all'opera. Percorso psicologico della protagonista che in un certo senso quieta la sua bramosia di sesso ed alla fine non si concede all'unico uomo a cui avrebbe regalato veramente piacere. Film perverso e straordinario, godibilisso e che ti tiene con gli occhi incollati allo schermo.
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tyler
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lunedì 5 maggio 2014
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inguardabile e tristemente crudo
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Francamente non riesco a capire cosa ci possa essere di bello in questo film....
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ely57
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mercoledì 30 aprile 2014
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gli istinti declinati
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Da Joe a Siegman abbiamo visto nei due volumi filmici presentati, la rappresentazione di tutte le possibili declinazioni della parte istintuale - sessuale che viene cosi dimostrata da Trier come sempre presente chi più, chi meno in ogni essere umano: dall'amorfo, vergine e complessato anziano professore che esterna, dopo una vita nelle tenebre, un filo di desiderio, sino alla bulimia estrema e patologica della protagonista, passando da chi in modo forse consapevole o forse no, ha desideri pedofili istintivi solo a parlarne...
Tutte le casistiche sono state analizzate ed esplicitate: chi vive una pesante patologia vivendo compulsivamente tutte le esperienze sessuali possibili ed estreme ogni giorno, chi in una vita intera desidera e prova un approccio sessuale una volta sola sino a chi non sa e non sperimenterà mai la propria vera tendenza di attrazione istintiva verso i bambini essendo un pedofilo potenziale.
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Da Joe a Siegman abbiamo visto nei due volumi filmici presentati, la rappresentazione di tutte le possibili declinazioni della parte istintuale - sessuale che viene cosi dimostrata da Trier come sempre presente chi più, chi meno in ogni essere umano: dall'amorfo, vergine e complessato anziano professore che esterna, dopo una vita nelle tenebre, un filo di desiderio, sino alla bulimia estrema e patologica della protagonista, passando da chi in modo forse consapevole o forse no, ha desideri pedofili istintivi solo a parlarne...
Tutte le casistiche sono state analizzate ed esplicitate: chi vive una pesante patologia vivendo compulsivamente tutte le esperienze sessuali possibili ed estreme ogni giorno, chi in una vita intera desidera e prova un approccio sessuale una volta sola sino a chi non sa e non sperimenterà mai la propria vera tendenza di attrazione istintiva verso i bambini essendo un pedofilo potenziale. Ogni essere umano ha quindi, in questo laboratorio scientifico Trieriano, la parte istintiva-sessuale più o meno sviluppata e chi più chi meno consapevolmente vissuta.
Siamo tutti nature diverse, come l'albero scuro e drammatico modanato dagli agenti esterni ma forte e resistente o come i campi di graminacee dell'incipit del volume due saturi di tanto colore oro e vitalità. Non esiste la normalità essa la lasciamo ai codici sociali e ipocriti.
Grande Trier!
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[+] dici bene ely
(di kondor17)
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flyanto
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mercoledì 30 aprile 2014
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sempre più verso l'abisso più totale
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Proseguimento della prima parte (Nymphomaniac - Volume 1) in cui la protagonista, ferita e soccorsa in strada da un uomo anziano che la conduce e la cura nella propria casa, continua a raccontare al proprio ospite le sue voglie e manie sessuali, alla ricerca, con l'avanzamento dell'età, di emozioni sempre più forti ed audaci. Ricorrendo smodatamente ai piaceri ed alle esperienze più estreme ella incorrerà in avventure erotiche con più persone contemporaneamente ed addirittura ad esperienze sado masochiste o di genere lesbo in seguito alle quali riuscirà o tenterà di sentirsi viva. Tutto ciò verso l'abisso più totale.
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Proseguimento della prima parte (Nymphomaniac - Volume 1) in cui la protagonista, ferita e soccorsa in strada da un uomo anziano che la conduce e la cura nella propria casa, continua a raccontare al proprio ospite le sue voglie e manie sessuali, alla ricerca, con l'avanzamento dell'età, di emozioni sempre più forti ed audaci. Ricorrendo smodatamente ai piaceri ed alle esperienze più estreme ella incorrerà in avventure erotiche con più persone contemporaneamente ed addirittura ad esperienze sado masochiste o di genere lesbo in seguito alle quali riuscirà o tenterà di sentirsi viva. Tutto ciò verso l'abisso più totale....
La seconda parte di Nymphomaniac, anch'essa rigorosamente mutilata di svariate scene per motivi di censura, risulta senza dubbio più cruda della prima, soprattutto per l'eccesso di certe situazioni a cui la protagonista, ormai più adulta, ricorre per sentirsi più viva e provare emozioni. L'abisso verso cui si dirige, ormai all'estremo della sua patologica depressione, la condurrà verso un finale inaspettato e quanto mai in linea con tutta la vicenda ed il pensiero sostenuto da Lars Von Triers nelle molte ore della narrazione della vicenda. Direi che il regista danese abbia quanto mai azzeccato il finale che per lo spettatore si rivelerà essere l'unico modo in cui una tale storia poteva finire. Direi, sublime quasi ad innalzare il pregio di questa pellicola che induce lo spettatore a porsi numerosi quesiti in fatto di nevrosi, religione, principi morali e della società in generale. Troppo ci sarebbe da dire e da discutere....
Ottimi gli attori: Charlotte Gainsbourg, la protagonista adolescente ormai cresciuta, praticamente perfetta nella sua parte di donna fortemente disturbata, Stellan Skarsgard in quello, come nel Volume 1, di acuto e paziente uditore, Jamie Bell, ormai lontano dalle sue evoluzioni di ballerino in "Billy Elliot", qui in veste di dispensatore di cruenti piaceri sado maso, e poi ancora Shia LE Boeuf e molti altri...
In conclusione non mi trovo troppo d'accordo con coloro che reputano la seconda parte del film come inferiore rispetto alla prima: a mio modesto parere il volume secondo, anch'esso diviso rigorosamente in capitoli come il primo e come varie opere precedenti di Triers, costituisce il perfetto proseguo del precedente, in conseguente sintonia ed equilibrio.
Anche per Nymphomaniac - Vol. 2, consiglio l'astensione di spettatori facilmente impressionabili e soprattutto legati a troppo rigidi principi morali
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adelio
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mercoledì 30 aprile 2014
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la ninfomania è tenebra e muore all'alba
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Il film è naturalmente un crescendo evolutivo della condizione di dipendenza dalla ninfomania, ma quel che disturba non sono tanto le scene di esplicita violenza tra bondage e il masochismo, quanto l’inutilità di alcuni passaggi del tutto gratuiti. Il solito Von Trier che deve stupire con combinazioni, analogie, numerologie che nulla portano alla narrazione e restano autoreferenziali. Veramente insopportabile l’artificio della levitazione della protagonista bambina estasiata da visioni simboliche di un backgroud culturale che non le appartiene in cui le vive, così come è incomprensibile il passaggio dei “negri” visti come animali nell’unica scena non “animale” di questo Volume II.
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Il film è naturalmente un crescendo evolutivo della condizione di dipendenza dalla ninfomania, ma quel che disturba non sono tanto le scene di esplicita violenza tra bondage e il masochismo, quanto l’inutilità di alcuni passaggi del tutto gratuiti. Il solito Von Trier che deve stupire con combinazioni, analogie, numerologie che nulla portano alla narrazione e restano autoreferenziali. Veramente insopportabile l’artificio della levitazione della protagonista bambina estasiata da visioni simboliche di un backgroud culturale che non le appartiene in cui le vive, così come è incomprensibile il passaggio dei “negri” visti come animali nell’unica scena non “animale” di questo Volume II. Tutti gli aspetti della sessualità e della condizione femminile vengono, in questa seconda parte, completati in base ad una logica evoluzione di vita, pure la maternità…financo “l’invidia delle cagnette a cui sottrae l’osso” (leggi Brasseins)…ma il film non decolla, le aspettative lasciate dal Volume I vengono disattese. Bella l’immagine di Joe galleggiante nella primigenia acqua marina contrapposta a quella di Lui che giace come morto su un “letto” di libri. Bello vedere imputridire la bassezza della carnalità umana nelle tenebre per poi morire all’alba al sorgere di un flebile raggio di sole. Brutto è invece immaginare la cultura e il sapere dell’uomo occidentale imprigionato in un labirinto oscuro. Il film è tutto in questo percorso contrapposto e incrociato, da occidente verso oriente per Lei e viceversa per Lui, idealmente la catarsi per la condizione della ninfomane e il risveglio degli istinti repressi per lui. Inaspettato (forse..) anche se molto probabile il finale. L’attrazione della carne non risparmia neppure l’amorfo intelletto maschile….anzi lo sopprime!
Film Nymphomaniac Vol. II è da vedere solo se si è visto il Vol. I giusto per comprendere il costrutto mentale del regista che fa incrociare, in evoluzione, un istinto animale con un conformismo intellettuale occidentale solo apparentemente “politically correct”.
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(di francesco2)
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evildevin87
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mercoledì 30 aprile 2014
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un amaro finale
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Prosegue il racconto della ninfomane Joe circa la sua lenta scivolata nel baratro dell'oblio. Anche nella seconda parte Von Trier non ci risparmia in scene forti ed esplicite, ma tutte messe in un contesto tutt'altro che eccitante.
Joe scopre di aver perso la sensibilità durante l'atto sessuale, per cui si mette alla disperata ricerca di qualcosa che possa sopperire questa sua (per lei) grave mancanza. E la sua dipendenza per il sesso la porta alla totale solitudine, e perfino a perdere la famiglia. Lei non può essere altro che ciò che è. Non può essere madre, non può essere moglie e nemmeno avere amici. E quest'ultimo concetto pervade tutto il film e ci viene sbattuto in faccia brutalmente nell'amarissimo finale.
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Prosegue il racconto della ninfomane Joe circa la sua lenta scivolata nel baratro dell'oblio. Anche nella seconda parte Von Trier non ci risparmia in scene forti ed esplicite, ma tutte messe in un contesto tutt'altro che eccitante.
Joe scopre di aver perso la sensibilità durante l'atto sessuale, per cui si mette alla disperata ricerca di qualcosa che possa sopperire questa sua (per lei) grave mancanza. E la sua dipendenza per il sesso la porta alla totale solitudine, e perfino a perdere la famiglia. Lei non può essere altro che ciò che è. Non può essere madre, non può essere moglie e nemmeno avere amici. E quest'ultimo concetto pervade tutto il film e ci viene sbattuto in faccia brutalmente nell'amarissimo finale.
Tirando le somme, anche con il Vol. I: un bel film, a mio parere il più riuscito della trilogia della depressione (senza nulla togliere ad Antichrist e Melancholia che mi sono piaciuti molto). Malgrado le numerose scene di sesso esplicite questo è tutt'altro che un film sul sesso, ma bensì sull'ineluttabile destino di una persona che soffre di una cronica dipendenza a rimanere sola a vita.
Chi definisce questo film un porno pecca di grande superficialità. Il porno mostra nudità e atti sessuali espliciti al fine di eccitare lo spettatore, nel film di Von Trier è tutto in un contesto pregno di angoscia e degrado. Se andate al cinema con l'apettativa di guardarvi un porno rimarrete molto delusi. Per tutti gli altri: godetevelo.
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sarkina68
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lunedì 28 aprile 2014
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comprensione
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Parto svantaggiata. Non conoscevo il regista, né ho visto il vol.1 (ma mi aggiornerò immediatamente), in piu'si sa, e facilmente si deduce, che è una versione "monca" - mancano, forse dei interi "pezzi". Non so quali sn state le ragioni di mutilare il film, per quanto sembra, pure in disaccordo con von Trier. Posso quindi solo constatare che quando un film si pensa e si ripensa, cercando di entrare nella psicologia dei personaggi, di comprendere o disapprovare i loro comportamenti, il loro modo di pensare..vuol dire che merita di essere visto. Forse alcune scene sono prevedibili, il finale poi quasi scontato. Ma è proprio lì la verità.
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Parto svantaggiata. Non conoscevo il regista, né ho visto il vol.1 (ma mi aggiornerò immediatamente), in piu'si sa, e facilmente si deduce, che è una versione "monca" - mancano, forse dei interi "pezzi". Non so quali sn state le ragioni di mutilare il film, per quanto sembra, pure in disaccordo con von Trier. Posso quindi solo constatare che quando un film si pensa e si ripensa, cercando di entrare nella psicologia dei personaggi, di comprendere o disapprovare i loro comportamenti, il loro modo di pensare..vuol dire che merita di essere visto. Forse alcune scene sono prevedibili, il finale poi quasi scontato. Ma è proprio lì la verità. Chi è puro e chi è impuro? L'ultima scena del "Purista" che decide di perdere la sua verginità con Lei e in quelle date circostanze, e' la più ripugnante, nauseante e perversa da tutto il film. Anzi non la scena, ma lui. La reazione della protagonista, ritenuta da molti, forte, esagerata e inspiegabile, risulta in quel contesto naturale...Non penso che è un film consigliabile a molti, specialmente se seguaci del libro " 50 sfumature di grigio" (le quali in realtà dovevano essere del color marrone). Chi va vederlo solo per le scene di nudo e naturaliste, sperando in un film porno, rimarrà deluso.
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[+] non hai capito molto
(di luanaa)
[ - ] non hai capito molto
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