mauridal
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giovedì 18 dicembre 2014
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woody allen , magic moments.
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare .
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare . Sembrerebbe tutto semplice, se non fosse per l'intervento nevrotico di Woody che complica la storia con la sua visione pessima del mondo, degli uomini delle donne, della vita inutile quanto la morte, della religione inutile in quanto talmud da osservare insomma un bel pasticcio da sciogliere con un finale o da lettino con freud oppure con una magnifica donna da baciare , woody nel sua fantastica irrealtà sceglie questa.
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mauridal
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giovedì 18 dicembre 2014
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woody allen artefice magico
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare .
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare . Sembrerebbe tutto semplice, se non fosse per l'intervento nevrotico di Woody che complica la storia con la sua visione pessima del mondo, degli uomini delle donne, della vita inutile quanto la morte, della religione inutile in quanto talmud da osservare insomma un bel pasticcio da sciogliere con un finale o da lettino con freud oppure con una magnifica donna da baciare , woody nel sua fantastica irrealtà sceglie questa.
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maria f.
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lunedì 15 dicembre 2014
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evviva i buoni film!
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Ci sono alcuni film che lasciano senza fiato per il contenuto dei dialoghi, ti attanagliano, non ti permettono di non riflettere, impongono un’analisi e tu sei letteralmente coinvolta, cullata, ciondolante, altre volte, turbata, tormentata, in ogni caso sempre arricchita.
Questo film è indubbiamente ben fatto, magnifici colori pastello, bellezze naturali ma, ahimè, per quanto si ravvisi che l’argomento trattato è nodale, l’autore non è mai riuscito ad approfondirlo, sviscerarlo, a far sì che fosse l’elemento trainante, il fulcro della storia.
I protagonisti, il cinico e scettico Stanley e la giovane e affascinante pseudo sensitiva Sophie sono impegnati entrambi a voler dimostrare il primo che l’illusione fa parte di questo mondo senza scomodare l’aldilà, e l’altra che credere in una vita ultraterrena dà gioia e appagamento.
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Ci sono alcuni film che lasciano senza fiato per il contenuto dei dialoghi, ti attanagliano, non ti permettono di non riflettere, impongono un’analisi e tu sei letteralmente coinvolta, cullata, ciondolante, altre volte, turbata, tormentata, in ogni caso sempre arricchita.
Questo film è indubbiamente ben fatto, magnifici colori pastello, bellezze naturali ma, ahimè, per quanto si ravvisi che l’argomento trattato è nodale, l’autore non è mai riuscito ad approfondirlo, sviscerarlo, a far sì che fosse l’elemento trainante, il fulcro della storia.
I protagonisti, il cinico e scettico Stanley e la giovane e affascinante pseudo sensitiva Sophie sono impegnati entrambi a voler dimostrare il primo che l’illusione fa parte di questo mondo senza scomodare l’aldilà, e l’altra che credere in una vita ultraterrena dà gioia e appagamento.
Stanley nonostante la sua visione materialista è affascinato dai risultati da lui medesimo appurati dei poteri paranormali di Sophie, sta sul punto di credere nell’esistenza di un mondo trascendente, ma poi scopre che quei fenomeni medianici sono stati costruiti ad arte dalla fascinosa ragazza, insomma la splendida giovane barava.
Si scaglia dunque contro Sophie la quale con molta energia e determinazione lo invita a registrare che - seppure per brevissimo tempo – il vagheggiamento, l’utopia di un possibile altro mondo terreno gli hanno regalato momenti di autentica e somma felicità.
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marcello bardini
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lunedì 15 dicembre 2014
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woody, ti prego, torna ad impegnarti
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C'era una volta.... — Un bravo regista! — diranno subito i miei piccoli lettori. — No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un signore che faceva film ogni volta che usciva di casa, come Stephen King e Andrea Vitali scrivono un romanzo nuovo alla settimana.
Anche io dico la mia su “Magic in the moonlight”, il nuovo film di Woody Allen.
Qualora non aveste voglia di arrivare alla fine di questo post, lo scrivo subito senza tanti fronzoli: non guardate questo film e usate quell’ora e mezza per dedicarvi a ben più proficue attività, siano esse in un bar o fra le lenzuola.
Ecco, Woody. Perché ci fai questo? Un famoso illusionista (Colin Firth) viene incaricato di smascherare una “veggente” (Emma Stone), la quale starebbe imbrogliando tutti i membri di una ricca famiglia americana in vacanza in Costa Azzurra.
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C'era una volta.... — Un bravo regista! — diranno subito i miei piccoli lettori. — No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un signore che faceva film ogni volta che usciva di casa, come Stephen King e Andrea Vitali scrivono un romanzo nuovo alla settimana.
Anche io dico la mia su “Magic in the moonlight”, il nuovo film di Woody Allen.
Qualora non aveste voglia di arrivare alla fine di questo post, lo scrivo subito senza tanti fronzoli: non guardate questo film e usate quell’ora e mezza per dedicarvi a ben più proficue attività, siano esse in un bar o fra le lenzuola.
Ecco, Woody. Perché ci fai questo? Un famoso illusionista (Colin Firth) viene incaricato di smascherare una “veggente” (Emma Stone), la quale starebbe imbrogliando tutti i membri di una ricca famiglia americana in vacanza in Costa Azzurra.
Niente da eccepire, al solito, sulla direzione degli attori. Tutti nella parte. Marcia Gay Harden (la mamma-manager della Stone) ed Eileen Atkins (la zia di Firth) da applausi. Forse Firth un po’ sopra le righe, ma il personaggio, d’altronde, lo richiede.
E per il resto?
Signori, si sbadiglia.
Stupisce come Woody riesca ad abbinare banalità da bacio Perugina (“Il mondo può anche essere del tutto privo di scopo, ma non del tutto privo di magia”) a battute comunque abbastanza interessanti (“Quello che non ci uccide, il più delle volte ci frega”). Alla fine, però, la zampata del vecchio leone non riemerge, ahimé, quasi mai. Fatta forse eccezione per il penultimo dialogo tra Firth e l’anziana zia.
Una commedia con qualche riflessione su magia e illusionismo, con lieto fine: spoilerino piccolo piccolo, scusate, ma tanto lo sapevate già. La banalità più becera, condita con una Costa Azzurra un po’ troppo da cartolina. Perdonam Woody ma, se proprio devo, mi riguardo “The prestige” o, se devo scegliere fra i tuoi, “Scoop”.
E, attenzione, non sto criticando il film leggero in genere, eh. Sono il primo a dire che ci vogliano anche quelli. Voglio dire, non che io passi il mio tempo a guardare solo Bergman o Kurosawa. Di tanto in tanto mi devo guardare anche il film con Steven Seagal, per staccare la mente. Il film di cui conosci ogni cosa ancora prima di vederlo, magari anche di bassa qualita, ma che proprio per questo ti fa sentire a casa. Però se vado a vedere Woody Allen mi aspetto qualcos’altro, ecco.
“Allen ripete sempre lo stesso film ogni anno, ma lo ripete bene”. E’ uno dei comandamenti del cinefilo. Con il quale non sono d’accordo, pur mettendo Woody tra i miei preferiti di sempre. Un anno fa scrissi che “Blue Jasmine” mi aveva davvero entusiasmato, con il suo livello quasi da “Match Point”. Allora, mi chiedo, perché invece di riciclare all’infinito (male) la magia (nel senso di “film che parla di magia”) di “Stardust Memories”, Woody non resta sul film quasi drammatico? Mah.
L’unico aspetto positivo del film è che, usciti dalla sala, torna la voglia di andare a rivedere “The Big Lebowski” o “Tempi moderni”, in questi stessi giorni tornati al cinema per i nostalgici. O comunque, viene voglia di scommettere i soldi del biglietto nel prossimo di Ken Loach o di Tim Burton. Che come effetto collaterale non è male.
“Non va mai preso alla leggera un film di Woody Allen”, è un altro dei comandamenti del cinefilo. Ecco, io questo film non l’ho proprio preso. Punto.
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ombri
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lunedì 15 dicembre 2014
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arguzia e finezza
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Stanley Crawford (un Colin Firth più in parte che mai) è un mago, anzi IL mago, un vero genio del palcoscenico. Travestito e truccato da cinese esegue numeri di illusionismo straordinari ed è apprezzato in tutto il mondo; vanta una casa lussuosissima, una fidanzata affascinante, colta e raffinata, ed un carattere bisbetico, misantropo ed egocentrico che gli consente di appassionarsi esclusivamente a ciò che è scientificamente dimostrabile. Un vecchio amico e collega stuzzica pertanto il suo interesse proponendogli di aiutarlo a smascherare una sedicente medium che sta truffando una ricca famiglia inglese trasferitasi in Costa Azzurra; giunto sul posto sotto mentite spoglie, il nostro tenta in ogni modo di ridurre a spiegazioni scientifiche le straordinarie intuizioni della brillante impostora, che si rivela essere giovane e assai graziosa, ma i poteri della ragazza sembrano davvero sovrannaturali, e a ciò si aggiunga lo sviluppo di un'innegabile alchimia tra i due.
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Stanley Crawford (un Colin Firth più in parte che mai) è un mago, anzi IL mago, un vero genio del palcoscenico. Travestito e truccato da cinese esegue numeri di illusionismo straordinari ed è apprezzato in tutto il mondo; vanta una casa lussuosissima, una fidanzata affascinante, colta e raffinata, ed un carattere bisbetico, misantropo ed egocentrico che gli consente di appassionarsi esclusivamente a ciò che è scientificamente dimostrabile. Un vecchio amico e collega stuzzica pertanto il suo interesse proponendogli di aiutarlo a smascherare una sedicente medium che sta truffando una ricca famiglia inglese trasferitasi in Costa Azzurra; giunto sul posto sotto mentite spoglie, il nostro tenta in ogni modo di ridurre a spiegazioni scientifiche le straordinarie intuizioni della brillante impostora, che si rivela essere giovane e assai graziosa, ma i poteri della ragazza sembrano davvero sovrannaturali, e a ciò si aggiunga lo sviluppo di un'innegabile alchimia tra i due....
L'ultima opera di Woody Allen è indubbiamente priva di quell'amarezza di fondo e di quella volontà di graffiare che ha caratterizzato alcuni dei suoi film più riusciti, ma è difficile non lasciarsi affascinare dalla spumeggiante ironia dei dialoghi, dalla meravigliosa fotografia, dalle ambientazioni sfarzose e straordinariamente eleganti (binomio di assai raro riscontro ai nostri tempi), e dalla nostalgica rievocazione di un'epoca indiscutibilmente charmant. I riferimenti alla magia e all'illusionismo ricordano il divertentissimo Scoop pur senza eguagliarne la vis comica, e il jazz la fa da padrone, sancendo addirittura più volte, su fondo nero, il passaggio da un'inquadratura all'altra ; la trama appare tuttavia risibile, così come risulta difficlmente credibile l'attrazione tra i due protagonisti data la clamorosa differenza di età (vedere Emma Stone tra le braccia di Colin Firth mette un tantino a disagio, come se si assistesse ad una scena incestuosa...forse un rimando alle vicissitudini personali del regista?!), ma non si può evitare di seguire lo svolgimento del film con un mezzo sorriso di divertito apprezzamento sulle labbra; Colin Firth in smoking, poi, resta sempre uno spettacolo impareggiabile!
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mauridal
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lunedì 15 dicembre 2014
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il mondo di woody allen è la magia del cinema
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quando un autore di cinema, regista sceneggiatore anche attore ripropone se stesso nella sua opera ,possiamo mai definirlo ripetitivo?noioso ?inutile? credo che nell'arte in genere l' opere dell' artista rispecchi nella gran parte il proprio vissuto semmai cercando la chiave di interesse universale e più la trova più riesce ad essere grande, e patrimonio di tutti. certo il cinema tra le arti contemporanee è già arte godibile da molti , un film raggiunge un gran numero di persone ma difficilmente potrà godere di consensi universali, dunque già la riconoscibilità dell'opera di un regista è una conquista per l'autore se poi il livello culturale del contenuto - messaggio o significato che dir si voglia, è alto e conquista e affascina una parte del gran pubblico allora la risposta è semplice, un artista può riprodurre una propria immagine del mondo all'infinito purchè sia resa universale , il più possibile.
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quando un autore di cinema, regista sceneggiatore anche attore ripropone se stesso nella sua opera ,possiamo mai definirlo ripetitivo?noioso ?inutile? credo che nell'arte in genere l' opere dell' artista rispecchi nella gran parte il proprio vissuto semmai cercando la chiave di interesse universale e più la trova più riesce ad essere grande, e patrimonio di tutti. certo il cinema tra le arti contemporanee è già arte godibile da molti , un film raggiunge un gran numero di persone ma difficilmente potrà godere di consensi universali, dunque già la riconoscibilità dell'opera di un regista è una conquista per l'autore se poi il livello culturale del contenuto - messaggio o significato che dir si voglia, è alto e conquista e affascina una parte del gran pubblico allora la risposta è semplice, un artista può riprodurre una propria immagine del mondo all'infinito purchè sia resa universale , il più possibile. Woody Allen è ormai un vecchio artista , ed è vero ripropone nel suo ultimo film tutto il suo mondo, quello a cui ci ha abituati che ci vuole sottolineare con mille sfumature che ci affascina che non ci stanca di ascoltare più che di vedere, e quando le parole , il fiume di parole che i suoi attori alter- ego tutti, compresa la seducente emma stone con i suoi occhioni paranormali, non bastano, ecco il regista di cinema ci propone le ' imma gini ' ricorrendo ad uno dei più classici soggetti figurativi : il paesaggio ,di mare quello francese della provenza e della costa azzurra tra i più belli oltre a quelli italiani è chiaro. ma la vicenda è resa così raffinatamente bene che non guastano le ennesime citazioni freudiane di nietzche o della filosofia talmudica in fin dei conti woody ora finalmente può gridare a tutti il suo essere di intellettuale illuminato lontano dgli integralismi religiosi e dalle faziosità politiche, un haskalah che gode della bellezza del mondo, delle donne, anche vecchie come l'affascinante zia vanessa o giovani e belle imbroglione come sophie, ma che importa "il mondo può anche essere privo di scopo, ma non di magia , la magia dell'amore ovviamente quello irrazionale , che ti rapisce in un chiaro di luna.
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peterpinto
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domenica 14 dicembre 2014
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la commedia di woody è sempre gradevole!
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Commedia brillante, romantica, ottimista, con quella vena sarcastica come è nello stile di Woody. Non condivido le critiche feroci e le recensioni negative, ma sono concorde con chi afferma che il film non può annoverarsi fra i suoi capolavori. Alla sua veneranda età riesce a confezionare, come un grande sarto, sceneggiatura, regia, ambientazione, costumi, che altri suoi coetanei e non, possono solo sognare. Sono altresì convinto che tutte le opere di Woody hanno un suo marchio di fabbrica riconoscibile fin dal primo approccio, cosa che è riservata solo ai grandi, morale della favola, Woody piace o non piace, non ci sono vie di mezzo. Questa volta lascia da parte il suo proverbiale cinismo irriverente dando spazio all’ottimismo, cosa per lui insolita.
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Commedia brillante, romantica, ottimista, con quella vena sarcastica come è nello stile di Woody. Non condivido le critiche feroci e le recensioni negative, ma sono concorde con chi afferma che il film non può annoverarsi fra i suoi capolavori. Alla sua veneranda età riesce a confezionare, come un grande sarto, sceneggiatura, regia, ambientazione, costumi, che altri suoi coetanei e non, possono solo sognare. Sono altresì convinto che tutte le opere di Woody hanno un suo marchio di fabbrica riconoscibile fin dal primo approccio, cosa che è riservata solo ai grandi, morale della favola, Woody piace o non piace, non ci sono vie di mezzo. Questa volta lascia da parte il suo proverbiale cinismo irriverente dando spazio all’ottimismo, cosa per lui insolita. La sceneggiatura è perfettamente in simbiosi con gli attori, anche quelli non protagonisti fanno da cornice perfetta al continuo susseguirsi di dialoghi con opinioni contrapposte. Ottima l’interpretazione di Colin Firth nella parte di un famoso illusionista, pessimista, molto razionale, che non crede nelle scienze occulte; è stimolato, tramite un suo caro, poi ingannevole, amico, a smascherare Sophie, una giovane abile sensitiva imbrogliona, interpretata molto bene da Emma Stone. Woody dà spazio, approfittando del razionale, non credente illusionista Stanley, ad una pantomima di un possibile aiuto religioso per una cara vecchia zia, rigettato proprio all’ultimo momento, in classico stile Allen. Il finale è come te lo aspetti, nonostante i goffi tentativi di dichiarare il proprio amore alla ragazza: Ego Sum Stanley riesce a conquistare il suo cuore. Ritengo che Colin Firth, tra tutti gli attori che hanno lavorato con il regista, impersoni meglio di chiunque altro la figura, la mente, il genio sarcastico di Woody Allen. ta solo ai grandi, morale della favola, Woody piace o non piace, non ci sono vie di mezzo. Questa volta lascia da parte il suo proverbiale cinismo irriverente dando spazio all’ottimismo, cosa per lui insolita. La sceneggiatura è perfettamente in simbiosi con gli attori, anche quelli non protagonisti fanno da cornice perfetta al continuo susseguirsi di dialoghi con opinioni contrapposte. Ottima l’interpretazione di Colin Firth nella parte di un famoso illusionista, pessimista, molto razionale, che non crede nelle scienze occulte; è stimolato, tramite un suo caro, poi ingannevole, amico, a smascherare una giovane abile sensitiva imbrogliona, interpretata molto bene da Emma Stone. Woody dà spazio, approfittando del razionale, non credente illusionista Stanley, ad una pantomima di un possibile aiuto religioso per una cara vecchia zia, rigettato proprio all’ultimo momento, in classico stile Allen. Il finale è come te lo aspetti, nonostante i goffi tentativi di dichiarare il proprio amore alla ragazza: Ego Sum Stanley riesce a conquistare il suo cuore. Ritengo che Colin Firth, tra tutti gli attori che hanno lavorato con il regista, impersoni meglio di chiunque altro la figura, la mente, il genio sarcastico di Woody Allen.
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jacopo b98
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domenica 14 dicembre 2014
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questa volta manca il guizzo, woody...
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Nel 1928 il prestigiatore Stanley Crawford (Firth), noto al grande pubblico come Wei Ling Soo, si reca nel sud della Francia su richiesta di un amico (McBurney), prestigiatore anch’egli, per smascherare quella che ritiene essere una falsa sensitiva (Stone). Ma quando Stanley assiste ad una seduta spiritica rimane colpito: non sembra davvero esserci nessun trucco e la ragazza sembra inoltre sapere davvero molte cose sul suo passato e presente… Con il suo 49° film, dopo l’eccezionale e spietato Blue Jasmine, Allen torna ad una commedia più tradizionale e semplice. I temi prettamente “alleniani” non mancano, ma forse nel complesso al film manca qualcosa: l’atmosfera è effettivamente magica, e alcune scene sono particolarmente riuscite, ma questa volta si ha l’impressione che al grande Woody qualcosa non sia riuscito troppo bene.
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Nel 1928 il prestigiatore Stanley Crawford (Firth), noto al grande pubblico come Wei Ling Soo, si reca nel sud della Francia su richiesta di un amico (McBurney), prestigiatore anch’egli, per smascherare quella che ritiene essere una falsa sensitiva (Stone). Ma quando Stanley assiste ad una seduta spiritica rimane colpito: non sembra davvero esserci nessun trucco e la ragazza sembra inoltre sapere davvero molte cose sul suo passato e presente… Con il suo 49° film, dopo l’eccezionale e spietato Blue Jasmine, Allen torna ad una commedia più tradizionale e semplice. I temi prettamente “alleniani” non mancano, ma forse nel complesso al film manca qualcosa: l’atmosfera è effettivamente magica, e alcune scene sono particolarmente riuscite, ma questa volta si ha l’impressione che al grande Woody qualcosa non sia riuscito troppo bene. La scrittura dei dialoghi è intelligente e i colpi di scena sono ben distribuiti, ma nel complesso manca il vero guizzo. E poi d’altra parte non è una novità: dopo il 2000 i capolavori di Allen sono diventati decisamente più rari (Match Point, Scoop, Blue Jasmine) nella sua filmografia. Ma al buon vecchio Woody la sufficienza non si può non darla e d’altra parte gli attori sono innegabilmente bravi e ben diretti. Eccellenti nel reparto tecnico la fotografia di Darius Khondji, le scenografie di Anne Seibel e i costumi di Sonia Grande.
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maurizio d'anna
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domenica 14 dicembre 2014
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il solito woody allen... e basta?
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Il solito Woody Allen, niente di nuovo, vero... ma il suo standard rimane molto alto. Illusione, magia, razionalità, religione, bisogno d'Amore e di Credo. I suoi dialoghi sono, al solito, psicopatologici e dialetticamente molto sofisticati (grazie anche ad un grande Colin Firth e non solo).
Il tutto scorre su una patinatura che nasconde molto di più. Su una superficie intrisa di colori ruffiani si scorgono gli stessi ricchi di contrasti e sfumature poetiche (spesso impercettibili ma per questo ancora più apprezzabili). Esemplare ne è il facile e melenso happy-end, in contrapposizione del quale, Allen fa citare Nietzsche alla protagonista quando dice: "Non esiste una superficie veramente bella senza un'orrenda profondità".
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Il solito Woody Allen, niente di nuovo, vero... ma il suo standard rimane molto alto. Illusione, magia, razionalità, religione, bisogno d'Amore e di Credo. I suoi dialoghi sono, al solito, psicopatologici e dialetticamente molto sofisticati (grazie anche ad un grande Colin Firth e non solo).
Il tutto scorre su una patinatura che nasconde molto di più. Su una superficie intrisa di colori ruffiani si scorgono gli stessi ricchi di contrasti e sfumature poetiche (spesso impercettibili ma per questo ancora più apprezzabili). Esemplare ne è il facile e melenso happy-end, in contrapposizione del quale, Allen fa citare Nietzsche alla protagonista quando dice: "Non esiste una superficie veramente bella senza un'orrenda profondità". Questo dà una indicazione sulla poetica del film e funge da invito a non fermarsi sull'apparenza delle cose, indotti presuntuosamente ad eliminare ogni cosa, compreso questo film, con una facile critica (dietro la stessa, spesso, si nasconde l'incapacità o la mancanza di volontà all'approfondimento).
L'unica vera perplessità è relativa alla fotografia: interessante nella ricerca di soluzioni cromatiche e di luce, nell'uso di filtri e lenti, nel taglio delle immagini, eppure poco convincente nel risultato globale.
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mtosco
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domenica 14 dicembre 2014
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moioso
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Noioso, ridondante. Un Woody Allen che sembra aver smarrito la magia di cui ci aveva abituato. Un film che potrebbe durare 30 minuti, ma la tira lunga senza coinvolgere o catturare lo spettaroe. Ad un certo punto ti chiedi:" e quindi?" ma la risposta non arriva e quando arriva è troppo tardi perché ti sei già annoiato.
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