flyanto
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martedì 9 dicembre 2014
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la magia non esiste se non quella irrazionale ed a
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Film in cui si narra di un famoso illusionista (Colin Firth) che viene incaricato di smascherare una pseudo veggente (Emma Stone) la quale sta imbrogliando con le sue previsioni, dopo essersi conquistata la loro fiducia, tutti i membri di una facoltosa famiglia americana in vacanza sulla Costa Azzurra. L'illusionista, molto scettico, cinico e pure arrogante è abituato a smascherare immediatamente simili imbroglioni ma questa volta, dopo una certa iniziale diffidenza, comincia sempre di più ad essere interessato e fortemente impressionato dalla giovane medium sino ad un finale per lui del tutto inaspettato.
L'ultima pellicola di Woody Allen riporta lo spettatore nel magico ed irreale mondo dei trucchi e degli illusionisti che affascinano tanto il regista ma solo come un puro e semplice divertissement più che per una reale credenza e conseguente adesione.
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Film in cui si narra di un famoso illusionista (Colin Firth) che viene incaricato di smascherare una pseudo veggente (Emma Stone) la quale sta imbrogliando con le sue previsioni, dopo essersi conquistata la loro fiducia, tutti i membri di una facoltosa famiglia americana in vacanza sulla Costa Azzurra. L'illusionista, molto scettico, cinico e pure arrogante è abituato a smascherare immediatamente simili imbroglioni ma questa volta, dopo una certa iniziale diffidenza, comincia sempre di più ad essere interessato e fortemente impressionato dalla giovane medium sino ad un finale per lui del tutto inaspettato.
L'ultima pellicola di Woody Allen riporta lo spettatore nel magico ed irreale mondo dei trucchi e degli illusionisti che affascinano tanto il regista ma solo come un puro e semplice divertissement più che per una reale credenza e conseguente adesione. Pertanto nel corso della vicenda, assai divertente e simpatica, egli esprime la propria posizione di scetticismo, per non dire addirittura di netta opposizione, di fronte ad un mondo che egli reputa fatto di fandonie ed imbrogli, ovviamente più o meno gestiti bene, e volti al successo nei confronti degli individui ingenui. Nel corso di uno dei dialoghi chiarificatori finali Allen ribadisce con la sua solita maestria ed il suo sempre presente pessimismo condito però di fine arguzia quanto tutto ciò che non sia dimostrabile razionalmente, religione compresa, sia solo un'illusione per gli essere umani, sia pure a volte necessaria, al fine di poter vivere meglio e che solo l'amore, a prescindere dalla sua durata, può essere se non giustificato, bensì accettato in base alle leggi irrazionali più totali. Pensiero questo del regista già espresso da lui in una maniera più o meno così esplicita ed ironica in svariate sue precedenti pellicole ( da "La Maledizione dello Scorpione di Giada" ad "Alice" e ad "Incontrerai l'Uomo dei tuoi sogni" e molte altre ancora ....), pertanto egli non aggiunge nulla di nuovo alla propria concezione della vita e, sebbene l'ultima sua fatica non sia da reputare uno dei suoi massimi lavori, in ogni caso essa risulta assai piacevole e degna di essere vista in quanto altamente amabile nella sua trama e nel suo contenuto in generale nonchè come ulteriore prova stilistica (sceneggiatura e riproduzione storica fedele della fine dei ruggenti anni '20) del grandissimo Allen e di tutti gli attori stessi che danno vita ai vari personaggi, Colin Firth ed Emma Stone tra i principali ovviamente.
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asti72
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martedì 9 dicembre 2014
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delizioso
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Semplicemente delizioso; per chi ama l'ironia e il sarcasmo di Allen, le sue trovate geniali.
Magnifica la fotografia, aiutata da ambientazioni e paesaggi mozzafiato, i costumi e la storia, di per sè molto semplice ma resa indimenticabile dal regista.
Godibilissimo il dialogo finale fra Stanley e la vecchia zia: impossibile trattenere le risate.
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wounded knee
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martedì 9 dicembre 2014
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woody è sempre woody
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Non sarà il miglior film di Woody Allen, ma continua senz’altro tutte le tematiche del suo pensiero. Non ultimo il concetto che “non esiste il bianco o il nero nella vita, ma molte sfumature di grigio”. Il protagonista, interpretato da un Colin Firth, sempre all’altezza della situazione (e oltre), cinico e disincantato, viene “folgorato” da colei che lo incanta, in quanto il suo esatto opposto. Fin qui siamo nello schema della seduzione, gli opposti si attraggono. A questo punto sembra quasi che cominci la “redenzione” del grande cinico, abituato a vivere nell’oscurità della vita, stimolato della solarità e positività di Sophie.
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Non sarà il miglior film di Woody Allen, ma continua senz’altro tutte le tematiche del suo pensiero. Non ultimo il concetto che “non esiste il bianco o il nero nella vita, ma molte sfumature di grigio”. Il protagonista, interpretato da un Colin Firth, sempre all’altezza della situazione (e oltre), cinico e disincantato, viene “folgorato” da colei che lo incanta, in quanto il suo esatto opposto. Fin qui siamo nello schema della seduzione, gli opposti si attraggono. A questo punto sembra quasi che cominci la “redenzione” del grande cinico, abituato a vivere nell’oscurità della vita, stimolato della solarità e positività di Sophie.
Ebbene Woody Allen ancora una volta ci fa scoprire che la positiva e solare protagonista femminile, non è del tutto onesta e positiva, in quanto truffatrice lei stessa. Questo fatto comunque non la getta nella negatività, in quanto appunto non si tratta della protagonista di una fiaba classica, dove il bene e il male sono distinti, ma è una donna che fa parte della vita reale, dove il bene e il male sono costantemente fusi insieme.
Nonostante il tema sia molto complesso, il maestro Woody riesce sempre a ad esporlo in chiave umoristica, e lo mette in scena con una maestria che lo contraddistingue. Scena da maestro la presa di coscienza dell’avvenuto innamoramento, tramite un dialogo spassosissimo tra Stanley e la zia, la quale lo porta alla consapevolezza semplicemente dandogli ragione su tutti i concetti espressi, e portandolo per mano alla conclusione che lui stesso ha già dentro di se.
Anche se a tratti il film soffre di qualche rallentamento narrativo, siamo comunque davanti ad una bella opera del solito maestro Woody.
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[+] una gradevole e aggraziata commedia romantica
(di antonio montefalcone)
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the_diaz_tribe
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lunedì 8 dicembre 2014
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l'amore visto in maniera nuova per allen
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Woody Allen incrementa la sua filmografia, giungendo quasi alla cinquantina di titoli diretti e sceneggiati. L’ultimo suo film, Magic in the Moonlight, prosegue il filone d’ambientazione europea. Dopo Barcellona, Parigi, Londra e Roma, il regista newyorkese sceglie la Costa Azzurra degli anni Venti per una commedia sofisticata che ondeggia tra magia, scienza e un romanticismo nuovo per il suo cinema.
La storia comincia su di un palco, tra gli applausi del pubblico, dove si sta esibendo il grande prestigiatore cinese Wei Ling Soo, personaggio di finzione sotto cui si nasconde Stanley Crawford (Colin Firth), uomo cinico, arrogante e maestro nell’inganno, ma scettico verso le cose ultraterrene.
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Woody Allen incrementa la sua filmografia, giungendo quasi alla cinquantina di titoli diretti e sceneggiati. L’ultimo suo film, Magic in the Moonlight, prosegue il filone d’ambientazione europea. Dopo Barcellona, Parigi, Londra e Roma, il regista newyorkese sceglie la Costa Azzurra degli anni Venti per una commedia sofisticata che ondeggia tra magia, scienza e un romanticismo nuovo per il suo cinema.
La storia comincia su di un palco, tra gli applausi del pubblico, dove si sta esibendo il grande prestigiatore cinese Wei Ling Soo, personaggio di finzione sotto cui si nasconde Stanley Crawford (Colin Firth), uomo cinico, arrogante e maestro nell’inganno, ma scettico verso le cose ultraterrene. Viene poi a sapere tramite l’amico e collega (Simon McBurney) della presenza di Sophie Baker (Emma Stone), una giovane e solare sensitiva che si sta accattivando le simpatie dell’ambiente aristocratico. Volendo smascherare quella che lui crede sia un’impostora, Stanley comincia a conoscerla e a frequentare le sedute spiritiche che le permettono di contattare il capofamiglia defunto del suo fidanzato, un giovanotto che è rimasto stregato dalla bellezza e abilità della medium. Oltre a questo, Sophie indovina dettagli della vita privata di Stanley, incrinando gradualmente le sue convinzioni e scetticismi, invischiandolo sempre di più all’interno della vicenda, e lasciandolo sempre più incredulo, stupefatto, e anche affascinato.
Magic in the Moonlight è la commedia più romantica mai prodotta da Woody Allen, che utilizza, come ci ha abituati, dei dialoghi brillanti, linguisticamente divertenti anche se qui non particolarmente memorabili e originali (a volte anche un pochino ripetitivi). Da menzionare, come di consueto nei suoi film, sono una scenografia, in linea qui con l’epoca – vista la lunga ricerca che si è fatta sulle location e sui costumi indossati negli anni Venti – e una fotografia curatissima con toni caldi che, insieme alla musica jazz ben dosata, avvolge lo spettatore facendolo rimanere incantato, divertito e frastornato dalla relazione complicata e ironica che si va a creare tra i due protagonisti di Emma Stone e Colin Firth, portatori, almeno inizialmente, di due opposte visioni del mondo, poi sempre più vicine grazie all’amore. Visioni del mondo che fanno percepire questo film come una commedia che può essere letta a due livelli: un livello superficiale, da commedia leggera, frizzante e rilassata, ma allo stesso tempo come una piccola dissertazione filosofica che si specchia in un secondo livello più profondo che sembra quasi una dichiarazione di messa in crisi del modo di percepire la vita da parte del regista, tutto logica ed empirismo, in cui il mistero dell’inspiegabile fa qui capolino e viene valorizzato grazie all’amore e non a qualcosa avente uno scopo.
Il punto di forza, e la vera sorpresa del film, è data dalla chimica delle interpretazioni della coppia protagonista, entrambi bravissimi: un Colin Firth che indossa perfettamente le vesti del personaggio cinico, disilluso, sfrontato, scettico e sprezzante del senso della vita; una Emma Stone che è sicuramente all’altezza del collega, pur essendo molto più giovane, con una performance che lascia il segno.
Tralasciando alcuni momenti un po’ fiacchi e ripetitivi e il finale un po’ deludente (con uno scadente colpo di scena), questo film merita la visione, anche come piccolo testamento di rilettura della visione del mondo del regista.
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vincenzo ambriola
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lunedì 8 dicembre 2014
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topi incantati alla corte di woody
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Un famoso prestigiatore è chiamato in causa per smascherare una giovane veggente che sta imperversando sulla Costa Azzurra, dove opera insieme a sua madre a danno di facoltosi creduloni. L'abilità della veggente è tale da sconvolgere il prestigiatore e a fargli rinnegare anni di scientifica scetticità verso l'arcano, la fede e tutto ciò che non ricade sotto l'ala protettrice della scienza e della razionalità. Film leggero, recitato sopra le righe, senza slanci emotivi, perfetto nelle ambientazioni e nella scelta della colonna sonora (jazz, ovviamente), non riesce a suscitare vere emozioni ma una semplice curiosità su come andrà a finire la vicenda, su quale trucco Woody Allen userà per stupirci.
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Un famoso prestigiatore è chiamato in causa per smascherare una giovane veggente che sta imperversando sulla Costa Azzurra, dove opera insieme a sua madre a danno di facoltosi creduloni. L'abilità della veggente è tale da sconvolgere il prestigiatore e a fargli rinnegare anni di scientifica scetticità verso l'arcano, la fede e tutto ciò che non ricade sotto l'ala protettrice della scienza e della razionalità. Film leggero, recitato sopra le righe, senza slanci emotivi, perfetto nelle ambientazioni e nella scelta della colonna sonora (jazz, ovviamente), non riesce a suscitare vere emozioni ma una semplice curiosità su come andrà a finire la vicenda, su quale trucco Woody Allen userà per stupirci. Colin Firth appare a disagio nella parte del prestigiatore: la mimica facciale tradisce l'estraneità verso il personaggio, le battute che dette da Woody sarebbero micidiali diventano banali e scontate. Emma Stone, nei panni della veggente, sembra persa e fuori luogo, ingenua quando dovrebbe sedurre e piatta quando dovrebbe stupire con le sue doti paranormali. Un insuccesso, una caduta di stile? No, è sempre il vecchio Woody Allen che non rinuncia alle sue idee, alle sue storie, ai suoi paesaggi e alle sue musiche e noi, come topi incantati, gli andiamo dietro ricordando e sperando di rivedere vecchi successi nel suo ultimo nuovo film.
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luigi chierico
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lunedì 8 dicembre 2014
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un chiaro di luna e nulla piu’
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Una colossale delusione,a salvarlo soltanto delle magnifiche riprese in grandangolo,a schermo pieno.Posti bellissimi,incantevoli,o,per dirla con Woody Allen,magici.Di magico non c’è altro, uno spicchio di luna attraverso un enorme caleidoscopio appena aperto su un infinito firmamento non ha proprio nulla di magico,molto meglio in “Ricordami ancora”.Bellissime sono le auto d’epoca del 1928,che nel loro splendore,percorrono percorsi polverosi della Costa Azzurra, rimanendo sempre ben lucide,salvo a fermarsi durante un temporale.Le strade sono panoramiche e mostrano la bellezza di un mare incontaminato quale doveva essere circa cento anni fa,all’epoca in cui si svolge questa modesta storia.Ancora più belli ed incantevoli luoghi,ricche dimore delle due famiglie con cui si incontra il protagonista del film Stanley Crawford,ottimamente interpretato da Colin Firth,il regista pare abbia voluto girare questo film solo a questo scopo,se così è bisogna dargli merito di averci trasportato in ville e giardini meravigliosi con fiori,piante ed alberi degni dei più ricchi giardini botanici quale ad esempio quello di Monet a Giverny in Francia.
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Una colossale delusione,a salvarlo soltanto delle magnifiche riprese in grandangolo,a schermo pieno.Posti bellissimi,incantevoli,o,per dirla con Woody Allen,magici.Di magico non c’è altro, uno spicchio di luna attraverso un enorme caleidoscopio appena aperto su un infinito firmamento non ha proprio nulla di magico,molto meglio in “Ricordami ancora”.Bellissime sono le auto d’epoca del 1928,che nel loro splendore,percorrono percorsi polverosi della Costa Azzurra, rimanendo sempre ben lucide,salvo a fermarsi durante un temporale.Le strade sono panoramiche e mostrano la bellezza di un mare incontaminato quale doveva essere circa cento anni fa,all’epoca in cui si svolge questa modesta storia.Ancora più belli ed incantevoli luoghi,ricche dimore delle due famiglie con cui si incontra il protagonista del film Stanley Crawford,ottimamente interpretato da Colin Firth,il regista pare abbia voluto girare questo film solo a questo scopo,se così è bisogna dargli merito di averci trasportato in ville e giardini meravigliosi con fiori,piante ed alberi degni dei più ricchi giardini botanici quale ad esempio quello di Monet a Giverny in Francia.Sebbene l’occhio goda nel vedere tanta ricca vegetazioni,il film cade nell’esagerazione.Accanto a Colin Firth il regista ha scelto Emma Stone,di magrezza piena,nella parte della giovanissima illusionista,Sophie Baker.Il soggetto,dello stesso regista, è talmente povero che non va anticipato.Si salva la sceneggiatura a cui ci ha abituato Woody Allen,battute di spirito,frasi fatte,ironia e sarcasmo alla portata di chiunque.Le frasi sono tante da poterle ricordare e citare,ma si perdono nella lettura del film che non solo non ha una sua morale,un messaggio,anzi priva l’uomo dei suoi sogni.
Non vi è persona al mondo che non si illuda,e piaccia illudersi,sia nell’amore ed eterna fedeltà,sia nel successo o in una vincita,ma per tutti in un mondo migliore, in un al di là,nel Paradiso. L’ illusione diventa fede,diventa certezza. Con questo film Woody Allen vuol mettere in fuga ogni sogno,ogni illusione,non farci credere più a nulla.Non ci sono ideali,come non ci sono trucchi,non c’è nulla di mistero nella creazione,così non vi è magia neanche in questo suo”Magic in the Midnight”.Se la magia è far scattare la scintilla dell’amore,far scoccare il dardo dalla faretra di Eros,bene allora la magia esiste per davvero. Ma il regista è un materialista non un sognatore, occorre provare che tutto quello a cui assistiamo,dalle stelle,alla nascita,dalla vita alla morte ha una sua naturale e razionale spiegazione.In questo,a suo modo ci riesce nell’intendo, allorché Stanley,illudendosi di poter credere alla magia,aveva incontrato la felicità. Sono tanti i Wood Allen al mondo e li compatisco,
rimangono con i piedi per terra senza mai rivolgere gli occhi in alto.
L’autore non tiene conto della magia dei numeri,della matematica,della perfezione della rete di un ragno,del regno delle api,del mistero del cervello umano.
Smascherare il mago non significa dimostrare che non vi sia qualcosa di magico attorno all’uomo,lo dice nel film ma in conclusione il mago non esiste.Lo spettatore razionale ci perviene sin dal primo momento;dubita ingenuamente Stanley:“come fa a sapere tutte queste cose!”dimentico che non si può sapere solo ciò che non è mai stato.
Invito Woody ed i suoi estimatori a leggere il libro di Renzo Allegri “Rol. Il grande veggente” 1903-1994, e le testimonianze di Maria Luisa Giordano.
Se è tutto falso W.A.non ci rubi i sogni.
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barone di firenze
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lunedì 8 dicembre 2014
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un cammeo
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Woody nella maturità da il massimo di se stesso in questo film, a prescindere dalle questioni esistenziali oramai un fil rouge dei suoi film, questa volta si parla di superstione, illusionismo e religione e lo fa in modo garbato un una corona di una storia di amore. Ambientazione costumi e locatione eccezionali, Colin Firth, ineguagliabile come sempre, la piccola pigmea Eileen atkins che io non avvevo mai visto e perfetta nella parte una ragazzina piccola, senza seno tutto sommato insignificante sotto il profilo sensuale, con la sua recitazione accurata diventa pure sexy.
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ralphscott
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domenica 7 dicembre 2014
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leggerissimo
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Vola via in un attimo,leggero e delicato come mai tra i film di Allen. Eppure,filmando il poco più che nulla,Woody ci regala davvero magia e romanticismo in una confezione di ragguardevole eleganza. Colin Firth attore bravo come pochi altri. Gli occhioni della Stone,già ammirata in The Help,sono magnetici. Come sempre musiche e fotografia di qualità altissima. Non mi ha soddisfatto il sonoro,pur essendo proiettato in una multisala tecnologica.
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maurizio meres
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domenica 7 dicembre 2014
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magic allen
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Ancora lui ,dal suo genio questa volta esce una magia fatta di eleganza raffinatezza e amore ,in un ambientazione vellutata così come era quel tipo di borghesia con il paraocchi e un indifferenza sociale radicata di quel periodo ,scenari della bellissima costa azzurra stupendi ,atmosfera fantastica visto il tema del film direi magica .Dialoghi come suo solito accattivanti,coinvolgenti,che proiettano lo spettatore dentro il film ,ambientazione superlativa curata nei particolari ,abiti ,modi di fare ,le auto una piacere vederle ,sceneggiatura semplice non importante basata semplicemente da un inganno forse raccontato demenzialmente ma piacevole,centrato sul trionfo dell'amore.
Attori tutti eccezionali ,del resto essere diretti da Allen diventa un compimento alla carriere o un grande inizio.
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Ancora lui ,dal suo genio questa volta esce una magia fatta di eleganza raffinatezza e amore ,in un ambientazione vellutata così come era quel tipo di borghesia con il paraocchi e un indifferenza sociale radicata di quel periodo ,scenari della bellissima costa azzurra stupendi ,atmosfera fantastica visto il tema del film direi magica .Dialoghi come suo solito accattivanti,coinvolgenti,che proiettano lo spettatore dentro il film ,ambientazione superlativa curata nei particolari ,abiti ,modi di fare ,le auto una piacere vederle ,sceneggiatura semplice non importante basata semplicemente da un inganno forse raccontato demenzialmente ma piacevole,centrato sul trionfo dell'amore.
Attori tutti eccezionali ,del resto essere diretti da Allen diventa un compimento alla carriere o un grande inizio.
Sicuramente non è il migliore più di quarant'anni di regia richiedono cambiamenti ,ricerca di nuove sensazioni ,ma la radice ironica grottesca da sognatore rimane ,chi ama Allen sicuramente lo apprezzerà in tutta la sua fantastica finzione cinematografica.
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johnny1988
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domenica 7 dicembre 2014
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sospiro di sollievo
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A dispetto di quella che si può considerare una stagione tipicamente grama di titoli come il mese di Dicembre, in cui si accumulano cinepanettoni, cartoons e prodotti commerciali freschi di festival, questo Natale ci riserva titoli con distribuzioni di rado reperibili nelle sale, come Microcinema, Parthenos, Good Films. Con l'impressione - da qui a un po' di tempo - di percepire un risveglio culturale da e verso il cinema narrativo. In questo ampio menu, tuttavia, il gusto personale e l'affetto per certi autori prevale sulla novità e l'essai, così ho deputato questo sabato a "Magic in the Moonlight", un po' con la speranza di rinverdire il giudizio su Woody Allen degli ultimi lavori, un po' per affetto, un po' per esigenza.
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A dispetto di quella che si può considerare una stagione tipicamente grama di titoli come il mese di Dicembre, in cui si accumulano cinepanettoni, cartoons e prodotti commerciali freschi di festival, questo Natale ci riserva titoli con distribuzioni di rado reperibili nelle sale, come Microcinema, Parthenos, Good Films. Con l'impressione - da qui a un po' di tempo - di percepire un risveglio culturale da e verso il cinema narrativo. In questo ampio menu, tuttavia, il gusto personale e l'affetto per certi autori prevale sulla novità e l'essai, così ho deputato questo sabato a "Magic in the Moonlight", un po' con la speranza di rinverdire il giudizio su Woody Allen degli ultimi lavori, un po' per affetto, un po' per esigenza. Complice un cast assortito e un Colin Firth sulla cresta dell'onda, Woody Allen strizza l'occhio agli addetti del suo cinema anni '80. Rispuntano l'arcadica natura di "Una Commedia Sexy in una Notte di Mezza Estate", la nostalgia felliniana di "Radio Days" e "Broadway Danny Rose", la dimensione evanescente di "Alice", il bisogno di evadere dalla "geometria logica", che sia uno scavalcamento di schermo, un trucco di magia, o un viaggio nelle diverse epoche. Pur lontano dalla maestria di "Ombre e Nebbia" - era poi il '92! - Magic in the Moonlight persegue il filo rosso di Woody Allen, del bisogno della menzogna, dell'atto profondamente umano - ma non meschino - di consolarsi dalla prospettiva della morte, della noluntas tanto cara ai filosofi "romantici" cui il regista dedica il suo pensiero da oltre 40 anni. Tornano a calcare il palcoscenico le incarnazioni della filosofia empirica, della psicoanalisi, della ragion pura e del deterrente di ogni logica, l'amore. Il sentimento, in quest'opera viene elaborato come il frutto di un mero trucco di magia, capace di scalfire anche un razionalista pervicace come il mago protagonista. Ancora una volta, Allen si misura con la triste "disillusione" e le contraddizioni comiche del mondo adulto, con la malinconia passiva che si trasforma in sentimento attivo. Il metodo rimane il più antico e mediterraneo: il riso, la catarsi. Ottima, come sempre, la fotografia di Darius Khondji, già autore in Delicatessen, Io Ballo da Sola, Amour e Seven. Fermo restando di non assistere a un capolavoro, Woody Allen pare ancora in grado di sognare e farci un po' sognare, forse le idee gli arrivano negli intervalli fra un ciak e l'altro in cui si appisola.
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