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            | anna maria | lunedì 5 gennaio 2015 |  
            | che delusione!!   |  |  |  |  
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                        Ho sempre amato Woody Allen. E dovendo scegliere se andare a questo oppure a vedere altro film, mi sono risoluta per questo. Storia lenta, scontata, banale. Che altro dire? Una grande delusione
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            | iolanda la carrubba | venerdì 2 gennaio 2015 |  
            | tra illusionismo e magia   |  |  |  |  
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                        Tra illusionismo e magia alla scoperta dell’Io in cerca di un D’io in questo rocambolesco “romantic psyco-thriller” dai solipsistici ricordi di Interiors, all’entusiasmo barocco della Maledizione dello scorpione di giada. 
In Magic in the moonlight, Woody Allen riaffronta il tema dell’illusionismo, ambientando l’intricato svolgersi dell’intera vicenda, negli anni ’20.
Il tutto ha inizio a Berlino nel 1928 dove uno spettacolo di illusionismo, viene messo in scena da un aitante prestigiatore orientale Wei Ling Soo ovvero, Stanley Crawford, protagonista ed alter-ego di Allen, meno ipocondriaco, ma ossessionato dalla volontà di capire gli inganni della vita-società, è interpretato da un affascinante Colin Firth che indossa la stessa ossessionante curiosità di Houdinì nei confronti dell’aldilà, ma con una nota più cinica dovuta alla sua intelligenza scientifica.
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                        Tra illusionismo e magia alla scoperta dell’Io in cerca di un D’io in questo rocambolesco “romantic psyco-thriller” dai solipsistici ricordi di Interiors, all’entusiasmo barocco della Maledizione dello scorpione di giada. 
In Magic in the moonlight, Woody Allen riaffronta il tema dell’illusionismo, ambientando l’intricato svolgersi dell’intera vicenda, negli anni ’20.
Il tutto ha inizio a Berlino nel 1928 dove uno spettacolo di illusionismo, viene messo in scena da un aitante prestigiatore orientale Wei Ling Soo ovvero, Stanley Crawford, protagonista ed alter-ego di Allen, meno ipocondriaco, ma ossessionato dalla volontà di capire gli inganni della vita-società, è interpretato da un affascinante Colin Firth che indossa la stessa ossessionante curiosità di Houdinì nei confronti dell’aldilà, ma con una nota più cinica dovuta alla sua intelligenza scientifica.
Tutto è certo per Stanley, esattamente come la sincerità di zia Vanessa (Elien Atkins) che veste i panni della sua coscienza, portando le certezze del nipote ad un traumatico risvolto del dato di fatto (logica e buon senso?). Così Stanley con la sua maschera scorbutica ed arrogante, si mette sulle tracce della troppo giovane chiaroveggente Sophie Baker (Emma Stone), con l’obbiettivo di rivelare i suoi di trucchi. Il primo incontro avviene nella villa della vedova Catledge, dove la pseudo chiaroveggente, vi soggiorna. 
Da qui in poi tutto è sovvertito. L’indomito Stanley, assuefatto dal suo stesso cinismo, inizia a dubitare delle sue certezze. Sorge un quesito (posto dallo stesso regista?) l’aldilà è un’illusione o un dato incerto reso certo dall’ottenebrante paura di sparire? Dunque Allen interroga se stesso attraverso il suo alter-ego Stanley (sceneggiato con acuta perspicacia) ed in un nuovo incontro nel salotto buono di zia Vanessa confesserà:
- … e se fosse genuina? Allora si solleverebbe la nuvola nera che mi segue fin dall’infanzia.-
Arriva un nuovo giorno, Stanley invita Sophie a fare una gita con la subdola speranza di riuscire a carpire i segreti della giovanissima medium. Si mettono in viaggio in macchina ed è interessante notare come in questo caso Allen, decida di fare un omaggio alla commedia americana anni ’50 con protagonista Spencer Tracy, mettendo alla guida distratta anche Stanley per svelare così al pubblico, il segreto del green screen, ed altri misteri. Non a caso infatti, nonostante la giornata fino a quel momento abbia promesso sole, scoppia un furibondo temporale (l’avanzare della morte?) che tramite un esilarante escamotage dovuto ad un guasto meccanico della cappotte della vettura, costringe i due a rifugiarsi nel vecchio osservatorio collocato da lì a pochi passi. Questo il luogo della confessione, il luogo dell’infanzia, ed al cospetto dell’intero universo minacciosamente romantico, Stanley si abbandona a quel momento “materno”, addormentandosi su di una panchina in posizione fetale. Fatale sarà la conferenza stampa  dove lui dichiarerà l’autenticità delle doti di lei anche se in un secondo momento, per respingere le sue debolezze, Stanley affermerà:
- sono un uomo razionale, in un mondo razionale, tutto il resto è illusione. Regia è illusionismo, sembrerebbe confermare Allen con questo nuovo e frizzante lavoro, un film ironicamente colto, continuamente in competizione con il subinconscio trhiller dove: -…tutto è bene quel che finisce bene!:-
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            | gioinga | martedì 30 dicembre 2014 |  
            | l'irrazionalità della vita   |  |  |  |  
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                        Film delizioso sulla complessità della vita umana, e sul difficile equilibrio tra razionalità e inconscio. Fattura impeccabile: musiche, fotografia e attori meravigliosi!
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            | francesco izzo | venerdì 26 dicembre 2014 |  
            | l'ultimo magnifico castello in aria di woodie alle   |  |  |  |  
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                        W.Allen, regista semi-pedofilo (la sua attuale "compagna" è la giovanissima ragazza cinese adottata dalla moglie) continua a proporci curatissimi film (quanto a bellezza degli attori protagonisti,raffinatezza dei dialoghi ,scenari e musiche) che poco o nulla hanno a che fare con la realtà.Se è vero infatti che lo stile disprezza-compra del protagonista per riuscire a conquistare l'incantevole bambolina truffatrice è stile in voga presso certi tipi di "intellettuali" di sinistra,è strano che alle sue continue offese ciniche nei suoi confronti la ragazza non opponga che qualche simpatica e sottile battuta sarcastica,invece di alzarsi e mandarlo a quel paese al secondo tentativo.
                        [+]
 
                    
                        W.Allen, regista semi-pedofilo (la sua attuale "compagna" è la giovanissima ragazza cinese adottata dalla moglie) continua a proporci curatissimi film (quanto a bellezza degli attori protagonisti,raffinatezza dei dialoghi ,scenari e musiche) che poco o nulla hanno a che fare con la realtà.Se è vero infatti che lo stile disprezza-compra del protagonista per riuscire a conquistare l'incantevole bambolina truffatrice è stile in voga presso certi tipi di "intellettuali" di sinistra,è strano che alle sue continue offese ciniche nei suoi confronti la ragazza non opponga che qualche simpatica e sottile battuta sarcastica,invece di alzarsi e mandarlo a quel paese al secondo tentativo.
 E' molto improbabile che un prestigiatore accorto e scaltro come il protagonista non si accorga nemmeno di bussate sotto al tavolo e di fili per sollevare candele del suo collega che lo voleva fregare.
 E' del tutto onirico ed assurdo infine il finale. Se erano contorti e cervellotici l'ultimo dialogo del prestigiatore (quando fa alla protagonista la proposta di matrimonio) e soprattutto la motivazione del di lei rifiuto, cio' che aspira forse ad essere un coup de teatre,la scena finale, riesce in realtà  come la vignetta conclusiva di un fumetto di quart'ordine.
 
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            | maopar | giovedì 25 dicembre 2014 |  
            | grande woody   |  |  |  |  
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                        guardare alla luna con la magia dell'amore  Valutazione 5 stelle su cinque		
Sì
68%
No
32%
Quando all'uscita dalla sala i giudizi sul film sono estremi e contrastanti...vuol dire che siamo stati coinvolti... manifestando un rifiuto o come per me una totale condivisione emotiva perché sei in "sintonia" con l'autore. Addirittura hai potuto anche anticipare il regista(quando Stanley sperimenta la preghiera....).I personaggi sono azzeccatissimi,l'illusionista Stanley il più bravo del mondo di vasta cultura,che conosce l'arte della "magia"che è come la realtà, e quindi come l' esperimento scientifico si può ripetere e predire.Questa visione laica ben accuratamente caratterizzata in Stanley si scontra con la chiaroveggenza di Sophie che guarda nell'anima e che fa parlare i morti.
                        [+]
                        
                     
                    
                        guardare alla luna con la magia dell'amore  Valutazione 5 stelle su cinque		
Sì
68%
No
32%
Quando all'uscita dalla sala i giudizi sul film sono estremi e contrastanti...vuol dire che siamo stati coinvolti... manifestando un rifiuto o come per me una totale condivisione emotiva perché sei in "sintonia" con l'autore. Addirittura hai potuto anche anticipare il regista(quando Stanley sperimenta la preghiera....).I personaggi sono azzeccatissimi,l'illusionista Stanley il più bravo del mondo di vasta cultura,che conosce l'arte della "magia"che è come la realtà, e quindi come l' esperimento scientifico si può ripetere e predire.Questa visione laica ben accuratamente caratterizzata in Stanley si scontra con la chiaroveggenza di Sophie che guarda nell'anima e che fa parlare i morti...In un contesto paradisiaco della costa Azzurra tra colori e paesaggi e ricchezze di ogni tipo,avviene lo scontro tra" reale" e "trascendente", e come dice Stanley ormai sopraffatto dagli eventi:è una vicenda di magia,filosofia .... di RELIGIONE....E il mondo cambia quei colori e profumi che prima erano solo visti con superficialità adesso, con la speranza dell'ETERNITA',sono testimonianza di un amore dilagante ,la musica che Stanley conosce bene e che usa nei suoi spettacoli per potenziare l'attenzione degli spettatori,diventa motivo di gioiosa testimonianza dell'Eterno..(settima Beethoven...)Eccezionale è la sequenza dello sguardo alla luna che avviene sotto la cupola dell'osservatorio ( qui come "Tempio" della Scienza) che si apre verso il cielo...una nuova visione!(Magic in the Moonlight) E anche se Sophie si rivela essere un'impostora che si è servita della complicità del migliore amico di Stanley,nulla cambia.....La visione "trascendente"della Vita è l'unica che vale la pena di vivere in pienezza....Ma dopo tutto perché DIO si sarebbe dovuto disturbare a creare il mondo se non ci fosse stata l'ETERNITA'........ [-]
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                        [+] magia: per credenti e non credenti
                         (di mericol)
                        [ - ] magia: per credenti e non credenti
                             
                        
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            | maramaldo | lunedì 22 dicembre 2014 |  
            | la cometa di allen   |  |  |  |  
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                        Periodicità: un annetto o giù di lì. Caratteristiche : non lascia tracce, dopo breve apparizione si perde nel meritato oblio. Come si forma: per alcuni a seguito di una o più sponsorizzazioni raccolte a cui si applica attorno una vicenda; favorito il Made in Italy; un indizio stavolta si trova osservando il muso delle vintage car, luccicanti anche dopo aver corso negli allora polverosi sentieri della Corniche. Altri attribuiscono il parto dell'opera all'influenza dello psicanalista di W.A. il quale gli raccomanda di stare a stretto contatto continuo con quelle attrici che hanno il potere di procurargli travagli creativi.Pregi della pellicola: scenografie (ville, giardini, panorami da brochure turistica); costumi (realizzati dalla fedele Sonia Grande, di eleganza ed estro squisiti).
                        [+]
 
                    
                        Periodicità: un annetto o giù di lì. Caratteristiche : non lascia tracce, dopo breve apparizione si perde nel meritato oblio. Come si forma: per alcuni a seguito di una o più sponsorizzazioni raccolte a cui si applica attorno una vicenda; favorito il Made in Italy; un indizio stavolta si trova osservando il muso delle vintage car, luccicanti anche dopo aver corso negli allora polverosi sentieri della Corniche. Altri attribuiscono il parto dell'opera all'influenza dello psicanalista di W.A. il quale gli raccomanda di stare a stretto contatto continuo con quelle attrici che hanno il potere di procurargli travagli creativi.Pregi della pellicola: scenografie (ville, giardini, panorami da brochure turistica); costumi (realizzati dalla fedele Sonia Grande, di eleganza ed estro squisiti).
 In questi panni fini si cala (e ci resta) Colin Firth (Stanley) in un'azzeccata versione Anni 20 del pirla pretenzioso. Perfetto, ci avrà messo del suo, l'Oscar.
 Altrettanto perfetto nel ruolo dichiarato dell'imbecille Hamish Linklater (Brice) cui un minimo di carattere, un millimetro di spessore non avrebbero fatto male. E quella specie di mandolino, per favore, faglielo strimpellare una volta sola! Ma lo suoinava Mia Farrow ne La rosa purpurea del Cairo. Allora? Nostalgia (di Mia) o riciclo (dell'ukulele)?
 Riciclato senz'altro lo spunto dell'illusionismo. Dopo Calderon de la Barca, Leopardi, Pirandello e chissà quanti altri, si attendeva una parola definitiva sul conflitto tra realtà ed illusione.
 Ma ci sono messaggi, simbolismi...Sicuro. Ogni lavoro di Allen contiene allusioni oppure un sostrato da cui trapelano le sue nevrosi le quali, però, finchè riteniamo che siano sue soltanto ce lo fanno trovare spassoso. Stavota, no. Intanto, stanco e svogliato, ha sprecato trama e tema degni di Shakespeare: "Rivale invidioso ordisce macchinazione ai danni di uno sciocco con l'ausilio di perfida incantatrice ma, beffa del destino, sicario e vittima fall in love". Cosa fa il Nostro? Non volendosi impegnare a delineare un costrutto narrativo, con l'azione (si fa per dire) che langue, fa sedere Colin Firth e gli fa snocciolare delle chiacchiere tra cui una manfrina che si voleva irriverente (la preghiera per la zia) per farci scoprire che l'essre umano, preso da strizza, si rivolge al Cielo tra dubbio e speranza che ciò funzioni.
 Ed ora la mia teoria.. Il vecchio Woody ha montato il film solo pensando a lei, Emma Stone. Infischiandosi - come di solito con le sue muse - di spiegarle come (e se) recitare. Francamente, non serviva. Basta un brillio dello smeraldo di quegli occhi di ghiaccio scandinavo per creare tutto il magic che volete. E senza sforzo Emma dà corpo, leggiadro e vibrante, ad un classico dell'immaginario romantico: simulatrice subdola, bugiarda sfrontata ma tenera, sentimentale, cuore innocente. Vera, Sophie, nel vissutoi riprovevole e patetico che racconta. Autentica, nei suoi tratti appena appena plebei in contrasto felice con la melensa distinzione che l'attornia.
 E se tutto ciò non bastasse: charleston, dixieland, whisky a volontà...
 Old America à la Cote d'Azur. Sembra il piatto di un rinomato chef. E lo è.Ed è piaciuto. In sala, qualcuno ha pure applaudito.
 Fatevene una ragione. Non tutto si spiega con la ragione.
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            | sinefiulla | lunedì 22 dicembre 2014 |  
            | deludente...   |  |  |  |  
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                        Belli e ricercati i costumi e gli ambienti, ma la storia del film l'ho trovata banale, sdolcinata e scontata...Non ha aggiunto nulla alla mia vita. Una delusione!
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            | samuelemei | sabato 20 dicembre 2014 |  
            | tra sogno e disincanto: la magia di allen   |  |  |  |  
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                        Ogni anno durante le feste natalizie il grande pubblico affolla le sale cinematografiche per assistere ai blockbuster hollywoodiani o ai cinepanettoni nostrani. Ma ogni dicembre c’è anche una ristretta cerchia di appassionati che, con sentita devozione, in una sala semideserta si gode l’ennesimo film di Woody Allen. Dalle grandi sale proviene un brusio continuo e un meccanico cric-croc di popcorn. Nella saletta “newyorkese”, il silenzio invernale è rotto soltanto dal canto dei fonografi, dal ritmo del jazz e da scritte bianche su sfondo nero: così ha inizio la magia...
“Magic in the Moonlight” è una commedia divertente e raffinata in pieno stile Woody Allen. Costa Azzurra, 1928: un prestigiatore di fama internazionale, Stanley, (un istrionico Colin Firth), viene ingaggiato con lo scopo di smascherare una medium, Sophie Baker (la graziosa e magnetica Emma Stone) che imperversa nelle case delle ricche famiglie del sud della Francia.
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                        Ogni anno durante le feste natalizie il grande pubblico affolla le sale cinematografiche per assistere ai blockbuster hollywoodiani o ai cinepanettoni nostrani. Ma ogni dicembre c’è anche una ristretta cerchia di appassionati che, con sentita devozione, in una sala semideserta si gode l’ennesimo film di Woody Allen. Dalle grandi sale proviene un brusio continuo e un meccanico cric-croc di popcorn. Nella saletta “newyorkese”, il silenzio invernale è rotto soltanto dal canto dei fonografi, dal ritmo del jazz e da scritte bianche su sfondo nero: così ha inizio la magia...
“Magic in the Moonlight” è una commedia divertente e raffinata in pieno stile Woody Allen. Costa Azzurra, 1928: un prestigiatore di fama internazionale, Stanley, (un istrionico Colin Firth), viene ingaggiato con lo scopo di smascherare una medium, Sophie Baker (la graziosa e magnetica Emma Stone) che imperversa nelle case delle ricche famiglie del sud della Francia. Il cinico e razionale Stanley rimane subito molto colpito quando vede all’opera la sensitiva e, dopo numerose prove “spiritiche”, vibrazioni positive e avventure nella campagna provenzale, si trova costretto ad ammettere la “genuinità” dei poteri della bella “americana vagabonda”. Eppure, proprio al vertice della sua conversione, quando sua zia è in pericolo di vita, Stanley ricade nel suo consueto scetticismo raziocinante e, con un magistrale gioco di prestigio, smaschera l’intero complotto di cui è stato vittima. A questo punto, crollate tutte le illusioni in un mondo trascendente, solo l’amore può salvarlo dall’infelicità che attenaglia l’intero genere umano...
In “Magic in the Moonlight” Allen riprende l’usuale canovaccio della screwball comedy anni ’30 e di molti suoi film classici: un inguaribile misogino (se non misantropo) alla fine si innamora di una fanciulla che gli mostra il lato positivo dell’esistenza (penso in particolare a “Basta che funzioni” e in parte a “Manatthan”). Ma forse il film più vicino a “Magic in the Moonlight” è “La maledizione dello scorpione di giada”, per il rocambolesco intreccio tra “guerra dei sessi”, magia e innamoramento improbabile.
L’originalità della pellicola sta forse nella profondità “filosofica” che pervade la vicenda, nella capacità del regista newyorkese di riflettere in modo non scontato  e ironico sui grandi temi dell’umanità come la morte, l’aldilà, il destino, la felicità. Paradigmatica a questo proposito risulta la parabola interiore di Stanley (si può parlare quasi di “romanzo di formazione”) che oscilla tra materialismo disincantato e slancio mistico, tra razionalismo scientifico e spiritualismo religioso. Se da un  lato prevale il pessimismo cosmico, dall’altro l’amore offre quell’illusione consolatoria capace di scaldare, come una fiaccola, il gelo dell’infelicità a cui la “stupida ragione” ci condannerebbe. Nel personaggio di Stanley Allen ha sprigionato tutta l’ambigua polisemia del termine “magia”. Tuttavia, come spesso accade, è la stessa atmosfera del film ad essere magica, con ambientazioni mozzafiato tra roccia e mare (oltre a romantici orti fioriti e splendidi giardini) accarezzati da una languida luce crepuscolare, ma anche la solida interpretazione dei due  attori protagonisti, senza parlare dell’immancabile colonna sonora vintage.
Con un’altra piccola perla Woody Allen ci mostra l’ineluttabile necessità delle illusioni. E’ la sua stessa idea di cinema una “magia al chiaro di luna”,  lucida sublimazione magnifica del sogno e del disincanto.
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                        [+] la magia di woody affascina e crea seguaci.......
                         (di maopar)
                        [ - ] la magia di woody affascina e crea seguaci.......
                             
                        
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            | donato prencipe | venerdì 19 dicembre 2014 |  
            | non c'è magia!   |  |  |  |  
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                         La Francia degli anni '30 diventa l'ultima location del film di Woody Allen, il regista abbandona nuovamente la tanto amata Manhattan per realizzare la sua nuova commedia in Provenza, tra sole e profumo di lavanda, che la rendono una delle mete più suggestive in cui voler vivere. La trama e il significato del film è tutta nel titolo “Magic in the moonlight” (la magia al chiaro di stelle), adducendo a pensare come le stelle possano evocare magia quando le si osserva, ma al tempo stesso il loro luccichio può trarre in inganno, creando illusioni e sensazioni che si fondono con la realtà.
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                         La Francia degli anni '30 diventa l'ultima location del film di Woody Allen, il regista abbandona nuovamente la tanto amata Manhattan per realizzare la sua nuova commedia in Provenza, tra sole e profumo di lavanda, che la rendono una delle mete più suggestive in cui voler vivere. La trama e il significato del film è tutta nel titolo “Magic in the moonlight” (la magia al chiaro di stelle), adducendo a pensare come le stelle possano evocare magia quando le si osserva, ma al tempo stesso il loro luccichio può trarre in inganno, creando illusioni e sensazioni che si fondono con la realtà. Il nostro protagonista Stanley Crawford è interpretato da Colin Firth (Il discorso del re), vestendo i panni di un famoso illusionista inglese che per vivere incanta la gente con i suoi spettacoli di magia. La sua famosa arte di creare e mascherare incondizionatamente qualunque illusione viene chiamata in causa per cercar di svelare l'inganno, lì dove sembra davvero non esserci. Il mistero che dovrà cercare di portare alla luce è rappresentato da Sophie Baker interpretata dalla graziosa Emma Stone (The amazing spider-man), che svolge il ruolo di una sensitiva, che con il suo fascino e le sue sedute spiritiche cerca di contattare persone scomparse da tempo e di portare alla luce segreti mai stati svelati e che solamente lei è grado di evocare. Lei, donna passionale e seducente, vive parlando di spiritualità e di un mondo terreno coeso all'aldilà, in stretto contatto con ciò che non può essere spiegato con la logica ma solo attraverso le sensazioni. Lui, invece, uomo, cinico e pragmatico nel giudicare tutto ciò che lo circonda, vive come se tutto al mondo potesse essere spiegato con l'indice di razionalità e boriosità che lo contraddistingue. Il rapporto tra i due scivola in un vortice di utopia e realtà, lusinghe ed abbagli, con l'amore a fare da mediatore. Il geniale artista americano ci ha abituati a ben altro, in questa commedia non traspare nulla di originale eccetto il paesaggio che lo fa da sfondo, la storia non sembra regalare la magia menzionata nel suo titolo e la superficialità con cui viene elaborata la trama non lo rende di certo un film all'altezza dei suoi precedenti. Nonostante risulti una commedia per nulla brillante, i due attori protagonisti dimostrano un certo feeling, calandosi perfettamente nelle rispettive figure di buon ammaliatrice lei e spietato realista lui. 
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            | antonietta dambrosio | giovedì 18 dicembre 2014 |  
            | magico allen   |  |  |  |  
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                         Magic in the moonlight – recensione
 Il titolo già lasciava presagire che l’ultimo film di Woody Allen ci avrebbe trascinato in un’atmosfera romantica e deliziosa. Siamo ancora una volta in Europa, tra la Provenza ed una raffinatissima e folgorante Costa Azzurra degli anni Venti, rifinita da Allen in ogni dettaglio, ed il bianco dei costumi, le note jazz, i salotti nei quali ci si fermerebbe per ore tra un drink ed una riflessione sul senso della vita, i verdi giardini, le eleganti auto che viaggiano su sinuosi tornanti accarezzati da mare e cielo che si uniscono fino a confondersi, sono la cornice di una delicatissima storia d’amore. Il magico chiaro di luna si riflette sul volto di un’incantevole medium che un gentiluomo inglese, arrogante e scettico, è pronto a smascherare.
                        [+]
 
                    
                         Magic in the moonlight – recensione
 Il titolo già lasciava presagire che l’ultimo film di Woody Allen ci avrebbe trascinato in un’atmosfera romantica e deliziosa. Siamo ancora una volta in Europa, tra la Provenza ed una raffinatissima e folgorante Costa Azzurra degli anni Venti, rifinita da Allen in ogni dettaglio, ed il bianco dei costumi, le note jazz, i salotti nei quali ci si fermerebbe per ore tra un drink ed una riflessione sul senso della vita, i verdi giardini, le eleganti auto che viaggiano su sinuosi tornanti accarezzati da mare e cielo che si uniscono fino a confondersi, sono la cornice di una delicatissima storia d’amore. Il magico chiaro di luna si riflette sul volto di un’incantevole medium che un gentiluomo inglese, arrogante e scettico, è pronto a smascherare. Stanley  (Colin Firth, british dal cuore alla pelle) è un noto prestigiatore che indossa i panni di Wei Ling Soo nei suoi spettacoli di magia e viene invitato da Howard (Simon McBurney),  vecchio amico e collega, a sconfessare Sophie (Emma Stone), impegnata a raggirare una ricca signora americana in vacanza con la famiglia sulla costa francese, mettendola in contatto con il suo amato marito defunto. Una tale assonanza tra immagini, parole, gesti e suoni donano all’ultima pellicola di Woody Allen carattere di sublime poesia, e mentre la magia dell’amore scolpisce l’animo di Stanley attraverso la luce del volto di Sophie, levigando anche gli spigoli più acuti del suo cinismo, l’inganno dell’amico Howard, al di là di ogni effettiva intenzione, si rivela capace di accorciare le distanze tra testa e cuore. Ed anche il più irremovibile nichilismo associato ad una saccente forma di misantropia cede sotto un cielo bianco di luna e sotto i colpi dell’ironia tagliente e buona dell’anziana zia Vanessa (un’energica Elieen Atkins). Forse nulla di nuovo per Allen, ma il suo morbido salto indietro nel tempo lungo un secolo è il numero di magia che ci ha reso parte di un mondo affascinante, e si sa, il Cinema, come le più belle forme d’amore, è capace di spostare i limiti di ogni realtà.
 
 Antonietta D’Ambrosio
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                        [+] magica
                         (di grazia miccoli)
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