Anno | 2014 |
Genere | Opera lirica |
Produzione | Italia |
Regia di | Augusto Fornari |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento martedì 1 aprile 2014
CONSIGLIATO N.D.
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Per molti, il vero capolavoro di Puccini. Uno di quei titoli che fotografano lo spirito di un'epoca e lo consegnano per sempre alla memoria dei posteri. La vita di bohème, tra soffitte fredde, affitti da pagare e ambizioni artistiche, fu un fenomeno vero della Parigi ottocentesca, dove l'opera è ambientata. Quasi un mito, immortalato dal romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème, la fonte a cui si rifecero i librettisti Illica e Giacosa. I quattro quadri saltano da una situazione all'altra con la frammentarietà, il disordine, l'imprevedibilità tipica della vita precaria degli scapestrati protagonisti, il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il filoso Colline, il musicista Schaunard. La loro gioventù si consuma rapidamente tra grandi aspirazioni intellettuali, denti che battono per il gelo, padroni di casa da raggirare, serate di baldoria al Quartiere Latino, donne da amare. E quando arriva la morte, che i protagonisti rimuovono dal loro microcosmo, povero, sì, ma allegro e vitale, è un trauma sconvolgente, a cui non può seguire altro che il sipario che cala sul dolore e i singhiozzi di tutti. Tanto più se la morte è quella di Mimì, l'amata di Rodolfo, figura femminile semplice e innocente, in cui alcuni hanno visto il primo ingresso di una creatura veramente indifesa nel mondo da sempre eroico del melodramma, anticipatrice, addirittura, delle donne buone, ma emarginate e sfortunate del cinema di Chaplin. La musica di Puccini è una sequela ininterrotta di invenzioni melodiche, armoniche, timbriche, descrittive: dai desolanti accordi vuoti impressionisti alle volgari trombe da fiera già stravinskiane. La bohème debuttò con successo al Teatro Regio di Torino nel febbraio del 1896, diretta da un Toscanini appena ventinovenne. Da allora è forse l'opera più rappresentata al mondo. Al Carlo Felice va in scena con la regia del giovane attore e regista Augusto Fornari e le scene del pittore genovese Francesco Musante.