ultimoboyscout
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lunedì 7 settembre 2015
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la guerra è già iniziata.
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Il film inizia più o meno una decina di anni dopo "L'alba del pianeta delle scimmie", il virus T-113 ha spazzato via la stragrande maggioranza degli umani e i pochi rimasti vivono arroccati all'interno dei ruderi delle città, mentre le scimmie si moltiplicano e procedono nella loro incredibile evoluzione nei boschi, riuscendo persino a parlare. "Apes revolution" è la storia di due dinastie: quella delle scimmie che continuano a proliferare e quella degli umani che sono invece disperati. Cesare rimane il personaggio centrale della storia, cresciuto con amore dallo scienziato Will Rodman, vorrebbe legare e vivere in pace con gli umani pur vivendo un conflitto interiore molto forte, è un re democratico e lungimirante, un vero stratega che deve proteggere la sua famiglia e tutta la sua razza.
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Il film inizia più o meno una decina di anni dopo "L'alba del pianeta delle scimmie", il virus T-113 ha spazzato via la stragrande maggioranza degli umani e i pochi rimasti vivono arroccati all'interno dei ruderi delle città, mentre le scimmie si moltiplicano e procedono nella loro incredibile evoluzione nei boschi, riuscendo persino a parlare. "Apes revolution" è la storia di due dinastie: quella delle scimmie che continuano a proliferare e quella degli umani che sono invece disperati. Cesare rimane il personaggio centrale della storia, cresciuto con amore dallo scienziato Will Rodman, vorrebbe legare e vivere in pace con gli umani pur vivendo un conflitto interiore molto forte, è un re democratico e lungimirante, un vero stratega che deve proteggere la sua famiglia e tutta la sua razza. Un incontro tra i primiati e un gruppetto di umani in ricognizione nei territori boschivi alle porte di (ciò che rimane di) San Francisco fa montare la tensione, innescando le dinamiche che reggono tutta la pellicola. Andy Serkis veste nuovamente la pelliccia di Cesare, è senza ombra di dubbio il miglior attore capace di utilizzare e sfruttare appieno ogni potenzialità del motion capture. Il film rappresenta una metafora sui diritti civili, sull'uguaglianza e il rispetto, nella storia non ci sono buoni o cattivi e l'opera appare fin da subito ambiziosissima perchè è il secondo prequel (anche se a se stante rispetto al precedente con James Franco) di un film di culto degli anni '60, che sconvolge e aggiorna tematiche, filosofia ed estetica di circa 45 anni fa. Ottimi gli avvicendamenti di Gary Oldman e Jason Clarke a Franco e soprattutto del regista Matt Reeves a Rupert Wyatt, la sferzata che danno è notevole ma la saga è ancora viva in attesa del prossimo capitolo previsto per il 2016.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 2 agosto 2014
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gran bel film su paura, fiducia, amicizia e....
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Chi si aspetta di vedere un film di fantascienza, catastrofico, sulla pandemia o altro rimarrà deluso, perché “Il Pianeta delle Scimmie Revolution” è tutt’altro che questo, ma a conti fatti è un film stranissimo e anche se è stato scritto molto sul tema, molto, molto originale, perché, forse per la prima volta sullo schermo, scimmie e uomini sono messi sullo stesso livello.
Il regista, Matt Revees, autore di film molto particolari come Blood Story e Cloverfield anche qui dimostra tutta la sua originalità creando un film che forse è migliore del precedente, e comunque rappresenta qualcosa di atipico perché la vera storia di questo film non è la conquista della Terra da parte delle scimmie o la difesa di essa da parte degli uomini, ma l’animo ed i sentimenti degli esseri viventi.
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Chi si aspetta di vedere un film di fantascienza, catastrofico, sulla pandemia o altro rimarrà deluso, perché “Il Pianeta delle Scimmie Revolution” è tutt’altro che questo, ma a conti fatti è un film stranissimo e anche se è stato scritto molto sul tema, molto, molto originale, perché, forse per la prima volta sullo schermo, scimmie e uomini sono messi sullo stesso livello.
Il regista, Matt Revees, autore di film molto particolari come Blood Story e Cloverfield anche qui dimostra tutta la sua originalità creando un film che forse è migliore del precedente, e comunque rappresenta qualcosa di atipico perché la vera storia di questo film non è la conquista della Terra da parte delle scimmie o la difesa di essa da parte degli uomini, ma l’animo ed i sentimenti degli esseri viventi. Siano essi uomini o scimmie.
Revees attraverso il film coglie l’occasione per tracciare uno spaccato della nostra umanità.
Il film, infatti, è basato sui valori: non ci sono uomini e scimmie, ma contrapposizione di valori, sia tra gli uni che tra gli altri.
Le due specie, con le scimmie che si stanno evolvendo e nel corso del film raggiungono l’evoluzione degli uomini si contrappongono e quasi si fondo insieme che alla fine sono tutt’uno.
Così no0n ci sono più le specie ma i valori e i sentimenti: ci sono buoni e cattivi, scimmie (e uomini) che vogliono la pace e altri che cercano la guerra.
Il regista esalata soprattutto alcuni aspetti: la fiducia, la paura, l’amicizia, l’ipocrisia, la tenacia.
Entrambe le specie hanno un unico obiettivo: vivere, ma non capaci di farlo in sintonia, o almeno non tutti.
“Il Pianeta delle Scimmie Revolution” può essere considerato un film sui valori reali della vita e gli attori sanno interpretarli al meglio questi valori, a partire da Andy Serkis, l’attore che non vedrete mai sullo schermo ed impersona il ruolo di Cesare, grazie alla tecnica del “capture” cioè l’uomo che si muove, interpreta il film e poi la tecnologia digitale cambia il suo aspetto trasformandolo in una scimmia tenendo però “buoni” i Movimenti e le parole.
Serkis è maestro in questo avendo già interpretato Gollum ne “Il signore degli anelli” e se il libro di Tolkien iniziava e finiva con la stessa frase (Sono Tornato) “Il Pianeta delle Scimmie Revolution” inizia e finisce con la stessa inquadratura di Cesare: emblematica, che dice tutto.
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domenico maria
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lunedì 18 agosto 2014
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esercizio di saggezza-ruggito di sopravvivenza.
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Ho voluto rivederla questa pellicola, dopo un po' di giorni. A me sembra, diciamo così, di quelle del nuovo corso, da Tim Burton in poi, la più ricca e intensa. Ho la sensazione che il regista abbia decisamente regolato il fulcro della storia, molto più sulla analisi e presentazione delle scimmie, diciamo così, quelle del gruppo protagonista, che non sugli umani, cui vengono affidati tratti caratteriali e psicologici, piuttosto ovvi e piatti. Cesare, per cominciare; personalità matura, ricca di colori, molto riflessivo, ma all'occorrenza autoritario e brutale; molto protettivo verso la famiglia e con un forte senso di responsabilità per la comunità. Affidabile e abbastanza socievole, attorniato di un gruppo di fedelissimi, verso i quali mostra vera affezione.
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Ho voluto rivederla questa pellicola, dopo un po' di giorni. A me sembra, diciamo così, di quelle del nuovo corso, da Tim Burton in poi, la più ricca e intensa. Ho la sensazione che il regista abbia decisamente regolato il fulcro della storia, molto più sulla analisi e presentazione delle scimmie, diciamo così, quelle del gruppo protagonista, che non sugli umani, cui vengono affidati tratti caratteriali e psicologici, piuttosto ovvi e piatti. Cesare, per cominciare; personalità matura, ricca di colori, molto riflessivo, ma all'occorrenza autoritario e brutale; molto protettivo verso la famiglia e con un forte senso di responsabilità per la comunità. Affidabile e abbastanza socievole, attorniato di un gruppo di fedelissimi, verso i quali mostra vera affezione. Molto contrastato il suo rapporto con gli umani. Il figlio giovane, dalla espressione incerta e candida, che riflette la fase della crescita e della adolescenza, alla ricerca di un modello alternativo al padre, fino a maturare la crudele brutalità del piano di Koba, e rinnegarlo. Molto interessante la psicologia di Maurice, "il rosso". Curioso, attento, osservatore, intellettivamente evoluto, un po' la coscienza culturale della comunità. Certamente Koba è, deve essere il cattivo di turno. Ma anche in questo caso, il carattere è ricco e stratificato. Colpisce il suo coraggio indomito. Nella lotta e nella guerra si esalta ed ha il talento del leader: ma nelle prima parte del film il rapporto con Cesare è nobile e di stima reciproca. Progressivamente prende le distanze dal capo, quando vede il capo troppo disponibile al compromesso con gli umani superstiti, e mi ricorda la figura di Macbeth(Shakespeare e Verdi);una grande personalità venduta all'ambizione, alla crudeltà e al potere. Riesce ad essere anche diabolico e doppiogiochista con gli umani, salvo poi a trucidarli. Sul fronte umano il più interessante e Gary Oldman, il cattivo, in seguito pazzoide che tuttavia si difende con l'alibi della difesa della specie umana. A modo suo un combattente e un leader, ma molto meno stimolante di Koba. Il giovane protagonista scienziato, il figlio, e la donna accanto sono convinti di ciò che recitano, probabilmente comprendendo di avere ruoli iconici, a senso unico.(Riflessione: fai tanto il buono, il disponibile al dialogo, l'amico della fiducia, e poi hai nel cassetto la pistola con decine di proiettili: il dna americano tipico; io sono la persona più pulita del mondo, nella misura in cui, all'occorrenza mi sia garantita una arma...incoerenze e (forse involontaria)crudeltà di un modello oggi in piena crisi. Se dovessimo mai davvero arrivare a questo punto del nostro futuro, siamo davvero sicuri che i sopravvissuti americani, ci garantirebbero la rinascita, la ricostruzione, e una nuova epoca di pace?
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parieaa
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sabato 23 agosto 2014
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bello, ma non un capolavoro
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Sicuramente un buon film di fantascienza, che riporta in auge definitivamente una delle saghe cinematografiche più longeve. Effetti speciali strepitosi (da Oscar), un Andy Serkis sempre più bravo e, secondo me, sempre meno umano, che praticamente da solo regge il film intero. Anche la colonna sonora è buona e la sequenza finale è molto ben curata e ben giostrata dal regista. Però da qui paragonarlo addirittura al primo Matrix (da un sacco di pubblicità e trailers), mi sembra decisamente azzardato. Anche perchè già il primo capitolo di questa, presumo, nuova trilogia, secondo me è stato molto più interessante e fantascientificamente corretto.
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Sicuramente un buon film di fantascienza, che riporta in auge definitivamente una delle saghe cinematografiche più longeve. Effetti speciali strepitosi (da Oscar), un Andy Serkis sempre più bravo e, secondo me, sempre meno umano, che praticamente da solo regge il film intero. Anche la colonna sonora è buona e la sequenza finale è molto ben curata e ben giostrata dal regista. Però da qui paragonarlo addirittura al primo Matrix (da un sacco di pubblicità e trailers), mi sembra decisamente azzardato. Anche perchè già il primo capitolo di questa, presumo, nuova trilogia, secondo me è stato molto più interessante e fantascientificamente corretto. In questo secondo capitolo, in realtà, non c'è nulla di palesemente stonato od errato, ma è il film nel suon insieme che mi convince meno del suo predecessore: qui il cast "umano" risulta quasi inutile (a partire dal protagonista che è ininfluente, ma persino Oldman non era in gran forma...), ci sono antibiotici ancora buoni dopo 10 anni (e chissà in che modo sono stati conservati), una diga senza manutenzione che funziona alla prefezione facendo saltare in aria con C4 (!!) un tubo ostruito, il deposito di armi tenuto lontanissimo dalla colonia, una battaglia non esattamente esaltante...e ancora altri particolari che potevano essere risolti decisamente meglio. Detto questo non mancano di certo gli aspetti positivi. Primo fra tutti ancora un grandissimo, ma poi disilluso, Cesare, con il suo utopistico "scimmia non ucide scimmia" come vera linea di demarcazione tra uomini e scimmie, che verrà, e con suo grande dolore, inevitabilmente varcata; un simpaticissimo e saggio orango; un Cesare Jr adolescente e stolto; un cattivissimo (ma un po' ripetitivo) e arrabbiato Koba; e anche scene molto belle, come le panoramiche sulla città delle scimmie, la scena dell'intimidazione alla colonia o quano Koba rompe il tabù supremo. Insomma un film godibile, ma sotto le (mie) aspettative. D'altronde (s)fortunatamente non si possono avere capolavori tutti i giorni.
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versus
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mercoledì 17 settembre 2014
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chi sono i buoni? (contiene spoiler)
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Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Tenete presente che i personaggi principali formano un quadrilatero. Abbiamo Uomo 1 e Scimmia 1, in posizione di comando, e Uomo 2 e Scimmia 2 in posizione subordinata. La storia è semplice. Uomo due e scimmia 1 sono nel vero e nel giusto, sono per l'amicizia tra le razze, cooperano tra loro. Uomo 1, però, diffida dalla missione di pace di Uomo 2, e prepara la guerra con le scimmie. Scimmia 2, che ha un passato traumatico con gli umani, e ne diffida a propria volta, scopre questi preparativi.
Ora, non posso raccontarvi il seguito, perché sennò vi toglierei il piacere della visione. Il problema interpretativo però è questo.
Scimmia 1 e Uomo 2 incarnano evidentemente l'ideale kantiano, cosmopolitico, di una pace universale, dell'uso pubblico della ragione.
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Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Tenete presente che i personaggi principali formano un quadrilatero. Abbiamo Uomo 1 e Scimmia 1, in posizione di comando, e Uomo 2 e Scimmia 2 in posizione subordinata. La storia è semplice. Uomo due e scimmia 1 sono nel vero e nel giusto, sono per l'amicizia tra le razze, cooperano tra loro. Uomo 1, però, diffida dalla missione di pace di Uomo 2, e prepara la guerra con le scimmie. Scimmia 2, che ha un passato traumatico con gli umani, e ne diffida a propria volta, scopre questi preparativi.
Ora, non posso raccontarvi il seguito, perché sennò vi toglierei il piacere della visione. Il problema interpretativo però è questo.
Scimmia 1 e Uomo 2 incarnano evidentemente l'ideale kantiano, cosmopolitico, di una pace universale, dell'uso pubblico della ragione. Una posizione, ça va sans dire, schiettamente interclassista.
Uomo 1, invece, prende le scimmie per semplici animali. La difesa della razza umana (osservate che si tratta di risorse energetiche) val bene lo sterminio dell'altra. Scimmia 2, viceversa, porta su di sé, fisicamente, la memoria dello sfruttamento. Uomo 1 e scimmia 2 rappresentano dunque la forma lotta di classe.
Va notato che sia Uomo 1 che scimmia 2 sono quanto di più lontano non solo dall'ideale della pace universale, manifestando una irrefrenabile disposizione al conflitto, ma anche una quanto di più lontano dall'idea kantiana di pubblicità : entrambi, agiscono nel segreto.
Se ci pensate, qual è il tema del film? Riassumendo, abbiamo da una parte una posizione etica (verità e giustizia) dall'altra una politica (conflitto e realismo)
Vi dicevo che la sfida riguarda l'idea di ideologia. Come avrete già notato da soli, si tratta di un film eminentemente ideologico. Se si fa astrazione dal finale, sul quale non mi pronuncio, in fondo è la storia di un ideale: della sua negazione e, in qualche modo, della sua riaffermazione sul proprio contrario. E' la storia della rimozione etica della politica e del conflitto, ridotti alla forma di un dover-NON-essere. Un'apologia del falso.
E però. Però c'è il momento della rivoluzione, da cui il titolo. Inutile dire che la rivoluzione è il male. Ma quando Scimmia 2, machiavellianamente, si impossessa del fucile proprio fingendosi, di fronte ai due umani, ciò che loro si aspettano che lei sia, ossia un innocuo animaletto. Quando tradendo Scimmia 1, e, in modo ancora una volta machiavellicissimo, incita alla rivolta contro l'autorità costituita (Scimmia 1 si chiama Cesar). Quando guida le scimmie contro gli umani, la vendetta si compie, e i ruoli si capovolgono, così che ora sono gli umani ad essere chiusi nelle gabbie delle scimmie.... Ecco, non è forse la ragione della politica, del conflitto, che si afferma, anche solo per un momento? E non sorge il dubbio che le accuse ricevute da Scimmia 2 da parte di Scimmia 1, proprio come quelle che Spartaco avrà ricevuto dagli aristocratici, siano la solita propaganda anti-rivoluzionaria?
Ma dunque, ecco qua, ditemi voi: a film veduto, chi sono i buoni? chi sono i cattivi?
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manganini
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mercoledì 6 agosto 2014
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semplice ma d'effetto
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Il film è semplice, sono in grado di comprenderlo tutti, gli ingredienti sono i soliti: ci sono i buoni, i cattivi, e le scimmie che sono una via di mezzo tra umani e animali.
La cosa interessante del film sono le animazioni e le riprese effettuate con il computer di questa immane popolazione di scimmie che vive alle porte di San Francisco, di altissimo livello consiglio la proiezione in 3d, ed i messaggi in esso contenuti.
Per la prima volta in un film che parla di rapporto uomo-animale, si ammette che uomini e scimmie potenzialmente sono uguali, e da questo concetto che ruota tutto il film.
Anche il "cattivo" Koba, la scimmia che vuole prendere il potere sul gruppo e comandarlo, è così per colpa degli umani, che da piccolo lo utilizzarono per gli esperimenti che non ha dimenticato e mai perdonato, mentre molto diversa è l'esperienza umana di Cesare il capo ricco di buon senso della comunità di primati.
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Il film è semplice, sono in grado di comprenderlo tutti, gli ingredienti sono i soliti: ci sono i buoni, i cattivi, e le scimmie che sono una via di mezzo tra umani e animali.
La cosa interessante del film sono le animazioni e le riprese effettuate con il computer di questa immane popolazione di scimmie che vive alle porte di San Francisco, di altissimo livello consiglio la proiezione in 3d, ed i messaggi in esso contenuti.
Per la prima volta in un film che parla di rapporto uomo-animale, si ammette che uomini e scimmie potenzialmente sono uguali, e da questo concetto che ruota tutto il film.
Anche il "cattivo" Koba, la scimmia che vuole prendere il potere sul gruppo e comandarlo, è così per colpa degli umani, che da piccolo lo utilizzarono per gli esperimenti che non ha dimenticato e mai perdonato, mentre molto diversa è l'esperienza umana di Cesare il capo ricco di buon senso della comunità di primati.
Ovviamente è un film e che le scimmie prendano il potere non accadrà mai, però, aiuta molto a riflettere, sugli abusi che si compiono sugli animali ritenendoli "roba nostra" da utilizzare per riempire un buco affettivo e poi disfarcene quando non servono più.
Ritengo il film profondamente educativo che manda segnali molto chiari ed cerca di insegnare che non perchè siamo uomini ed abbiamo il cervello possiamo fare e disfare come ci pare.
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ermanno bartoli
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mercoledì 4 marzo 2015
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finalmente un degno film sulle scimmie
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Finalmente un film che non fa vergognare il primo e solo capolavoro... "Il pianeta delle scimmie", quello di Schaffner con l'inarrivabile Charlton Heston. Certo, questo film non è come il primo ma è comunque un gran bel film carico di umanità e di idee spesso sottaciute o sottovalutate ma niente affatto peregrine... Come quella che eventuali "altri" (in questo caso le scimmie) non è detto che potrebbero essere migliori della razza umana. Un film educativo e permeato di una certa trascendenza.
Due parole sulla recensione di Gabriele Niola... Finalmente una recensione libera dai soliti luoghi comuni e dai soliti riferimenti triti e ritriti di una cultura ufficiale che pesa quasi sempre in un senso e che pare lavorare per una lobotomia di massa.
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Finalmente un film che non fa vergognare il primo e solo capolavoro... "Il pianeta delle scimmie", quello di Schaffner con l'inarrivabile Charlton Heston. Certo, questo film non è come il primo ma è comunque un gran bel film carico di umanità e di idee spesso sottaciute o sottovalutate ma niente affatto peregrine... Come quella che eventuali "altri" (in questo caso le scimmie) non è detto che potrebbero essere migliori della razza umana. Un film educativo e permeato di una certa trascendenza.
Due parole sulla recensione di Gabriele Niola... Finalmente una recensione libera dai soliti luoghi comuni e dai soliti riferimenti triti e ritriti di una cultura ufficiale che pesa quasi sempre in un senso e che pare lavorare per una lobotomia di massa.
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veritasxxx
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lunedì 4 agosto 2014
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pensavo scimmie meglio che uomo...
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Ieri sera sono uscito con una vecchia amica dei tempi della scuola e all'apice del romanticismo le ho detto che aveva gli occhi più belli di quelli di una scimmia. Lei non l'ha presa bene (e sono dovuto tornare a casa con i mezzi pubblici) ma probabilmente non aveva visto Apes Revolution. Già, perchè Cesare e la sua tribù di scimpanzè, gorilla e co., per quanto comunichino perfettamente tra di loro con il linguaggio dei segni, hanno degli occhi talmente espressivi che vi chiederete se sia veramente tutto fatto al computer, se dietro agli effetti digitali si celino attori veri o se veramente la tecnologia sia pronta per sostituire in tutto e per tutto gli attori in carne e ossa (come prospettato dal recente "The Congress").
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Ieri sera sono uscito con una vecchia amica dei tempi della scuola e all'apice del romanticismo le ho detto che aveva gli occhi più belli di quelli di una scimmia. Lei non l'ha presa bene (e sono dovuto tornare a casa con i mezzi pubblici) ma probabilmente non aveva visto Apes Revolution. Già, perchè Cesare e la sua tribù di scimpanzè, gorilla e co., per quanto comunichino perfettamente tra di loro con il linguaggio dei segni, hanno degli occhi talmente espressivi che vi chiederete se sia veramente tutto fatto al computer, se dietro agli effetti digitali si celino attori veri o se veramente la tecnologia sia pronta per sostituire in tutto e per tutto gli attori in carne e ossa (come prospettato dal recente "The Congress").
Il film riprende gli avvenimenti della prima puntata, nel cui finale veniva annunciata la diffusione del virus che rende le scimmie più intelligenti ma che è letale per la specie umana. E con un po' di immaginazione e di sana licenza poetica, dopo dieci anni solo alcuni gruppi di persone immuni all'epidemia sono sopravvissute, mentre Cesare ha messo su famiglia e impostato le basi di una civiltà preistorica in cui vengono trasmessi i principi base della convivenza pacifica (scimmia non uccide altra scimmia) e in cui la diffusione della conoscenza ha un posto di rilievo. Ma il mondo è piccolo e gli umani si imbattono nella tribù di primati, che non sono proprio bendisposti con la nostra razza. E neanche noi nei loro confronti; loro più forti e tendenzialmente pacifici, noi più intelligenti ma tradizionalmente più guerrafondai. Hollywood ci sorprende di nuovo e dopo i cattivi non così cattivi e i buoni non tanto buoni di Maleficent, anche in questa seconda parte del prequel de il Pianeta delle scimmie la ragione non sta mai da una sola parte, e lo spettatore si ritrova combattuto tra le esigenze degli uomini e i principi delle scimmie. Bastano un soldato esaltato e uno scimpanzè incattivito però e la guerra esploderà senza controllo, e solo Cesare riuscirà a mettere fine (per ora) alla lotta per la supremazia sul territorio.
La sceneggiatura convincente e ben strutturata, per quanto leggermente forzata in alcuni passaggi, giustifica pienamente le due ore e dieci di durata. Incredibili gli effetti speciali (gli sguardi delle scimmie dicono più di tante parole): è una vera soddisfazione vedere un film in cui per una volta la computer graphic è a disposizione della storia e non il contrario. Un bravo a Andy Serkis, già attore digitale nei panni di Gollum nel Signore degli anelli e in King Kong di Jackson, che dà le movenze a Cesare. Neanche Russell Crowe nel Gladiatore era riuscito a impersonare l'eroe positivo in maniera tanto affascinante.
E parla poco il protagonista indiscusso del film, ma quando apre bocca ci propina vere e proprie perle di saggezza: "Pensavo che le scimmie fossero migliori degli umani. Invece sono esattamente uguali". Vallo a dire a Darwin.
A quando il terzo film, il gioco su Xbox e la app sui cellulari?
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lief3
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sabato 2 agosto 2014
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finalmente è tornato il pianeta delle scimmie!
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Dopo le molte delusioni di questa saga, partendo da "L'altra faccia del pianeta delle scimmie" fino a "L'alba del pianeta delle scimmie" (forse salvando appena "1999 - Conquista della Terra") andando al cinema ho visto un film degno di essere l'erede dello storico "Pianeta delle scimmie".
Su tutti i fronti migliore del suo capitolo precedente, questo film rievoca il profondo pensiero che c'è dietro al mondo fantascimmiesco, ovvero un profondo ragionamento sulla natura dell'essere umano.
La trama del film è ottima: momenti nostalgici al momento giusto, scene piene d'azione mai troppo stiracchiate. Ma il vero motivo per cui questo film è un ottimo film è che mai banalizza la contrapossizione essere umano-scimmia, ma anzi la rende molto interessante non definendo (e quindi non semplificando) la dicotomia buono-cattivo.
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Dopo le molte delusioni di questa saga, partendo da "L'altra faccia del pianeta delle scimmie" fino a "L'alba del pianeta delle scimmie" (forse salvando appena "1999 - Conquista della Terra") andando al cinema ho visto un film degno di essere l'erede dello storico "Pianeta delle scimmie".
Su tutti i fronti migliore del suo capitolo precedente, questo film rievoca il profondo pensiero che c'è dietro al mondo fantascimmiesco, ovvero un profondo ragionamento sulla natura dell'essere umano.
La trama del film è ottima: momenti nostalgici al momento giusto, scene piene d'azione mai troppo stiracchiate. Ma il vero motivo per cui questo film è un ottimo film è che mai banalizza la contrapossizione essere umano-scimmia, ma anzi la rende molto interessante non definendo (e quindi non semplificando) la dicotomia buono-cattivo.
Questo reboot partito nel 2011 sembrava intraprendere la strada della banalizzazione del pianeta delle scimmie come film di solo spettacolo, alla pari dei film della Marvel, per intederci, ma questo nuovo capitolo non solo ha smentito ciò, ma oltretutto oserei dire che si è molto avvicinato come qualità al primo e inimitabile film facendo capire che coloro che hanno realizzato questa pellicola son riusciti a cogliere la vera bellezza di questo universo che non si ferma alle scimmie che cavalcano i cavalli, ma che pone le basi su pilastri ben più solidi e profondi.
In conclusione se chiunque mi chiedesse se questo film vale la pena di vederlo o no gli risponderei senza alcun dubbio che sì vale la pena di vederlo anche se non si è visto il primo film.
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sebastian13
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giovedì 31 luglio 2014
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l'uomo scimmia del nostro scontento
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L'ultimo della serie (contandoli tutti questo è l'ottavo) è uno dei migliori e sicuramente quello più intimista. Pur rimanendo nella logica del Blockbuster a carattere spettacolare, nel film risultano maggiormente approfonditi i temi incentrati sull'incontro scontro tra l'uomo e la scimmia, da cui scaturiscono inevitabilmente le contraddizioni del vivere umano allargate naturalmente ai primati umani in quanto suoi simili. Nel film di Matt Reeves si cerca sempre di comprendere le ragioni degli altri, al fine di raggiungere l'impossibile traguardo del vivere in pace tra diversi; da qui la forza dei dialoghi tra Cesare e Malcom per trovare accordi e giusti compromessi per il bene comune, partendo dal rispetto della parità dei diritti.
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L'ultimo della serie (contandoli tutti questo è l'ottavo) è uno dei migliori e sicuramente quello più intimista. Pur rimanendo nella logica del Blockbuster a carattere spettacolare, nel film risultano maggiormente approfonditi i temi incentrati sull'incontro scontro tra l'uomo e la scimmia, da cui scaturiscono inevitabilmente le contraddizioni del vivere umano allargate naturalmente ai primati umani in quanto suoi simili. Nel film di Matt Reeves si cerca sempre di comprendere le ragioni degli altri, al fine di raggiungere l'impossibile traguardo del vivere in pace tra diversi; da qui la forza dei dialoghi tra Cesare e Malcom per trovare accordi e giusti compromessi per il bene comune, partendo dal rispetto della parità dei diritti. Forte impatto civile quindi, tale da far passare in secondo piano i personaggi destabilizzanti destinati si ad averla vinta sul campo in quanto facili fomentatori di folle ignare, ma non fino al punto di impoverire e svilire la giustizia. Come di prassi il mitico Andy Serkis - Cesare veste i panni del diverso con autentica partecipazione e attenzione ai particolari. Gli altri comprimari non brillano eccessivamente tali da farci rimpiangere il padre putativo di Cesare - James Franco del film precedente. Chiusura piena di rimpianti per ciò che sarebbe potuto essere e ciò che non potrà mai essere; l'impossibile intesa tra simili, intrappolati oramai nella eterna spirale del nostro scontento. Quanta attualità in questo finale pensando a Gaza e a Israele, ad Abramo e a Ismaele ed infine alla stupidità umana come suprema sintesi della violenza.
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