fabio57
|
lunedì 5 ottobre 2015
|
duro
|
|
|
|
Un bel pugno nelllo stomaco,questo film di Munzi,crudo,brutale soprattutto nel finale,è un'opera interssante che fa un pò di luce sulle questioni malavitose in quel della Calabria.La struttura narrativa è essenziale,tesa senza fronzoli e retorica,la conclusione oltre che scioccante anche un tantinello inverosimile
Da vedere
|
|
[+] lascia un commento a fabio57 »
[ - ] lascia un commento a fabio57 »
|
|
d'accordo? |
|
eltanker
|
giovedì 20 agosto 2015
|
un film che non parla correttamente il "calabrese"
|
|
|
|
Dopo le trasposizioni relative alla "cosanostra", alla camorra e alla banda della magliana, arriva finalmente una trasposizone cinematografica della 'ndrangheta calabrese. Tratto dall'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco il fim è narrativamente potente, teso e crudo, Vi è una maniacale ricostruzione della tradizione e dei costumi tipici della regione aspromontese; a questo si sommano le performance straordinarie di attori quali Mazotta e Ferracane. Il problema sta alla base: se la storia da un lato riesce a far trasparire il "culto" della famiglia tanto cara alla regione calabrese dall'altro lato eccede nel tentativo di fare il verso a mostri sacri del genere (senza scomodare paragoni) .
[+]
Dopo le trasposizioni relative alla "cosanostra", alla camorra e alla banda della magliana, arriva finalmente una trasposizone cinematografica della 'ndrangheta calabrese. Tratto dall'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco il fim è narrativamente potente, teso e crudo, Vi è una maniacale ricostruzione della tradizione e dei costumi tipici della regione aspromontese; a questo si sommano le performance straordinarie di attori quali Mazotta e Ferracane. Il problema sta alla base: se la storia da un lato riesce a far trasparire il "culto" della famiglia tanto cara alla regione calabrese dall'altro lato eccede nel tentativo di fare il verso a mostri sacri del genere (senza scomodare paragoni) . Le guerre familiari appartengono al passato, ora la 'ndrangheta è un sistema di valori vero e proprio, che le consente quasi di essere inattaccabile e mai porterebbe a situazioni surreali del genere. Ma d'altronde una STORIA è pur sempre una storia e come tale merita di essere vista (o letta) .
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eltanker »
[ - ] lascia un commento a eltanker »
|
|
d'accordo? |
|
foffola40
|
domenica 21 giugno 2015
|
faide calabresi
|
|
|
|
racconto potente, efficace con immagini di grande spessore e attori molto capaci, in particolare Leonardi che svolge il ruolo di Luciano il fratello meno rivolto alla malavita appassionato di animali " il capraro". Quest'attore, che mi ha ricordato molto un grande del passato Riccardo Cucciolla, sia per la somiglianza fisica che per la bravura, è riuscito con le espressioni del volto a rendere tutto il dramma classico della sua vita e della sua famiglia. Contestato e deriso dai fratelli, dal figlio e poco apprezzato anche dalla moglie è il vero protagonista del racconto di vendette a catena che si svolgono in una calabria poco turistica, molto brutale come natura e come manufatti edilizi.
[+]
racconto potente, efficace con immagini di grande spessore e attori molto capaci, in particolare Leonardi che svolge il ruolo di Luciano il fratello meno rivolto alla malavita appassionato di animali " il capraro". Quest'attore, che mi ha ricordato molto un grande del passato Riccardo Cucciolla, sia per la somiglianza fisica che per la bravura, è riuscito con le espressioni del volto a rendere tutto il dramma classico della sua vita e della sua famiglia. Contestato e deriso dai fratelli, dal figlio e poco apprezzato anche dalla moglie è il vero protagonista del racconto di vendette a catena che si svolgono in una calabria poco turistica, molto brutale come natura e come manufatti edilizi. Le immagini della capre che chiudono il film sono il filo rosso che lega tutta la storia dei tre fratelli anche di quelli che con i proventi del crimine pensano di essersi affrancati. foffola40
[-]
[+] no
(di maria)
[ - ] no
|
|
[+] lascia un commento a foffola40 »
[ - ] lascia un commento a foffola40 »
|
|
d'accordo? |
|
andreamymovies.it
|
lunedì 15 giugno 2015
|
un altro modo di raccontare la mafia
|
|
|
|
Un film che parla di mafia, senza dubbio, ma nulla a che vedere con "colleghi americani", dai più classici come Il padrino, the Untouchables o Casinò, ai più recenti come The departed o molti altri ancora. No, nulla a che fare nel modo più assoluto; oserei dire che Anime Nere appartiene proprio a un altro mondo, o meglio, a un altro modo di fare cinema. Francesco Munzi non produce un film gangster sulla scia di quelli oltreoceano, intrisi da manuale da sparatorie pittoresche e dall'alternanza di battute tragiche e comiche che puntano,piuttosto che a conturbare lo spettatore, a divertirlo con una violenza cinematografica assai distante dalla realtà.
[+]
Un film che parla di mafia, senza dubbio, ma nulla a che vedere con "colleghi americani", dai più classici come Il padrino, the Untouchables o Casinò, ai più recenti come The departed o molti altri ancora. No, nulla a che fare nel modo più assoluto; oserei dire che Anime Nere appartiene proprio a un altro mondo, o meglio, a un altro modo di fare cinema. Francesco Munzi non produce un film gangster sulla scia di quelli oltreoceano, intrisi da manuale da sparatorie pittoresche e dall'alternanza di battute tragiche e comiche che puntano,piuttosto che a conturbare lo spettatore, a divertirlo con una violenza cinematografica assai distante dalla realtà. Nel film italiano, le sparatorie si spogliano della tipica spettacolarità americana per apparire crude e così reali, nella loro essenzialità, da suscitare in noi un senso di amarezza. I dialoghi e gli scambi di battute si possono contare sul palmo della mano e, probabilmente, il regista opta per questa scelta, in modo da impregnare di un significato ancora più intenso le azioni dei protagonisti, che potrebbero persino essere riprese senza il sottofondo delle parole. I veri protagonisti di Anime nere,infatti, sono le azioni e i luoghi, entrambi ripresi con particolare attenzione dalla superba cinepresa del regista che da a loro un contorno scarno, macabro, facendo si che questi due aspetti si fondano in uno solo, in una sorta di paesaggio-stato d'animo. Questo, non vuole essere un film di denuncia, nè tantomeno un film all'americana, come già detto, bensì un racconto, che non ha bisogno di parole o dialoghi pungenti, ma che si fa raccontare dagli eventi stessi del film, e suscita un forte senso di apprensione nello spettatore, che preso dal realismo delle vicende, coglie i motivi che conducono i protagonisti ad agire in un determinato modo; dal giovane ragazzo che, ansioso di seguire la bella-malavita sulle orme degli zii, imbocca la strada sbagliata che lo porta alla morte, al padre, primogenito di un clan mafioso, che per quanto si sforzi Idi cercare per se e la sua famiglia una vita lontana dagli ambienti crimali, non riesce ad evitare la morte di suo figlio e a placare i propri sentimenti di vendetta. E sono proprio l'amarezza del padre, come l'apprensione della moglie milanese, i sentimenti che accompagnano il pubblico al di là dello schermo per tutta la durata del film, fino allo sbigottimento finale, che subentra quando meno te l'aspetti in un sorprendente finale shakespeariano. Un altro modo di raccontare la mafia, che valorizza i luoghi, le azioni e l'atmosfera noir, con l'ausilio di un magnifico sonoro e un ottimo montaggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andreamymovies.it »
[ - ] lascia un commento a andreamymovies.it »
|
|
d'accordo? |
|
camillo triolo
|
sabato 13 giugno 2015
|
9 david di donatello
|
|
|
|
MIGLIOR FILM
MIGLIOR REGISTA
MIGLIOR PRODUTTORE
MIGLIORE SCENEGGIATURA
MIGLIRE COLONNA SONORA
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
MIGLIOR MONTATORE
MIGLIOR FONICO IN PRESA DIRETTA
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
*******
da vedere la faccia di Nanni Moretti!
[+] non so
(di maria)
[ - ] non so
|
|
[+] lascia un commento a camillo triolo »
[ - ] lascia un commento a camillo triolo »
|
|
d'accordo? |
|
riccardo tavani
|
lunedì 16 marzo 2015
|
il sole non sorge ma spara ad africo
|
|
|
|
“Africo è un binocolo rovesciato, da Africo si può vedere meglio l’Italia”: questo è il punto di vista che ha cercato di assumere il regista per rendere sullo schermo una vicenda criminale italiana così difficile, sfuggente, segreta ancora più che la mafia siciliana.
Nei termini di un noir dialettale denso, compatto, che ti azzanna al collo, “tragedia” è il termine classico che meglio si addice a questo film. Ricordiamo che il termine italiano “tragedia” deriva dal greco antico tràgos, che significa appunto “caprone”, e oidè, canto. Capro e canto entrambi cari a Dioniso, alla sua originaria dimensione misterica e divina, caotica, pastorale, agreste. La terra aspra di Calabria; le capre allevate e scannate, dal cui legame atavico non riecono a separsi Luigi e Rocco, euro-narco trafficanti di Africo; il canto dolce del suo dialetto, anche in bocca a dei banditi, nella loro dimensione intima e familiare; il caos dilaniante della sua edilizia abusiva, delle vendette ataviche per il predominio odierno e futuro, delle armi che vomitano fuoco: questi sono esattamente i termini di una moderna tragedia, proprio nei luoghi italici che furono colonie dell’antica Grecia.
I francesi da un po’ di tempo ci stanno credendo e mettendo soldi nella produzione di questi contemporanei western meridionali all’italiana. Lo avevano fatto già con Salvo, un film di ambientazione siciliana del 2012. Il loro intervento si è dimostrato proficuo, perché teso a tagliare tutte le divagazioni troppo particolaristiche, nelle quali spesso inducono i nostri autori e registi, per puntare dritto a uno stile formale serrato e a un’efficacia narrativa non tanto di stampo fotografico-realista, quanto d’impatto emozionale nelle inquadrature e nel montaggio, per permettere allo spettatore di entrare dentro una dimensione sociale e culturale altrimenti ardua da comprendere e partecipare razionalmente. Anche Africo viene dal greco antico àprichos, traslato poi nel termine latino apricus, ossia soleggiato, aperto al tepore solare. In Anime nere, però, l’apertura è a un magma ribollente, spalancato verso un passato che non passa mai e a un futuro atavico che ingoia l’anima ancora prima di fiorire al sole. Il sole non sorge ma spara ad Africo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a riccardo tavani »
[ - ] lascia un commento a riccardo tavani »
|
|
d'accordo? |
|
antonietta dambrosio
|
lunedì 17 novembre 2014
|
il nero e le sue sfumature
|
|
|
|
Anime nere - recensione
Non è il grande schermo che può proteggerci dal nero che scivola da Milano ad Africo, di cui se ne respira quasi l'odore sotto un cielo che ne sfuma appena il tono a dispetto di ogni giorno che nasce e di un amore che balza da padre in figlio, da fratello a fratello, ed è il nero lucido di una bara, di un dolore che si tramanda e di una sete di vendetta che non si placa. Tutto troppo vero e crudo tanto da annullare lo schermo e dipingere di nero anche le nostre anime cancellando i confini tra il bene e il male, perché quello di Francesco Munzi non è un film di denuncia che ci consente di riconoscere una realtà crudele e prenderne le distanze, noi ci siamo dentro, e siamo ombre del nero che respiriamo.
[+]
Anime nere - recensione
Non è il grande schermo che può proteggerci dal nero che scivola da Milano ad Africo, di cui se ne respira quasi l'odore sotto un cielo che ne sfuma appena il tono a dispetto di ogni giorno che nasce e di un amore che balza da padre in figlio, da fratello a fratello, ed è il nero lucido di una bara, di un dolore che si tramanda e di una sete di vendetta che non si placa. Tutto troppo vero e crudo tanto da annullare lo schermo e dipingere di nero anche le nostre anime cancellando i confini tra il bene e il male, perché quello di Francesco Munzi non è un film di denuncia che ci consente di riconoscere una realtà crudele e prenderne le distanze, noi ci siamo dentro, e siamo ombre del nero che respiriamo. Ci sembra quasi di essere cresciuti nel più profondo Aspromonte, su distese di roccia brulle sagomate da una natura ostile e da una cura incompleta ed aspra dell'uomo che lascia case e strade rifinite solo a metà, di cui Munzi ci regala una fotografia netta entrando nella vita più autentica di quei luoghi attraverso la loro lingua, il folklore, i pascoli sul mare, il peperoncino affettato su un tagliere in una casa di lusso della Milano borghese, e lo fa con lo stesso occhio senza filtri con cui Winspeare osserva il Salento. Munzi comincia la sua narrazione puntando lo sguardo sui profili di Luigi (Marco Lonardi) e Rocco, a cui presta il volto Peppino Mazzotta che abbiamo conosciuto nelle vesti del fidato Fazio in Montalbano (scelta non casuale se pensiamo a quanto sia probabile che chi opera per sconfiggere il male ne venga poi ingoiato), due fratelli che hanno spostato i loro traffici illeciti da Africo a Milano, e su Luciano (Fabrizio Ferracane) , fratello maggiore , che sopisce il dolore di un padre ammazzato molto tempo prima dal clan rivale, dedicandosi alla preghiera e alle capre. E' Leo (Giuseppe Fumo), figlio di Luciano, cresciuto tra i pascoli e nel rancore silente di suo padre verso il clan rivale, che risveglia la sete di vendetta con una provocazione dopo la quale si va dritti verso la tragedia. È la 'ndrangheta che va in scena nella pellicola di Munzi, ed è nera come le anime che la ospitano, consumate fin nel profondo da una logica che risponde ad un sistema che va oltre uno Stato fermo ad un passo dai confini di terre poste al margine, ed osanna santi con una mano e con l'altra impugna una pistola, che riconosce il suo potere attraverso il consenso di famiglie fedeli, ma non ammette ingenuità. E' il nero in tutte le sue sfumature dove l'unica figura che si staglia è quella della moglie di Rocco, Valeria, a cui presta volto e colori Barbara Bobulova, autentica nel suo essere al di fuori del coro, e con lei lo sfarzo dorato e barocco di un contorno falsamente borghese. Sui titoli di coda un brivido di disagio ci sfiora dato da un epilogo asfissiante e da un vago ed inconsapevole sentimento di solidarietà. Ottimo Munzi nel disegnare i contorni di una realtà scomoda, dove tutto il resto rimane fuori tranne noi.
Antonietta D'Ambrosio
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonietta dambrosio »
[ - ] lascia un commento a antonietta dambrosio »
|
|
d'accordo? |
|
antonietta dambrosio
|
venerdì 14 novembre 2014
|
il nero e le sue sfumature
|
|
|
|
Anime nere - recensione
Non è il grande schermo che può proteggerci dal nero che scivola da Milano ad Africo, di cui se ne respira quasi l'odore sotto un cielo che ne sfuma appena il tono a dispetto di ogni giorno che nasce e di un amore che balza da padre in figlio, da fratello a fratello, ed è il nero lucido di una bara, di un dolore che si tramanda e di una sete di vendetta che non si placa. Tutto troppo vero e crudo tanto da annullare lo schermo e dipingere di nero anche le nostre anime cancellando i confini tra il bene e il male, perché quello di Francesco Munzi non è un film di denuncia che ci consente di riconoscere una realtà crudele e prenderne le distanze, noi ci siamo dentro, e siamo ombre del nero che respiriamo.
[+]
Anime nere - recensione
Non è il grande schermo che può proteggerci dal nero che scivola da Milano ad Africo, di cui se ne respira quasi l'odore sotto un cielo che ne sfuma appena il tono a dispetto di ogni giorno che nasce e di un amore che balza da padre in figlio, da fratello a fratello, ed è il nero lucido di una bara, di un dolore che si tramanda e di una sete di vendetta che non si placa. Tutto troppo vero e crudo tanto da annullare lo schermo e dipingere di nero anche le nostre anime cancellando i confini tra il bene e il male, perché quello di Francesco Munzi non è un film di denuncia che ci consente di riconoscere una realtà crudele e prenderne le distanze, noi ci siamo dentro, e siamo ombre del nero che respiriamo. Ci sembra quasi di essere cresciuti nel più profondo Aspromonte, su distese di roccia brulle sagomate da una natura ostile e da una cura incompleta ed aspra dell'uomo che lascia case e strade rifinite solo a metà, di cui Munzi ci regala una fotografia netta entrando nella vita più autentica di quei luoghi attraverso la loro lingua, il folklore, i pascoli sul mare, il peperoncino affettato su un tagliere in una casa di lusso della Milano borghese, e lo fa con lo stesso occhio senza filtri con cui Winspeare osserva il Salento. Munzi comincia la sua narrazione puntando lo sguardo sui profili di Luigi (Marco Lonardi) e Rocco, a cui presta il volto Peppino Mazzotta che abbiamo conosciuto nelle vesti del fidato Fazio in Montalbano (scelta non casuale se pensiamo a quanto sia probabile che chi opera per sconfiggere il male ne venga poi ingoiato), due fratelli che hanno spostato i loro traffici illeciti da Africo a Milano, e su Luciano (Fabrizio Ferracane) , fratello maggiore , che sopisce il dolore di un padre ammazzato molto tempo prima dal clan rivale, dedicandosi alla preghiera e alle capre. E' Leo (Giuseppe Fumo), figlio di Luciano, cresciuto tra i pascoli e nel rancore silente di suo padre verso il clan rivale, che risveglia la sete di vendetta con una provocazione dopo la quale si va dritti verso la tragedia. È la 'ndrangheta che va in scena nella pellicola di Munzi, ed è nera come le anime che la ospitano, consumate fin nel profondo da una logica che risponde ad un sistema che va oltre uno Stato fermo ad un passo dai confini di terre poste al margine, ed osanna santi con una mano e con l'altra impugna una pistola, che riconosce il suo potere attraverso il consenso di famiglie fedeli, ma non ammette ingenuità. E' il nero in tutte le sue sfumature dove l'unica figura che si staglia è quella della moglie di Rocco, Valeria, a cui presta volto e colori Barbara Bobulova, autentica nel suo essere al di fuori del coro, e con lei lo sfarzo dorato e barocco di un contorno falsamente borghese. Sui titoli di coda un brivido di disagio ci sfiora dato da un epilogo asfissiante e da un vago ed inconsapevole sentimento di solidarietà. Ottimo Munzi nel disegnare i contorni di una realtà scomoda, dove tutto il resto rimane fuori tranne noi.
Antonietta D'Ambrosio
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonietta dambrosio »
[ - ] lascia un commento a antonietta dambrosio »
|
|
d'accordo? |
|
bericopredieri
|
giovedì 13 novembre 2014
|
vite spezzate.
|
|
|
|
Il buono, il bello e il cattivo, non è il film di Sergio Leone, ma si potrebbe adattare benissimo al film in questione, questo Anime Nere di Francesco Munzi, per raccontare la storia di 3 fratelli nati in uno sperduto e misero paesino dell'Aspromonte, Africo, orfani di un padre ucciso in una faida locale ma che poi intraprendono strade completamente diverse. Purtroppo però il destino fa sì che le le loro strade dovranno di nuovo incontrarsi in un tragico rimpatrio che distruggerà la loro vita e quella delle loro famiglie. E' un film che non lascia porte aperte alla pietà, al perdono, all'umanità, che sgretola e corrode come acido, e alla fine anche Luciano, il fratello "buono" armerà la sua mano in un finale inaspettato.
[+]
Il buono, il bello e il cattivo, non è il film di Sergio Leone, ma si potrebbe adattare benissimo al film in questione, questo Anime Nere di Francesco Munzi, per raccontare la storia di 3 fratelli nati in uno sperduto e misero paesino dell'Aspromonte, Africo, orfani di un padre ucciso in una faida locale ma che poi intraprendono strade completamente diverse. Purtroppo però il destino fa sì che le le loro strade dovranno di nuovo incontrarsi in un tragico rimpatrio che distruggerà la loro vita e quella delle loro famiglie. E' un film che non lascia porte aperte alla pietà, al perdono, all'umanità, che sgretola e corrode come acido, e alla fine anche Luciano, il fratello "buono" armerà la sua mano in un finale inaspettato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a bericopredieri »
[ - ] lascia un commento a bericopredieri »
|
|
d'accordo? |
|
pisiran
|
mercoledì 5 novembre 2014
|
quanta verità, quanta realtà, quanto cinema.....
|
|
|
|
Mentre "Cosa Nostra" siciliana dopo i fatti del 1992 attirava su di se l'attenzione del mondo intero e delle Istituzioni Italiane, subendo duri colpi con le catture di Boss importanti, la N'drangheta silenziosamente si ingrandiva e espandeva sino a diventare oggi monopolista nella distribuzione della cocaina. Le famiglie calabresi residenti da anni in Colombia erano e sono la migliore garanzia per continuare una attività che in questi ultimi venti anni ha dato modo alle varie famiglie di girare tali denari da dover investire sia nel nord dell'Italia sia all'estero. E infatti il film di Munzi inizia proprio da Amsterdam, bellissima città olandese per spostarsi poi nella capitale economica d'Italia: Milano.
[+]
Mentre "Cosa Nostra" siciliana dopo i fatti del 1992 attirava su di se l'attenzione del mondo intero e delle Istituzioni Italiane, subendo duri colpi con le catture di Boss importanti, la N'drangheta silenziosamente si ingrandiva e espandeva sino a diventare oggi monopolista nella distribuzione della cocaina. Le famiglie calabresi residenti da anni in Colombia erano e sono la migliore garanzia per continuare una attività che in questi ultimi venti anni ha dato modo alle varie famiglie di girare tali denari da dover investire sia nel nord dell'Italia sia all'estero. E infatti il film di Munzi inizia proprio da Amsterdam, bellissima città olandese per spostarsi poi nella capitale economica d'Italia: Milano. Da Milano alla natia Calabria il passo è breve ed è lì che gran parte della vicenda si svolge. Munzi entra nella descrizione dei fatti e dei personaggi con tale personalità da farmi pensare di avere confezionato uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Il regista riesce a darci la giusta dimensione dei personaggi trasmettendo una realtà ai più forse sconosciuta ma esattamente così, fatta di paura e arroganza, di saggezza e spavalderia, di omertà e tradimento, con il tutto per soli uomini, mettendo ai margini la Donna che non può e non deve immischiarsi. La fotografia e i colori sono splendidi e pure le musiche, descrivono un territorio di una bellezza unica ma con ferite aperte difficilmente rimarginabili. Un plauso agli attori tutti bravi e all'altezza, ma sopratutto al regista che ci fa capire che pastori e figli di pastori che noi disprezzandoli chiamiamo "pecorari" in realtà sono padroni del mondo, sono radicati in ogni parte del mondo. Film da non perdere. Complimenti e buona visione al cinema. Pisiran-Vr.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pisiran »
[ - ] lascia un commento a pisiran »
|
|
d'accordo? |
|
|