stefano pariani
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lunedì 7 ottobre 2013
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un film che ha il sapore stesso della vita
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Due uomini, due stili di vita, due modi di affrontare la Formula 1, ma un'unica rivalità: quella che accomuna James Hunt (Chris Hemsworth) e Niki Lauda (Daniel Bruhl), l'uno affascinante, spaccone e playboy, l'altro metodico, razionale e dalla volontà di ferro. La loro competizione ha infiammato le piste da corsa nella metà degli anni '70, quando correre non era soltanto ricerca di fama o di soldi, ma una scelta di vita, in fuga da famiglie che imponevano un lavoro “rispettabile” e un futuro già scritto. Rush è questo, il ritratto di due personalità opposte, ma complementari, sullo sfondo di un'epoca, quei dorati e rampanti anni '70, ricreata con precisione e un po' di nostalgia. Ron Howard dirige con mano sicura ed equilibrio una pellicola che passa dalle vicende personali e private allo svolgimento delle frenetiche gare, ricreate con un'energia e una passione che inchiodano lo spettatore alla poltrona, aiutato da un ottimo cast che aderisce ai personaggi e alla storia.
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Due uomini, due stili di vita, due modi di affrontare la Formula 1, ma un'unica rivalità: quella che accomuna James Hunt (Chris Hemsworth) e Niki Lauda (Daniel Bruhl), l'uno affascinante, spaccone e playboy, l'altro metodico, razionale e dalla volontà di ferro. La loro competizione ha infiammato le piste da corsa nella metà degli anni '70, quando correre non era soltanto ricerca di fama o di soldi, ma una scelta di vita, in fuga da famiglie che imponevano un lavoro “rispettabile” e un futuro già scritto. Rush è questo, il ritratto di due personalità opposte, ma complementari, sullo sfondo di un'epoca, quei dorati e rampanti anni '70, ricreata con precisione e un po' di nostalgia. Ron Howard dirige con mano sicura ed equilibrio una pellicola che passa dalle vicende personali e private allo svolgimento delle frenetiche gare, ricreate con un'energia e una passione che inchiodano lo spettatore alla poltrona, aiutato da un ottimo cast che aderisce ai personaggi e alla storia. Lo scontro che aveva caratterizzato il precedente film di Howard, "Frost/Nixon", ritorna ancora una volta con due uomini realmente esistiti, due rivali che sanno imparare l'uno dall'altro e trarre anche dalle tensioni e dalle sconfitte energie nuove e insegnamenti. Con stile epico, miscelando dramma, sentimenti e anche qualche sorriso, uno dei film più interessanti del momento, dove il rosso delle tute, il rombo dei motori e l'entusiasmo delle folle sono il sapore stesso della vita.
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sandy walsh
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domenica 6 ottobre 2013
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sportivo e epico
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Sono andata al cinema in quanto fan di Howard e curiosa di conoscere la famosa vicenda che nel lontano 1976 sconvolse il mondo dello sport e di cui avevo solo sentito parlare. Mi sono trovata di fronte un film talmente perfetto che non avrei mai pensato di potermi appassionare tanto all'automobilismo. Io che quando c'è la formula 1 in tv cambio canale, sono stata per due ore attaccata allo schermo seguendo le scene mozzafiato delle corse automobilistiche, vivendo in prima persona le vicende dei protagonisti come li conoscessi da sempre. Sì perché il vero talento del regista non è stato solo rappresentare bene il mondo dell'automobilismo in modo da coinvolgere anche chi ne è estraneo, grazie a riprese maestrali da bordopista e da ogni angolatura e punto di vista, anche facendo sostituire lo spettatore al pilota in corsa, ma mescolarci anche le vicende personali dei due piloti, dagli esordi in giovane età fino all'apice delle carriere, il rapporto con i familiari e gli amici, i sentimenti e il rapporto con le donne della loro vita che hanno in qualche modo condizionato le loro storie.
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Sono andata al cinema in quanto fan di Howard e curiosa di conoscere la famosa vicenda che nel lontano 1976 sconvolse il mondo dello sport e di cui avevo solo sentito parlare. Mi sono trovata di fronte un film talmente perfetto che non avrei mai pensato di potermi appassionare tanto all'automobilismo. Io che quando c'è la formula 1 in tv cambio canale, sono stata per due ore attaccata allo schermo seguendo le scene mozzafiato delle corse automobilistiche, vivendo in prima persona le vicende dei protagonisti come li conoscessi da sempre. Sì perché il vero talento del regista non è stato solo rappresentare bene il mondo dell'automobilismo in modo da coinvolgere anche chi ne è estraneo, grazie a riprese maestrali da bordopista e da ogni angolatura e punto di vista, anche facendo sostituire lo spettatore al pilota in corsa, ma mescolarci anche le vicende personali dei due piloti, dagli esordi in giovane età fino all'apice delle carriere, il rapporto con i familiari e gli amici, i sentimenti e il rapporto con le donne della loro vita che hanno in qualche modo condizionato le loro storie. Il tutto sapientemente raccontato come una storia epica, rappresentando i due protagonisti quasi come eroi leggendari, ma facendoci conoscere anche i loro risvolti più intimi e la loro umanità. La storia di questi due uomini così agli antipodi, sia nella vita che in carriera, viene raccontata sapientemente fino all'epilogo finale e ci fa capire che dietro la rivalità dei due piloti si nascondeva molto rispetto reciproco e forse un sentimento di amicizia che le esigenze di carriera non hanno mai potuto far maturare.
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frankfante
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domenica 6 ottobre 2013
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un bel fumetto con l'audio
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per un pubblico di età non superiore ai sedici anni, è u no spettacolo imperdibile, ma un film con una sceneggiatura così frammentata, superficiale ed elementare, questo aspetto delude. Ed esempio nel film, il personaggio di Dlay regazzoni interpretato dall'ottimo Favino, a un certo punto sparisce, così, d'incanto.
spettacolare invece la calata generale negli anni settanta, davvero impressionante. Modesto il repertorio di immagini, una scelta davvero discutibile. Nell'insieme:Così così
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alex41
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domenica 6 ottobre 2013
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ron howard all'ennesima potenza
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Una autentica lezione di vita, una storia vera ricca di colpi di scena. Ron Howard dirige un film maestoso, dai ritmi eccellenti, adrenalinico e intenso come solo lui è in grado di fare. Bravissimi gli attori (soprattutto Bruhl), ottimo trucco, colonna sonora di Zimmer come sempre meravigliosa, e sceneggiatura di ottimo contorno, come fra l'altro lo spiazzante sonoro. Rush è un film indimenticabile di un regista che, dopo alcuni flop, sembrava essere caduto in basso, ma finalmente con questa pellicola è ritornato alla ribalta. Alla faccia di tutti quelli che si gasano con pellicole tipo Fast & Furious e dicono che sono diretti in modo egregio....con Ron Howard e il suo Rush non c'è storia (guardare per credere!).
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alexambro
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sabato 5 ottobre 2013
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mirino non solo sulle piste
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Sarebbe stato facile produrre un film con target una formula 1 degli anni in cui la pericolosità e il rischio davano alle corse un buon incentivo a curiosità e spettacolo, ma Rush riesce a fare di più. Ron Howard descrive molto bene questo aspetto, ma meglio ancora la filosofia e la scuola di pensiero dietro alle gare. Protagonista è il pilota e la sua psice, il suo punto di vista sul suo lavoro. La descrizione della dualità tra Lauda e Hunt esplora solo in parte la rivalità nel mondo dei motori, mentre in modo sopraffino ci mostra la diversità delle personalità, del carattere e nel modo di vedere le cose, il tutto senza rendere il film noioso, ma anzi stimolando lo spettatore e tenendo accesa la tensione nei punti giusti.
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Sarebbe stato facile produrre un film con target una formula 1 degli anni in cui la pericolosità e il rischio davano alle corse un buon incentivo a curiosità e spettacolo, ma Rush riesce a fare di più. Ron Howard descrive molto bene questo aspetto, ma meglio ancora la filosofia e la scuola di pensiero dietro alle gare. Protagonista è il pilota e la sua psice, il suo punto di vista sul suo lavoro. La descrizione della dualità tra Lauda e Hunt esplora solo in parte la rivalità nel mondo dei motori, mentre in modo sopraffino ci mostra la diversità delle personalità, del carattere e nel modo di vedere le cose, il tutto senza rendere il film noioso, ma anzi stimolando lo spettatore e tenendo accesa la tensione nei punti giusti.
Tributo a due campioni delle corse, ma il film lo consiglio a tutti, assolutamente anche ai non appassionati di formula 1.
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marco petrini
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sabato 5 ottobre 2013
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insomma.......
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Sinceramente, credevo meglio! Il film, a parte le inevitabili inesattezze a favore di un testo cinematografico, non è sempre scorrevole e godibile. Direi molto apprezzabile e veritiero il finale, che riporta ai due protagonisti una fisionomia molto più aderente alla realtà di quanto non faccia il resto del film.
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gigi22562
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sabato 5 ottobre 2013
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capolavoro !
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per me il piu bel film degli ultimi 10 anni . gia visto 4 volte . piccolo particolare che rende il film unico , quando il manager convoca hunt per dirgli che e' tutto finito senza sponsor,sullo sfondo si vede un quadro con san tommaso nell'atto di toccare gesu',cioe'sia san tommaso che hunt devono prendere atto della realta' della situazione.
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nick simon
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venerdì 4 ottobre 2013
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morgan/howard: buona anche la seconda
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Il sodalizio artistico tra Peter Morgan e Ron Howard prosegue brillantemente: Rush è un film di pregevole fattura. Lo sceneggiatore e drammaturgo inglese aveva infatti firmato, oltre a The Queen (2006), Hereafter (2010) e altri, quello che è considerato il film più riuscito di Howard: Frost/Nixon (2008). Come allora, il 59enne regista statunitense si mostra abilissimo nel raccontare, con suspense impeccabile, vicende già note al pubblico. Anche qui gli avversari sono distanti anni luce, e anche qui sono la fluidità di scrittura, la regia attenta ai dettagli e l'acutezza psicologica a fare la differenza. La fedeltà plastico-figurativa nel disegno dei personaggi è unita ad una altrettanto precisa ricostruzione dell'aspetto prettamente tecnico-sportivo.
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Il sodalizio artistico tra Peter Morgan e Ron Howard prosegue brillantemente: Rush è un film di pregevole fattura. Lo sceneggiatore e drammaturgo inglese aveva infatti firmato, oltre a The Queen (2006), Hereafter (2010) e altri, quello che è considerato il film più riuscito di Howard: Frost/Nixon (2008). Come allora, il 59enne regista statunitense si mostra abilissimo nel raccontare, con suspense impeccabile, vicende già note al pubblico. Anche qui gli avversari sono distanti anni luce, e anche qui sono la fluidità di scrittura, la regia attenta ai dettagli e l'acutezza psicologica a fare la differenza. La fedeltà plastico-figurativa nel disegno dei personaggi è unita ad una altrettanto precisa ricostruzione dell'aspetto prettamente tecnico-sportivo. I contributi dei costumi, delle scenografie e delle musiche di H. Zimmer sono notevoli, ma l'essenza del film è il conflitto di idee, caratteri, stili di guida e di vita tra James Hunt e Niki Lauda. Gli ottimi C. Hemsworth e D. Brühl recitano con grinta e brio; particolarmente bravo il secondo. Vengono (più o meno brevemente) accennati il passato prossimo e le vicende sentimentali dei protagonisti: Suzy e Marlene, rispettive compagne di Hunt e Lauda, sono interpretate da O. Wilde e A.M. Lara. La spettacolarità è un mezzo, non un fine: nelle vertiginose sequenze in pista gli effetti speciali sono utilizzati con sagacia, uniti ad un montaggio convulso ma sempre efficace. Ma i meriti maggiori del film sono la sua umanità e la sua capacità di andare oltre la rivalità sportiva, mostrando la crescita interiore dei protagonisti: l'emozionante finale svela la loro stima reciproca, derivata da una mutua dipendenza, ovvero dalla definizione di un individuo in funzione dell'altro.
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massi1991
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venerdì 4 ottobre 2013
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in pole position per gli oscar
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Il 12 Febbraio del 2002 Ron Howard veniva insignito del premio oscar per la miglior regia.undici anni dopo quella consacrazione Howard potrebbe ripetersi grazie a Rush,biopic incentrato sulle vite di James Hunt e Niki Lauda. Il regista statunitense, coadiuvato dalla solida sceneggiatura di Peter Morgan (che si era già cimentato con i biopic sportivi,avendo sceneggiato "Il maledetto United"),confeziona un solido film che giostra sapientemente le vite dei due protagonisti riuscendo a far appassionare lo spettatore al loro lato umano,elemento suffragato dalle notevoli interpretazioni di Daniel Bruhl e Chris Hemsworth che riescono a far emergere tutte le debolezze dei propri protagonisti,questo grazie anche alla solida mano di Howard,che riprende il tutto con uno stile classico ed elegante,capace di trasportare lo spettatore nell'abitacolo del pilota.
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Il 12 Febbraio del 2002 Ron Howard veniva insignito del premio oscar per la miglior regia.undici anni dopo quella consacrazione Howard potrebbe ripetersi grazie a Rush,biopic incentrato sulle vite di James Hunt e Niki Lauda. Il regista statunitense, coadiuvato dalla solida sceneggiatura di Peter Morgan (che si era già cimentato con i biopic sportivi,avendo sceneggiato "Il maledetto United"),confeziona un solido film che giostra sapientemente le vite dei due protagonisti riuscendo a far appassionare lo spettatore al loro lato umano,elemento suffragato dalle notevoli interpretazioni di Daniel Bruhl e Chris Hemsworth che riescono a far emergere tutte le debolezze dei propri protagonisti,questo grazie anche alla solida mano di Howard,che riprende il tutto con uno stile classico ed elegante,capace di trasportare lo spettatore nell'abitacolo del pilota. A confezionare magnificamente il tutto,la colonna sonora di Hans Zimmer epica e adrenalinica asservita alla potenza delle immagini. Per concludere, tra i candidati agli oscar 2013 Rush si dimostra un valido pretendente ed ha già fatto registrare il giro più veloce.
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miroforti
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venerdì 4 ottobre 2013
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rush
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La rivalità tra Niki Lauda e James Hunt rivive per mano di Ron Howard, che racconta la parabola sportiva e umana dei due piloti, accompagnandoli dagli esordi in Formula 3 fino a un ideale epilogo al Gran Premio di Formula 1 del 1976.
Il terzo film di Howard dopo A beautiful mind e Frost/Nixon che narra di personaggi realmente vissuti; tre mondi altamente eterogenei che individuano il loro filrouge nell’obbiettivo della macchina da presa. Lo sport, la matematica, la politica diventano storie di uomini che, seppur geniali a loro modo, condividono con noi emozioni e debolezze. Lo scopo del regista non è la messa in scena di una vita meravigliosa e irraggiungibile – o meglio, non solo – ma quello di mostrare come i protagonisti di volta in volta reagiscano e si adattino all’universo nel quale sono immersi, con le proprie forze, con il proprio peculiare carattere e come questo percorso faccia infine scaturire imprese e vicende fuori dal comune.
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La rivalità tra Niki Lauda e James Hunt rivive per mano di Ron Howard, che racconta la parabola sportiva e umana dei due piloti, accompagnandoli dagli esordi in Formula 3 fino a un ideale epilogo al Gran Premio di Formula 1 del 1976.
Il terzo film di Howard dopo A beautiful mind e Frost/Nixon che narra di personaggi realmente vissuti; tre mondi altamente eterogenei che individuano il loro filrouge nell’obbiettivo della macchina da presa. Lo sport, la matematica, la politica diventano storie di uomini che, seppur geniali a loro modo, condividono con noi emozioni e debolezze. Lo scopo del regista non è la messa in scena di una vita meravigliosa e irraggiungibile – o meglio, non solo – ma quello di mostrare come i protagonisti di volta in volta reagiscano e si adattino all’universo nel quale sono immersi, con le proprie forze, con il proprio peculiare carattere e come questo percorso faccia infine scaturire imprese e vicende fuori dal comune. L’atteggiamento è ancor meglio ribadito da Rush, nel quale si vedono contrapposti due uomini agli antipodi fra loro. Hunt è istintivo, esuberante e irresponsabile. Si diverte senza pensare a un domani, guida al limite, fa il dongiovanni. Lauda è calcolatore e perfezionista, non corre rischi inutilmente. Va a letto presto e si sveglia ancora prima, ha una conoscenza tecnica tale da permettergli di apportare delle personali modifiche alle macchine sulle quali scende in pista. Hunt è bello, Lauda no. Da questo punto di vista, dopo l’incidente sul Nürburgring in Germania, la distanza che li separa si accentua ancora di più, segnando però un giro di boa nel loro rapporto. Dai due stili di vita e di gara così profondamente differenti, il regista estrae lo spettacolo di Rush, e mentre ognuno dei due sportivi vive la sua personale idea di straordinario, Ron Howard sa bene che sarà l’incontro e il confronto tra i due ideali a risultare vincente. Il belloccio Hemsworth e il serioso Brühl intavolano quindi un duello umano più che automobilistico, dove non ci sono vincitori.
L’opera veste un abito classico e tradizionale, ricca di pathos hollywoodiano e il risultato è prevedibile ma soddisfacente: situazioni cinematografiche emotivamente molto riconoscibili e codificate ci accompagnano all’interno del preparato howardiano, dove nessun elemento isolato si distingue dagli altri e ognuno fa il proprio mestiere: le musiche di Hans Zimmer, epiche o tragiche al punto giusto, la sceneggiatura di Peter Morgan (già scrittore di Frost/Nixon), le interpretazioni della coppia protagonista, e la regia di Howard. Il rischio di questo rapporto omogeneo dei vari ingredienti potrebbe essere una eccessiva piattezza del film e quello di non lasciare un segno molto significativo dentro lo spettatore. Per un film pieno di buoni ideali che riesce a commuovere e a intrattenere, il primo commento fuori dalla sala non sarà «non mi è piaciuto». I pistoni e gli pneumatici di Rush sono ben rodati, hanno la loro resa migliore per il tempo di qualche decina di giri ma sulla lunga distanza la gomma inizierà a deteriorarsi, consegnando piccoli residui al tracciato di gara e costringendo la vettura al rientro ai box, lasciandoci pronti per un altro film.
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