| Anno | 2013 |
| Genere | Thriller |
| Produzione | Paesi Bassi |
| Regia di | Alex Van Warmerdam |
| Attori | Jan Bijvoet, Hadewych Minis, Jeroen Perceval, Alex Van Warmerdam, Tom Dewispelaere Sara Hjort Ditlevsen, Elve Lijbaart, Dirkje van der Pijl, Pieter-Bas de Waard, Eva van de Wijdeven, Annet Malherbe, Gene Bervoets, Mike Weerts, Ariane Schluter, Pierre Bokma, Mees van Warmerdam, Benjamin Boe Rasmussen, Reinout Scholten van Aschat, Ria Eimers, Ismael El Tarhabi, Abdenbi Azzaoui, John Meerzorg, Bert Bunschoten, Reinier Bulder, Marc van Warmerdam. |
| MYmonetro | 2,73 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 2 luglio 2013
Il film è una storia oscura incentrata sul personaggio di Camiel Borgman
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CONSIGLIATO SÌ
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La prima volta che Borgman si presenta alla porta di Richard e Marina, ha l'aspetto di un barbone sporco e malandato, appena fuggito dal suo rifugio sotterraneo nel bosco. Chiede di fare un bagno, sostenendo di conoscere la donna, e il marito, geloso, lo prende a calci e pugni. La seconda volta, Borgman fa un ingresso diverso: Marina, pentita, l'ha curato di nascosto ed è finita sotto la sua influenza. Al posto del giardiniere, che ha prontamente eliminato, Borgman e i suoi sodali entrano dalla porta principale nella vita dei due coniugi olandesi, dei loro tre figli e della ragazzina danese au pair.
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Il regista di The last days of Emma Blank torna sul luogo del delitto, quell'apparente oasi di rispettabilità rappresentata dalla famiglia benestante e dai suoi possedimenti, per ambientarvi un'altra commedia sui generis, questa volta meno surreale e più nera.
La sequenza iniziale dà prova di un'inventiva e di un'originalità che il resto del film non riesce più a replicare, e imposta un tono oscuramente fiabesco (il bosco, il cacciatore, il fabbro e il prete, tutti armati fino ai denti) che sfortunatamente si perde strada facendo, per lasciare il posto ad un realismo più consueto e ad una più abituale critica antiborghese.
Borgman non zoppica, non puzza di zolfo, è rilassato ed elegante. Le uniche testimonianze della sua natura sono una cicatrice sulla schiena e una didascalia in apertura di film, che informa sulla natura dell'intrusione di questi "altri" nelle nostre case e nelle nostre vite, mirata ad allargare le proprie fila. Pasolini è lontano anni luce, nonostante la strategia di Borgman si basi tutta sul desiderio scatenato nella madre di famiglia, che, sotto gli abiti pastello e l'hobby dell'arte esercitato per noia, risulta di gran lunga il personaggio più diabolico. Anche Haneke non è un modello avvicinabile: nessuna violenza realmente perturbante pervade il lavoro di Van Warmerdam, ed è qui che sta il limite maggiore del film, poiché il terreno su cui il Male si ritrova ad operare è un terreno troppo fertile (come il giardino che lo ospita), che non pone alcun ostacolo. Per questo, nonostante la sceneggiatura non possieda punti di particolare fragilità e proceda dritta e coerente verso la meta, il film non provoca quanto vorrebbe e, sotto la superficie, non cela altro che una tana vuota.