kiary83
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domenica 29 dicembre 2013
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la schizofrenia dei nostri tempi
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Dal genio di Woody Allen ci si può aspettare di tutto, e anche questa volta il suo cinico, disilluso, ritratto della società di oggi non delude le aspettative.
Jasmine può essere considerata una "nobile decaduta", una nobildonna di Manhattan vittima della grande epidemia post 2000, ovvero le frodi bancarie. Defraudata di tutto, non le rimane che rifugiarsi dalla mediocre, sciatta e comunissima sorella, accettando di vivere in un banale appartamento nella "europea" San Francisco, come se il Karma volesse beffardamente ricordarle i suoi viaggi nella esotica Europa.
In questo film si racconta di come la furbizia, l'arrivismo e la menzogna vadano a sostituire valori come coraggio, forza di volontà ed onestà.
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Dal genio di Woody Allen ci si può aspettare di tutto, e anche questa volta il suo cinico, disilluso, ritratto della società di oggi non delude le aspettative.
Jasmine può essere considerata una "nobile decaduta", una nobildonna di Manhattan vittima della grande epidemia post 2000, ovvero le frodi bancarie. Defraudata di tutto, non le rimane che rifugiarsi dalla mediocre, sciatta e comunissima sorella, accettando di vivere in un banale appartamento nella "europea" San Francisco, come se il Karma volesse beffardamente ricordarle i suoi viaggi nella esotica Europa.
In questo film si racconta di come la furbizia, l'arrivismo e la menzogna vadano a sostituire valori come coraggio, forza di volontà ed onestà. Questi non sono più i tempi in cui provarci, in cui buttarsi e sfidare la sorte, al giorno d'oggi si può solamente cercare di arraffare il più possibile il prima possibile, poco importa come. Il mondo che racconta Hallen non è solo il mondo in cui l'apparire conta più dell'essere, ma quello dove l'apparire è una vera e propria filosofia di vita, dove i buoni propositi lasciano spazio all'inganno e quando l'obiettivo diventa irraggiungibile, allora lo squallore quotidiano riacquista vigore, diventa la gemma preziosa da custodire, vestendola di genuinità.
Woody Allen ci mostra spietatamente come questi siano i tempi in cui non c'è più spa zio per i volenterosi, ma solo per i più furbi, e come il lieto fine esista solo nelle favole.
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no_data
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mercoledì 15 gennaio 2014
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who should i go to bed to have a vodka martini?
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Non si smentisce mai. Cinico e vero, tagliente più che mai verso una società in crisi. La "Jasmine/Janette" di Woody Allen rappresenta la sofferenza di un singolo che forse è lo specchio di una società in rovina per i troppi vizi. Splendida interpretazione di Cate Blanchett (da vedere per questo motivo assolutamente in lingua originale), che dialoga con se stessa ma con tutti noi osservatori attoniti. I suoi monologhi tragici, ma che strappano un sorriso per la loro assurdità, ti tengono attaccato alla poltrona. Alla fine vorresti seguirla, vorresti aiutarla. E' una donna che si ritrova in certe condizioni esclusivamente per la sua voglia di un tenore di vita superiore, forse non dovrebbe stimolare pietà, in fondo se lo merita tutto ciò che le succede, sostiene le messe in scena del marito facendo finta di non capire, in fondo lei ha tutto ciò che desidera(in beni materiali).
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Non si smentisce mai. Cinico e vero, tagliente più che mai verso una società in crisi. La "Jasmine/Janette" di Woody Allen rappresenta la sofferenza di un singolo che forse è lo specchio di una società in rovina per i troppi vizi. Splendida interpretazione di Cate Blanchett (da vedere per questo motivo assolutamente in lingua originale), che dialoga con se stessa ma con tutti noi osservatori attoniti. I suoi monologhi tragici, ma che strappano un sorriso per la loro assurdità, ti tengono attaccato alla poltrona. Alla fine vorresti seguirla, vorresti aiutarla. E' una donna che si ritrova in certe condizioni esclusivamente per la sua voglia di un tenore di vita superiore, forse non dovrebbe stimolare pietà, in fondo se lo merita tutto ciò che le succede, sostiene le messe in scena del marito facendo finta di non capire, in fondo lei ha tutto ciò che desidera(in beni materiali). Perfetta la costruzione del personaggio a livello "tecnico". Pochi cambi di costume ma assolutamente perfetti, i suoi abiti sembrano far parte completamente della sua personalità.
Alla fine rimane un senso di impotenza, insieme ad una assoluta ammirazione per una nuova opera d'arte.
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(di serenellah)
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alberto58
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domenica 19 gennaio 2014
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quei personaggi troppo veri ci sgomentano
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Seguo Woody Allen dai tempi di "Provaci ancora Sam" e "Manhattan", ho visto (e rivisto) molti suoi film e quello che più mi colpisce non è tanto la regia quanto la sceneggiatura. I dialoghi tra gli attori sono curati all'estremo dettaglio, nulla è lasciato al caso è c'è sempre un tratto psichico evidente. E' come se Allen ci conducesse nei meandri della mente dei suoi personaggi. Sono d'accordo con Marianna Cappi che la recitazione di Jasmine/Blanchett è grandiosa. Ma che costruzione delle scene ! I flashback sono tantissimi e non necessitano il minimo stacco come avviene normalmente nel codice cinematografico, partono immediatamente come se fossero una scena normale ma sono poi evidentissimi per la presenza di Hal/Baldwin.
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Seguo Woody Allen dai tempi di "Provaci ancora Sam" e "Manhattan", ho visto (e rivisto) molti suoi film e quello che più mi colpisce non è tanto la regia quanto la sceneggiatura. I dialoghi tra gli attori sono curati all'estremo dettaglio, nulla è lasciato al caso è c'è sempre un tratto psichico evidente. E' come se Allen ci conducesse nei meandri della mente dei suoi personaggi. Sono d'accordo con Marianna Cappi che la recitazione di Jasmine/Blanchett è grandiosa. Ma che costruzione delle scene ! I flashback sono tantissimi e non necessitano il minimo stacco come avviene normalmente nel codice cinematografico, partono immediatamente come se fossero una scena normale ma sono poi evidentissimi per la presenza di Hal/Baldwin. Si ride secondo lo stile di Hallen con le sue battute paradossoli e sempre sorprendenti ma il film è una tragedia senza appello, non ce n'è per nessuno. Se è vero che Jasmine con i suoi drammatici problemi psichici è sicuramente l'eroe negativo (sopratutto quanda manda il marito in galera ed al suicidio), anche la sua sorellastra non ne esce bene perchè se il grassoccio tipetto che aveva conosciuto alla festa non l'avesse mollata tornando dalla moglie col cavolo che sarebbe tornata tra le braccccia del muscoloso Chili. Ed è così un pò per tutti i personaggi, instabili, incerti, senza una bussola...ed anche lo stesso Hal alla fine si riscatta come certifica il figlio quando caccia la madre.."lui lo disprezzavo ma a te ti odio perchè ne hai approfittato e poi lo hai mandato in galera". Insomma non si salva nessuno ed alla fine dal cinema si esce con un senso di smarrimento..forse perchè quei personaggi sono troppo veri..e ci somigliano troppo.
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liuk!
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giovedì 27 marzo 2014
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solo la blanchett..
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.. tutto il resto vale poco. Stranamente Allen confeziona un drammone di quelli pesantissimi, celato inizialmente sotto i toni della commedia, senza dare respiro alla storia rinchiusa in continui e fastidiosi flashback.
Se non fosse per la prova incredibile della solita Cate Blanchett, mai Oscar fu piú meritato, la pellicola sarebbe un vero fiaschio perso nella sua assoluta banalitá, ma, per fortuna di tutti, Cate si supera e sfodera una prestazione da cineteca. Il suo personaggio varia dal comico al grottesco, racchiude sensualitá, eleganza e pazzia, non credo ci sarebbe stata altra attrice vivente in grado di interpretarlo. Bravissima.
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kondor17
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lunedì 31 marzo 2014
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jasmine-janette e il rifiuto della realtà
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Il film narra la storia di due sorelle adottive, Jasmine e Ginger, la prima interpretata da una grandissima Cate Blanchett (vale da sola il prezzo del biglietto), la seconda da una più che convincente e sempre brava Sally Hawkins. Jasmine diventa presto la preferita di casa; bella ed elegante, coi "geni giusti", sposa Hal, un ricco avventuriero della finanza (Alec Badwin), i cui business in realtà servono più a depistare debiti e finanza che a produrre effettivi guadagni. Nel frattempo Ginger, pur non odiando mai la sorellastra per questo, è costretta ad andarsene per (ri)farsi una vita. Si trasferisce quindi giovane a San Francisco dove trova un lavoro e sposa un operaio edile, Augie, dal quale ha due figli.
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Il film narra la storia di due sorelle adottive, Jasmine e Ginger, la prima interpretata da una grandissima Cate Blanchett (vale da sola il prezzo del biglietto), la seconda da una più che convincente e sempre brava Sally Hawkins. Jasmine diventa presto la preferita di casa; bella ed elegante, coi "geni giusti", sposa Hal, un ricco avventuriero della finanza (Alec Badwin), i cui business in realtà servono più a depistare debiti e finanza che a produrre effettivi guadagni. Nel frattempo Ginger, pur non odiando mai la sorellastra per questo, è costretta ad andarsene per (ri)farsi una vita. Si trasferisce quindi giovane a San Francisco dove trova un lavoro e sposa un operaio edile, Augie, dal quale ha due figli. Augie sogna di mettersi in proprio, ma con quel che gadagna non se ne parla nemmeno, fino al momento in cui non vince 200.000 dollari alla lotteria. Consigliato dalla moglie (e non glielo perdonerà mai), decide quindi di far visita alla facoltosa cognata a New York, per conoscerla e per chieder lumi ad Hal su come procedere nella creazione della sua impresa. Questi, già con buchi da milioni di dollari, lo spinge invece ahilui ad investire il denaro, con promessi lauti guadagni, nella propria attività. Jasmine vive sopra le righe, rifiuta di vedere la realtà e quando annusa guai o tradimenti, semplicemente non guarda, vivendo la vita come un sogno ed occupandosi invece delle sue molteplici attività, che la impegnano da mattina a sera (pilates, yoga, beneficenza, ricevimenti e shopping tanto shopping). Ha un figlio iscritto ad Hardward, cresciuto anche lui nella menzogna di cui lei stessa è vittima e portatrice.
Woody Allen disegna in quest'opera un'aspra critica dell'high society newyorkese, ma soprattutto racconta la storia di una donna, Jasmine, che non riesce ad uscire da un'idea distorta e falsa della realtà e di se stessa, che alla fine si impadronisce di lei con effetti devastanti. E' uno dei film più complessi e drammatici da lui scritti e diretti, un film difficile, a tratti anche da seguire, anche per via dei flashback a cui fa continuo riferimento. Difficile anche da recensire, per la complessità dell'argomento e del montaggio stesso. Ottimi comunque gli attori e veramente buono il film. 7+
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odisseus
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lunedì 26 maggio 2014
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...e voi a che roccia vi aggrappate?!?
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Un film il cui unico protagonista è lo smarrimento, sopito dalla sicurezza di potersi aggrappare a (friabili) rocce. Così Hal, il fedifrago, nel momento in cui viene meno il suo vero appiglio, il denaro, in carcere decide di suicidarsi impiccandosi(che come specifica Jasmine, non provoca soffocamento ma morte per rottura della colonna vertebrale). Jasmine, anzi Janette, nel momento in cui perde su[+]
Un film il cui unico protagonista è lo smarrimento, sopito dalla sicurezza di potersi aggrappare a (friabili) rocce. Così Hal, il fedifrago, nel momento in cui viene meno il suo vero appiglio, il denaro, in carcere decide di suicidarsi impiccandosi(che come specifica Jasmine, non provoca soffocamento ma morte per rottura della colonna vertebrale). Jasmine, anzi Janette, nel momento in cui perde suo marito che l' ha adornata di gioielli e frivolezze, cade in depressione ed impazzisce, finchè non incontra Dwight, altro uomo ricco, che le darà le sicurezze economiche che lei cercava, confondendo l' amore con l' urgenza di trovare un' altro uomo ricco che la re-incasellasse nell' idea di sè come di una donna ricca ed elegante.
Dwight, in cerca NON di una donna da amare, ma di una figura che aveva già in mente con certe caratteristiche, per affiancarlo nella sua discesa in politica. E, nel momento in cui scopre che Jasmine ha un passato per nulla irreprensibile, allora decide di abbandonarla al suo destino.
Ginger, la sorella di Jasmine, che passa di roccia in roccia tra i duoi uomini che frequenta in mn alternata, e le critiche di Jasmine, che puntualmente le fanno cambiare idea sull' "idoneità" di quei partners. Solo tra le braccia del suo Chili, Ginger troverà porto sicuro.
...Storie diversissime eppure accomunate tutte dallo smarrimento interiore, tutti vagano al buio alla ricerca di una fonte di luce sotto cui accasarsi in sicurezza dalle tenebre della notte che incombe su di loro, finchè questa non si spenga, costringendo quindi i personaggi a cercare nuovi lanternini.
Il film in sè non sembra nulla di eccezionale(ottima Cate) ma è un piacevole e ben fatto spunto per pensare su quanto siamo ben strutturati fuori, ma cariati all' interno... VUOTI.
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gabriella
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lunedì 30 giugno 2014
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il blu si addice a jasmine
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La newyorkese Jasmine, in volo per San Francisco dalla sorella Ginger, viaggia in prima classe , con il bagaglio Louis Vuitton, solo che non se lo può permettere, non più, dopo il tracollo finanziario del marito, suicidatosi in carcere per frode. Bella, elegante, raffinata, la donna, una volta a casa della sorella, trova tutto troppo ordinario, troppo volgare per lei, ( compreso il nome, in quanto il suo è Janette, ma non suona bene come Jasmine) abituata a feste sontuose, regali costosi e shopping nei migliori negozi. Non fa eccezione il fidanzato di Ginger, Chili, che lei trova rozzo e maleducato, invece lui è un tipo pratico capace di sentimenti autentici, altresì non dicasi di Jasmine, che vive in un mondo tutto suo, completamente staccato dalla realtà, non si rende conto che la sua situazione economica è capovolta rispetto la vita di prima, che dovrebbe trovarsi un lavoro, ma anche questo non è possibile, lei non si accontenta di un lavoro qualsiasi e fantastica di tornare all'università, anche se poi accetta un impiego da un dentista.
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La newyorkese Jasmine, in volo per San Francisco dalla sorella Ginger, viaggia in prima classe , con il bagaglio Louis Vuitton, solo che non se lo può permettere, non più, dopo il tracollo finanziario del marito, suicidatosi in carcere per frode. Bella, elegante, raffinata, la donna, una volta a casa della sorella, trova tutto troppo ordinario, troppo volgare per lei, ( compreso il nome, in quanto il suo è Janette, ma non suona bene come Jasmine) abituata a feste sontuose, regali costosi e shopping nei migliori negozi. Non fa eccezione il fidanzato di Ginger, Chili, che lei trova rozzo e maleducato, invece lui è un tipo pratico capace di sentimenti autentici, altresì non dicasi di Jasmine, che vive in un mondo tutto suo, completamente staccato dalla realtà, non si rende conto che la sua situazione economica è capovolta rispetto la vita di prima, che dovrebbe trovarsi un lavoro, ma anche questo non è possibile, lei non si accontenta di un lavoro qualsiasi e fantastica di tornare all'università, anche se poi accetta un impiego da un dentista. Conosce a una festa un diplomatico, gli racconta di essere quella che vorrebbe essere, ma il gioco dura poco e Jasmine si ritrova sola e depressa, con la mente ormai annebbiata per abuso di coktail e sanax. Anche la sorella Ginger ha una vita sentimentale un po' confusa, però si mantiene economicamente pur avendo un lavoro modesto, è una donna che non ha paura delle difficoltà, mentre Jasmine ha sempre dipeso da qualcuno, non è in grado di provvedere a sé stessa: Il suo senso di inadeguatezza per un mondo a lei avulso, il suo eterno fallire, finiscono per annebbiarle completamente il cervello, si trova a vagare e parlare da sola, in testa le note lontane di “Blue moon”.
Ispirato al celeberrimo “Un tram chiamato desiderio”, anche per Jasmine vale quello che dice Blanche “ Non voglio realismo, voglio magia”, e come per Blanche anche per Jasmine la luce che aveva illuminato il suo mondo si era spenta di colpo e lei si era perduta nel buio della sua mente.
Woody Allen , dopo le deludenti prove europee, a parte “Match Point” e il bellissimo “ Midnight in Paris”, ritorna nei luoghi che ben conosce e dei quali è indiscusso maestro, nel descrivere le nevrosi e le fragilità del vivere, nell'attuale cornice di una crisi che allontana sempre di più le certezze e le speranze e non regala spazi consolatori. Un film in cui giganteggia una bravissima Cate Blanchette.
Welcome Back, Woody.
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isin89
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domenica 30 novembre 2014
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sorprendente allen
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Dopo la delusione di 'To Rome With Love' il grande regista newyorkese ritorna in gran forma con una pellicola memorabile dai toni amari e schizofrenici.
Blue Jasmine è la storia della bellissima e affascinante Jasmine (interpretata dall'immensa Cate Blachett degnamente baciata dall'oscar) che dopo aver tragicamente perso il marito (il brillante Alec Baldwin) e il suo immenso patrimonio economico, si ritrova ridotta sul lastrico a chiedere aiuto alla sorellastra Ginger (Sally Hawkins), donna umile e meno brillante appartenente alla classe medio-bassa di San Francisco.
Il film è in pieno stile alleniano, ricco di quell'umorismo sottile e tagliente capace di far sorridere anche nelle situazioni più tragiche.
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Dopo la delusione di 'To Rome With Love' il grande regista newyorkese ritorna in gran forma con una pellicola memorabile dai toni amari e schizofrenici.
Blue Jasmine è la storia della bellissima e affascinante Jasmine (interpretata dall'immensa Cate Blachett degnamente baciata dall'oscar) che dopo aver tragicamente perso il marito (il brillante Alec Baldwin) e il suo immenso patrimonio economico, si ritrova ridotta sul lastrico a chiedere aiuto alla sorellastra Ginger (Sally Hawkins), donna umile e meno brillante appartenente alla classe medio-bassa di San Francisco.
Il film è in pieno stile alleniano, ricco di quell'umorismo sottile e tagliente capace di far sorridere anche nelle situazioni più tragiche. È un umorismo intelligente e sapientemente inserito in una storia che di positivo e allegro ha ben poco. Dall'altro lato si pone il dramma, la tragica fine di una vita agiata e vissuta a pieno dalla quale è difficile (in questo caso quasi impossibile) riprendersi. Jasmine cerca di farlo, si arma di buona “volontà” e decide di voltare pagina ma il suo attaccamento a quel determinato stile di vita le impedisce di raggiungere i suoi “scopi”. È pomposa e viziata, testarda e inetta, non sa cosa sia la vita né ha la benché minima idea di cosa significhi lavorare. Per quanto si sforzi di cambiare si ritrova sempre al punto di partenza senza riuscire a dimenticare il passato e ad accettare la sua nuova vita. Non si tratta di potere ma di volere. A Jasmine manca la costanza e il rispetto per se stessa, non arriva mai al miglioramento in quanto non è quello a cui realmente aspira. Il rifiuto nei confronti della vita la porta ad estraniarsi ancora di più con il mondo fino a spezzare ogni legame con ciò che la circonda. Non vi è traccia di miglioramento nel suo essere, quello che fa le impedisce di riappacificarsi con se stessa. Il suo dramma, forse, è dato proprio dal fatto di non potere né riuscire a rassegnarsi alle proprie colpe (l'aver denunciato il marito e le dirette conseguenze) che l'hanno indirettamente condotta a quella condizione e il finale del film, perfettamente giostrato dal regista, è uno dei più crudi e amari che abbia mai visto in una commedia drammatica.
Woody Allen ritrova l'ispirazione e la porta alle stelle. Il film riesce nel suo intento e risulta più efficace di quanto ci si aspettava. Oltre all'interpretazione della Blanchett, quello che salta maggiormente all'occhio è soprattutto la messa in scena dei personaggi e la sapienza con la quale il regista porta avanti la storia, i toni amari e gli aspetti più intimi. Allen non salva nessuno ma, al contrario, decide di farli affondare nel pieno delle loro insoddisfazioni e insicurezze abbandonandoli soli con i loro peccati.
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no_data
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sabato 4 aprile 2015
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una tragedia da vedere
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Bellissimo, con una blanchett superba, ed una regia così misurata da dover essere considerato uno dei migliori film 'seri' di Allen. La tragica parabola di una donna che perde tutto per non voler 'far finta di niente' è che invece proprio di questo comportamento è da tutti accusata. Una donna vittima di un mondo in cui ognuno è concentrato solo sui propri problemi, ma sempre nella convinzione di essere migliore degli altri.
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great steven
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lunedì 13 luglio 2015
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vicina all'esaurimento nervoso, gioca la sua carta
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BLUE JASMINE (USA, 2013) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da CATE BLANCHETT, ALEC BALDWIN, SALLY HAWKINS, BOBBY CANNAVALE, LOUIS C. K., ANDREW DICE CLAY, PETER SARSGAARD, MICHAEL STUHLBARG, MAX CASELLA, ALDEN EHRENREICH
La newyorkese Jeanette Fletcher, detta Jasmine, ricca e incasinata, si trasferisce a San Francisco dalla sorella adottiva Ginger, madre di due figli e in procinto di separarsi dal grezzo marito Oggy, per riprendersi da un periodo difficile che l’ha vista al centro della fuga precipitosa di Hal, il marito finanziere, fedifrago e, all’insaputa della consorte, coinvolto in uno scandalo economico che l’ha spinto a rubare milioni di dollari ad un’associazione.
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BLUE JASMINE (USA, 2013) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da CATE BLANCHETT, ALEC BALDWIN, SALLY HAWKINS, BOBBY CANNAVALE, LOUIS C. K., ANDREW DICE CLAY, PETER SARSGAARD, MICHAEL STUHLBARG, MAX CASELLA, ALDEN EHRENREICH
La newyorkese Jeanette Fletcher, detta Jasmine, ricca e incasinata, si trasferisce a San Francisco dalla sorella adottiva Ginger, madre di due figli e in procinto di separarsi dal grezzo marito Oggy, per riprendersi da un periodo difficile che l’ha vista al centro della fuga precipitosa di Hal, il marito finanziere, fedifrago e, all’insaputa della consorte, coinvolto in uno scandalo economico che l’ha spinto a rubare milioni di dollari ad un’associazione. Preda degli psicofarmaci e ossessionata da manie incontrollabili, Jasmine cerca di impegnarsi col lavoro di impiegata in uno studio dentistico e con un corso d’informatica che dovrebbe insegnarle ad utilizzare il computer, ma il richiamo del glamour degli eventi trascorsi e i rischi che incontra nella costruzione del suo futuro non le renderanno certo vita facile nel comporre i tasselli di una tranquillità a lungo agognata e mai veramente raggiunta. Nel cinema di Allen è consueto aver a che fare con personaggi nevrotici o comunque impelagati in crisi esistenziali e magagne psichiatriche, e la donna ansiosa ma pur sempre combattiva di una straordinaria C. Blanchett (premiata alla cerimonia del 2014 con l’Oscar alla miglior attrice, il secondo della sua brillantissima carriera) non fa eccezione, con l’aggiunta di una forza di volontà che la contraddistingue fin dal principio per come la stessa viene applicata in circostanze sempre sfavorevoli e in definitiva mai pronte a porre un velo pietoso su un mucchio interminabile di traversie. Dopo gli abituali titoli di testa a ritmo di jazz con i caratteri mai cambiati da trent’anni a questa parte, la maturità di scrittura di Allen e la resa recitativa della protagonista femminile si abbinano perfettamente per fabbricare un prodotto qualitativamente godibile e fruibile non solo dal pubblico di vecchia data che ama le commedie statunitensi firmate dal regista più improbabile e originale capace di metterle sul mercato. Perlomeno l’attore-regista-sceneggiatore, che decide di attribuire alla sua protagonista la sua reale provenienza geografica (egli è infatti nato nella Big Apple), espone con chiarezza ed efficacia le difficoltà che esistono oggi per una donna altolocata nel trovare una serenità interiore e una professionalità quantomeno decente, data l’onnipresenza di una mondializzazione spersonalizzante e la pressione degli stili di vita proposti dai mass media, che riescono immancabilmente a influenzare gli individui più babbei e sprovveduti. L’umorismo, come sempre accade nelle sue opere, non travisa la tristezza di fondo nell’analisi spietata e imperterrita della personalità umana, dei difetti eventuali e pur tuttavia determinanti, dei rapporti che raramente funzionano come ci si aspetta e delle casualità che finiscono puntualmente per rovinare i fragili piani, le idee balzane e i programmi progettati ad hoc. Oltre alla prestazione dell’attrice australiana, che questa volta regala agli spettatori un connubio di forza e vulnerabilità veramente accattivante, sono da ammirare anche le performance di S. Hawkins (sorella indecisa, amante del sesso libero, schifosamente abitudinaria e dalla sensualità imbranata) e di un A. Baldwin più mascalzone che mai, infrollito dagli agi del benessere e circondato da un’aura di intoccabilità dietro la quale cela la sua autentica natura di traditore infedele e gelido manipolatore. Solo una nota di protesta nei confronti del doppiaggio italiano: naturalmente la Blanchett mantiene il suo ardore e la sua espressività anche quando viene doppiata, ma per quale motivo cambiare la sua voce italiana ogni volta? Se solo le si trovasse una doppiatrice ufficiale, il problema verrebbe risolto alla radice una volta per tutte. Il suo dialogo con la macchina da presa, che tira fuori il meglio di sé nel surreale finale sulla panchina, vibra di potenza indiscutibile e sfodera la compassione per sé stessa insieme al gusto sofistico per le scelte interpersonali.
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