linus2k
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lunedì 9 dicembre 2013
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la crisi secondo allen
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Jasmine è una donna strana, parla da sola, di continuo, su quell'aereo che la porta da New York a San Francisco, da una costa all'altra degli USA. Lascia una vita agiata, un marito ricco che non le ha fatto mancare nulla, una grande e splendida casa, una vita fatta di feste, cene, shopping.
Lascia tutto, deve ricominciare da capo, da zero, da una sorellastra che è il suo opposto, vissuta in una realtà più umile, tra il lavoro al supermercato, con amori non certo da sogno, 2 figli obesi come tanti negli USA contemporanei.
"Storia di una donna sull'orlo di una crisi di nervi", potrebbe essere il sottotitolo dell'ultimo film di Woody Allen.
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Jasmine è una donna strana, parla da sola, di continuo, su quell'aereo che la porta da New York a San Francisco, da una costa all'altra degli USA. Lascia una vita agiata, un marito ricco che non le ha fatto mancare nulla, una grande e splendida casa, una vita fatta di feste, cene, shopping.
Lascia tutto, deve ricominciare da capo, da zero, da una sorellastra che è il suo opposto, vissuta in una realtà più umile, tra il lavoro al supermercato, con amori non certo da sogno, 2 figli obesi come tanti negli USA contemporanei.
"Storia di una donna sull'orlo di una crisi di nervi", potrebbe essere il sottotitolo dell'ultimo film di Woody Allen. Storia di una donna che tenta di non cedere psicologicamente al crollo verticale e rapido della sua vita, all'annientamento di tutto quello che ha costruito ed il confronto con una realtà che spocchiosamente ha sempre rifiutato. Incapace di adattarsi al nuovo ed accettare la nuova realtà.
Protagonista è una mastodontica Cate Blanchett, alle prese con una delle sue più straordinarie interpretazioni: insicura, tesa, angosciante, sofferente, spesso crudele, ci racconta una donna fragilissima, nevrotica, arrabbiata. Jasmine è una donna incapace di capire nient'altro che l'ambiente dove è sempre vissuta, quell'ambiente che viene raccontato con costanti flashback che si materializzano nei suoi deliranti soliloqui in pubblico; è perseguitata dal suo passato con cui non ha chiuso, da cui scappa e che probabilmente vorrebbe dimenticare in gran parte.
Perché se la sua vita era ricca di lussi, non le mancavano anche bugie, non detti, falsità, disonestà.
Nei film di Woody però il conto viene sempre presentato alla fine ed è sempre molto salato.
A suo modo Allen ci racconta la sua visione della crisi: in una società che da un giorno all'altro si è vista azzerare quelle ricchezze che si basavano su giochi in borsa e non sul più tradizionale e modesto lavoro, l'unico punto di riferimento non può che essere l'umiltà delle piccole cose e l'incapacità di sapersi adattare si trasforma in una sorta di legge darwiniana di sopravvivenza, selezionando i veri individui forti.
Per far questo usa gli strumenti che gli sono più congeniali: il rapporto di coppia, la nevrosi, l'ironico cinismo e quella concezione fatalistica della vita che ci rende strumenti del sadico gioco di coincidenze e scherzi del destino.
Forse il punto debole della narrazione, specie a caldo, può essere la sensazione di una trama non particolarmente enfatizzata nei colpi di scena con un racconto da cui ci si attenderebbe più pathos da parte della sceneggiatura, ma il sospetto è che questa scelta sia stata fatta per evidenziare maggiormente il pathos ed il dramma che riesce a comunicare in maniera magistrale la grande, vera ed unica protagonista del film: Cate Blanchett.
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francesca50
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sabato 7 dicembre 2013
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woody allen ha colpito ancora!
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Il nuovo film di Woody Allen è ancora più graffiante degli altri.
La prima parte è piena di umorismo e solo per quella già varrebbe la pena vedere il film, ma anche la seconda parte, seppur diversa, è validissima. Si ha in essa, infatti,"un'autentica analisi" di come ormai non esistano, nella nostra "società occidentale vuota e opprtunista", veri affetti e del fatto che "amore" sia ormai una "parola priva di significato". "Si salva forse" e, dico forse, "l'uomo bruto", ma tutti gli altri sono personaggi privi di sentimenti autentici e animati solo dal desiderio di emergere e senza valori e moralità, oltre che nevrotici.
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Il nuovo film di Woody Allen è ancora più graffiante degli altri.
La prima parte è piena di umorismo e solo per quella già varrebbe la pena vedere il film, ma anche la seconda parte, seppur diversa, è validissima. Si ha in essa, infatti,"un'autentica analisi" di come ormai non esistano, nella nostra "società occidentale vuota e opprtunista", veri affetti e del fatto che "amore" sia ormai una "parola priva di significato". "Si salva forse" e, dico forse, "l'uomo bruto", ma tutti gli altri sono personaggi privi di sentimenti autentici e animati solo dal desiderio di emergere e senza valori e moralità, oltre che nevrotici.
BLU JASMINE quindi ci lancia "un messaggio amaro" perché una società senza sentimenti è una società in decadenza, ma purtroppo è il messaggio che l'esame acuto di se stesso e degli altri ci lascia un Woody Allen come al solito disincantato e a conoscenza delle nevrosi che ormai riempiono il nostro mondo.
Non credo che Allen possa darci altri film più interessanti di questo, con il quale per me si è concluso un ciclo con il suo messaggio amaro e disincantato.
Da segnalare sono anche gli attori tutti bravissimi, dai bambini alla superba Cate Blanchett, anche se nessuno emoziona.
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m.barenghi
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venerdì 6 dicembre 2013
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..se non altro, stavolta si sta svegli!
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Jasmine -una strepitosissima Kate Blanchett !!- ingenua reginetta newyorkese della mondanità e del buon gusto, si traferisce dalla meno fascinosa sorella a San Francisco dopo l'arresto del proprio marito Hal per frode finanziaria, e la conseguente distruzione della propria famiglia e del proprio mondo. Jasmine è un personaggio assolutamente detestabile, e refrattario a qualsiasi possibilità di identificazione da parte dello spettatore: snob, fasulla, inadattabile, menzognera, incapace di vedere qualsivoglia lato positivo nelle persone umili e semplici che peraltro sfrutta a proprio piacimento e a loro detrimento. Il punto debole della sceneggiatura sta proprio nell'ostinazione con cui la sorella le si rende disponibile, nonostante ogni evidenza, anziché realizzare la propria vita.
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Jasmine -una strepitosissima Kate Blanchett !!- ingenua reginetta newyorkese della mondanità e del buon gusto, si traferisce dalla meno fascinosa sorella a San Francisco dopo l'arresto del proprio marito Hal per frode finanziaria, e la conseguente distruzione della propria famiglia e del proprio mondo. Jasmine è un personaggio assolutamente detestabile, e refrattario a qualsiasi possibilità di identificazione da parte dello spettatore: snob, fasulla, inadattabile, menzognera, incapace di vedere qualsivoglia lato positivo nelle persone umili e semplici che peraltro sfrutta a proprio piacimento e a loro detrimento. Il punto debole della sceneggiatura sta proprio nell'ostinazione con cui la sorella le si rende disponibile, nonostante ogni evidenza, anziché realizzare la propria vita. Il punto forte, invece, sta nella capacità di Allen di portare avanti linearmente due storie in parallelo: quella newyorkese, ricca e fasulla, e quella californiana, miseranda e disillusa.
Il film avrebbe potuto, secondo me, finire diversamente se Allen ne avesse giocato diversamente il "match point", quando viene smascherata dall'ex cognato di fronte alla gioielleria: se la palla da tennis di questo incontro fosse caduta dalla parte opposta, consentendo quindi a Jasmine di convolare con Dwight a "ingiuste nozze", si sarebbe concretizzata una situazione simile a quella del capolavoro di Allen -i.e. "Crimini e misfatti"-, in cui il delitto pagava e non c'era nessuna entità o progetto superiore a far quadrare i conti della storia. Forse più coerente con il cinismo dell'Autore.
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rosemberg
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sabato 7 dicembre 2013
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mah....
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Non è LA storia per eccellenza,non è un capolavoro stilistico e non è la trama più originale che si sia vista sul grande schermo negli ultimi anni (basta pensare al brillante Midnight in Paris per trovare un metro di paragone piuttosto appropriato). Certo,Cate Blanchett è brava,ogni attore interpreta bene il proprio ruolo,ma non vedo niente di memorabile o di minimamente artistico nell'ultimo film del geniale regista newyorkese. I temi sono i soliti,un decadentismo sociale e psicologico affrontato da un'angolatura leggermente diversa,la storia di una donna frivola che,immersa negli agi e nell'ipocrisia,si vede costretta all'improvviso a vedersi (e sopportarsi) mentre precipita nel mondo comune,nella povertà,nella "vita vera".
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Non è LA storia per eccellenza,non è un capolavoro stilistico e non è la trama più originale che si sia vista sul grande schermo negli ultimi anni (basta pensare al brillante Midnight in Paris per trovare un metro di paragone piuttosto appropriato). Certo,Cate Blanchett è brava,ogni attore interpreta bene il proprio ruolo,ma non vedo niente di memorabile o di minimamente artistico nell'ultimo film del geniale regista newyorkese. I temi sono i soliti,un decadentismo sociale e psicologico affrontato da un'angolatura leggermente diversa,la storia di una donna frivola che,immersa negli agi e nell'ipocrisia,si vede costretta all'improvviso a vedersi (e sopportarsi) mentre precipita nel mondo comune,nella povertà,nella "vita vera". Il cocktail non è estraneo ad un Allen sempre più ebbro di tristezza filosofica e di diesagio psichico: antidepressivi,alcol,comportamenti stravaganti,pazzia,il tutto immerso nella solita ironia di sottofondo. Il film è buono,ma,come ho già detto,non memorabile.
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(di giapda)
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(di paperinik)
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