felicity
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domenica 3 gennaio 2021
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commedia ambiziosa, folle e sorprendente
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Albanese torna, dopo "Qualunquemente" con un nuovo lavoro ben più ambizioso, folle e sorprendente.
"Tutto tutto niente niente" triplica le storie, affiancando a Cetto il secessionista Favaretto e lo spacciatore pugliese Frengo Stoppato. Tutti e tre sono accomunati da un destino: vengono richiamati dalla galera per salvare una maggioranza politica in disfacimento.
Tralasciando il racconto da commedia degli equivoci, volta a regalare le maggiori risate, è su un altro aspetto che, forse, vale la pena soffermarsi per giustificare un giudizio così positivo della commedia.
Assistiti da una creatività straordinaria, Albanese e il suo fidato Giulio Manfredonia nel ruolo di regista creano una Roma del potere psichedelica e surreale, mettendo in scena un pazzo e scatenato teatro dell'assurdo in cui il verosimile si mischia al fantastico.
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Albanese torna, dopo "Qualunquemente" con un nuovo lavoro ben più ambizioso, folle e sorprendente.
"Tutto tutto niente niente" triplica le storie, affiancando a Cetto il secessionista Favaretto e lo spacciatore pugliese Frengo Stoppato. Tutti e tre sono accomunati da un destino: vengono richiamati dalla galera per salvare una maggioranza politica in disfacimento.
Tralasciando il racconto da commedia degli equivoci, volta a regalare le maggiori risate, è su un altro aspetto che, forse, vale la pena soffermarsi per giustificare un giudizio così positivo della commedia.
Assistiti da una creatività straordinaria, Albanese e il suo fidato Giulio Manfredonia nel ruolo di regista creano una Roma del potere psichedelica e surreale, mettendo in scena un pazzo e scatenato teatro dell'assurdo in cui il verosimile si mischia al fantastico. Il Parlamento, il governo, i deputati, tutto e tutti vengono rappresentanti come se ci trovassimo dentro una farsa frutto della fantasia degli autori.
Mentre i tre personaggi interpretati da Albanese imperversano portando in politica la naturalezza della loro propensione all'illegalità, tutt'attorno il film si prende il tempo di mettere in scena una cornice colorata e roboante, simbolo di una satira che, per colpire davvero lo spettatore, non può accontentarsi di riprodurre il vero.
Grazie anche allo splendido lavoro del costumista, il potere pubblico viene sganciato dalla realtà quotidiana e catapultato in una scenografia felliniana, dove il paradosso diventa la regola e l'esagerazione dei tic e dei difetti di una classe politica, sempre sulle prime pagine dei giornali anche per la discutibile condotta morale, è l'espediente con cui affondare la lama di una comicità dissacrante.
Comicità che, in verità, resta molto sotto pelle. Non ci stupiremmo se chiunque vedrà il film tratterrà molto spesso le risate. La demenzialità delle idee estremiste e illogiche dei tre protagonisti, un lussurioso colluso con la criminalità, uno spacciatore lestofante e un secessionista razzista e sfruttatore, cozza con un'impressione generale che trasuda dallo schermo: l'inventiva colorata usata per raccontare una storia del genere resta forse l'unica arma per sfuggire al dramma incombente sulle nostre istituzioni.
In un panorama generale raccontato dal film in cui non solo il parlamentare, ma anche l'italiano medio guarda alla politica come mezzo per realizzare i propri affari privati, la grandezza attoriale di Albanese emerge come una solida certezza.
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fabio57
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martedì 9 febbraio 2016
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inguardabile
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Confesso il mio peccato,non sono riuscito a vederlo tutto,questo film è veramente inguardabile,il progetto di fare satira politica naufraga miseramente e nemmeno Albanese che di solito è bravo riesce a salvarlo.
Da evitare
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sandy walsh
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venerdì 27 marzo 2015
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inquietante
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Albanese non abbandona la satira politica nè il suo fortunato personaggio Cetto Laqualunque. Stavolta però vuole essere più distruttivo quindi accompagna il suo orrendo uomo politico ad altri due personaggi poco raccomandabili, il nordico estremista e sfruttatore di clandestini e lo squinternato Frengo, tra l'altro gradito ritorno per tutti i fan del primo Albanese di Mai dire gol.
Tra vicende personali al limite dell'assurdo e situazioni politiche imbarazzanti, in cui intorno ai protagonisti ruota un insieme di figure altrettanto viscide, i tre si ritrovano niene poco di meno che in Parlamento, causando non pochi guai.
Nonostante l'apparente vena comica del film, ciò che risulta più inquietante è la incredibile somiglianza al vero delle vicende, seppure stereotipate e rese surreali, così come i tre personaggi, benché rappresentati in modo caricaturale, impersonano molto bene la situazione politico-sociale che stiamo vivendo.
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Albanese non abbandona la satira politica nè il suo fortunato personaggio Cetto Laqualunque. Stavolta però vuole essere più distruttivo quindi accompagna il suo orrendo uomo politico ad altri due personaggi poco raccomandabili, il nordico estremista e sfruttatore di clandestini e lo squinternato Frengo, tra l'altro gradito ritorno per tutti i fan del primo Albanese di Mai dire gol.
Tra vicende personali al limite dell'assurdo e situazioni politiche imbarazzanti, in cui intorno ai protagonisti ruota un insieme di figure altrettanto viscide, i tre si ritrovano niene poco di meno che in Parlamento, causando non pochi guai.
Nonostante l'apparente vena comica del film, ciò che risulta più inquietante è la incredibile somiglianza al vero delle vicende, seppure stereotipate e rese surreali, così come i tre personaggi, benché rappresentati in modo caricaturale, impersonano molto bene la situazione politico-sociale che stiamo vivendo. In poche parole, il furbo Albanese usa l'innocente arma della demenzialità per denunciare tutto quello che non va.
A parte la sceneggiatura "grammaticalmente scorretta" ma sicuramente originale, degno di merito è sicuramente il cast, che vede tra gli altri un cameo di Paolo Villaggio e un Fabrizio Bentivoglio sicuramente diverso da come il cinema italiano ci ha abituato a vedere. Del resto non è la prima volta che il bravo attore ci sorprende nei panni di personaggi un pò fuori dal normale, basta pensare al malinconico cowboy de "L'amico di famiglia". Insomma Albanese dimostra di sapere anche contornarsi di buoni interpreti. A questo punto aspettiamo solo il ritorno.
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sev7en
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mercoledì 21 maggio 2014
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peccato che la realtà sia ben oltre...
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Film che cerca di recintare una realtà, quella italiana, che fa ridere ma al contempo riflettere in quanto si tratta di uno spaccato che dovrebbe farci rattristire e non indurre alla risata.
Certo… ridere delle proprie stranezze può essere uno spunto per far breccia sulle tante, troppe, anomalie che ci circondano: il problema è che queste stranezze sono perle di quotidianità che, al pari delle perline di un rosario, compongono la collana finale, e tutti, in un modo o nell’altro, ne indossiamo una.
La commedia in Italia è morta non per l’assenza di validi rappresentati, ma in quanto al pari dei C.T., siamo tutti nel Truman Show di una realtà sopra le righe…
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enzo70
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lunedì 20 gennaio 2014
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un mix di demagogia, sciatteria e banalità
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I dieci minuti di satira di Albanese sui (mal)costumi della politica italiana in televisione erano davvero esilaranti. Ed anche molti suoi film, questioni di cuore su tutti, erano gradevoli e ben fatti. Ma a volte il successo, quello troppo facile, fa male e questo film, ancor più del precedente che ci poteva stare per un pubblico di palato grossolano, fa male al cinema. La banalità si somma alla volgarità e nel trionfo dei luoghi comuni viene proposto un bubbazzone inguardabile; se a volte si sorride è perché Albanese rimane, comunque, simpatico, ma le battute sono rozze, il contesto peggio, neanche le tre storie diverse riescono a fare uscire questo film da una palude di demagogia.
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I dieci minuti di satira di Albanese sui (mal)costumi della politica italiana in televisione erano davvero esilaranti. Ed anche molti suoi film, questioni di cuore su tutti, erano gradevoli e ben fatti. Ma a volte il successo, quello troppo facile, fa male e questo film, ancor più del precedente che ci poteva stare per un pubblico di palato grossolano, fa male al cinema. La banalità si somma alla volgarità e nel trionfo dei luoghi comuni viene proposto un bubbazzone inguardabile; se a volte si sorride è perché Albanese rimane, comunque, simpatico, ma le battute sono rozze, il contesto peggio, neanche le tre storie diverse riescono a fare uscire questo film da una palude di demagogia. L’intenzione chiara è quella di sfruttare il ciclone dell’antipolitica per fini commerciali, lo fanno con grandi ritorni economici in molti, Albanese si è messo in questa scia. Ma è fango e l’unica speranza è che non ci siamo persi definitivamente uno dei più intelligenti comici italiani.
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bubi_is_better!
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domenica 29 settembre 2013
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semplicemente inguardabile
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Barocco e surreale, sono i due termini per descrivere al meglio questo film.
Ha la struttura della commedia all'italiana ma non è interessante, non fa ridere neanche una volta e soprattutto è ambientato in un mondo surreale che è lo stereotipo di uno stereotipo di una società immaginaria, non ci sono parole per descriverlo!
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matteo fedele
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giovedì 12 settembre 2013
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solo niente niente
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Tre protagonisti, tre modelli di non-politica che sguazzano incuranti del pubblico tra eccessiva e poco tagliente satira e grottesca, accidentata comicità. Tanto di vero e di degno di denuncia, ma tutto troppo caricato e funzionale solo a ribadire quello che già il resto del mondo ci invidia. La fantasia chi ha sceneggiato se l'è fumata per lasciare spazio a luoghi comuni da barzelletta, Manfredoia pare aver definitivamente perso il buon senso e Albanese triplo non rende nemmeno un terzo di quanto potrebbe. Un film fatto di macchiette piatte, di maschere scolorite, in cui la già citata denuncia pare solo un pretesto per salvare la correttezza e strappare qualche cenno di favore allo spettatore.
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Tre protagonisti, tre modelli di non-politica che sguazzano incuranti del pubblico tra eccessiva e poco tagliente satira e grottesca, accidentata comicità. Tanto di vero e di degno di denuncia, ma tutto troppo caricato e funzionale solo a ribadire quello che già il resto del mondo ci invidia. La fantasia chi ha sceneggiato se l'è fumata per lasciare spazio a luoghi comuni da barzelletta, Manfredoia pare aver definitivamente perso il buon senso e Albanese triplo non rende nemmeno un terzo di quanto potrebbe. Un film fatto di macchiette piatte, di maschere scolorite, in cui la già citata denuncia pare solo un pretesto per salvare la correttezza e strappare qualche cenno di favore allo spettatore. Apprezzabile il "non risparmiamo niente a nessuno" come linea guida dell'opera, ma davvero era indispensabile coinvolgere Paolo Villaggio in un ruolo così miserrimo e ingrato, fare del Presidente della Repubblica un inutile soprammobile eternamente masticante? Deprimente anzichè divertente, senza nembo persino nelle "trovate" satiriche ed evidentemente breve, vince l'ambito riconoscimento di film italiano più triste dell'inverno 2012 ex aequo con gli idioti Mandelli e Biggio.
Messi a confronto, tra il redivivo escort-dipendente Cetto, il leghista filo-austriaco e lo strafatto in attesa di prematura santificazione la vince il teatralissimo Sottosegretario di Bentivoglio.
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filippo catani
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lunedì 5 agosto 2013
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tre personaggi senza arte nè parte
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Cetto LaQualunque, Rodolfo Fvaretto e Frengo Stoppato sono tre personaggi che in comune hanno il fatto di essere tre disastrati: il primo è un politico colluso con la mafia, il secondo è uno scafista che sogna la secessione mentre il terzo ha creato un "regno" in un'isola caraibica dove il fumo e il sesso sono all'ordine del giorno. I tre verranno arrestati ma saranno rilasciati per farli entrare in Parlamento a votare tutte le leggi proposte dal Sottosegretario.
Ovviamente le situazioni e i personaggi di questo ideale seguito di Qualunquemente sono decisamente esagerati ma allo scopo preciso di far ridere/piangere lo spettatore. Questo perchè i personaggi caricatura del film ricordano purtroppo tanti personaggi in pelle e ossa che popolano le cronache quotidiane.
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Cetto LaQualunque, Rodolfo Fvaretto e Frengo Stoppato sono tre personaggi che in comune hanno il fatto di essere tre disastrati: il primo è un politico colluso con la mafia, il secondo è uno scafista che sogna la secessione mentre il terzo ha creato un "regno" in un'isola caraibica dove il fumo e il sesso sono all'ordine del giorno. I tre verranno arrestati ma saranno rilasciati per farli entrare in Parlamento a votare tutte le leggi proposte dal Sottosegretario.
Ovviamente le situazioni e i personaggi di questo ideale seguito di Qualunquemente sono decisamente esagerati ma allo scopo preciso di far ridere/piangere lo spettatore. Questo perchè i personaggi caricatura del film ricordano purtroppo tanti personaggi in pelle e ossa che popolano le cronache quotidiane. Troviamo così il personaggio che allena marines per lanciare la secesione di un paese del Nord verso l'Austria oppure Cetto che passa tutto il suo tempo senza mettere mai piede in Parlamento e Frengo che si dedica a un'improbabile causa di beatificazione da vivo. Insomma si ride ma si riflette anche amaramente su alcuni tipi di italiano che troppo spesso ci sono passati sotto gli occhi e su alcuni aspetti che dovrebbero far ridere e invece sono stati veri e propri cavalli di battaglia. Insomma un film Agrodolce a marca Albanese bravissimo nel reinventarsi in tre personaggi.
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stefano bruzzone
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mercoledì 3 luglio 2013
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povero antonio...
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"Tutto tutto niente niente" è un film di rara bruttezza che rischia seriamente di mandare all'aria anche le cose buone fatte da Albanese nella sua carriera coprendolo, a dir poco, di ridicolo. battute e atteggiamenti già visti 20 anni fa quando lavorava con la gialappa's rimasterizzati in chiave moderna con risultati a dir poco sconfortanti. passi che si possa fare un film osceno, oramai la commedia italiana questa è o quasi, ma quello che non può passare inosservato è che per realizzarlo hanno usufruito dei contriburi statali. il pensiero che 1 solo euro dei contribuenti sia servito a realizzare una stupidaggine del genere, è inaccettabile.
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"Tutto tutto niente niente" è un film di rara bruttezza che rischia seriamente di mandare all'aria anche le cose buone fatte da Albanese nella sua carriera coprendolo, a dir poco, di ridicolo. battute e atteggiamenti già visti 20 anni fa quando lavorava con la gialappa's rimasterizzati in chiave moderna con risultati a dir poco sconfortanti. passi che si possa fare un film osceno, oramai la commedia italiana questa è o quasi, ma quello che non può passare inosservato è che per realizzarlo hanno usufruito dei contriburi statali. il pensiero che 1 solo euro dei contribuenti sia servito a realizzare una stupidaggine del genere, è inaccettabile. si vergognassero.
Voto: ingiudicabile, troppo brutto.
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lollo-brigida
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sabato 1 giugno 2013
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banale
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Rivedo il film proprio ora, dopo averlo visto al cinema quando è uscito. Ebbene, da dvd la banalità di questo film appare ancora più evidente. Battute banali, attori finti, scene scollegate tra di loro, storia assurda e senza pathos. Da evitare.
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