renato volpone
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domenica 30 dicembre 2012
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il palazzo della politica
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Giulio Manfredonia firma la regia di questo film di Antonio Albanese: si potrebbe pensare che si tratti di uno dei soliti film di cassetta o cinepanettoni, ma non bisogna farsi trarre in inganno, il film è ricco di trovate intelligenti per denunciare con garbo il pessimo stato di salute della politica italiana. Astraendo il contesto e ponendo la storia in un ipotetico mondo futuro dove le persone si abbigliano in maniera inconsueta, il regista toglie il riferimento diretto al mondo politico attuale e offre un "libero" sguardo satirico a 360 gradi sull'Italia, andando dal nord di Rodolfo Favaretto, confinante con la "agognata" Austria, fino al profondo sud di "Cetto La Qualunque", passando per la cattolicissima Roma dove Frengo Stoppato tenta la carriera di "Beato" vivente.
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Giulio Manfredonia firma la regia di questo film di Antonio Albanese: si potrebbe pensare che si tratti di uno dei soliti film di cassetta o cinepanettoni, ma non bisogna farsi trarre in inganno, il film è ricco di trovate intelligenti per denunciare con garbo il pessimo stato di salute della politica italiana. Astraendo il contesto e ponendo la storia in un ipotetico mondo futuro dove le persone si abbigliano in maniera inconsueta, il regista toglie il riferimento diretto al mondo politico attuale e offre un "libero" sguardo satirico a 360 gradi sull'Italia, andando dal nord di Rodolfo Favaretto, confinante con la "agognata" Austria, fino al profondo sud di "Cetto La Qualunque", passando per la cattolicissima Roma dove Frengo Stoppato tenta la carriera di "Beato" vivente. In tutto questo naturalmente non mancano le stoccate alla Chiesa cattolica, al parlamento italiano, ai politici secessionisti del nord. Giostrato con grande intelligenza, pur mettendoci riferimenti alla focosità del maschio italiano, il film non è mai volgare e, anzi, a differenza del precedente che metteva un certo imbarazzante nervosismo, fa ridere di gusto lasciando giusto una punta di amaro per quella "politica" vera che ormai non c'è più: al parlamento si arriva solo per votare, non certo per pensare. Geniale.
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elisa58
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domenica 30 dicembre 2012
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purtroppo è vero
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Purtroppo è vero, la realtà supera la fantasia. Trovo questo film meglio del primo. Mi è piaciuta la fine cesellatura dei personaggi (Alabanese e gli altri), dei costumi (gli abiti dei cardinali con il rosario di plastica, la moglie vestita da antica romana etc.) degli ambienti (il parlamento come uno stadio, come in realtà, troppo spesso, lo diventa). Un film, per me, non comico, che quando si ride, si ride amaro ed è chiaro che chi si aspettava il solito film di natale, non può che rimanerne deluso. Presumo che sarà un film osteggiato dalla critica canonica (vedi le critiche della stampa qui sotto), proprio perchè, con il suo grottesco, cerca di far uscire la nostra mente dai confini che ci hanno imposto, e magari di smettere di subire una politica malvagia.
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Purtroppo è vero, la realtà supera la fantasia. Trovo questo film meglio del primo. Mi è piaciuta la fine cesellatura dei personaggi (Alabanese e gli altri), dei costumi (gli abiti dei cardinali con il rosario di plastica, la moglie vestita da antica romana etc.) degli ambienti (il parlamento come uno stadio, come in realtà, troppo spesso, lo diventa). Un film, per me, non comico, che quando si ride, si ride amaro ed è chiaro che chi si aspettava il solito film di natale, non può che rimanerne deluso. Presumo che sarà un film osteggiato dalla critica canonica (vedi le critiche della stampa qui sotto), proprio perchè, con il suo grottesco, cerca di far uscire la nostra mente dai confini che ci hanno imposto, e magari di smettere di subire una politica malvagia. Non sono d'accordo con la critica di repubblica, non sono caricature, sono personaggi reali, e mi meraviglio che proprio loro non ricordino i fatti recenti di corruzione saliti agli "onori" della cronaca e smettiamola con questa destra e sinistra, perchè chi fa satira è di qua o di là, le persone intelligenti non hanno bisogno di etichette.
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giancarlo1955
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sabato 29 dicembre 2012
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che noia!!! ma perchè questi sequel???
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Difficilmente (direi mai...) mi capita di uscire senza aver visto la fine di un film (ho resistito a film veramente duri!) ma in questo caso, alla fine del primo tempo,, io e mia moglie siamo scappati..
Avevo apprezzato - pur non definendolo certo un capolavoro - il primo film di Albanese che parodiava, facendo sorridere, gli stereotipi della politica degli ultimi lustri ma questo sequel è veramente un disastro, un misto di insipienza e banalità che genera una noia mortale e mi meraviglio che un attore come Bentivoglio si sia prestato a mettere la faccia su un prodotto chiaramente ed esclusivamente commerciale come questo. Se proprio devo andare a buttare qualche euro allora a questo punto mille volte meglio Vanzina o Oldoini.
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Difficilmente (direi mai...) mi capita di uscire senza aver visto la fine di un film (ho resistito a film veramente duri!) ma in questo caso, alla fine del primo tempo,, io e mia moglie siamo scappati..
Avevo apprezzato - pur non definendolo certo un capolavoro - il primo film di Albanese che parodiava, facendo sorridere, gli stereotipi della politica degli ultimi lustri ma questo sequel è veramente un disastro, un misto di insipienza e banalità che genera una noia mortale e mi meraviglio che un attore come Bentivoglio si sia prestato a mettere la faccia su un prodotto chiaramente ed esclusivamente commerciale come questo. Se proprio devo andare a buttare qualche euro allora a questo punto mille volte meglio Vanzina o Oldoini.
Un consiglio....LASCIATE PERDERE!!
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soldato78
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sabato 29 dicembre 2012
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delusione
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che delusione,a parte qualche bella battuta c'é solo tanta confusione...che bei tempi quelli del grande cetto la qualunque!!!
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valeve
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sabato 29 dicembre 2012
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debole, anche se...
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adoro Albanese, in particolare il personaggio di Cetto, però il film mi ha delusa. Lo ho trovato dispersivo e gli altri due personaggi sono poco incisivi. Fa sorridere, ma ridere poco.
Forza Antonio, sarà per la prossima volta!
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fanto46
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sabato 29 dicembre 2012
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no comment
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Un film senza alcun senso...soldi spesi malamente. Per farla breve: non vedevo l'ora di uscire dal cinema!!!! UNA COSA OSCIENA; VERGOGNOSO!!!!
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flyanto
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sabato 29 dicembre 2012
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tutto il marcio della politica in chiave satirica
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Ultimo film del comico Antonio Albanese in cui egli stesso interpreta vari personaggi (tre in totale) al fine di rappresentare in modo satirico il mondo contemporaneo della politica italiana, mondo in cui vengono presi di mira gli aspetti del tutto negativi ed inaccettabili della classe dirigente, appunto, del nostro paese, i suoi errori, le sue manchevolezze nonchè le sue debolezze. Per riflettere, ammesso che ce ne sia bisogno visto che la denuncia di Albanese non dice granchè nulla di nuovo ma, in pratica, fa un compendio di vari sketch interpretati dai suoi personaggi "macchietta". Pertanto, il film risulta divertente nel suo insieme ma nulla di più perchè manca proprio di quell' originalità che, invece, ha distinto altre sue produzioni precedenti quali, per esempio, il meglio riuscito ""Qualunquemente.
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Ultimo film del comico Antonio Albanese in cui egli stesso interpreta vari personaggi (tre in totale) al fine di rappresentare in modo satirico il mondo contemporaneo della politica italiana, mondo in cui vengono presi di mira gli aspetti del tutto negativi ed inaccettabili della classe dirigente, appunto, del nostro paese, i suoi errori, le sue manchevolezze nonchè le sue debolezze. Per riflettere, ammesso che ce ne sia bisogno visto che la denuncia di Albanese non dice granchè nulla di nuovo ma, in pratica, fa un compendio di vari sketch interpretati dai suoi personaggi "macchietta". Pertanto, il film risulta divertente nel suo insieme ma nulla di più perchè manca proprio di quell' originalità che, invece, ha distinto altre sue produzioni precedenti quali, per esempio, il meglio riuscito ""Qualunquemente.
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venarte
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venerdì 28 dicembre 2012
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albanese si fa in tre ma...
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Dopo il successo di Qualunquemente, Antonio Albanese ritorna nei cinema con Tutto tutto niente niente.
In occasione di questo secondo capitolo, sempre diretto da Giulio Manfredonia, il comico olginatese si fa in tre. Oltre al già conosciuto Cetto La Qualunque, infatti, Albanese introduce due nuovi personaggi: il secessionista Rodolfo Favaretto e lo sballato Frengo Stoppato.
I tre protagonisti, accomunati dal comun divisore del carcere, seguono strade diverse ma hanno un traguardo unico: il Parlamento. Da detenuti, quindi, divengono deputati con tutti i privilegi che questo status comporta: immunità parlamentare, limousine, escort, stipendi da favola e chi più ne ha, più ne metta.
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Dopo il successo di Qualunquemente, Antonio Albanese ritorna nei cinema con Tutto tutto niente niente.
In occasione di questo secondo capitolo, sempre diretto da Giulio Manfredonia, il comico olginatese si fa in tre. Oltre al già conosciuto Cetto La Qualunque, infatti, Albanese introduce due nuovi personaggi: il secessionista Rodolfo Favaretto e lo sballato Frengo Stoppato.
I tre protagonisti, accomunati dal comun divisore del carcere, seguono strade diverse ma hanno un traguardo unico: il Parlamento. Da detenuti, quindi, divengono deputati con tutti i privilegi che questo status comporta: immunità parlamentare, limousine, escort, stipendi da favola e chi più ne ha, più ne metta. (Basterebbe aprire un quotidiano, alla pagina politica, per continuare la lista dei benefici di cui godono i parlamentari, ma il nostro è solo un film, frutto dell’immaginazione dell’autore e con la realtà non ha niente da spartire).
Il risultato della moltiplicazione dei ruoli, però, anziché triplicare le risate, le tripartisce, apparendo un po’ più sbiadito e inefficace rispetto al primo film. È vero, si ride meno, ma comunque la pellicola ha i suoi pregi. Al di là di un sempre bravo e scatenato Antonio Albanese, è da evidenziare come viene raffigurato il Palazzo della Politica. Il Parlamento italiano, infatti, è rappresentato come un luogo kitsch con tanto di tavoli da ping pong e un arredamento poco sobrio. Il Sottosegretario, inoltre, interpretato dal perfetto Fabrizio Bentivoglio, ha una capigliatura e un abbigliamento alquanto futurista che ne fanno un personaggio emblematico e viscido allo stesso tempo. Macchiettistico è, invece, Paolo Villaggio che impersona un Presidente del Consiglio muto e vestito in stile imperiale romano. Il culmine della parodia viene raggiunto nel finale, durante la votazione: cori, tifo da stadio, bandiere, vuvuzela e un tabellone che recita “un condono è per sempre”, trasformano l’aula in una vera e propria arena di scalmanati.
Ben venga, dunque, la satira che, in questo periodo preelettorale, ci aiuta a sorridere e a distrarci da una situazione politica decisamente migliore e ideale di quella corrotta e triste messa in scena da Albanese. Sono ironico, naturalmente!
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misentofortunata
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giovedì 27 dicembre 2012
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niente niente era meglio!
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Decisamente non divertente! Talmente surreale da poterlo considerare drammaico. Una parodia esasperata della nostra situazione politica che però ti spiazza perchè non capisci se è in chiave satirica o drammatica. Ho provato a considerarlo in chiave satirica ma non ho riso per niente niente! Questo film ha sicuramente più credibilità come film drammatico ma è veramente poco credibile (la ripetizione non è casuale!). Non mi è piaciuto Albanese nei suoi vari personaggi perchè troppo simili uno all'altro. A metà film volevo uscire ma ho pensato che ormai avevo pagato il biglietto e volevo proprio vedere dove voleva andare a parare, pensando, sbagliandomi, che non poteva veramente finire così come me lo aspettavo e invece si!
Scontato , noioso e NON DIVERTENTE!
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sony.i
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giovedì 27 dicembre 2012
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da non vedere
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visto il 1 film davvero esilarante speravo in qualcosa di piu'
totale delusione
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