Tutto tutto niente niente (2012)
E’ la forma che trasforma un racconto, una scena, una rappresentazione, un film nella fattispecie, in un “motto di spirito”: l’effetto della risata creato dall’arguzia del narratore con il “carattere” della rappresentazione. Jean Paul Sartre scriveva che “decide la vittoria la sola posizione, sia per i guerrieri che per le frasi”. E le frasi, nel nostro caso, sono le scene, le rappresentazioni, il racconto, insomma, la sceneggiatura.
Il duo di collaudato successo “Albanese & Manfredonia”, a detta unanime della critica cinematografica più diffusa nei mass-media nazionali, con “Tutto tutto niente niente” ha fallito! Ed il fallimento sta nel fatto che il film non fa ridere. Forse qualche sorriso, ma di risate vere nelle sale cinematografiche dove viene proiettano, neanche l’odore, neanche l’ombra, neanche a cercarle con il lanternino in una notte buia e tempestosa!
Smorfie, sdegno, rabbia, risentimento, invidia, disprezzo, collera, odio, disgusto, repulsione, irritazione, corticaria, allergia, intolleranza, attacchi-di-panico, mal-di-pancia, mal-di-testa, conati-di-vomito, occhi-rossi-di-rabbia, capelli-tesi, vomito-vomito-vomito: tutto questo sì, e in abbondanza. Le sale cinematografiche di “Tutto tutto niente niente” ne traboccano.
E allora cos’è che è successo? Perché la gente che va a vedere il film di “Albanese & Manfredonia”, come scrivono (quasi!) tutti i critici nazionali, non ride a crepapelle? Cos’hanno combinato i nostri eroi della risata “Albanese & Manfredonia”? Hanno fallito? Hanno commesso un gravissimo errore nella regia e nella sceneggiatura?
Il fatto è che il tema trattato da “Albanese & Manfredonia” è un tema sociale drammaticamente attuale, estremamente scottante, tremendamente realistico, impietosamente attuale e terribilmente doloroso. Di un realismo che brucia a sangue la pelle di “tutti-gli-italiani-che-non-fanno-politica”, di un realismo che ha fatto finalmente aprire gli occhi e ha fatto vedere – da REPORT-RAI3 in poi – “a-tutti-i-cittadini-che-non-fanno-politica” come vengono dilapidati e come sono stati utilizzati i soldi delle tasse che con sudato sacrificio, togliendo il pane dalla bocca dei propri figli, vengono pagate allo Stato dalle famiglie italiane. E allora, “cazzo cazzo”, per dirla alla Albanese, in questo dramma così doloroso che minchia c’è da ridere?
Niente! Non c’è niente da ridere!
Oggi, nell’anno 2013 del terzo millennio, ad un passo dalla povertà nazionale causata da una banda di politicanti da strapazzo, ladri, vanitosi, cinici, egocentrici, egoisti, drogati, delinquenti, pregiudicati, truffatori, faccendieri, incompetenti, ignoranti, illetterati, magnificamente e magistralmente rappresentati dal trio-Albanese e dall’intero cast di fantastici attori - a partire dal bravissimo e superlativo Fabrizio Bentivoglio, alla magistrale rappresentazione delle escort super-provocanti e super-sexy siciliane sorelle Ciccone, accademiche nel rappresentare quello che oramai è diventato lo stereotipo del “berlu-sque” dei festini privati dei palazzi del potere della Roma-capitale-ladrona - non c’è proprio nulla da ridere.
Il film è da vedere e da applaudire, se non altro perché riesce a spiaccicare trasversalmente –da un punto di vista sociale - in faccia, allo spettatore italico, che questa volta quelli che ridono sono quelli rappresentati sul grande schermo, e i “fatti-fessi-dalla-politica” sono loro, gli spettatori, che avevano comprato il biglietto per sedersi comodamente e ridere a crepapelle, salvo accorgersi che il sempre bravo duo “Albanese & Manfredonia” questa volta li ha fatto fessi: perché delle disgrazie proprie, quando son dure e dolorose, non ci sta nulla, ma proprio nulla da ridere!
(recensione di Andrea Giostra – andreagiostra@libero.it)
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