michela papavassiliou
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mercoledì 13 febbraio 2013
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la determinazione di essere una spy girl
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Zero Dark Thirty, pellicola statunitense del 2012, firmata da Kathryn Bigelow, sulla scia della strage dell'11 Settembre, indaga tra le maglie dei servizi segreti, il lavoro in prima linea di agenti speciali nella lotta all' integralismo islamico. Protagonista la bella californiana Jessica Casthain, nel ruolo di Maya. Una massa di capelli rossi su di una silhouette delicata da ballerina, una determinazione di ferro, tra le bombe del terrorismo internazionale, sulle tracce di Osama Bin Laden. Iniziata a metodi anticonvenzionali di tortura efferata nei confronti dei prigionieri, in vigore nella Cia, da parte del fascinoso Dan, interpretato da Jason Clarke, la donna diviene in breve membro di punta di questa nascosta e spietata lotta al fronte.
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Zero Dark Thirty, pellicola statunitense del 2012, firmata da Kathryn Bigelow, sulla scia della strage dell'11 Settembre, indaga tra le maglie dei servizi segreti, il lavoro in prima linea di agenti speciali nella lotta all' integralismo islamico. Protagonista la bella californiana Jessica Casthain, nel ruolo di Maya. Una massa di capelli rossi su di una silhouette delicata da ballerina, una determinazione di ferro, tra le bombe del terrorismo internazionale, sulle tracce di Osama Bin Laden. Iniziata a metodi anticonvenzionali di tortura efferata nei confronti dei prigionieri, in vigore nella Cia, da parte del fascinoso Dan, interpretato da Jason Clarke, la donna diviene in breve membro di punta di questa nascosta e spietata lotta al fronte. A tratti poco credibile per l'acconciatura della giovane attrice sempre perfetta, con boccoli e tailleur nero irrealisticamente impeccabili, schiavo di una matrice Usa da spy film ben collaudata, che lascia poco spazio alla vera sorpresa, il film sa regalare tuttavia 157 minuti d'azione. MP
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diomede917
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giovedì 21 febbraio 2013
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osessione bin laden
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Zero Dark Thirty in gergo militare vuol dire “Mezzanotte e mezza” ossia l’ora in cui Osama Bin Laden è stato ucciso nel Maggio del 2011
Zero Dark Thirty non è un film sulla caccia a Osama Bin Laden, Zero Dark Thirty è un film sull’ossessione per Osama Bin Laden.
Un’ossessione che cattura la protagonista Maya, che ha il fisico gracilino e il volto pallido di Jessica Chastain, fin dall’inizio visto che la sua prima missione Cia è proprio la cattura del capo di Al Qaeda.
Un’ossessione che nasce nel 2003 e che assorbe per otto anni la vita della protagonista trasformandola da ragazzina spaurita e intimidita di fronte la sua prima tortura, che apre il film, in una donna tenace di forte temperamento che accompagna questo strumento usato per ottenere informazioni importanti con le sue intuizioni.
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Zero Dark Thirty in gergo militare vuol dire “Mezzanotte e mezza” ossia l’ora in cui Osama Bin Laden è stato ucciso nel Maggio del 2011
Zero Dark Thirty non è un film sulla caccia a Osama Bin Laden, Zero Dark Thirty è un film sull’ossessione per Osama Bin Laden.
Un’ossessione che cattura la protagonista Maya, che ha il fisico gracilino e il volto pallido di Jessica Chastain, fin dall’inizio visto che la sua prima missione Cia è proprio la cattura del capo di Al Qaeda.
Un’ossessione che nasce nel 2003 e che assorbe per otto anni la vita della protagonista trasformandola da ragazzina spaurita e intimidita di fronte la sua prima tortura, che apre il film, in una donna tenace di forte temperamento che accompagna questo strumento usato per ottenere informazioni importanti con le sue intuizioni.
Un’ossessione che le annulla la propria vita privata facendola diventare una donna non portata per scopare.
Un’ossessione che le fa implodere il dolore quando la sua amica/collega finisce vittima di un attacco terroristico.
A dirigere questa ossessione c’è il regista più virile dell’attuale panorama cinematografico Kathryn Bigelow che amo definire la Sam Peckinpah femminile.
La dirige non seguendo una linearità narrativa ma andando per sussulti, per strappi suddivisi in capitoli….se per 3/4 è la classica caccia del gatto con il topo è nel concitato finale che viene fuori tutto il talento della regista premio Oscar evitando la classica americanata esaltata.
Quello che vediamo è una coreografia d’alta scuola dove il buio si alterna con le inquadrature a infrarossi, i colpi di arma da fuoco sono ovattati dal silenzio della notte e gli stessi soldati che hanno portato a termine la missione sono rappresentati in un’inusuale umanità…..da vedere lo sguardo sconvolto di chi ha ammazzato “L’inquilino del terzo piano”.
E dopo l’ultima mezz’ora girata e vissuta in apnea la Bigelow regala alla sua protagonista un primo piano in piena solitudine dove far saltare il tappo dell’emozione in un pianto liberatorio che possa segnare la fine di un’ossessione e l’inizio di una nuova vita.
Voto 7,5
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ruger357mgm
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sabato 7 settembre 2013
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una battaglia vinta a metà
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Kathrin Bigelow ci ha abituati a risultati sorprendenti, sia per l'originalità dei soggetti trattati, sia per l'angolatura particolare con cui rappresenta le vicende dei suoi protagonisti, da Strange days a The hurt Locker.Qui la attende una prova difficile e scomoda cui la regista va incontro col solito piglio deciso : l'instant movie sulla uccisione di Osama Bin Laden ossia Geronimo.Argomento tabù, anche per la maledizione che sembra essersi abbattuta sui navy seals del commando che portò a termine l'operazione (pare che su 25 ne siano rimasti vivi appena 2).Il film si incentra sulla solitaria ricerca di una agente/analista della CIA che partendo da dati minimali raggiunge il convincimento di aver trovato il nemico pubblico nr.
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Kathrin Bigelow ci ha abituati a risultati sorprendenti, sia per l'originalità dei soggetti trattati, sia per l'angolatura particolare con cui rappresenta le vicende dei suoi protagonisti, da Strange days a The hurt Locker.Qui la attende una prova difficile e scomoda cui la regista va incontro col solito piglio deciso : l'instant movie sulla uccisione di Osama Bin Laden ossia Geronimo.Argomento tabù, anche per la maledizione che sembra essersi abbattuta sui navy seals del commando che portò a termine l'operazione (pare che su 25 ne siano rimasti vivi appena 2).Il film si incentra sulla solitaria ricerca di una agente/analista della CIA che partendo da dati minimali raggiunge il convincimento di aver trovato il nemico pubblico nr.1 nel fortilizio di abbottabad e narra la sua determinazione nel convincere prima gli alti papaveri della company poi i consiglieri militari della casa bianca sulla bontà della sua ipotesi investigativa. Vorrebbe darci suspence, ma manca l'inquietudine che pervadeva ad esempio strange days, vorrebbe trasmetterci pathos ma manca il brivido dei disinneschi di the hurt locker.Inevitabile giunge il successo ma lascia l'amaro in bocca e la voglia di trasgredire immaginando magari che il perfido sceicco del terrore non sia stato accoppato come un volgare narco-latitante ma semplicemente convinto a cambiare aria, magari a Gstaad o a St.Moritz, sotto stretta sorveglianza della CIA,( ciò spiegherebbe le morti misteriose dei militari coinvolti). In sintesi un'opera ben girata, scene all'infrarosso credibili e coinvolgenti,dialoghi essenziali ma non fuori luogo, un po' carente forse nella personalità o nel vero e proprio character della protagonista.Comunque un film che fa discutere e che vale la pena di essere visto.
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onufrio
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giovedì 6 ottobre 2016
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sulle tracce di un fantasma
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Bigelow ricostruisce il decennio (post attacco alla Torri Gemelli) in cui è stata data la caccia a Osama Bin LAden, nascosto chissà dove fra l'Afghanistan ed il Pakistan. I meriti di questa minuziosa,costante ed ossessiva ricerca sono della giovane agente della CIA interpretata in maniera straordinaria da Jessica Chastain. Molte scene rimangono impresse, l'esplosione del kamikaze all'interno della base americana (seppur prevedibile), e l'intervento finale dei "canarini" per la cattura e l'uccisione del nemico numero uno degli Stati Uniti d'America.
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dave69
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domenica 17 febbraio 2013
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un bel film, alla pari di "the hurt locker"
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Gli americani sono ossessionati dalle guerre. Dopo anni di film sul Vietnam, adesso tocca all'11 settembre, e a tutto quello che ne è conseguito. La nona opera di Kathrytn Bigelow, la prima dopo il meritato Oscar vinto nel 2010 con "The hurt locker" (2008), è una cronaca semi-documentaristica dei 10 anni di caccia all'uomo che hanno separato la tragedia del World Trade Center dall'omicidio di Osama bin Laden (2 maggio 2011), avvenuto ad opera di una squadra di Navy Seal nella sua casa-rifugio ad Abbottabad. Film duro, algido e complesso, non immediato, che nella parte iniziale si disperde un po' nella meticolosa ricostruzione del lavoro di intelligence (torture incluse) e dei fatti di cronaca, per diventare poi pian piano sempre più efficace e coinvolgente, grazie anche all'ottima interpretazione di Jessica Chastain, abilissima nel rappresentare l'ossessione della giovane protagonista.
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Gli americani sono ossessionati dalle guerre. Dopo anni di film sul Vietnam, adesso tocca all'11 settembre, e a tutto quello che ne è conseguito. La nona opera di Kathrytn Bigelow, la prima dopo il meritato Oscar vinto nel 2010 con "The hurt locker" (2008), è una cronaca semi-documentaristica dei 10 anni di caccia all'uomo che hanno separato la tragedia del World Trade Center dall'omicidio di Osama bin Laden (2 maggio 2011), avvenuto ad opera di una squadra di Navy Seal nella sua casa-rifugio ad Abbottabad. Film duro, algido e complesso, non immediato, che nella parte iniziale si disperde un po' nella meticolosa ricostruzione del lavoro di intelligence (torture incluse) e dei fatti di cronaca, per diventare poi pian piano sempre più efficace e coinvolgente, grazie anche all'ottima interpretazione di Jessica Chastain, abilissima nel rappresentare l'ossessione della giovane protagonista. Intendiamoci: non è un capolavoro, ma di sicuro è un film nettamente al di sopra della media. 5 nomination agli Oscar (film, migliore attrice, sceneggiatura originale, montaggio, sonoro). Da vedere. ^_^
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zummone
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mercoledì 29 maggio 2013
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caccia a bin laden
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Trovare Osama Bin Laden, costi quel che costi. Così hanno vissuto gli Usa, per un decennio, dal tragico 11 settembre 2001, giorno dell'abbattimento delle Twin Towers, fino al maggio 2011, quando lo sceicco saudita venne trovato e ucciso. Questa caccia all'uomo, simbolo di Al Qaida e del male (con o senza la m maiuscola), è narrata in "Zero Dark Thirty".
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Trovare Osama Bin Laden, costi quel che costi. Così hanno vissuto gli Usa, per un decennio, dal tragico 11 settembre 2001, giorno dell'abbattimento delle Twin Towers, fino al maggio 2011, quando lo sceicco saudita venne trovato e ucciso. Questa caccia all'uomo, simbolo di Al Qaida e del male (con o senza la m maiuscola), è narrata in "Zero Dark Thirty". La pellicola di Kathryn Bigelow, unica regista premio Oscar ("The Hurt Locker", sulla guerra in Iraq) e con una grande capacità narrativa e dal grande dinamismo delle immagini (pensate a "Point Break" o "Strange Days") è stata scritta da Mark Boal. La vicenda, che si snoda su 8 anni, è raccontata con il punto di vista di Maya (Jessica Chastain), agente della CIA che dedica anima e corpo alla caccia all'uomo. Per 120 minuti si ricostruisce il puzzle, che portò alla localizzazione del nascondiglio di Bin Laden: con ostinata pazienza e una certa dose di azzardo, come si identificò la sua tana. Gli ultimi 30 minuti del film si incentrano sul blitz delle forze speciali, per uccidere lo sceicco saudita, nel cuore della notte.
Film complesso, lungo anche se non prolisso, difficile da comprendere fino in fondo per il pubblico (non solo americano): racconta la prospettiva americana nella ricerca del nemico pubblico numero 1, degli anni zero. Lascia allo spettatore il giudizio, scegliendo di non prendere una posizione "contro", ma mostrando l'abisso vorticoso del Sistema che vuole tutelarsi ed è capace di ogni cosa: le scene degli interrogatori, vere e proprie torture, sono prive di compiacimento, ma certamente efficaci a spiegare gli avvenimenti. Bella l'idea iniziale dello schermo nero, con le telefonate originali e i messaggi dell'11 settembre, catartica e simbolica la scena finale: Maya è mossa da un'ossessione che non le dà tregua, personale e al tempo stesso collettiva. Con perizia registica notevole (il finale girato al buio, con uso di infrarossi), dosando poche scene d'azione e approfondendo il difficile meccanismo della ricerca di indizi, la Bigelow firma un altro film importante (didattico nella sua divisione in capitoli), che probabilmente dirà molto in futuro, come ricostruzione di docu-fiction. Ma racconta anche la metafora dell'occidente sotto scacco, degli ultimi dieci anni, senza molti punti di riferimento.
Come issare la bandiera a stelle e strisce al contrario.
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jacopo b98
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domenica 16 giugno 2013
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un film straordinario, appassionante e terribile
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Un agente della CIA, Maya (Chastain), si mette sulle tracce di Osama Bin-Laden e riesce ad individuarlo ad Abbottabad (Pakistan). Nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2011 un gruppo di marines si infiltra nel piccolo fortino e lo uccide. Era davvero “l’uomo più ricercato del mondo”? Zero Dark Thirty è un termine militare per indicare la mezzanotte ed è questo il titolo che la Bigelow e il suo sceneggiatore (e compagno nella vita) Mark Boal (ex giornalista), di nuovo insieme dopo il trionfo (anche agli Oscar) di The Hurt Locker, hanno scelto per il loro film più controverso: la critica lo ha accolto in modo entusiastico, la politica un po’ meno per una scena in cui Obama dice che l’America non usa la tortura, proprio dopo che il film per una mezz’ora (o più) ha mostrato torture e violenze insostenibili allo scopo di ottenere informazioni.
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Un agente della CIA, Maya (Chastain), si mette sulle tracce di Osama Bin-Laden e riesce ad individuarlo ad Abbottabad (Pakistan). Nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2011 un gruppo di marines si infiltra nel piccolo fortino e lo uccide. Era davvero “l’uomo più ricercato del mondo”? Zero Dark Thirty è un termine militare per indicare la mezzanotte ed è questo il titolo che la Bigelow e il suo sceneggiatore (e compagno nella vita) Mark Boal (ex giornalista), di nuovo insieme dopo il trionfo (anche agli Oscar) di The Hurt Locker, hanno scelto per il loro film più controverso: la critica lo ha accolto in modo entusiastico, la politica un po’ meno per una scena in cui Obama dice che l’America non usa la tortura, proprio dopo che il film per una mezz’ora (o più) ha mostrato torture e violenze insostenibili allo scopo di ottenere informazioni. È uno di quei film che fa orrore eppure appassiona, ed è questo il punto: Zero Dark Thirty è appassionante, un reportage quasi documentaristico estremamente coinvolgente, un film che affascina. Lo spettatore durante la visione arriva a “tifare” per Maya (peraltro personaggio tra i più “positivi”) e per l’America, pur sapendo che quello che hanno fatto per arrivare ad un fine, peraltro anche giusto, come la lotta al terrorismo, è sbagliato. Questa è la vera forza del film, oltre ad una straordinaria descrizione del lavoro della CIA e dei marines, che genera una tensione davvero straordinaria (vedi la scena dell’attacco al fortino). Interessantissima è la parte riguardante il “privato” della protagonista, una Chastain mai così brava e determinata a cui è stato vergognosamente negato un Oscar (andato alla pur bravissima Lawrence de Il lato positivo), apparentemente mai descritto ma in realtà ben approfondito: al ristorante, prima dello scoppio della bomba, Jessica (Ehle) chiede a Maya della sua vita e la donna non risponde, stessa cosa avviene nel finale con il pilota dell’aereo che domanda alla protagonista dove desideri andare e lei che piange; Maya non ha una vita, la sua vita è la caccia a Bin-Laden, non c’è altro, né uomini, né famiglia, nulla. Cinque nomination agli Oscar: miglior film, attrice, sceneggiatura, montaggio e montaggio sonoro (l’unico poi vinto ex-aequo con Skyfall). Golden Globe alla miglior attrice in un film drammatico.
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luivit
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martedì 18 giugno 2013
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dietro la lotta al terrore
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Kathryn Bigelow non lascia le tematiche belliche, e dopo il pluripremiato “The hurt locker” gira, ancora una volta nel Grande Medio Oriente, Zero dark trirty, una pellicola di due ore e mezza che però non annoia neanche per un momento, sia per la bruciante attualità dell’argomento (la cattura e uccisione di Bin Laden) sia per l’abilità, già ampiamente dimostrata nel corso della sua carriera, della regista americana, brava ad alternare scene di azioni militari piene di tensione e momenti a ritmi più bassi ma ricchi di verità per spiegare strategie e modi d’azione dell’agenzia di inteligence americana, il tutto proiettato in maniera piuttosto distaccata, senza esplicite prese di posizione, per un risultato finale che sembra quasi un documentario, se tutto questo non avesse una protagonista, ben interpretata da Jessica Chastain, a collegare i vari capitoli del film, e a mostrarci con le sue intuizioni e i suoi travagli interiori (che la Bigelow rivela con discrezione) i sacrifici e le difficoltà di una donna che ha fatto della lotta al terrorismo e al suo più conclamato simbolo non solo il suo mestiere ma, per vari motivi, la sua ossessione.
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Kathryn Bigelow non lascia le tematiche belliche, e dopo il pluripremiato “The hurt locker” gira, ancora una volta nel Grande Medio Oriente, Zero dark trirty, una pellicola di due ore e mezza che però non annoia neanche per un momento, sia per la bruciante attualità dell’argomento (la cattura e uccisione di Bin Laden) sia per l’abilità, già ampiamente dimostrata nel corso della sua carriera, della regista americana, brava ad alternare scene di azioni militari piene di tensione e momenti a ritmi più bassi ma ricchi di verità per spiegare strategie e modi d’azione dell’agenzia di inteligence americana, il tutto proiettato in maniera piuttosto distaccata, senza esplicite prese di posizione, per un risultato finale che sembra quasi un documentario, se tutto questo non avesse una protagonista, ben interpretata da Jessica Chastain, a collegare i vari capitoli del film, e a mostrarci con le sue intuizioni e i suoi travagli interiori (che la Bigelow rivela con discrezione) i sacrifici e le difficoltà di una donna che ha fatto della lotta al terrorismo e al suo più conclamato simbolo non solo il suo mestiere ma, per vari motivi, la sua ossessione.
Nè lungo il corso del film, nè nel finale, con l’uccisione dello Sceicco del terrore, si verificano scadimenti patriottici, ma neanche critiche alla lunga e dispendiosa “guerra nascosta” condotta dalla Cia, con tanto di torture nel periodo del governo Bush Jr. La morte del nemico numero uno dell’America non fa tornare in vita le vittime innocenti dei vari attentati che scandiscono il film, non restituisce a Maya i tanti anni di totale dedizione al suo lavoro. La fine di bin laden è la fine di un simbolo, di un incubo, se vogliamo, ma non certo del terrorismo.
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federick supertramp
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martedì 12 febbraio 2013
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dieci anni di cronaca moderna.
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Sarà ancora la regista californiana Kathryn Bigelow ha strappare dalle mani di Quentin il premio oscar per il miglior film? Già, perchè nel 2009 la pellicola "The Hurt Locker" vinse, immeritatamente, la statuetta proprio davanti al geniale "Bastardi Senza Gloria" diretto da Tarantino. Si potrebbe pensare che sia di parte e preferisca il nuovo spaghetti western "Django Unchained", ma non è così. Questa volta la BIgelow si è davvero superata tornando a raccontare un pezzo di storia moderna con una cronaca davvero dura e reale.
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Sarà ancora la regista californiana Kathryn Bigelow ha strappare dalle mani di Quentin il premio oscar per il miglior film? Già, perchè nel 2009 la pellicola "The Hurt Locker" vinse, immeritatamente, la statuetta proprio davanti al geniale "Bastardi Senza Gloria" diretto da Tarantino. Si potrebbe pensare che sia di parte e preferisca il nuovo spaghetti western "Django Unchained", ma non è così. Questa volta la BIgelow si è davvero superata tornando a raccontare un pezzo di storia moderna con una cronaca davvero dura e reale. Il film ruota tutto attorno alla protagonista Maya e alla sua storia di agente Cia dall' 11 settembre 2001, giorno dell'attcco alle torri gemelle, fino al 2 maggio 2011, giorno della cattura di Bin Laden. Si potrebbe presagire che ci siano molte analogie con il precedente film della regista ma in realtà Zero Dark Thirty è decisamente superiore in tutta la sua complessità. Strutturato davvero bene il film segue binari ben precisi grazie anche a un ottima sceneggiatura di Mark Boal e a una strabiliante interpretazione di Jessica Chastain meritevole senz'ombra di dubbio del premio Oscar alla migliore attrice protagonista.
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ultimoboyscout
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lunedì 24 marzo 2014
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caccia al nemico pubblico #1!
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Ci sono voluti quasi 10 anni, da quel maledetto 11 Settembre del 2001, prima che la CIA riuscesse ad individuare il covo di Osama Bin Laden. Era il 2 Maggio del 2011 ad Abbottabad, in Pakistan e in quei 10 anni un gruppo di intelligence della CIA si è dedicato anima e corpo alla ricerca dello sceicco: questa è la storia di uno di loro, Maya, che passa ogni attimo della sua vita con questa ossessione in testa e per raggiungere l'obiettivo ci vorrà tutto il suo intuito, la sua tenacia per arrivare a concretizzare. Non senza aver lottato anche contro la burocrazia, il maschilismo e l'ottusità. La Bigelow torna a confrontarsi coi territori di guerra ma non si focalizza solo sull'aspetto militare ma procede per gradi, alalrga lo sguardo con stile e precisione chirurgica su tutte le pedine della caccia, passando per interrogatori e torure, non tralasciando il lato umano, quello psicologico e soprattutto quello politico di una missione delicata, pericolosa e priva di certezze, con la vicenda che trova il suo naturale baricentro in Maya, ottimamente interpretata da Jessica Chastain.
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Ci sono voluti quasi 10 anni, da quel maledetto 11 Settembre del 2001, prima che la CIA riuscesse ad individuare il covo di Osama Bin Laden. Era il 2 Maggio del 2011 ad Abbottabad, in Pakistan e in quei 10 anni un gruppo di intelligence della CIA si è dedicato anima e corpo alla ricerca dello sceicco: questa è la storia di uno di loro, Maya, che passa ogni attimo della sua vita con questa ossessione in testa e per raggiungere l'obiettivo ci vorrà tutto il suo intuito, la sua tenacia per arrivare a concretizzare. Non senza aver lottato anche contro la burocrazia, il maschilismo e l'ottusità. La Bigelow torna a confrontarsi coi territori di guerra ma non si focalizza solo sull'aspetto militare ma procede per gradi, alalrga lo sguardo con stile e precisione chirurgica su tutte le pedine della caccia, passando per interrogatori e torure, non tralasciando il lato umano, quello psicologico e soprattutto quello politico di una missione delicata, pericolosa e priva di certezze, con la vicenda che trova il suo naturale baricentro in Maya, ottimamente interpretata da Jessica Chastain. Come in "The hurt locker" la regista racconta il "lavoro" della guerra, lo fa senza paura anche quando mostra gli aspetti più discutibili e controversi della caccia con uno stile raffinato e molto stilizzato, optando per un taglio classico, realistico quasi da documentario, un ibrido tra thriller e procedural, raggiungendo un equilibrio più che discreto. Film non bellissimo ma coraggioso che chiude una storia ma apre un dibattito, non rassicura e lancia polemiche a non finire. Pellicola non cult di una regista cult che ha generato di tutto, reazioni viscerali, emulazione, attacchi e ricevuto un Oscar per il montaggio sonoro (a fronte di cinque candidature), la regia è potente, presente e destabilizzante, il film invece non sempre convince ma di sicuro non vuole essere politicamente corretto o edulcorato. E' il gemello diverso di "The hurt locker", meno bello ma più cupo, buio e dello sceicco mostra appena una goccia di sangue, la punta del naso e un frammento di barba. due le scene straordinarie: quella dell'assalto al covo avvenuto a mezzanotte e mezza (il titolo, in gergo militare), un capolavoro di suspence e cura dei dettagli e quella finale con Maya sola a bordo di un cargo, diretta chissà dove, con una lacrima a solcare il volto. Ottima, per intensità, la prova del compianto James Gandolfini nei panni di Leon Panetta, ex capo CIA. Le tre stelle di valutazione sono per la grande regia della Bigelow, il film vale un pò meno.
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