Reality |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- Italia 2012.
- 01 Distribution
uscita venerdì 28 settembre 2012.
MYMONETRO
Reality
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Siamo tutti coinvoltidi MoulinskyFeedback: 1077 | altri commenti e recensioni di Moulinsky |
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martedì 2 ottobre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci aveva quasi convinto Garrone d'essere precipitato dentro questa storia così quasi per caso, rivoltando la macchina da presa dalle nuvole che stava osservando, distratto, in attesa di chissà quale drammatica ispirazione, fino a intravvedere una carrozza e poi due sposi e poi gli invitati e poi uno in particolare, come un qualunque "regista di matrimoni" che pensa di avere talento. Ci aveva quasi convinto d'essere anche noi dietro quella macchina da presa, troppo coatti e cafoni i protagonisti perché anche solo per un momento potesse scapparci di pensare d'essere noi i soggetti da riprendere, non quelli seduti al buio che osservano e giudicano e sghignazzano e prendono le distanze. E così rassicurati di non c'entrarci per nulla assistere alle avventure disavventure di un mentecatto che rapito da un sogno folle distrugge la sua vita, la sua famiglia, il posticino che gli spetta, cara grazia, nel mondo reale. Ciotola, si chiama lo "strunzo", e già nel nome c'è il destino di chi è costretto in questo mondo a mendicare se solo prova a scostarsi di un pixel dal quadratino illuminato male che gli è stato concesso e che pure difende, lavorando onestamente pare e al contempo architettando risibili truffe, non per mantenere la famiglia che sono tutti assai pasciuti ma per elevarsi socialmente secondo le istruzioni d'uso che di questo nostro mondo danno altri, quelli che comandano, quelli che siedono in poltrona e decidono chi e che cosa e ridono davvero: andare un pomeriggio all'aquafan, cose così, riempire d'altri oggetti ancora il suo appartamento mentre intorno il palazzo è fatiscente e per arrivare a sedersi finalmente davanti al tivù c'è bisogno di salire a piedi le scale di un antro che pare infernale. Perciò un provino sostenuto per compiacere 'a creatura trasforma lui, il Ciotola, in una creatura abbietta, divorato da sogni più pericolosi del semplice desiderio del denaro che avvelena gli altri membri della famiglia: il sogno della fama, il sogno di elevarsi e spinti dal successo volare al di sopra degli altri, dei miserabili che non hanno neanche la fortuna d'essere quel tipo di personaggio che la tv impone ammaestra reclama. E' che nella sua follia avrebbe ragione il Ciotola a non arrendersi mai, non sapendo che resistere non serve a niente se le regole sono già stabilite, anche trascorso il ragionevole tempo di un'attesa. Cos'ha di meno dell'ex concorrente che pare vivere in una favola, tra masse stordite e adoranti che aspirerebbero persino essere lui, cioè il niente, quello che già loro sono e non sanno? Qual è la differenza se ci si comporta cristianamente solo perché sotto l'occhio di Dio? Cos'ha soprattutto Ciotola in meno dell'attore che lo rappresenta, sottratto addirittura al buio delle patrie galere e illuminato dalla luce della grazia cinematografica? Forse il talento, vorremmo rispondere. Ma perché davvero necessita il talento, radiocomandati alla tv come nel cinema come nel mondo reale al quale ogni reality spergiura d'ispirarsi e che invece la realtà avvelena? E il talento è allora qualcosa che si possiede per dono divino o piuttosto si coltiva con lo studio, con la pazienza, con la tenacia, con il tempo, con il supporto di buoni maestri e di giudici imparziali, nella ricerca e nella rinuncia, sì anche volontaria non solo obbligata, alla vita? Altrimenti se è come pare soltanto questione di culo, di averlo o di darlo, è giusto che ognuno continui a sognare il suo incubo, mentre filma matrimoni credendosi un dio.
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