Reality |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- Italia 2012.
- 01 Distribution
uscita venerdì 28 settembre 2012.
MYMONETRO
Reality
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il nuovo Eden dei Realitydi slowfilmFeedback: 11234 | altri commenti e recensioni di slowfilm |
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domenica 9 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Napoli, Luciano Ciotola è un pescivendolo con moglie e figli, un certo talento istrionico e il desiderio bruciante di partecipare al Grande Fratello, del quale adora i volti, gli applausi, la sottocultura. Quando un provino rende concreta la possibilità di entrare nella Casa, Luciano si perde nell’attesa, sviluppa un buon armamentario di nevrosi e paranoie, scollandosi progressivamente dalla realtà.
Reality è il film italiano più bello degli ultimi anni – e lo dico da non garroniano – su cui si potrebbe scrivere un libretto, a ricostruirne la portata estetica e contenutistica, l’amore per il cinema e la sua storia, lo specchio della riflessione sociale, le personalità attoriali. Ma non è questa la sede, qui l’opera di Garrone sarà trattata epidermicamente.
Garrone e Sorrentino hanno seguito un percorso per molti versi sincronico; giovani registi, si sono fatti notare con un pugno di film e nel 2008 hanno raggiunto assieme l’apice, il primo con Gomorra e il secondo con Il Divo, di gran lunga le pellicole italiane più note e discusse degli ultimi anni. Hanno definito i loro nomi e gli stili, e i film successivi sono quindi chiamati a esprimere prima di tutto spontaneità e urgenza artistica. Il confronto è fra due virtuosismi differenti: chiuso nelle geometrie Sorrentino, creatore di spazi artificiali fotografati da una macchina da presa statica e frontale, lunghi pianosequenza in perpetuo movimento per Garrone, alla ricerca di un cinema più affettivo.
Reality è un’amarissima commedia dall’originale alchimia. I suoi protagonisti provengono dagli strati popolari di Napoli, e hanno a che fare con i luoghi comuni del caso: matrimoni neobarocchi, piccole truffe, abitudini propiziatorie e figure iconiche. Nonostante questo, regia e scrittura trovano un equilibrio che rende universale il messaggio e conserva il carattere eccessivo e iperreale del soggetto senza scivolare nel grottesco, un registro in alcuni casi troppo facile e accogliente. A rivoluzionare e nobilitare il film un’impostazione nostalgica, neorealista, che effettivamente richiama le parabole felliniane, ma anche l’eleganza e la cura per le scene di Visconti. La luce, il volti, lo sguardo che segue le vicende in lunghe sequenze naturali e pittoriche, gli scambi fra i personaggi che nascondono e costruiscono costantemente la propria personalità, sono le tensioni artistiche che sorreggono Reality.
Sarebbe riduttivo limitare il soggetto alla citazione e la presenza del circo che ruota attorno al Grande Fratello. Nel suo impianto classico, il film inquadra una modernissima paura di non essere osservati e un’assunzione della finzione (televisiva, ma non necessariamente) come unica vera realtà; una realtà più densa, compiuta e sensata, per la quale la vita terrena viene considerata una propedeutica preparazione. E allora è ferocemente ironica la ricorrenza di figure e manifestazioni religiose (un’ossessione che ricorda un Abel Ferrara disintossicato: siamo i nuovi italoamericani), in una rilettura della spiritualità, del sacrificio e della ricerca del paradiso che si risolve nelle luci eterne e spettrali del reality.
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