Tron - Legacy |
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Un film di Joseph Kosinski.
Con Jeff Bridges, Garrett Hedlund, Olivia Wilde, Michael Sheen, Bruce Boxleitner.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids,
durata 127 min.
- USA 2010.
- Walt Disney
uscita mercoledì 29 dicembre 2010.
MYMONETRO
Tron - Legacy
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Grossa produzione dall'identità forte.di slowfilm.splinder.comFeedback: 11234 | altri commenti e recensioni di slowfilm.splinder.com |
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domenica 2 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diversamente dalla maggior parte delle grosse produzioni Tron: Legacy ha un'identità forte, è la declinazione intransigente di elementi di cultura pop definiti e limitati. Questo ha probabilmente portato al successo meno eclatante rispetto a film come Avatar, pianamente inclusivi nel dimostrare la loro universalità romantica e nel rispettare, pur nella massima spettacolarizzazione concessa dalla tecnologia, i tempi e i modi del cinema classico. Tron: Legacy porta nella rete Sam Flynn, alla ricerca del padre Kevin e verso lo scontro con la sua copia digitale non soggetta ad invecchiamento Clu, antagonista col volto dello stesso Jeff Bridges, il cui ringiovanimento rasenta la perfezione. Per parlare di Tron bisogna immediatamente richiamare la colonna sonora dei Daft Punk, che contribuisce radicalmente alla definizione del film di Kosinski e senza la quale questo sequel/riadattamento del film del 1982 non sarebbe concepibile. Il sonoro e il visivo in perfetta simbiosi hanno una rilevanza tale da diventare il soggetto e il nucleo narrativo, senza dubbio l’esperienza che principalmente ci si preoccupa di offrire, ed è quindi verso questi aspetti che nascono l’entusiasmo o, se del caso (e non è il mio caso), le perplessità. I movimenti dei personaggi, che siano i salti dei combattenti nell’arena o i passi a ritroso delle addette alla vestizione dei gladiatori al neon, sono diretti e giustificati dal ritmo della musica, sia quando questa investe idealmente solo gli spettatori in sala, sia quando viene introdotta nella diegesi da dj che animano feste conviviali e scontri all’ultimo pixel. Lo spazio di Tron, scuro e geometrico, è definito da vene di luce che portano un’energia liquida, meravigliosamente lenta, che trova corpo nelle scie prodotte da moto e aeroplani, in una raffigurazione ideale del suono che richiama l’avanguardia astratta di Eggeling. La fluidità e la lentezza seguono un cuore meditativo, richiamato esplicitamente e con elementare semplicità, ma in qualche modo rispettato da una composizione non concitata dell’azione, attenta alle forme e ai tempi. All’interno di questo corpo compatto e trasfigurante sono numerose le citazioni, alcune inevitabili e ironiche a Guerre Stellari e Matrix, o il richiamo verbale a War Games e all'interior design settecentesco di 2001, altre meno solite a Metropolis o alla simbiosi fra spirito e macchina di Ghost in the Shell e Innocence.Ma la fusione primaria rimane quella con la luce, e in scena si assiste alla mutazione perpetua attraverso la stessa, che segue in forma più asettica la nuova carne di Cronenberg e le indefinibili ibridazioni meccaniche di Tsukamoto.In un mondo che riesce a mantenere l’equilibrio narrativo fra elettronica e affezione, Tron racconta e rispecchia se stesso nella ricerca di una perfezione costellata d’errori, racconta della limitatezza di una copia immutabile di un’idea. L’antagonista Clu è malvagio e finito (completo, confinato) perché nell’essere la copia perfetta dell’originale ne conserva immutabili nel tempo le caratteristiche, mentre il cambiamento e l’imperfezione assicurano l’evoluzione e la possibilità di trovare la bellezza. Sul versante tecnico, infine, Tron utilizza il 3d non per colpire lo spettatore ma per avvolgerlo nelle sue linee prospettiche, portandolo in un mondo virtuale racchiuso nelle parentesi di un prologo e un epilogo nelle due dimensioni del mondo reale, formando una parabola, anche questa ormai una rarità nel mainstream, finalmente compiuta.
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