donni romani
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lunedì 12 novembre 2012
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azione ed impegno in perfetto equilibrio
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Solido film d'azione, perfetta ricostruzione di un'epoca, intensa denuncia storica. Argo è un concentrato dei migliori stilemi di questi generi, e anche di molti altri, perchè non manca la suspence nei momenti topici, non manca la battuta ad effetto dei fool shakesperiani resi magistralmente da due gigioni come John Goodman e Alan Arkin, non manca l'emozione liberatoria nel classico finale da "arrivano i nostri" - poco conta che non siano eserciti a cavallo a salvare i protagonisti ma una prenotazione aerea - resta la sensazione di film saldamente ancorato a quel classico impianto narrativo che da sempre sorregge i migliori film statunitensi che raccontano con orgoglio la loro capacità operativa.
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Solido film d'azione, perfetta ricostruzione di un'epoca, intensa denuncia storica. Argo è un concentrato dei migliori stilemi di questi generi, e anche di molti altri, perchè non manca la suspence nei momenti topici, non manca la battuta ad effetto dei fool shakesperiani resi magistralmente da due gigioni come John Goodman e Alan Arkin, non manca l'emozione liberatoria nel classico finale da "arrivano i nostri" - poco conta che non siano eserciti a cavallo a salvare i protagonisti ma una prenotazione aerea - resta la sensazione di film saldamente ancorato a quel classico impianto narrativo che da sempre sorregge i migliori film statunitensi che raccontano con orgoglio la loro capacità operativa. L'azione si svolge in Iran, 1979, subito dopo la fuga dello Scia Pahlavi negli Stati Uniti. Khomeyni sale al potere, la popolazione insorge e prende d'assalto l'ambasciata statunitense a Teheran sequestrando più di sessanta persone fra impiegati ed ospiti. Solo sei diplomatici riusciranno a fuggire e a rifugiarsi temporaneamente a casa dell'ambasciatore canadese. Come riportarli a casa è la domanda che tormenta ministri e statisti, finchè non si decide di coinvolgere la Cia e in particolare l'agente Tony Mendez, esperto di situazioni critiche. L'idea che Mendez proporrà agli scettici politici è tanto strampalata che finisce per essere accettata: inventare la realizzazione di un film di fantascienza - Argo appunto - per giustificare l'entrata e soprattutto l'uscita di cittadini occidentali da Teheran. Un regista disincantato e un Premio Oscar per gli effetti speciali saranno il trait d'union fra Hollywood e la Cia per rendere l'idea più credibile possibile. Mendez va a Teheran, fa imparare ai sei diplomatici le parti che dovranno interpretare - registi, produttori, locations manager e operatori di ripresa che non sanno neanche tenere in mano un esposimetro - e in un crescendo di colpi di scena e di tensione degni di un thriller riuscirà a far rientrare i sei in patria, salvo dover restituire la medaglia al valore che gli verrà assegnata perchè l'operazione verrà secretata e gli Stati Uniti non figureranno come partecipanti all'azione, lasciando che siano i canadesi a prendersi tutto il merito, per non rischiare di mettere in pericolo i rimanenti ostaggi che verranno rilasciati solo dopo 444 giorni di prigionia. Sarà solo con la presidenza Clnton che i fatti verranno resi noti a livello inernazionale. Storia più cinematografica non si poteva trovare per costruire un film che raccontasse la storia ma anche il cinema, che svelasse gli intrighi politici ma anche la passione degli uomini che agiscono nel silenzio e nel buio dello spionaggio, che facesse spettacolo con personaggi quasi surreali per l'entusiasmo con cui partecipano ad un'azione del genere come se fosse un gioco - o un vero film . Attori perfettamente in parte, con Ben Affleck nel doppio ruolo di regista ed attore che regala al suo Tony Mendez una misura e un sangue freddo che non nascondono le emozioni, i dubbi e le passioni che lo agitano e sa dirigere con mano ferma il resto del cast costruendo una girandola di azioni ed emozioni degne di un regista di esperienza ben superiore alla sua. Un film vecchio stile si potrebbe dire, capace di coniugare lo spettacolo con l'impegno, la tensione con la riflessione, l'attenzione alla storia con la cura dei personaggi.
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tatiana micaela truffa
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domenica 18 novembre 2012
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col fiato sospeso dall'inizio alla fine
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Iran, fine anni '70. Gli Stati Uniti si intromettono negli affari interni - al solito per i loro interessi - e, in piena insurrezione del popolo iraniano, accolgono e proteggono lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, che il popolo vorrebbe processare e giustiziare.
E qui comincia la tensione, il realismo del film è palpabile e si fatica a star seduti sulla comoda poltrona del cinema. Forse perché la mente corre ad incresciosi - e dolorosamente altrettanto realistici - paragoni col presente europero, ed in particolare italiano, che stiamo vivendo. Certo, qua non c'è un regime dittatoriale così palese, siamo liberi di esprimere la nostra opinione ed addirittura nei mezzi di informazione la satira è libera.
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Iran, fine anni '70. Gli Stati Uniti si intromettono negli affari interni - al solito per i loro interessi - e, in piena insurrezione del popolo iraniano, accolgono e proteggono lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, che il popolo vorrebbe processare e giustiziare.
E qui comincia la tensione, il realismo del film è palpabile e si fatica a star seduti sulla comoda poltrona del cinema. Forse perché la mente corre ad incresciosi - e dolorosamente altrettanto realistici - paragoni col presente europero, ed in particolare italiano, che stiamo vivendo. Certo, qua non c'è un regime dittatoriale così palese, siamo liberi di esprimere la nostra opinione ed addirittura nei mezzi di informazione la satira è libera. Tutto ci è concesso, purché continuiamo a pagare i servigi di una vita sontuosa per i nostri politici, mentre il popolo pian piano si riduce alla fame, senza adeguata assistenza sanitaria...
Così era nell'Iran dell'opulente Scià Mohammad Reza Palavi.
La storia si ripete ed insegna, ma gli uomini quasi mai imparano. Ed allora come oggi il popolo insorge con doverosa violenza, ma si ritrova a prendersela con chi ne può di meno.
Nel 1979 i rivoluzionari iraniani fanno irruzione nell'ambasciata Statunitense a Teheran, ed il personale che vi lavora - che trova giusto il tempo di bruciare tutti i documenti più compromettenti, e triturare nel tritacarte tutto il resto, come le identità dei vari componenti - resterà ostaggio per più di 400 giorni.
Certo, saranno giorni lunghissimi e durissimi, tuttavia sotto il costante controllo internazionale, dunque relativamente "sicuri".
Ben più complicata la situazione dei sei americani che durante l'irruzione riescono a scappare, trovando poi rifugio presso l'ambasciata canadese. Presto i rivoluzionari iraniani vengono a conoscenza della loro esistenza, della loro identità, dei loro volti...
Qua entra in scena Tony Mendez, abile ed esperto esfiltratore della CIA (iterpretato da Ben Affleck, che in questo film è anche regista e co-produttore) e la cruda realtà icontra la faraonica farsa del cinema hollywoodiano, dove tutto sembra - e chissà, forse diventa - possibile.
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federico agnellini
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lunedì 4 marzo 2013
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and the oscar goes to ... argo
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Dopo aver sbancato un mese prima ai Golden Globes la pellicola rivelazione del 2012 colpisce anche nella notte degli Oscar. Il film, tratto dall'ononimo libro di Tony Mendez e Matt Baglio, racconta fatti realmente accaduti a Teheran durante la rivoluzione iraniana del 1979. Argo ruota tutto intorno alla cosidetta "Canadian Caper", operazione segreta tra il Canada e gli Stati Uniti per liberare sei cittadini americani fuggiti dalla prorpia ambasciata durante una rivolata e rifugiatisi nella delegazione canadese. Diretto e interpretato da uno strabiliante Ben Affleck , il film risulta davvero grandioso riuscendo a coniugare al tempo stesso aspetti sia drammatici che comici. Pezzi imporanti di storia e politica riescono a essere allacciati al mondo hollywodiano con grande maestria, grazie anche a un'eccellente sceneggiatura scritta da Chris Terrio.
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Dopo aver sbancato un mese prima ai Golden Globes la pellicola rivelazione del 2012 colpisce anche nella notte degli Oscar. Il film, tratto dall'ononimo libro di Tony Mendez e Matt Baglio, racconta fatti realmente accaduti a Teheran durante la rivoluzione iraniana del 1979. Argo ruota tutto intorno alla cosidetta "Canadian Caper", operazione segreta tra il Canada e gli Stati Uniti per liberare sei cittadini americani fuggiti dalla prorpia ambasciata durante una rivolata e rifugiatisi nella delegazione canadese. Diretto e interpretato da uno strabiliante Ben Affleck , il film risulta davvero grandioso riuscendo a coniugare al tempo stesso aspetti sia drammatici che comici. Pezzi imporanti di storia e politica riescono a essere allacciati al mondo hollywodiano con grande maestria, grazie anche a un'eccellente sceneggiatura scritta da Chris Terrio. Il tutto, inoltre, è risaltato da una magnifica colonna sonora perfettamente caratteristica e inerente a tale storia. Per concludere, ancora una volta, ci sono da registrare le strepitose interpretazioni di Alan Arkin e John Goodman che impreziosiscono e rendono ancora più grande questo bellissimo film.
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rescart
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sabato 9 marzo 2013
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il mondo prima di reagan
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La svolta reaganiana ai tempi dell’avvento di Khomeini non era ancora apparsa neanche all’orizzonte del possibile panorama politico economico degli anni ‘80. E forse, chissà, fu favorita proprio nell’opinione pubblica americana dal pensare, erroneamente, che l’idea e la realizzazione del progetto di liberazione degli ostaggi di cui si tratta in questo film fosse da attribuirsi non già a loro stessi ma ai canadesi. Se così fosse, aver votato un attore di Hollywood come Presidente degli Stati Uniti d’America potrebbe essere considerato una sorta di inconsapevole rivendicazione di paternità. Ad ogni modo la sua elezione comportò per tutto il mondo un ritorno ad un economia liberista più simile a quella precedente il New Deal di Roosevelt che a quella ad esso successiva, con un welfare ulteriormente rafforzato dopo la seconda guerra mondiale.
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La svolta reaganiana ai tempi dell’avvento di Khomeini non era ancora apparsa neanche all’orizzonte del possibile panorama politico economico degli anni ‘80. E forse, chissà, fu favorita proprio nell’opinione pubblica americana dal pensare, erroneamente, che l’idea e la realizzazione del progetto di liberazione degli ostaggi di cui si tratta in questo film fosse da attribuirsi non già a loro stessi ma ai canadesi. Se così fosse, aver votato un attore di Hollywood come Presidente degli Stati Uniti d’America potrebbe essere considerato una sorta di inconsapevole rivendicazione di paternità. Ad ogni modo la sua elezione comportò per tutto il mondo un ritorno ad un economia liberista più simile a quella precedente il New Deal di Roosevelt che a quella ad esso successiva, con un welfare ulteriormente rafforzato dopo la seconda guerra mondiale. Fino all’undici settembre si poteva forse pensare che il benessere occidentale dei trent’anni successivi all’ultimo conflitto fosse basato su regimi dispotici mediorientali come quello di Reza Pahlavi, sostenuti dagli U.S.A. e da tutto l’occidente per accaparrarsi le risorse naturali ivi presenti, petrolio in primis. Dopo non più. Ormai è chiaro a tutti che il dispotismo ha regnato e regna in certe zone del mondo a prescindere dal fatto che al potere ci sia un fantoccio dell’occidente o un odontoiatra psicopatico come Bashar El Assad. Il fatto è che oggi, a quasi 25 anni dalla caduta del muro di Berlino e con esso del comunismo sovietico, l’occidente continua ad appropriarsi indebitamente di ricchezze altrui, come il petrolio iracheno, ma a goderne i benefici sono sempre più un numero ridottissimo di ricchissimi lavoratori che per meritarsi tale ricchezza dovrebbero lavorare qualcosa come 380 volte di più degli altri lavoratori normali. Come ci ricorda un video virale che gira su internet relativo alla distribuzione della ricchezza tra i 311 milioni di cittadini americani. Pur tuttavia Gli Stati Uniti d’America continuano a essere la terra promessa, non solo per gli ostaggi liberati dopo 400 giorni nei primi anni ’80, ma anche per il collega e amico di Ben Affleck, Matt Damon, visto il titolo del suo ultimo film. Forse perché anche lui senza aver vinto il premio Oscar fa pur sempre parte di quell’uno per cento di statunitensi che posseggono il quaranta per cento della ricchezza nazionale?
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kyuss
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giovedì 2 maggio 2013
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dove film e realtà collidono
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Ben Affleck, alla sua terza uscita dietro la macchina da presa, si rivela un regista misurato e compentente. Le precedenti prove (Gone Baby Gone e The Town) avevano mostrato, non senza qualche stupore delle malelingue, che Affleck sapeva il fatto suo, che l'attore americano poteva offrire una prova dignitosa e d'autore anche in cabina di regia. Argo è la prova matura e vibrante di un talento che, fra scelte sbagliate e qualche incompiutezza, è finalmente
sbocciato ed emerso, affrancandosi dal pesante fardello di essere unicamente "... quello che aveva scritto la sceneggiatura di Will Hunting - Genio Ribelle con Matt Damon".
L'idea di fondo è lodevole sotto diversi punti di vista: la scelta della sceneggiatura sobria e senza andare a coprire il lato più "spettacolare" ed eclatante della rivolta culturale/sociale iraniana, l'utilizzo di colori freddi/caldi a seconda della necessità e un andamento della cinepresa lento e capace di assorbire alcune sfumature emotive dei personaggi principali ma non solo (anche quelli più abbozzati e non completamente caratterizzati hanno buona definizione).
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Ben Affleck, alla sua terza uscita dietro la macchina da presa, si rivela un regista misurato e compentente. Le precedenti prove (Gone Baby Gone e The Town) avevano mostrato, non senza qualche stupore delle malelingue, che Affleck sapeva il fatto suo, che l'attore americano poteva offrire una prova dignitosa e d'autore anche in cabina di regia. Argo è la prova matura e vibrante di un talento che, fra scelte sbagliate e qualche incompiutezza, è finalmente
sbocciato ed emerso, affrancandosi dal pesante fardello di essere unicamente "... quello che aveva scritto la sceneggiatura di Will Hunting - Genio Ribelle con Matt Damon".
L'idea di fondo è lodevole sotto diversi punti di vista: la scelta della sceneggiatura sobria e senza andare a coprire il lato più "spettacolare" ed eclatante della rivolta culturale/sociale iraniana, l'utilizzo di colori freddi/caldi a seconda della necessità e un andamento della cinepresa lento e capace di assorbire alcune sfumature emotive dei personaggi principali ma non solo (anche quelli più abbozzati e non completamente caratterizzati hanno buona definizione).
Piacevole è lo spunto di utilizzare strutturare una pellicola su un film falso, tale Argo, e poi far procedere a pari passo le due storie, quella vera della rivoluzione iraniana ed il recupero dei diplomatici (seguita da Ben Affleck) e quella ingannevole con protagonisti gli stessi personaggi ma solo con una prospettiva più hollywoodiana. La capacità di sfumare i contorni e di rendere indistinto il confine fra la realtà-divenuta-finzione di Argo e la finzione-trattata-come -realtà del falso Argo è una delle armi realmente forti della cinepresa e del cinema di Affleck. Il continuo interscambio fra le due intercapedini consente all'autore di giostrare una narrazione con ottimi attimi di suspence (il finale è
realmente da cuore in gola, si è partecipi come non mai alle sorti dei diplomatici) e momenti di rilascio quasi documentaristico pur nella loro componente fortemente cinema-oriented.
Questa volta Affleck ha osato, ha cercato di portare il suo talento ad un livello superiore, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Argo è stato premiato con la statuetta dell'Oscar (cosa che non è sempre un sintomo di effettiva bontà del film) ma è la consistenza della storia proposta che lo porta ad essere un ottima pellicola.
Consigliato caldamente.
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gianleo67
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mercoledì 4 dicembre 2013
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come salvammo la cia e inguaiammo hollywood
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Agente CIA specializzato in 'esfiltrazioni', escogita un ingegnoso quanto pericoloso stratagemma per liberare i sei ostaggi dell'ambasciata americana a Teheran, riparati presso la residenza dell'ambasciatore Canadese all'insaputa della polizia politica, dopo l'assalto da parte dei rivoltosi fedeli al regime dell'ayatollah Khomeyni appena insediatosi nel Gennaio del 1979. Con il supporto e la consulenza di un truccatore e di un produttore di Hollywood viene simulata la vera produzione di un falso film di fantascienza (con tanto di battage,locandine, storyboard e biglietti da visita) di cui i fuggiaschi avrebbero dovuto costituire il cast tecnico incaricato di un sopralluogo sulle location mediorientali.
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Agente CIA specializzato in 'esfiltrazioni', escogita un ingegnoso quanto pericoloso stratagemma per liberare i sei ostaggi dell'ambasciata americana a Teheran, riparati presso la residenza dell'ambasciatore Canadese all'insaputa della polizia politica, dopo l'assalto da parte dei rivoltosi fedeli al regime dell'ayatollah Khomeyni appena insediatosi nel Gennaio del 1979. Con il supporto e la consulenza di un truccatore e di un produttore di Hollywood viene simulata la vera produzione di un falso film di fantascienza (con tanto di battage,locandine, storyboard e biglietti da visita) di cui i fuggiaschi avrebbero dovuto costituire il cast tecnico incaricato di un sopralluogo sulle location mediorientali. Finale al cardiopalma.
Basato sulla storia vera riportata nell'omonimo libro dello stesso protagonista interpretato da Ben Affleck (il Tony Mendez alias Kevin Harkins del film), il belloccio di talento del cinema americano sforna un energico e rutilante spy-drama che, conscio della gloriosa tradizione yankee sospesa tra impegno civile e senso dello spettacolo, fa continuamente la spola tra l'America delle anticamere del potere politico e quelle dei mestieranti del cinema (dagli uffici di Langley dove non riescono a trovare nemmeno il numero del segretario degli esteri a quelli di una Hollywood dove non si puo' attraversare la strada per un 'ciak in corso') ed il clima di proscrizione della capitale iraniana messa a ferro e fuoco dopo la deposizione del tiranno filo-americano, coniugando mirabolmente le due principali inclinazioni dell''american way of life' da esportazione: il dominio nella politica estera e quello nella settima arte, spacciate entrambe per un sincero quanto dissimulato proselitismo democratico e culturale. Più costruito per intrattenere che per far riflettere, è comunque un film di azione drammatica che vanta una solida e articolata sceneggiatura di Chris Terrio e uno strepitoso montaggio di William Goldenberg (entrambi insigniti dell'Oscar) che riescono a condensare una materia narrativa carica di implicazioni politiche e storiche importanti (ma solo latamente sfiorate) lungo la direttrice consolidata dell'eroismo (del pragmatismo) a stelle e strisce dove ,un 'generale Custer' barbuto (in giacca e cravatta) e un pò anonimo, riesce a portare in salvo il suo settimo cavalleggeri dal ferale accerchiamento delle truppe cammellate jiadiste. Storia perfetta (e furbetta) per la riduzione cinematografica hollywoodiana, ha meriti più tecnici che puramente artistici pur mantenedo saldo il controllo su un registro di autoironia e di delizioso auto-citazionismo in cui nè la politica estera americana nè la credibilità dell'establishment culturale East-coast ci fanno una bella figura, ridotti come sono a ricorrere ad inverosimili espedienti pur di cavarsi fuori dal 'cul de sac' di un forsennato equilibrismo diplomatico ("Sei americani fatti uscire dalla casa di un diplomatico canadese e giustiziati è uno scandalo internazionale. Sei americani che sono sorpresi all'aereoporto a fingere di fare un film con la CIA e giustiziati è un imbarazzo nazionale") ma mostrando la potenza di affabulazione e di persuasione di una 'macchina dei sogni' in grado di arrivare là dove la becera politica Carteriana non sarebbe mai riuscita ad arrivare. Tra gli educativi storyboard che passano nei titoli di testa e gli inserti documentari in quelli di coda scorre un episodio di storia americana fatta di inganni e sotterfugi, make up ed effetti speciali, protagonisti e comprimari di un immaginario fantastico al servizio della causa (dalla potenza produttiva di 'Star Wars' allo scimmiottamento emulativo di 'Argo vaffanculo'). Bravo Affleck,bravissimo Goodman, inarrivabile Arkin. Tre Premi Oscar, 2 Golden Globe e 3 British Academy Film Awards. Troppa grazia, ma va bene così.
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danba
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venerdì 10 gennaio 2014
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bel film ... come altri milioni
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A distanza di un anno abbondante dalla sua usicta mi sono dedicato con passione alla visione del tanto decalmato ARGO. Beh , ancora una volta mi accorgo che la critica è spesso asservita ai poteri forti. Film carino, assolutamente non meritevole neanche di essere nominato per gli awards, che fa il paio con altri milioni di film. Niente di nuovo all'orizzonte. Tanto orgoglio americano qualche scena con un buon livello di adrenalina e niente più. Unica consolazione è la possibilità di consocere (dal punto di vista americano) un pò di storia che male mai non fa. in conslusione un buon film per passare una serata tranqulla prima di dedicarsi al meritato riposo .
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A distanza di un anno abbondante dalla sua usicta mi sono dedicato con passione alla visione del tanto decalmato ARGO. Beh , ancora una volta mi accorgo che la critica è spesso asservita ai poteri forti. Film carino, assolutamente non meritevole neanche di essere nominato per gli awards, che fa il paio con altri milioni di film. Niente di nuovo all'orizzonte. Tanto orgoglio americano qualche scena con un buon livello di adrenalina e niente più. Unica consolazione è la possibilità di consocere (dal punto di vista americano) un pò di storia che male mai non fa. in conslusione un buon film per passare una serata tranqulla prima di dedicarsi al meritato riposo .... il ritmo conciglia!
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renato c.
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sabato 29 ottobre 2016
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da un fatto realmente accaduto!
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini am
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini americani e che con le torture dello scià non c'entravano niente e quindi è un gran sollievo vederli felicemente tornati a casa! Per gli altri sarebbe stata un po' più lunga perchè sono potuti ritornare a casa solo con la fine della presidenza Carter! Evidentemente gli Iraniani non gli hanno mai perdonato l'asilo politico allo scià ed il tentativo di blitz!
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basildon
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giovedì 15 novembre 2012
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un film "bello teso"
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Affleck interpreta e dirige bene una storia che già di per sè crea tensione e per questo il divertimento è assicurato.
Da rimarcare la ricostruzione accurata dei luoghi, dei costumi, delle acconciature, degli oggetti: sembrava veramente di essere tornati a quegli anni.
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molenga
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giovedì 13 dicembre 2012
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decodificato
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nel 1979, dopo la rivoluzione degli ayatollah, lo scià trova rifugio negli stati uniti, paese che lo ha sostenuto durante gli anni della sua dittatura; in patria la gente ne chiede l'estradizione per processarlo e condannarlo, estradizione che non viene presa in considerazione: così la massa inferociata invade l'ambrasciata usa a teheran; 6 uomini riescono a fuggire e a rifugiarsi nell'abitazione privata dell'ambasciatore canadese.
Per loro si mette in moto un piano di liberazione orchestrato da Tony Mendez, esperto in estrapolazioni da paesi non alleati; bella versione di un fatto reala diretta e interpretata da ben afflek, vero pigmalione, migliorato sia nella recitazione che nella regia: una grande fotografia e una puntigliosa cura dei dettagli dell'epoca fanno dui"argo" un film da non perdere.
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