jayan
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mercoledì 27 febbraio 2013
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film concreto, solido, perfetto, d'azione
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Il film è la storia della liberazione di 6 americani da parte di un agente dei servizi segreti. L'azione si svolge a Teheran all'indomani della deposizione dello Scià di Persia. I musulmani odiano gli americani perché hanno dato asilo allo Scià. Occupano l'ambasciata americana. Da essa fuggono 6 persone che si rifugiano in quella canadese. L'agente riuscirà a liberarli e farli salire su un aereo portandoli fuori dell'Iran, ci riuscirà usando un sotterfugio, farà credere che sono membri di una troupe che va lì per decidere le location di un film, "Argo". Il film è come un meccanismo a orologeria ben congeniato, l'agente è freddo, mentale, calcolatore, distaccato ed efficiente.
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Il film è la storia della liberazione di 6 americani da parte di un agente dei servizi segreti. L'azione si svolge a Teheran all'indomani della deposizione dello Scià di Persia. I musulmani odiano gli americani perché hanno dato asilo allo Scià. Occupano l'ambasciata americana. Da essa fuggono 6 persone che si rifugiano in quella canadese. L'agente riuscirà a liberarli e farli salire su un aereo portandoli fuori dell'Iran, ci riuscirà usando un sotterfugio, farà credere che sono membri di una troupe che va lì per decidere le location di un film, "Argo". Il film è come un meccanismo a orologeria ben congeniato, l'agente è freddo, mentale, calcolatore, distaccato ed efficiente. Anche in un momento in cui la missione sembra stesse per fallire, riesce a continuarla fino alla liberazione del gruppo. Non c'è niente da diere sulla perfezione del film. Forse manca di sentimenti. Non si vedono bene le preoccupazioni del gruppo e tantomeno dell'agente. A parte questo è un film da vedere. Personalmente l'Oscar come miglior film l'avrei dato a Lincoln (ma non ho ancora visto "Vita di PI"), mentre la regia, che qui è inpeccabile, l'avrei data ad "Argo". Comunque è un film da vedere.
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catcarlo
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martedì 5 marzo 2013
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argo
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All’inizio della crisi degli ostaggi in Iran, un piccolo gruppo fuoriuscito dall’ambasciata degli Stati Uniti durante l’assalto alla stessa finisce per ritrovarsi in una posizione più pericolosa rispetto ai diplomatici rimasti prigionieri: riparati in casa dell’ambasciatore canadese, non hanno addosso gli occhi del mondo e ogni giorno che passa il rischio di venir scoperti e processati aumenta. Per portarli a casa, la Cia si inventa un falso film di fantascienza, ‘Argo’, da girarsi in esotiche locations persiane: sul filo del rasoio, l’operazione riesce, ma l’agente Mendez – che il tutto ha apparecchiato e portato a termine – non può ricevere i pubblici elogi fino a quando Clinton, vent’anni dopo, non toglie il segreto sulla missione.
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All’inizio della crisi degli ostaggi in Iran, un piccolo gruppo fuoriuscito dall’ambasciata degli Stati Uniti durante l’assalto alla stessa finisce per ritrovarsi in una posizione più pericolosa rispetto ai diplomatici rimasti prigionieri: riparati in casa dell’ambasciatore canadese, non hanno addosso gli occhi del mondo e ogni giorno che passa il rischio di venir scoperti e processati aumenta. Per portarli a casa, la Cia si inventa un falso film di fantascienza, ‘Argo’, da girarsi in esotiche locations persiane: sul filo del rasoio, l’operazione riesce, ma l’agente Mendez – che il tutto ha apparecchiato e portato a termine – non può ricevere i pubblici elogi fino a quando Clinton, vent’anni dopo, non toglie il segreto sulla missione. Per raccontarne la storia, l’esordiente Affleck gira un film d’azione senza pecche, basato su di una sceneggiatura di Chris Terrio che segue la traccia dei fatti drammatizzandone alcune parti (una questione che appare secondaria, non trattandosi di un documentario). Nella prima ora, la tensione si stempera grazie ai tocchi di commedia che si possono trovare nei dialoghi serrati all’interno dell’Agenzia e durante la parentesi holliwoodiana (alcune battute sono un po’ telefonate ma pazienza…), poi il ritmo si fa sempre più serrato, fra montaggio incrociato – con qualche discrepanza sui fusi orari - e possibili pericoli evitati per un soffio che lasciano con il fiato sospeso. L’occhio del regista restituisce in modo efficace un mondo del tutto analogico, fatto di telescriventi e grossi nodi alla cravatta, raggiungendo i risultati migliori negli interni ambientati a Langley e inquadrati come negli anni Settanta. Alla riuscita collabora un cast esperto e ben assortito, in cui – oltre all’Affleck attore, con barba e capello lungo molto Seventies - spiccano Cranston (il capo duro ma sensibile) e, soprattutto, la coppia Arkin/Goodman che, a Los Angeles, fornisce la base logistica al falso film strappando anche qualche sorriso: in confronto, risultano meno definiti i sei in fuga, con il solo Scoot McNairy che ha la possibilità di rendere un po’ meno bidimensionale il suo personaggio, il più dubbioso nei confronti del piano di Mendez. Detto tutto questo, e confermato che le due ore scorrono veloci e coinvolgenti, lascia perplessi che ‘Argo’ sia stato preferito a ‘Lincoln’ nella corsa agli Oscar e l’unico motivo che pare plausibile è l’eccesso patriottico. Non che il film di Spielberg manchi di retorica a stelle e strisce, ma vuoi mettere un film ambientato un secolo e mezzo fa che parla di una spaccatura interna non del tutto superata neppure oggi con uno costruito attorno a un momento storico che tantissimi di noi hanno vissuto e ha il pregio di poter nettamente separare i buoni dai cattivi? Se non fosse per il prologo – in cui si accenna alla responsabilità anglo-americana nella caduta di Mossadeq che spianò la strada al feroce regime di Reza Pahlavi – la Cia ne esce candida come un giglio (e alla fine rinuncia anche ad appuntarsi la medaglia al merito) mentre gli iraniani sono rappresentati, a parte la barba, alla stregua degli indiani dei film di una volta - violenti, urlanti e pure un po’ tonti: se è un dato di fatto che la Rivoluzione Islamica non sia stata un pranzo di gala, la banalizzazione risulta comunque fastidiosa.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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americanata e non delle migliori
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale .
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale . I dialoghi e le situazioni, le sequenze narrative con estratti di notiziari tv e quant'altro sono quanto di più banale e scontato , con clichè uno dopo l'altro , che il cinema commerciale di hollywood possa aver prodotto.
Quasi piatto il livello introspettivo della psicologia dei personaggi , il livello emotivo non può decollare con una simile simulazione costruita, non c'è pathos , ritmo a iosa ma senza sentimento.
Film inutile,non reca nulla di nuovo della letteratura cinematografica . Non c'è spessore, non c'è vera vibrazione , immedesimazione, tutto "videogiocato "nella maniera più prevedibile. Un film che forse neppure i bambini credo possa apprezzare davvero.
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m.barenghi
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sabato 10 novembre 2012
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“alla ricerca della storia perduta”
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"Argo",la terza fatica di Affleck alla regia, racconta dell'avventurosa "esfiltrazione" di 6 funzionari dell'ambasciata USA a Teheran, rifugiatisi presso l'Ambasciatore canadese durante l'assalto alla sede diplomatica da parte degli studenti khomeinisti nel 1980, all'indomani della caduta dello Shah e della sua fuga negli States: gli insorti ne chiedevano l'estradizione - non concessa dal governo Carter - in cambio del rilascio degli altri ostaggi catturati durante il raid.
Il film prende dunque lo spunto da un fatto reale, sul quale il regista prende una posizione opposta a quella dell'amministrazione fin dalle parole introduttive che ripercorrono le travagliate relazioni fra USA e medio oriente.
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"Argo",la terza fatica di Affleck alla regia, racconta dell'avventurosa "esfiltrazione" di 6 funzionari dell'ambasciata USA a Teheran, rifugiatisi presso l'Ambasciatore canadese durante l'assalto alla sede diplomatica da parte degli studenti khomeinisti nel 1980, all'indomani della caduta dello Shah e della sua fuga negli States: gli insorti ne chiedevano l'estradizione - non concessa dal governo Carter - in cambio del rilascio degli altri ostaggi catturati durante il raid.
Il film prende dunque lo spunto da un fatto reale, sul quale il regista prende una posizione opposta a quella dell'amministrazione fin dalle parole introduttive che ripercorrono le travagliate relazioni fra USA e medio oriente. Non sarà mai però verificabile fino a che punto la storia ricostruita nel film collimi veramente con gli eventi reali, dato che l'operazione fu immediatamente "derubricata" dalla CIA: questa si inventò un film da girare in Iran, con staff interamente canadese, che servirà da pretesto per atterrare nel paese ed avviare l'emozionante recupero dei 6 rifugiati. Ne risulta un'opera carica di suspence, intelligentemente autoironica ("..come faccio a trasformarmi in un regista? "Qualunque fesso lo può fare in una notte!"), e metalinguistica, ben recitata, ottimamente ricostruita ed estremamente godibile. Bellissima, su tutte, la citazione dei "predatori" di Spielberg quando -al termine della missione- il copione del film mai girato verrà sepolto, al pari dell'arca perduta, nei meandri degli immensi ed impenetrabili archivi dei servizi, per non rivedere mai più la luce. Non da ultimo, il film inverte il percorso tracciato dal regista nel film precedente, nel cui finale il protagonista sceglie sventuratamente la via della legalità anziché quella del buon senso.
"Argo" non è però solo pregi: i limiti stanno proprio, a mio avviso, nella veridicità della vicenda, da cui deriva l'ineludibile confronto con le contraddizioni della politica estera USA: Così non è conciliabile il trattamento inflitto a Mossadeq nel '48 con la "esportazione della democrazia" dei nostri anni, fatta a suon di armi e torture nelle carceri di Abu Ghraib. Altrettanto non si comprende bene con che faccia sia stata richiesta a Kabul la consegna di Bin Laden dopo aver negato e Teheran quella di Pahlavi. Ma parliamo di cinema, non di politica, perchè qui ciascuno la pensi pure come crede: ma, proprio parlando del film, risulta troppo netto e quindi poco credibile il contrasto fra l'eroica e buonistica efficienza occidentale e l'isterica follia collettiva, quasi caricaturale, dei Pasdaran.
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tonysamperi
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sabato 24 novembre 2012
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da un'idea folle...
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Dopo “The Town” (2010) torna alla regia Ben Affleck.
Il film tratta una pagina di storia. Dopo la fuga verso gli Stati Uniti dell’ultimo Scià iraniano, scoppia la rivolta a Teheran e l’ambasciata americana viene attaccata dalla folla in tumulto e gli operatori che ci sono all’interno vengono catturati. Sei di essi riescono però a fuggire e si rifugiano nell’ambasciata canadese.
Obiettivo di Tony Mendez (Ben Affleck) è liberare queste persone, con un’idea singolare, vale a dire inscenare la produzione di un film di fantascienza: Argo.
Il cinema assume così un ruolo importantissimo, diventando mezzo di fuga e liberazione.
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Dopo “The Town” (2010) torna alla regia Ben Affleck.
Il film tratta una pagina di storia. Dopo la fuga verso gli Stati Uniti dell’ultimo Scià iraniano, scoppia la rivolta a Teheran e l’ambasciata americana viene attaccata dalla folla in tumulto e gli operatori che ci sono all’interno vengono catturati. Sei di essi riescono però a fuggire e si rifugiano nell’ambasciata canadese.
Obiettivo di Tony Mendez (Ben Affleck) è liberare queste persone, con un’idea singolare, vale a dire inscenare la produzione di un film di fantascienza: Argo.
Il cinema assume così un ruolo importantissimo, diventando mezzo di fuga e liberazione.
Un film che parte da questi presupposti non è sicuramente di facile realizzazione. Affleck si dimostra tuttavia all’altezza della sua reputazione, fondendo in modo sublime l’attenzione ai dettagli con una solida struttura narrativa e trovando il punto d’incontro tra storia e intrattenimento.La sceneggiatura va veloce e fonde in modo impercettibile tre generi: cinema di guerra, commedia hollywoodiana e dramma storico.
La tensione e la suspense, nascono semplicemente dalla storia reale, consentendo ad Affleck di mantenere il film sempre più realistico possibile. Argo ci offre un parallelo di due realtà differenti, che risulta - nonostante sia ambientato negli anni ’80 - quanto mai attuale. Infatti seppur con toni pacati Affleck lancia una piccola accusa, con la quale sottolinea che ieri come oggi contraddizioni e conflitti hanno gli stessi presupposti.
SUL CAST:
Ben Affleck fa un lavoro eccellente sia come regista che come attore, che nonostante le poche battute riesce a far emergere un personaggio profondo e connotato da una leggera ma sempre presente malinconia.
SUL DOPPIAGGIO:
Come sempre Riccardo Rossi doppia Ben Affleck.
Il resto dei doppiatori rende benissimo, segnalerei Dario Penne al doppiaggio di Philip Baker Hall.
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nick castle
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venerdì 3 gennaio 2014
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un buon film, nulla di più.
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Un gruppo di terroristi prende in ostaggio l'ambasciata USA a Teheran, la CIA cercherà un modo per far scappare dall'Iran sei dipendenti che nel trambusto riuscirono a uscire dall'ambasciata rintanandosi poi nell'ambasciata canadese. Non prendiamoci in giro, questa è sostanzialmente la storia del film, il resto sono chiacchiere. Se questo è il miglior film del 2013, allora veramente ci sarebbe da chiedersi degli altri. Argo è un film da due stelle e mezzo, tre stelle massimo, perchè di un film che riprende in tutto e per tutto gli eventi di quell'anno, si rifà alle riprese d'archivio per creare le scene della presa dell'ambasciata e pretende di essere letto a un livello documentario quando un documentario non è, non cercando neanche di andare oltre la semplice testimonianza che danno i due autori del libro da cui il film è tratto e senza dare un approfondimento psicologico di base a coloro che sono le vittime della questione, un ottimo film non è neanche lontanamente possibile definirlo.
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Un gruppo di terroristi prende in ostaggio l'ambasciata USA a Teheran, la CIA cercherà un modo per far scappare dall'Iran sei dipendenti che nel trambusto riuscirono a uscire dall'ambasciata rintanandosi poi nell'ambasciata canadese. Non prendiamoci in giro, questa è sostanzialmente la storia del film, il resto sono chiacchiere. Se questo è il miglior film del 2013, allora veramente ci sarebbe da chiedersi degli altri. Argo è un film da due stelle e mezzo, tre stelle massimo, perchè di un film che riprende in tutto e per tutto gli eventi di quell'anno, si rifà alle riprese d'archivio per creare le scene della presa dell'ambasciata e pretende di essere letto a un livello documentario quando un documentario non è, non cercando neanche di andare oltre la semplice testimonianza che danno i due autori del libro da cui il film è tratto e senza dare un approfondimento psicologico di base a coloro che sono le vittime della questione, un ottimo film non è neanche lontanamente possibile definirlo. Detto francamente che lascino i film basati su fatti storici o di cronaca a noi italiani, che li abbiamo sempre fatti e bene.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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banalità all'americana
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione.
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione. Dialoghi di uno spessore psicologico pressochè inesistente , un tale clima di banalità e luoghi comuni e privo di emozioni autentiche non può che generare noia e disappunto, nonostante il ritmo e il montaggio siano di ottimo livello. Film inutile perchè scontato , non aggiunge o toglie nulla a quello che già sappiamo e , per le ragioni addotte, non è neppure un prodotto artistico e anche dal punto di vista dello spettacolo non stupisce . Negativo.
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lo stopper
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sabato 10 novembre 2012
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americani in fuga dall'iran di khomeini
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Una storia vera, perfetta per un film ad alta tensione.
Iran 1979. Lo scia’ Reza Pahlavi e’ scappato in America, l’ayatollah Khomeini ha preso il potere, e i suoi seguaci assaltano l’ambasciata degli Stati Uniti. Decine di impiegati statunitensi vengono sequestrati, ma in sei riescono a scappare e si rifugiano nella residenza dell’ambasciatore del Canada. Non possono uscire, ne’ tanto meno possono tentare di lasciare l’Iran, con le guardie della rivoluzione impegnate in una vera e propria caccia agli americani, colpevoli di avere sostenuto e appoggiato l’odiato regime dello scia’.
La Cia decide di riportare in patria i sei connazionali e incarica della missione un agente “esterno”, Tony Mendez, esperto nel recupero di ostaggi.
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Una storia vera, perfetta per un film ad alta tensione.
Iran 1979. Lo scia’ Reza Pahlavi e’ scappato in America, l’ayatollah Khomeini ha preso il potere, e i suoi seguaci assaltano l’ambasciata degli Stati Uniti. Decine di impiegati statunitensi vengono sequestrati, ma in sei riescono a scappare e si rifugiano nella residenza dell’ambasciatore del Canada. Non possono uscire, ne’ tanto meno possono tentare di lasciare l’Iran, con le guardie della rivoluzione impegnate in una vera e propria caccia agli americani, colpevoli di avere sostenuto e appoggiato l’odiato regime dello scia’.
La Cia decide di riportare in patria i sei connazionali e incarica della missione un agente “esterno”, Tony Mendez, esperto nel recupero di ostaggi. Ci vuole pero’ un’idea per far uscire i sei americani dall’Iran, magari facendoli passare per canadesi, e Mendez propone: far finta di preparare un film e spacciare gli americani per una troupe cinematografica al lavoro per individuare le location per il lungometraggio. Il finto film si chiamera’ “Argo”, e, d’accordo con un produttore e con un creatore di effetti speciali, il progetto viene presentato ufficialmente ad Hollywood a tutta la stampa internazionale. Mendez parte per Teheran con sette passaporti (il suo e gli altri da consegnare ai connazionali bloccati), e sei cartelle con tutte le istruzioni necessarie per far prendere nuove identita’ ai fuggitivi. L’agente segreto dovra’ lottare con la paura delle persone che vuole riportare in patria e anche con un cambio di programma da parte dell’intelligence americano, ma riuscira’ a trasmettere coraggio e fiducia alle persone che a lui sono state affidate.
Il film e’ girato molto bene, il ritmo e’ incalzante, e la storia inchioda lo spettatore alla poltrona. La tensione sale velocemente e il clima di violenza che imperversa nelle strade della capitale iraniana si fonde con la paura dei protagonisti, che rischiano non solo la cattura, ma anche il linciaggio da parte di una folla di dimostranti anti-americani.
Ben Affleck e’ bravo come regista, ma e’ pessimo come attore. Nonostante il look anni Settanta che gli dona molto, il suo Tony Mendez non riesce a cambiare espressione neanche nelle situazioni piu’ drammatiche. Abbastanza convincenti i sei fuggitivi. Bravissimo, come al solito, John Goodman, nei panni di John Chambers, creatore di effetti speciali, mentre Lester Siegel, produttore di ‘Argo’ interpretato da Alan Arkin, viene quasi storpiato da un doppiaggio assolutamente inadatto, a dir poco “stonato”.
Argo e' comunque un bel film, dotato di una sceneggiatura essenziale e con dialoghi mai banali. Era comunque difficile fare un brutto film da una storia cosi' affascinante e drammatica.
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v. valorani
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venerdì 14 dicembre 2012
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un buon uso dei servizi
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Il regista di Argo, Ben Affleck, ha scelto di narrare la storia vera della liberazione, conseguita con mezzi pacifici, di alcuni cittadini americani, venutisi a trovare in pericolo di morte, in Iran. Nel 1979, la CIA autorizzò una missione di esfiltrazione.
Il film richiama l’attenzione su un modo costruttivo di considerare la storia.
Vederla come un concatenarsi ragionato di eventi giova a ricostruire i fatti in modo tendenzialmente veritiero.
Impariamo però dalla storia se isoliamo un problema, e se ragioniamo sul lavoro svolto per raggiungere delle soluzioni sostenibili e, per quanto possibile, compatibili con la pace.
Il fatto che le Nazioni siano dissimili per tradizioni e cultura crea ostacoli alla solidarietà tra esse, perché il non volere o saper trarre risorse dalla diversità induce al sospetto.
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Il regista di Argo, Ben Affleck, ha scelto di narrare la storia vera della liberazione, conseguita con mezzi pacifici, di alcuni cittadini americani, venutisi a trovare in pericolo di morte, in Iran. Nel 1979, la CIA autorizzò una missione di esfiltrazione.
Il film richiama l’attenzione su un modo costruttivo di considerare la storia.
Vederla come un concatenarsi ragionato di eventi giova a ricostruire i fatti in modo tendenzialmente veritiero.
Impariamo però dalla storia se isoliamo un problema, e se ragioniamo sul lavoro svolto per raggiungere delle soluzioni sostenibili e, per quanto possibile, compatibili con la pace.
Il fatto che le Nazioni siano dissimili per tradizioni e cultura crea ostacoli alla solidarietà tra esse, perché il non volere o saper trarre risorse dalla diversità induce al sospetto.
Vi è una aggressività ineludibile perché serve per difendersi, e una sua degenerazione: la violenza, che abbiamo il dovere di evitare.
Un esempio: dopo la Seconda Guerra Mondiale, in tutti i Paesi, il Ministero della Guerra fu denominato Ministero della Difesa.
Analogamente, l’inganno ideato per difendere ad esempio i propri connazionali è cosa antipolare alla menzogna funzionale a politiche di potere e di offesa. Ne deriva un uso buono e/o cattivo dei Servizi segreti.
In questa prospettiva, ricordo una “buona gestione della complessità”, da parte dei Servizi di spionaggio, nella crisi di Cuba e nello sbarco in Normandia. Questi casi storici si possono considerare analoghi a quello ricostruito nel film.
Il “D-Day” era stato preparato a tavolino dai Servizi Alleati.
Il fatto d’aver disorientato con l’astuzia i Nazisti ha consentito tra l’altro di salvare tanti uomini quanti erano i soldati schierati nei luoghi, dove lo sbarco degli Alleati era atteso da Hitler, ma dove non sarebbe avvenuto.
Per “disinformare”, gli Alleati impiegarono anche il metodo della “spia doppia” (è questa una spia dai nervi saldi e dall’ingegno creativo, capace di preparare con pazienza una miscela esplosiva di vero e di falso a favore delle due parti, proteggendone nel tempo una, mentre tradisce l’altra).
Il regista dà risalto anche all’aspetto psicologico: nel gruppetto dei malcapitati c’è un funzionario che è inizialmente il più restio a “farsi liberare”.
Sarà proprio lui che - una volta maturata la sua scelta - favorirà il buon esito dell’esfiltrazione (mettendo a frutto la sua conoscenza di una lingua persiana).
L’esfiltrazione è il trasferimento di una o più persone, dal territorio di uno stato a quello di un altro stato.
Tale trasferimento, essendo illegale secondo le leggi locali, spesso richiede l’uso della violenza. Quando le leggi sono ritenute ingiuste (es. una tassazione considerata eccessiva, l’apartheid visto dal lato degli oppressi), il desiderio di libertà spesso assume la forma della ribellione. Quest’ultima è sentita come una condotta legittima, che tuttavia rimarrà illegale finché le leggi non verranno cambiate. Di qui il ruolo di tutela della giustizia giocato, nel tempo, dalle norme di Revisione delle Costituzioni (v. per l’Italia, art. 138, Cost. 1947).
La licenza resta comunque una degenerazione sia della libertà, che della ribellione avvertita come legittima.
Il regista descrive in modo equanime il dolore delle vittime: americani da un lato, e iraniani dall’altro (sotto i duri regimi di Reza Pahlavi e di Ruhollah Khomeini). Qui il film è molto vicino al buon giornalismo, o al genere del documentario ».
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gianni barbanera
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lunedì 10 dicembre 2012
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l'america di argo con qualche sbavatura...
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E' più che certo che Ben Afflek, produttore, regista ed attore di Argo abbia confezionato un buon prodotto cinematografico nel solco del collaudato cinema civile che, da Tutti gli Uomini del Presidente ai film di Robert Redford, ha costellato la produzione americana. Ma Ben Afflek è ancora giovane e non è detto che la passione civile in stile redfordiano non viri nel cinismo catartico del ben più rude Clint Eastwood. La pellicola è tre film in uno: il film d'azione, la commedia brillante hollywoodiana e il film d'ambientazione esotica, ma non è detto che i tre piani narrativi si intersechino alla perfezione dall'inizio alla fine.
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E' più che certo che Ben Afflek, produttore, regista ed attore di Argo abbia confezionato un buon prodotto cinematografico nel solco del collaudato cinema civile che, da Tutti gli Uomini del Presidente ai film di Robert Redford, ha costellato la produzione americana. Ma Ben Afflek è ancora giovane e non è detto che la passione civile in stile redfordiano non viri nel cinismo catartico del ben più rude Clint Eastwood. La pellicola è tre film in uno: il film d'azione, la commedia brillante hollywoodiana e il film d'ambientazione esotica, ma non è detto che i tre piani narrativi si intersechino alla perfezione dall'inizio alla fine. Il regista Afflek ha conciato l'attore Afflek sui tratti del protagonista (l'agente della CIA Mendez) come un improbabile "amigo" messicano con zazzerona e barba lunga; mentre gli altri protagonisti, sull'onda del cinema verità, hanno le fattezze molto somiglianti ai protagonisti della storia. Sinceramente la parte più godibile del film rimane quella che si svolge a Hollywood dove la CIA organizza un falso, Argo appunto, per andare a liberare i 6 americani nascosti nell'abitazione dell'ambasciatore canadese a Teheran, ma anche qui, rimane la sensazione di aver visto tre film in uno senza averne assimilato nessuno ...
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