great steven
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martedì 16 dicembre 2014
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this is the place: for some wonderful winners!
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THIS MUST BE THE PLACE (IT/FR/IRL, 2011) diretto da PAOLO SORRENTINO. Interpretato da SEAN PENN, JUDD HIRSCH, FRANCES MCDORMAND, EVE HEWSON, KERRY CONDON, HARRY DEAN STANTON, DAVID BYRNE, JOYCE VAN PATTEN
Un giorno S. Penn ti si presenta dinanzi e ti dice: voglio girare un film con te. È come se Diego Armando Maradona si rivolgesse a un allenatore e gli chiedesse di entrare nella sua squadra. Ovvio che in un caso del genere gli costruisci la squadra attorno, in fondo i tuoi schemi di gioco possono passare in secondo piano. E la trovata geniale del quinto film di Sorrentino, il primo girato in lingua inglese, è il travestimento del protagonista: rossetto, volto imbiancato, occhi bistrati, capelli neri lunghi e scarmigliati, unghie laccate.
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THIS MUST BE THE PLACE (IT/FR/IRL, 2011) diretto da PAOLO SORRENTINO. Interpretato da SEAN PENN, JUDD HIRSCH, FRANCES MCDORMAND, EVE HEWSON, KERRY CONDON, HARRY DEAN STANTON, DAVID BYRNE, JOYCE VAN PATTEN
Un giorno S. Penn ti si presenta dinanzi e ti dice: voglio girare un film con te. È come se Diego Armando Maradona si rivolgesse a un allenatore e gli chiedesse di entrare nella sua squadra. Ovvio che in un caso del genere gli costruisci la squadra attorno, in fondo i tuoi schemi di gioco possono passare in secondo piano. E la trovata geniale del quinto film di Sorrentino, il primo girato in lingua inglese, è il travestimento del protagonista: rossetto, volto imbiancato, occhi bistrati, capelli neri lunghi e scarmigliati, unghie laccate. Il personaggio principale (cinquantenne ebreo) di questo film arguto e intelligente vive alla periferia di Dublino, è di origini americane, in passato fu una famosa popstar che cantava canzoni deprimenti e tristi, e ora, anche se i suoi amici e conoscenti lo idolatrano ancora, lui, depresso e ansioso, vive nel ricordo demoralizzante e devastante di due ragazzi che si suicidarono dopo aver ascoltato un suo brano dai contenuti particolarmente mesti. Neanche la presenza della moglie Jane, concreta e spiritosa, con cui è sposato da trentacinque anni, riesce a scuoterlo dalla sua persistente apatia. La morte del padre con il quale non parlava da trent’anni lo fa tornare a New York allo scopo di intraprendere un’indagine che lo dovrebbe condurre al criminale nazista che, durante la guerra, al campo di concentramento di Auschwitz, seviziò il suo genitore. Quindi, con estrema lentezza, e senza possedere alcuna dote da investigatore, Cheyenne (così si chiama il protagonista) parte alla ricerca del delinquente novantenne, arrivando a scovarlo presso una casa isolata su un ghiacciaio. Il film risulta piuttosto lento, ondivago e ricco di immagini inverosimili, che però centrano il bersaglio e funzionano a dovere, e il tutto è condito dalla splendida colonna sonora che rivisita vecchi classici rock e pop poco conosciuti, attribuendo alla vicenda (una road-story già vista, ma reinventata con sguardo creativo e originale) un sapore tutt’altro che anacronistico, ma piuttosto sanguigno, vitale, reattivo e molto interessante a guardarsi anche per i non cultori del cinema drammatico e dei generi musicali alla portata del pubblico popolare. Sorprendente la recitazione di Penn, la vera carta vincente di un piccolo capolavoro che sa fondere la tenerezza con l’ironia e il pathos con la vivacità, benché anche gli altri interpreti, meno relegati nei bassifondi di quanto possa sembrare ad un primo acchito, gli tengano testa assai bene, vitalizzando un cast alquanto variegato in cui uomini e donne sono in bilico su una vita che cerca disperatamente di dare un senso a sé stessa, proprio come fa Cheyenne partendo alla ricerca dell’aguzzino del padre: il suo viaggio ha come obiettivo fondamentale anche il ritrovamento della sua identità, e il finale stupefacente è esemplificativo, in tal senso. Scritto dal regista con Umberto Contarello, prodotto da Indigo/Lucky Red/Medusa al costo di ventotto milioni di dollari, conta fra i suoi personaggi più rilevanti anche Mordecai Midler, un sistematico e capacissimo cacciatore di mascalzoni nazisti. La musica di D. Byrne (che compare velocemente in una scena a circa metà film) assume la sua cruciale importanza in modo molto evidente: il titolo del film prende spunto dalla canzone (1982) del leader dei Talking Heads, e la presenza del cantautore nella parte di sé stesso ha indubbiamente contribuito al successo della pellicola. Vincitore di sei David di Donatello: sceneggiatura (P. Sorrentino, U. Contarello), fotografia (Luca Bigazzi, davvero meravigliosa e puntigliosa), musiche (D. Byrne), canzone (“If it falls, it falls” – D. Byrne & Will Oldham), truccatore (Luisa Abel) e acconciatore (Kim Santantonio). I premi si rivelano pienamente meritati grazie anche alla regia intellettiva e abile di Sorrentino, che dirige tutti gli attori lasciando a ciascuno il giusto spazio espressivo e senza nessun maldestro tentativo di emulazione, il che sarebbe potuto succedere, dal momento che i road movie sono da sempre una costante ricorrente del cinema di nicchia fin da quando esiste, e il bravo Paolo ha saputo schivare con saggia esperienza questo traballante rischio, e il suo merito sta soprattutto nell’aver dato ad una vicenda un tono discorsivamente scorrevole e tetramente luminoso.
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carlocki
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giovedì 11 dicembre 2014
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questo è ozzy
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Quel personaggio è Ozzy Osbourne. Nelle pieghe c'è il dramma e la leggerezza dell'eterno dipedente Ozzy. Sean Penn si ispira a lui, la moglie volitiva è Sharon Osbourne. Mancano i figlie ed è uan frotuna. Ma il film è bello il personaggio è unico e nuovo. NOn er mai stato raccontato un persoonaggio così leggere scansoanto e profondo
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wetman
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domenica 13 aprile 2014
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sorrentino non delude mai.
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Cheyenne, star del rock in pensione residente a Dublino, dopo la morte del padre, parte per gli USA a vedere il suo capezzale. Scopre poi che il padre ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di un nazista che l'aveva umiliato ad Auschwitz nel lontano 1943. Cheyenne , così, partirà alla ricerca di questo criminale nazista, finchè non lo troverà e vendicherà l'umiliazione. Il film è assolutamente surreale, ma proprio in questo surrealismo Sorrentino riesce a mettere in scena la sua genialità. Possidente di un'ottima regia, musiche che come sempre sono azzeccatissime in tutti i film del regista italiano, sceneggiaura da far invidia a Kubrick e un Sean Penn che non si smentisce mai, che riesce a non far mai cadere il personaggio nel ridicolo, nonostante sia molto facile farlo, il film di Sorrentino è da considerarsi un capolavoro.
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Cheyenne, star del rock in pensione residente a Dublino, dopo la morte del padre, parte per gli USA a vedere il suo capezzale. Scopre poi che il padre ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di un nazista che l'aveva umiliato ad Auschwitz nel lontano 1943. Cheyenne , così, partirà alla ricerca di questo criminale nazista, finchè non lo troverà e vendicherà l'umiliazione. Il film è assolutamente surreale, ma proprio in questo surrealismo Sorrentino riesce a mettere in scena la sua genialità. Possidente di un'ottima regia, musiche che come sempre sono azzeccatissime in tutti i film del regista italiano, sceneggiaura da far invidia a Kubrick e un Sean Penn che non si smentisce mai, che riesce a non far mai cadere il personaggio nel ridicolo, nonostante sia molto facile farlo, il film di Sorrentino è da considerarsi un capolavoro. Mirabile la scena in cui incontra il nazista, così come è geniale la scena del tatuatore e dell'inventore del trolley, che rendono questo film indimenticabile. Il motivo, però, per il quale ho messo solo 4 stelle è che il film, alle lunghe tende ad essere lento e un pò pesantuccio. Nonostante ciò, la pellicola rimane forse una delle migliori di Paolo Sorrentino.
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albplet
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giovedì 27 marzo 2014
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this must be the place
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Non ho ancora veduto “La grande bellezza”, ma ho guardato tre dei film di Sorrentino. In questo qui ci si accorge che effettivamente – forse in più che negli altri – ci sia del mestiere: le immagini sono estremamente curate e per niente casuali, e sembra in ogni inquadratura di stare davanti a una cartolina o a comunque qualcosa di significativo; gli attori bravi; forse la trama è un po’ così…, ma è adatta ai contenuti che l’autore (P.Sorrentino) ha messo. E’ un film di livello, e credo che non abbia avuto un gran successo tra il pubblico anche per il ritmo non convenzionale.
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toty bottalla
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mercoledì 5 marzo 2014
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storia sui binari di uno stile pretenzioso!
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Credo che solo sean penn poteva reggere un personaggio drammatico truccato come per la festa di halloween, la storia, durante la sua narrazione filmica progressiva, lascia dietro sprazzi di saggezza e altruismo incastrati talvolta in fasi grottesche che rendono lo stile di sorrentino in questo caso un pò pretenzioso, grande come sempre sean penn. Saluti
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fabio1957
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lunedì 17 febbraio 2014
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slendido
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Straordinario film, che ho visto e rivisto apprezzandolo sempre di più. Originale nella trama, scandito da un ritmo musicale gradevolissimo ,interpretato magistralmente da un immenso Sean Penn. Sorrentino è sempre più convincente.
Da non perdere assolutamente.
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fede81
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venerdì 1 novembre 2013
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this must be the place
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"C'è qualcosa che mi ha disturbato", ed è il fatto che si spendano milioni di euro per produrre film di tale inutilità, sulla fiducia del solo nome del regista. A parte pochi spunti divertenti o blandamente malinconici (come il duetto chitarra-voce sulle note della canzone che dà il titolo al film), le idee sono poche e mal sviluppate. Alla fine della visione ci si sente addirittura presi in giro, tale la vuotezza del messaggio... ma davvero la gente si beve queste cretinate come cinema d'autore? Siete così affamati di senso da pretendere di trovarlo anche in prodotti di questo tipo?
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stefano bruzzone
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giovedì 29 agosto 2013
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piccolo capolavoro....mancato....
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questo film di sorrentino è un bel film, anzi è un gran bel film, anzi potrebbe essere un piccolo capolavoro se non avessero fatto la scelta infelice, secondo me, di ritagliare un ruolo da travestito deficente ad uno straordinario sean penn! peccato..poteva tranquillamente reggere alla stragrandissima il ruolo (molto ma molto ispirato dalla vita odierna di Ozzy Osbourne) senza doversi truccare come una drag queen e senza trascinarsi fisicamente e a parole come una mezza salma sderenata.
detto questo è un gran bel film...fotografia da urlo musiche di David Byrne il quale fa anche un'apparizione suonando live, guarda caso, uno dei suoi tanti capolavori con i Talking Heads - This Must Be The Place , e sorrentino che è un buongustaio ci regala tutto il pezzo, live senza contaminazioni di sorta.
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questo film di sorrentino è un bel film, anzi è un gran bel film, anzi potrebbe essere un piccolo capolavoro se non avessero fatto la scelta infelice, secondo me, di ritagliare un ruolo da travestito deficente ad uno straordinario sean penn! peccato..poteva tranquillamente reggere alla stragrandissima il ruolo (molto ma molto ispirato dalla vita odierna di Ozzy Osbourne) senza doversi truccare come una drag queen e senza trascinarsi fisicamente e a parole come una mezza salma sderenata.
detto questo è un gran bel film...fotografia da urlo musiche di David Byrne il quale fa anche un'apparizione suonando live, guarda caso, uno dei suoi tanti capolavori con i Talking Heads - This Must Be The Place , e sorrentino che è un buongustaio ci regala tutto il pezzo, live senza contaminazioni di sorta. se vogliamo la trama è un filo confusa e stiracchiata, ma val la pena vederlo.
Voto: 7,5 (sarebbe un 8,5 se non fosse per la scelta del personaggio affibiato a Penn).
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blue61
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venerdì 16 agosto 2013
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grazie
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RINGRAZIO Vivamente per il conrtributo dato a tutti noi da queste recensioni. ho visto il film e mi è piaciuto tantissimo ma leggere questa recensione a posteriori mi ha aiutata a focalizzare meglio alcuni punti che non avevo ben realizzato. Ti ringrazio molto, farò tesoro comunque di tutte le tue e vostre opinioni. blue61
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kyototemple
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mercoledì 29 maggio 2013
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la noia felice e i brividi di beatitudine.
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Spesse volte mi è capitato di leggere commenti di critici che parlavano di questo film come un film privo di trama, un mero esercizio di stile. L'errore è proprio quello, perchè la trama è nella vita del singolo, nella potenza espressiva dei suoi silenzi, delle sue insicurezze, della sua tristezza. Il viaggio di Cheyenne verso la maturità, verso la pace dei sensi. Frammenti di vita che fanno scendere una lacrima allo spettatore che a tratti si rivede in lui. Sorrentino sublime.
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