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albert-1
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mercoledì 8 agosto 2012
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poesia che vola leggera
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This must be the place è un film che parla dell'assenza, mostra immagini che celano sentimenti, tutto scorre lento come in una dimensione onirica o in una sospensione temporale che è quella in cui vive il protagonista (uno Sean Penn di indicibile bravura), prigioniero della maschera che ha indossato da giovane che lo ha congelato nella sua pubertà e della quale riesce a liberarsi solo dopo aver sciolto i nodi sentimentali del proprio passato e aver reso onore al genitore da ci si sentiva rifiutato.
Sean Penn si muove lento, stretto in vincoli con le pesanti assenze: il padre, Tony, i ragazzini morti per aver preso troppo sul serio le sue canzoni, il passato da pop star, fino allo sblocco di tutto ciò.
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This must be the place è un film che parla dell'assenza, mostra immagini che celano sentimenti, tutto scorre lento come in una dimensione onirica o in una sospensione temporale che è quella in cui vive il protagonista (uno Sean Penn di indicibile bravura), prigioniero della maschera che ha indossato da giovane che lo ha congelato nella sua pubertà e della quale riesce a liberarsi solo dopo aver sciolto i nodi sentimentali del proprio passato e aver reso onore al genitore da ci si sentiva rifiutato.
Sean Penn si muove lento, stretto in vincoli con le pesanti assenze: il padre, Tony, i ragazzini morti per aver preso troppo sul serio le sue canzoni, il passato da pop star, fino allo sblocco di tutto ciò.
Come un libro ben scritto lascia molto all'immaginario dello spettatore, non svela tutto, mostra solo ciò che conta, dà spunti.
Splendida la fotografia, delicati gli intrecci, sottili le citazioni dei maestri, meraviglioso Sean Penn.
4 stelle perché forse scivola un po' sul finale.
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derriev
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lunedì 6 agosto 2012
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this must be the...cinema?
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Sorrentino è un regista intelligente, ma a mio parere nel senso commerciale del termine, non artistico.
In questa pellicola recluta una buon dose di "stelle" del cinema americano, addirittura la figlia di Bono degli U2 per un ruolo che poteva andare magari ad una ragazza italiana di un'accademia di recitazione, scelta che però non avrebbe impreziosito ulteriormente il cast... Perché addirittura il regista si preoccupa di scomodare David Byrne per una particina giustificata dal titolo del film stesso.
Commercialmente è tutto ok... davvero...
Quanti saranno andati solo per vedere l'ex leader dei Talking heads, Sean Penn vestito come un pagliaccio, un premio oscar come Francis Mc Dormand, la figlia di Bono?.
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Sorrentino è un regista intelligente, ma a mio parere nel senso commerciale del termine, non artistico.
In questa pellicola recluta una buon dose di "stelle" del cinema americano, addirittura la figlia di Bono degli U2 per un ruolo che poteva andare magari ad una ragazza italiana di un'accademia di recitazione, scelta che però non avrebbe impreziosito ulteriormente il cast... Perché addirittura il regista si preoccupa di scomodare David Byrne per una particina giustificata dal titolo del film stesso.
Commercialmente è tutto ok... davvero...
Quanti saranno andati solo per vedere l'ex leader dei Talking heads, Sean Penn vestito come un pagliaccio, un premio oscar come Francis Mc Dormand, la figlia di Bono?... credetemi: molti!
Poi arriva il film: un'annoiatissima rockstar in pensione che si infila in un accenno di road movie per una motivazione esistenziale che dovrebbe; ed infine lo fa, dare un senso alla sua vita; il tutto infarcito di digressioni stantie e gratuite (l'amico playboy, la ragazzina in cerca del flirt: davvero molto intenso...!)
Ovviamente Sorrentino non perde occasione per fare i movimenti di macchina più originali anche quando non serve, ad esempio per riprendere una telefonata, o per stupirci durante il live dei Talking heads (altra trovata commerciale).
Resta un film insulso, in cui l'immagine forte e la vacuità della storia si sommano per sforzare lo spettatore verso un "significato" semplice, che di per se può essere elevatissimo e nobilissimo.
Ma non espresso in modo così ruffiano.
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(di captainbeefheart)
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joker 91
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domenica 5 agosto 2012
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un viaggio per ritrovare se stessi
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Sorrentino propone una pellicola di forte valore interiore attraverso un Penn ispiratissimo in un ruolo dark assolutamente non facile con una voce in farsetto strepitosa. Il film si basa su una ex rockstar in cerca del nazista che fece subire gravi torti al padre,costui dopo averla trovata deve ucciderlo. Il viaggio del personaggio di Penn si trasforma pian piano in una ricerca interiore di se stessi,gli spunti di riflessione sono moltissimi. Il film non è solo un viaggio di un uomo fortemente adolescente senza una psicologia definita nonostante l'età ma anche prodotto di una società senza moralità,importante rimane la rappresentazione di una determinata cultura che Sorrentino racconta attraverso personaggi e musica,Penn strepitoso come bravissimo è il nostro Paolo
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starbuck
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venerdì 20 luglio 2012
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terapia "on the road"
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Sembra che il successo di questo film, peraltro non così travolgente,sia legato essenzilmente alla straordinaria interpretazione di Sean Penn. Sicuramente il personaggio Cheyenne-Penn si pone prepotentemente al centro di un'opera che gli ruota ininterrottamente attorno. La bravura dell'attore americano è indiscutibile, anche se mi piacerebbe sapere quanto Penn ha messo di suo e quanto è stato guidato da Sorrentino nel costruire una figura così eccentrica. Detto questo c'è da ritenere che "This must be the place" sia molto altro. Il tema è quello tipico di un individuo che non è stato in grado di adattarsi alle stagioni della propria esistenza, ossia che è rimasto poco più di un bambino per giunta fortemente viziato.
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Sembra che il successo di questo film, peraltro non così travolgente,sia legato essenzilmente alla straordinaria interpretazione di Sean Penn. Sicuramente il personaggio Cheyenne-Penn si pone prepotentemente al centro di un'opera che gli ruota ininterrottamente attorno. La bravura dell'attore americano è indiscutibile, anche se mi piacerebbe sapere quanto Penn ha messo di suo e quanto è stato guidato da Sorrentino nel costruire una figura così eccentrica. Detto questo c'è da ritenere che "This must be the place" sia molto altro. Il tema è quello tipico di un individuo che non è stato in grado di adattarsi alle stagioni della propria esistenza, ossia che è rimasto poco più di un bambino per giunta fortemente viziato. L'ex rockstar Cheyenne ha ormai cinquant'anni, vive negli agi garantitigli dalle royality dei suoi vecchi successi assiema ad una improbabile moglie-pompiere che quando non gli fa da vero e proprio tutore senbra assumere il ruolo di uomo maturo al posto suo. Si annoia Cheyenne, proprio come un bambino in una stanza troppo piena di giocattoli e vaga imbronciato tirandosi dietro il suo trolley-carrettino di legno. Ma Cheyenne non è più un bambino da molto tempo e gli anni lo chiamano insistentemente verso un ruolo più autentico. Solo l'inutile senso di colpa per aver trascinato con la propria musica sul baratro alcuni ragazzi suoi fans come purtroppo avviene da sempre attorno al mondo del rock, sembra dargli una qualche parvenza di persona adulta e responsabile. Talvolta si balocca tentando di far imcontrare due ragazzi assolutamente inconciliabili. Come uscire da questo labirinto? Paolo Sorrentino mette tutto il suo immenso talento nel raccontare una storia in fondo semplice che sembrs riguardarlo personalmente più di quanto si possa immaginare: quanto Sorrentino c'è in personaggi come Cheyenne o Tony Pagoda il protagonista del suo bellissimo libro "Hanno tutti ragione"? Sicuramente molto. Credo che come è normale che sia Paolo usi la sua arte per elaborare la propria esistenza, regalandoci, come in questo caso, un capolavoro di immagini e contenuti. Il pretesto che sottrae Cheyenne allo stallo della sua esistenza è quello del proseguo della caccia che suo padre, appena deceduto, ha dato per tutta la vita al criminale nazzista che lo ha perseguitato. Questa circostanza da modo a Sorrentino, il napoletano doc vissuto in una delle città con la maggior concentrazione umana per metro quadro del mondo, di srotolare gli orizzonti sterminati dell'America "on the road", attraversata da personaggi mitici e solitari come "l'inventore dei trolley"; l'uomo tatuato ed il bambino cicciotello che canta e ha paura dell'acqua figlio della nipote del carnefice di suo padre con la quale vive in mezzo al deserto del New Mexico. Uno scenario così limpido ed essenziale sembra portare sollievo sia all'autore che al suo eroe che riuscirà finalmente a liberarsi dal gabbione estetico ed esistenziale che lo imprigiona da troppo tempo, dandogli l'opportunità di iniziare un'esistenza più accettabile.
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weach
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domenica 10 giugno 2012
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una grande finestra ricolma di aria fresca
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definitivo
Una boccata di aria fresa
una storia scritta con Umberto Catorelli oltre alla stretta collaborazione di Sean Penn, attore sempre alla ricerca di nuove sfide.
Perché una storia nel Tennessee?Solo perche è terra lontana ?Un fliml dalla patina poco italiana che genera compiacimento per una nostra regista talentuoso dietra alla macchina da presa.
Ma le radici partenopee non le dimentica Paolo Sorrentino , basta pensare al primo dialogo del film ." quando ho fatto il bagno a Posillipo ti hanno rubato scarpe e vestiti"Napoli è una citta violenta"
Tutti alla ricerca di qualcosa che non quadra nel film ? Ma cosa non quadra?Eppure il film è un grande discorso esistenziale pieno del sentire della vita, della morte , del dolore ,dell'amore ,dell'amicizia ,della famiglia e della musica.
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definitivo
Una boccata di aria fresa
una storia scritta con Umberto Catorelli oltre alla stretta collaborazione di Sean Penn, attore sempre alla ricerca di nuove sfide.
Perché una storia nel Tennessee?Solo perche è terra lontana ?Un fliml dalla patina poco italiana che genera compiacimento per una nostra regista talentuoso dietra alla macchina da presa.
Ma le radici partenopee non le dimentica Paolo Sorrentino , basta pensare al primo dialogo del film ." quando ho fatto il bagno a Posillipo ti hanno rubato scarpe e vestiti"Napoli è una citta violenta"
Tutti alla ricerca di qualcosa che non quadra nel film ? Ma cosa non quadra?Eppure il film è un grande discorso esistenziale pieno del sentire della vita, della morte , del dolore ,dell'amore ,dell'amicizia ,della famiglia e della musica.
the .must be the Place
di Paolo Sorrentino-anno di produzione 2011 è entrato nel mio cuore
Parliamo di sensibilità allo stato puro senza spazio per l'intelletto ?
Forse di un movimento energetico che ci rapisce nel suo inteso "rumore d'amore"?
Sono solo due ore armoniche, malinconiche, appassionate,struggenti?
Il protagonista è alla ricerca dell'amore che non ha potuto avere o dare mentre ascolta un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale?
Si intravede sullo sfondo una società arida , senza ethos ne pathos , dove si contrappone una spiritualità battagliera che non accetta di essere fagocitata da un motu di dissoluzione ; una spiritualità che si aggrappa ad un valore non manipolabile “ la capacità di "sentire ". Alla fine del film qualcosa mi si è incollata all'anima; in quell' attimo, ho sentito sussurri e grida insieme ed un movimento energetico che mi a invitato a ricercare una risonanza con questa splendida opera.
Non tutto deve avere un senso ; si può anche essere semplicemente osservatori di accadimenti che ci capitano addosso.
Non tutto deve avere indirizzo, proposito,messaggio, magari può essere un semplice esercizio di stasi volta ad assimilare una profondità che si è persa.
La dilatazione dello spazio e del tempo nell'opera di Sorrentino confluisce in un luogo indeterminato dove tutto può evolvere verso una crescita.
Ma non basta .
Come non apprezzare la sinergia che si fa assaporare fra suoni ed immagini??
Questo film è contesto dove si ramifica idee e propositi; dove una metamorfosi dovrebbe procedere; mentre si snoda la pellicola"restano tanti lumicini"come delle bolle di idee ,pensieri abbozzati che potrebbero fruttificare ;queste bolle di idee, abbozzi, quando fruttificano possono divenire un bagliore di luce cristallina ed il sogno divenire vivida realtà.
Quando sono uscito dalla sala cinematografica ho detto: finalmente ho aperto una finestra grande che mi ha messo in armonia con il mondo.......non è poco.
grazie
buona visione
weach illuminati
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weach
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domenica 10 giugno 2012
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una finestra grande piena di aria fresca
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Una boccata di aria fresa
una storia scritta con Umberto Catorelli ollre alla stretta collaborazione di Sean Penn, attore sempre alla ricerca di nuove sfide.
Perché una storia nel Tennessee?Solo perche è terra lontana ?Appantemente film poco italiano che genera compiacimento nel vedere un regista Italiano dietra alla macchina con talentuoso regista.Ma le radici partenopee non le dimentica Paolo Sorrentino , basta pensare al primo dialogo del film ." quando o fatto il bagno a Posillipo ti hanno rubato scarpe e vestiti"Napoli è una citta violenta"
Tutti alla ricerca di qualcosa che non quadra nel fim ? Ma cosa non quadra?Eppure il film è un grande discorso esistenziale pieno del sentire della vita, della morte , del dolore ,dell 'amore ,dell'amicizia ,della famiglia e della musica
the .
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Una boccata di aria fresa
una storia scritta con Umberto Catorelli ollre alla stretta collaborazione di Sean Penn, attore sempre alla ricerca di nuove sfide.
Perché una storia nel Tennessee?Solo perche è terra lontana ?Appantemente film poco italiano che genera compiacimento nel vedere un regista Italiano dietra alla macchina con talentuoso regista.Ma le radici partenopee non le dimentica Paolo Sorrentino , basta pensare al primo dialogo del film ." quando o fatto il bagno a Posillipo ti hanno rubato scarpe e vestiti"Napoli è una citta violenta"
Tutti alla ricerca di qualcosa che non quadra nel fim ? Ma cosa non quadra?Eppure il film è un grande discorso esistenziale pieno del sentire della vita, della morte , del dolore ,dell 'amore ,dell'amicizia ,della famiglia e della musica
the .must be the Place
di Paolo Sorrentino-anno di produzione 2011 è entrato nel mio cuore
Parliamo di sensibilità allo stato puro senza spazio per l'intelletto ?
Forse di un movimento energetico che ci rapisce nel suo inteso "rumore d'amore"?
Sono solo due ore armoniche, malinconiche, appassionate,struggenti?
Il protagonista è alla ricerca dell'amore che non ha potuto avere o dare mentre ascolta un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale?
Si intravede sullo sfondo una società arida , senza ethos ne pathos , dove si contrappone una spiritualità battagliera che non accetta di essere fagocitata da un motu di dissoluzione ; una spiritualità che si aggrappa ad un valore non manipolabile “ la capacità di "sentire ". Alla fine del film qualcosa mi si è incollata all'anima; in quell' attimo, ho sentito sossurri e grida insieme ed un movimento energetico che mi a invitato a ricercare una risonanza con questa splendida opera.
Non tutto deve avere un senso ; si può anche essere semplicemente osservatori di accadimenti che ci capitano addosso.
Non tutto deve avere indirizzo, proposito,messaggio, magari può essere un semplice esercizio di stasi volta ad assimilare una profondità che si è persa.
La dilatazione dello spazio e del tempo nell'opera di Sorrentino confluisce in un luogo indeterminato dove tutto può evolvere verso una crescita.
Ma non basta .
Come non apprezzare la sinergia che si fa assaporare fra suoni ed immagini??
Questo film è contesto dove si ramifica idee e propositi; dove una metamorfosi dovrebbe procedere; mentre si snoda la pellicola"restano tanti lumicini"come delle bolle di idee ,pensieri abbozzati che potrebbero fruttificare ;queste bolle di idee, abbozzi, quando fruttificano possono divenire un bagliore di luce cristallina ed il sogno divenire vivida realtà.
Quando sono uscito dalla sala cinematografica ho detto: finalmento ho aperto una finestra grande che mi ha messo in armonia con il mondo.......non è poco.
grazie
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weach illuminati
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weach
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mercoledì 6 giugno 2012
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giancarlo zappoli prego rispetta il mio impegno
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Amo il cinema, se si fa un poco di qualità, giuro, non fa male a nessuno.
Confido nella tu nota lungimiranza e senso di equità
weach
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mercoledì 6 giugno 2012
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e dio prima creò il sogno mentre a stento seguì la
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this must be the Placedi Paolo Sorrentino
-anno di produzione 2011
Parliamo di sensibilità allo stato puro senza spazio per l'intelletto ?
Forse di un movimento energetico che ci rapisce nel suo inteso "rumore d'amore"?
Sono solo due ore armoniche, malinconiche, appassionate,struggenti?
Il protagonista è alla ricerca dell'amore che non ha potuto avere o dare mentre ascolta un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale?
Tante domande, tante porte aperte; in realtà è un film minimalista molto efficace che ci abbracciatutti invitandoci a " viaggiare dentro noi stessi".
-Home is where i want to be-(la mia casa è dove voglio essere della canzone dei Talking Haed che da sapore all''opera di Paolo Sorrentino).
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this must be the Placedi Paolo Sorrentino
-anno di produzione 2011
Parliamo di sensibilità allo stato puro senza spazio per l'intelletto ?
Forse di un movimento energetico che ci rapisce nel suo inteso "rumore d'amore"?
Sono solo due ore armoniche, malinconiche, appassionate,struggenti?
Il protagonista è alla ricerca dell'amore che non ha potuto avere o dare mentre ascolta un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale?
Tante domande, tante porte aperte; in realtà è un film minimalista molto efficace che ci abbracciatutti invitandoci a " viaggiare dentro noi stessi".
-Home is where i want to be-(la mia casa è dove voglio essere della canzone dei Talking Haed che da sapore all''opera di Paolo Sorrentino).
Una canzone dei Talking Haed dice più meno cosi ;" E Dio prima creò il sogno mentre a stento seguì la realtà".
L'"apnea "esasperata di Cheyenne è quella di un giovane vecchio che fatica a dirige il suo passo, sospeso fra una realtà che lo sfiora e l'eco di una fiaba ammuffita che ancora lo avvolge : dentro c'e'un punk , la droga , la trasgressione, un occhiale da divo che lo nasconde dalla sua vera essenza , un' oscurità ricercata che obnubila il pensiero; la lentezza espositiva trova un punto di osservazione denso nel trucco da clown che in qualche modo assorbe tutta una generazione fatta di follie , eccessi, esasperazioni , musica ripetitiva ed ossessiva. Imbattibile Sean Penn che gioca mirabilmente nel ruolo di Cheyenne!!!!!!!!!.La storia di Cheyenne non ha analogie con "Il Divo", diverso l'argomento , differente il contesto e gli input; se proprio vogliamo collegarli possiamo solo dire che è un film di Paolo Sorrentino :basta.
Poi mi devo correggere , dopo una più attenta osservazione appaiono numerosi i punti di contatto: lo stile di Sorrentino richiama se stesso in quella tendenza ad isolare i personaggi dal contesto favorendone l'' introspezione ,riflessione , generando un mondo sospeso fra il surreale ed un passato che interagisce con il presente , una realtà apparentemente indeterminata che comunque alimenta ancora il pensiero in fieri ;strumentali sono l'uso dei primi piani che parlano spesso più della parola come del resto i silenzi che vengono disegnati e le inquadrature che si soffermano sugli occhi che osservano.Dopo la proiezione mi ha rapito una vibrazione intensa che si è incollata all'anima; in quell' attimo; cercando di non perdere quel movimento energetico sono cominciate le domande ed il film è entrato in "analisi ".
Il senso del film ? Non tutto deve avere un senso ; si può anche essere semplicemente osservatori di accadimenti che ci capitano addosso.
Non tutto deve avere indirizzo, proposito,messaggio, magari può essere un semplice esercizio di stasi volta ad assimilare una profondità che si è persa.
La dilatazione dello spazio e del tempo nell'opera di Sorrentino confluisce in un luogo indeterminato dove tutto può evolvere verso una crescita.
Apprezzabile la sinergia che si riesce a costruire fra suoni ed immagini.
Questo film è contesto dove si ramifica idee e propositi; dove una metamorfosi dovrebbe procedere; mentre si snoda la pellicola"restano tanti lumicini"come delle bolle di idee ,pensieri abbozzati che potrebbero fruttificare ;queste bolle di idee, abbozzi, quando fruttificano possono divenire un bagliore di luce cristallina ed il sogno divenire vivida realtà.
Ma quando il sogno diviene vivida realtà? Solo nell'attimo in cui il contenitore fatuo svanisce ed i cimeli del passato, coccolati da Cheyenne con dedizione ipnotizzante , come per incanto, perdono forma e sostanza; in quell'attimo ,il tempo di un battito d'ali di una farfalla,il clown vede riaffiorare la sua completezza sopita mentre si strucca;l'apparenza evapora e la sostanza riaffiora come un bagliore di luce cristallina.
Restano tanti "lumicini", apparentemente generici o trattati con troppo pudore; ma non è così, si scivola sul molto per apprezzarne i primi sapori, per poi gettarsi dentro una cascata turbinosa ,la vita!!!
In apparenza"frigido" questo this must be the Place , è invece severissimo nella denuncia contro la società occidentale che palesa il suo degrado , putridume, avidità maniacale: lascio a voi i moltissimi richiami lanciati un poco ovunque nella pellicola.
Il clown senza trucco è ora un uomo ? Forse,ma potrebbe nuovamente smarrire la via e cadere ancora nell'incantesimo:la regia sembra concedere una lettura di evoluzione: la metamorfosi dovrebbe procedere. Alla fine parliamone bene , molto bene di questa ultima opera di Paolo Sorrentino,una fucina di esperimenti,un intelligente brodo primordiale dove si ramificano idee e propositi.
Un progetto di fiore sembra sbocciare.
Vale sicuramente quattro stelle d'oro , tutto da vedere !!!!!
Buona visione
weach illuminati
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franto70
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sabato 5 maggio 2012
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uno strano film di sorrentino
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Lento e pesante, ma rimane sicuramente nel cuore.
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paolini73
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lunedì 30 aprile 2012
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sean penn
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Attore estremamente sottovalutato.All'altezza del giovane Bob De Niro anche questa volta da il massimo di se stesso.
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