filippo gini
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sabato 11 febbraio 2012
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una vita deve avere uno scopo più alto
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E’ un film buio e opprimente, come la demenza senile che ha colto Margareth Thatcher, e spazia continuamente tra l’intimo di casa sua, con la faccia scenicamente “imbambolata” di Meryl Streep che riempie in tutti i sensi lo schermo, e l’epopea della carriera pubblica della lady di ferro. Più che il suo ferro nel film risaltano la tenerezza di un’anziana e i suoi principi, quelli a cui fu educata, l’ambizione e più ancora il senso del dovere far qualcosa per la sua nazione. “Se vuoi cambiare il Paese guidalo!” le dissero i consiglieri del partito conservatore. Il buio e l’oppressione derivano da tutti i ricordi di vita pubblica che la assalgono nel chiuso di casa sua, la perseguitano anche, ha tutto il passato addosso, così da sembrare altro rispetto ad avvenimenti di successo.
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E’ un film buio e opprimente, come la demenza senile che ha colto Margareth Thatcher, e spazia continuamente tra l’intimo di casa sua, con la faccia scenicamente “imbambolata” di Meryl Streep che riempie in tutti i sensi lo schermo, e l’epopea della carriera pubblica della lady di ferro. Più che il suo ferro nel film risaltano la tenerezza di un’anziana e i suoi principi, quelli a cui fu educata, l’ambizione e più ancora il senso del dovere far qualcosa per la sua nazione. “Se vuoi cambiare il Paese guidalo!” le dissero i consiglieri del partito conservatore. Il buio e l’oppressione derivano da tutti i ricordi di vita pubblica che la assalgono nel chiuso di casa sua, la perseguitano anche, ha tutto il passato addosso, così da sembrare altro rispetto ad avvenimenti di successo. Il reportage delle apparizioni pubbliche sembra del tutto macchiettistico, con quegli abiti e acconciature che pure sono propri di quegli anni e del personaggio, ma quel portamento da generale col nugolo di followers ... I ricordi sembrano pure voler essere delle ancore a cui la povera mente si affida, come è un’àncora la presenza immaginaria di suo marito che continua a consigliarla con aria scanzonata e del quale si ostina a tenere i vestiti e le scarpe. Eppure è lui o il suo ricordo a dirle “Cosa fai? Non è da te ricordare”. A condurla in questo stato potrebbero essere stati “tutti gli anni passati a prendere decisioni forti … da sola come hai sempre fatto”.
Non è ben chiaro, ed è il limite del film, se la regista Phyllida Lloyd voleva raccontarci la Thatcher politica oppure una storia intima di un’anziana stanca (dovrebbe avere oggi 77 anni). E’ positivo che ne risulti una persona che entrò in politica per i suoi sani principi (“Quelli che hanno un vantaggio sono obbligati a rimboccarsi le maniche” o “Non conta ciò che si è stati ma quello che si può diventare”) e per le qualità che sapeva di avere, per il fegato (“gli uomini non ce l’hanno…”), e perché “una vita deve avere uno scopo più alto”, cose non tutte riscontrabili nei politici a noi vicini. Non risulta liberatorio dal buio e dall’oppressione, e forse è una fantasia della regista, che nel finale la Thatcher-Streep (attrice di smisurata bravura, che deve aver tenuto la massima disciplina a stare nei panni che la scenografia le ha imposto) metta in sacchi della spazzatura tutti gli indumenti del marito e ne scacci l’immagine: è inverosimile che una mente prostrata si liberi così facilmente dei suoi pesi.
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angelo umana
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mercoledì 7 marzo 2012
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una vita deve avere uno scopo più alto
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E’ un film buio e opprimente, come la demenza senile che ha colto Margareth Thatcher, spazia continuamente tra l’intimo di casa sua, con la faccia scenicamente “imbambolata” di Meryl Streep che riempie in tutti i sensi lo schermo e l’epopea della carriera pubblica della lady di ferro. Più che il suo ferro nel film risaltano la tenerezza di un’anziana e i suoi principi, quelli a cui fu educata, l’ambizione e più ancora il senso del dovere far qualcosa per la sua nazione. “Se vuoi cambiare il Paese guidalo!” le dissero i consiglieri del partito conservatore. Il buio e l’oppressione derivano da tutti i ricordi di vita pubblica che la assalgono nel chiuso di casa sua, la perseguitano anche, ha tutto il passato addosso, così da sembrare altro rispetto ad avvenimenti di successo.
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E’ un film buio e opprimente, come la demenza senile che ha colto Margareth Thatcher, spazia continuamente tra l’intimo di casa sua, con la faccia scenicamente “imbambolata” di Meryl Streep che riempie in tutti i sensi lo schermo e l’epopea della carriera pubblica della lady di ferro. Più che il suo ferro nel film risaltano la tenerezza di un’anziana e i suoi principi, quelli a cui fu educata, l’ambizione e più ancora il senso del dovere far qualcosa per la sua nazione. “Se vuoi cambiare il Paese guidalo!” le dissero i consiglieri del partito conservatore. Il buio e l’oppressione derivano da tutti i ricordi di vita pubblica che la assalgono nel chiuso di casa sua, la perseguitano anche, ha tutto il passato addosso, così da sembrare altro rispetto ad avvenimenti di successo. Il reportage delle apparizioni pubbliche sembra del tutto macchiettistico, con quegli abiti e acconciature che pure sono propri di quegli anni e del personaggio, ma quel portamento da generale col nugolo di followers ... ?! I ricordi sembrano pure voler essere delle ancore a cui la povera mente si affida, come è un’àncora la presenza immaginaria di suo marito che continua a consigliarla con aria scanzonata e del quale si ostina a tenere i vestiti e le scarpe. Eppure è lui o il suo ricordo a dirle “Cosa fai? Non è da te ricordare”. A condurla in questo stato potrebbero essere stati “tutti gli anni passati a prendere decisioni forti … da sola come hai sempre fatto”.
Non è ben chiaro, ed è il limite del film, se la regista Phyllida Lloyd voleva raccontarci la Thatcher politica oppure una storia intima di un’anziana stanca (dovrebbe avere oggi 77 anni): non è documentario, non è romanzo e nemmeno biografia. E’ positivo che ne risulti una persona che entrò in politica per i suoi sani principi (“Quelli che hanno un vantaggio sono obbligati a rimboccarsi le maniche” o “Non conta ciò che si è stati ma quello che si può diventare”) e per le qualità che sapeva di avere, per il fegato (“gli uomini non ce l’hanno…”), e perché “una vita deve avere uno scopo più alto”, cose non tutte riscontrabili nei politici a noi vicini. Non risulta liberatorio dal buio e dall’oppressione, e forse è una fantasia della regista, che nel finale la Thatcher-Streep (attrice di smisurata bravura, che deve aver tenuto la massima disciplina a stare nei panni che la regia le ha imposto) metta in sacchi della spazzatura tutti gli indumenti del marito e ne scacci l’immagine: è inverosimile che una mente prostrata si liberi così facilmente dei suoi pesi.
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zoom e controzoom
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lunedì 6 febbraio 2012
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e' più l'ambizione che l'ideale a fare la politica
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Uomini e donne sono molto spesso fortemente sostenuti da eguali debolezze più che da forti ideali d'amor patrio quando scendono nel campo politico trovando la forza per imporre la proprie scelte sulla testa dei popoli. Il film biografico sulla Lady di ferro, inizia emanando una tristezza insaziabile sulla realtà della vecchiaia, ma alla fine del suo percorso, di quella tristezza, anzichè la pena, rimane un altro aspetto : l'inutilità di tanta ambizione al cospetto di cotanta inesorabile demenza. La vita della vecchia Lady è permeata dalla tristezza e sarebbe insopportabile, come si sentisse l'odore della vecchiaia, se la lentezza del ritmo, non fosse sostenuta e contrastata da una splendida fotografia curata nei minimi particolari, scolpendo ugualmente i primi piani e i gruppi.
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Uomini e donne sono molto spesso fortemente sostenuti da eguali debolezze più che da forti ideali d'amor patrio quando scendono nel campo politico trovando la forza per imporre la proprie scelte sulla testa dei popoli. Il film biografico sulla Lady di ferro, inizia emanando una tristezza insaziabile sulla realtà della vecchiaia, ma alla fine del suo percorso, di quella tristezza, anzichè la pena, rimane un altro aspetto : l'inutilità di tanta ambizione al cospetto di cotanta inesorabile demenza. La vita della vecchia Lady è permeata dalla tristezza e sarebbe insopportabile, come si sentisse l'odore della vecchiaia, se la lentezza del ritmo, non fosse sostenuta e contrastata da una splendida fotografia curata nei minimi particolari, scolpendo ugualmente i primi piani e i gruppi. Le luci accarezzano, fanno emergere, sprofondare diversificando i piani di attenzione, ombreggiano volti o sfondi ed al cambio di scena, nei vari passaggi temporali dal presente al ricordo, la tonalità varia tra i toni più caldi o più freddi per conformarsi maggiormente al reale nelle scene di gruppo per le masse o dove nelle masse la Lady si va a presentare; è la fotografia che rende sopportabile quella lenta decadenza. Poi, il ritmo muta nel ricordo, gli eventi assumono il ritmo sostenuto del reale, degli scontri tra gli uomini oppressi e per la ferocia degli uomini politici, quelli che comandano e, seppur inglesi, non si risparmiano sceneggiate quasi oscene se si considera la strarippante presenza maschile quando la Lady con loro si confronta in parlamento. Il ritmo cambia notevolmente durante lo svolgersi del racconto e se all'inizio non è immediato il rapporto realtà/sogno, poi questo si scioglie secondo un dettame ripetitivo che si inserisce in modo fluido negli altri passaggi degli altri salti temporali. Grande il trucco maestrale che imbolsisce e toglie vigore a Meryl Streep, non degnamente sostituita nell'espressività fisica dalla sua alter-ego giovane pulzella. Molto godibile la colonna sonora che alternando momenti suggeriti a momenti celebrativi, collabora non poco a sostenere il ritmo. Buon ultimo, ma non ultimo il marito: figura fuori dalle righe, angelo o anima, memoria o giullare, coscienza o buffone ? Eppure è perfettamente inserito con la sua utilità in un incredibile equilibrio di sapore intimamente domestico/affettivo : assume da subito l'aspetto di ectoplasma più che di umano, per cui non era necessaria quella fine attraverso una luminosità celestiale che proprio non ha alcun aggancio con la poetica del ricordo e della mancanza di un affetto, ma molta di più con un serial di angeli e diavoli con super poteri, piuttosto che con le presenti debolezze umane.
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