marcof50
|
mercoledì 9 maggio 2012
|
semplice e poetico, manca solo un sorriso
|
|
|
|
Una storia semplice, ben racontata, quasi una poesia.
Mi lascia stupito la dignità dei personaggi che vivono in un mondo difficile ma non ostile.
Manca solo un sorriso, ma è nello stile del regista .
Peccato che il titolo riveli la chisura del film.
andrea
un'osservazione : molti che commentano si limitano a raccontare il soggetto, la trama , le scene,
ma non esprimono le loro sensazioni, le emozioni che hanno dal film e anche quello che il film gli lascia .
|
|
[+] lascia un commento a marcof50 »
[ - ] lascia un commento a marcof50 »
|
|
d'accordo? |
|
matteodimaria
|
martedì 1 maggio 2012
|
l'inconfondibile tocco di aki
|
|
|
|
Marcel Marx (Andrè Wilms), elegante lustrascarpe con un passato da clochard parigino, vive con la moglie Arletty (Kati Outinen) in un quartiere di Le Havre.
I pochi soldi che riesce a tirare su permettono ad entrambi di condurre una vita umile ai limiti della povertà. Quando all'improvviso Arletty si ammala, Marcel incontra Idrissa (Blondin Miguel), giovane clandestino scappato alle autorità francesi. Così nel film si tessano una tragedia personale e il dramma di un ragazzo in cerca di un posto migliore.
Scritto dallo stesso Aki Kaurismaki 3 anni prima di cominciare a produrlo, Miracolo a le Havre è un opera asciutta ed essenziale, che fa riflettere sull'attuale diseguaglianza sociale ed economica presente nei paesei europei.
[+]
Marcel Marx (Andrè Wilms), elegante lustrascarpe con un passato da clochard parigino, vive con la moglie Arletty (Kati Outinen) in un quartiere di Le Havre.
I pochi soldi che riesce a tirare su permettono ad entrambi di condurre una vita umile ai limiti della povertà. Quando all'improvviso Arletty si ammala, Marcel incontra Idrissa (Blondin Miguel), giovane clandestino scappato alle autorità francesi. Così nel film si tessano una tragedia personale e il dramma di un ragazzo in cerca di un posto migliore.
Scritto dallo stesso Aki Kaurismaki 3 anni prima di cominciare a produrlo, Miracolo a le Havre è un opera asciutta ed essenziale, che fa riflettere sull'attuale diseguaglianza sociale ed economica presente nei paesei europei.
La messa in scena del film richiama il neorealismo italiano del duo De Sica/ Zavattini e sembra voglia dimostrare che i miracoli possono succedere persino fuori da Milano.
Le Havre è la città perfetta per questo gioiellino, i colori di questa cittadina del Nord, il suo porto, i suoi tunnel e le sue taverne calzano a pennello con l'argomento trattato nella pellicola (tema sviluppato recentemente anche da Crialese, in un opera più drammatica e cruda -Terraferma-). Gli interni delle case spoglie, i colori stravaganti delle pareti dei locali sono in perfetto stile Kaurismaki, così come anche le tante riprese frontali ed il montaggio limpido.
I protagonisti della vicenda si muovono con grande naturalezza in questi luoghi recitando dialoghi ridotti all'osso, sostanziali e talvolta rigorosi, come quando Marcel dice ad Idrissa di non piangere perchè non serve a niente.
In questa frase c'è tutto l'essenziale cinema di Kaurismaki, che non si perde mai in un bicchier d'acqua ma arriva sempre dritto al traguardo, attraverso una trama ed una tecnica precisa.
Questa è l'abilità dell'autore.
Per lui, i quattro personaggi principali sono sufficenti a raccontare un problema complesso che in Europa sussiste da decenni, quello della clandestinità. Ma proprio quello che fa di "Miracolo a Le Havre" un film di rara bellezza è lo stile umanistico e surreale con cui si affronta il tema, questa insistente voglia di giustizia, di democrazia, di parità di diritti, che ci martella per tutto il film fino all'inaspettato finale.
In quest'opera poetica, però, non c'è solo questo, c'è tempo anche per distendersi, commuoversi, divertirsi, canticchiare e poi ...poi un cancro che svanisce ed un ciliegio in fiore come ultima fotografia di questo piccolo miracolo di celluloide. Perchè nei film di Kaurismaki tutto è concesso: anche i miracoli.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a matteodimaria »
[ - ] lascia un commento a matteodimaria »
|
|
d'accordo? |
|
kondor17
|
martedì 10 aprile 2012
|
stucchevole
|
|
|
|
Memore dell'uomo senza passato, mi sono avvicinato a questo film con spasimante attesa. Speravo di rivedere lo stile sobrio, acquerellato, caratteristico del maestro. E invece mi sono imbattuto nel museo delle cere: troppo lento, troppo statico, troppo prevedibile. Mika ogni tanto mette la sua firma con autentici colpi d'artista, quale egli indubbiamente è, ma il buonismo eccessivo e il surreale miracolismo sinceramente da lui non me li aspettavo. Per rispetto di un regista che stimo molto, l'ho visto fino alla fine, ma mi ha deluso e stufato. Finale, tra l'altro, più che scontato. Non critico l'artista, ma la sua opera in questione.
|
|
[+] lascia un commento a kondor17 »
[ - ] lascia un commento a kondor17 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
giovedì 5 aprile 2012
|
un poliziotto con il cuore
|
|
|
|
un aspetto sul quale mi soffermerei a proposito di questo film è l'inatteso tentativo di dare un volto umano e compassionevole ad un esponente delle forze dell'ordine, mi ha colpito questo dettaglio perchè ho visto questo film al termine di una giornata nella quale avevo fatto tutt'altro tipo di considerazioni sui tutori dell'ordine e della giustizia. Insegno in un istituto professionale e ho organizzato per la mattinata la visione di "un mondo perfetto" finalizzata alla riflessione sulla difficoltà che nasce quando si tenta di esercitare con la forza la giustizia. Al ritorno in classe abbiamo avuto la sorpresa di trovarci di fronte il nucleo antidroga con unità cinofila impegnato a reprimere l'uso di stupefacenti con iniziative di
[+]
un aspetto sul quale mi soffermerei a proposito di questo film è l'inatteso tentativo di dare un volto umano e compassionevole ad un esponente delle forze dell'ordine, mi ha colpito questo dettaglio perchè ho visto questo film al termine di una giornata nella quale avevo fatto tutt'altro tipo di considerazioni sui tutori dell'ordine e della giustizia. Insegno in un istituto professionale e ho organizzato per la mattinata la visione di "un mondo perfetto" finalizzata alla riflessione sulla difficoltà che nasce quando si tenta di esercitare con la forza la giustizia. Al ritorno in classe abbiamo avuto la sorpresa di trovarci di fronte il nucleo antidroga con unità cinofila impegnato a reprimere l'uso di stupefacenti con iniziative di questo tipo, qualche grammo di fumo e cinque ragazzi segnalati, gli auguri pasquali che le nostre istituzioni hanno regalato agli sfortunati alunni di un cadente e tetro istituto di provincia, ma anche un contributo per continuare la riflessione iniziata con il film di Estwood al quale ho deciso di accostare in contrappunto il miracolo di kaurismaki
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
chaoki21
|
domenica 1 aprile 2012
|
una favola moderna
|
|
|
|
Ce ne sono pochi di film belli in giro e questo lo è veramente ...è una favola moderna che fotografa la società mi è piaciuto il fatto che sia girato come se i protagonisti vivessero negli anni sessanta ma sottolineano sempre l'attualità dell'argomento facendoci ben notare che usano l'euro che contrasta non poco con i vestiti, le auto e il contesto sociale .
[+]
Ce ne sono pochi di film belli in giro e questo lo è veramente ...è una favola moderna che fotografa la società mi è piaciuto il fatto che sia girato come se i protagonisti vivessero negli anni sessanta ma sottolineano sempre l'attualità dell'argomento facendoci ben notare che usano l'euro che contrasta non poco con i vestiti, le auto e il contesto sociale . I personaggi sono bellissimi sono come uno se li aspetta cioè un uomo onesto irreprensibile che vuole salvare un bambino solo e spaventato aiutato dalla moglie vero pilastro della famiglia e tutti gli altri partendo dall'ispettore di polizia un classico della cinematografia i silenzi le pause e gli sguardi tra i protagonisti sono veramente una goduria...fateci caso !!!
[-]
[+] nn s cm h ftt a tglr l prl
(di kondor17)
[ - ] nn s cm h ftt a tglr l prl
|
|
[+] lascia un commento a chaoki21 »
[ - ] lascia un commento a chaoki21 »
|
|
d'accordo? |
|
osteriacinematografo
|
domenica 1 aprile 2012
|
la poesia surreale di kaurismaki
|
|
|
|
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione.
[+]
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale. Nel tempo breve di poche sequenze, due avvenimenti scuotono la routine dell’uomo: la malattia di Arrietty, più grave di quanto egli stesso immagini, e la conoscenza di Idrissa, un ragazzino africano sbarcato clandestinamente in Francia. Mentre la compagna è costretta al ricovero in ospedale per curarsi, Marcel trova un motivo importante nella storia di Idrissa, scovato dalla polizia in un container diretto in Inghilterra, dove vive sua madre. Il ragazzino è scappato e la Gendarmerie è sulle sue tracce, e così Marcel decide prima di nasconderlo e sfamarlo, e poi di fare in modo che completi quel disumano viaggio intrapreso in Africa. Per realizzare il suo piano, Marcel si avvale della collaborazione dei propri amici e vicini di casa: la fornaia, il fruttivendolo, la fidata barista, un clandestino che vive in Francia sotto mentite spoglie, e persino un ombroso e incalzante investigatore dal doppio volto. Ne scaturisce un quadro denso di umanità, fatto di persone che conducono esistenze umili ma vere, capaci di sostenersi reciprocamente in caso di bisogno, legate a codici di fratellanza che sfuggono all’odierna società asettica e indifferente. Andrè Wilms interpreta Marcel Marx con commovente sensibilità, prestando al personaggio ogni piega o ruga del viso e uno sguardo profondo come il mare che lo bracca, tutto intorno; Marcel si sposta lungo il porto, fra le osterie e i mille volti della stazione col piglio di chi sente proprio il contesto che lo circonda e lo stringe a sé come un vecchio amico. Da evidenziare anche la prova di Jean-Pierre Darroussin nei panni dell’implacabile investigatore: l’ispettore Monet rappresenta simbolicamente la personificazione di un potere avverso, il nemico del popolo, l’uomo nero da temere, schivare, ghettizzare; ma dietro la maschera che il sistema gli assegna si nasconde un uomo solo e sofferente, che cerca di avvicinarsi alla gente, di aiutare quegli umili da cui forse anch’egli proviene, senz’abbandonare l’aplomb impassibile del suo personaggio, assecondando in superficie il volere superiore di un prefetto invisibile e divinizzato. Il film di Aki Kaurismaki è pura poesia: il regista finlandese utilizza un linguaggio scarno per privilegiare una storia che rappresenta la realtà senza i fronzoli estetici dell’ipocrisia, e descrive l’amore come il frutto quotidiano della convivenza e della condivisione, come la somma autentica di gesti e parole che legano indissolubilmente quanti hanno la forza e il coraggio di donarsi lealmente e nella reciprocità, oltre i condizionamenti dell’apparenza. “Miracolo a Le Havre” sembra muoversi sulla falsa riga di “Vita da bohème”, l’altro film francese di Kaurismaki, e mostra una speranza nuova e antichissima, come quella tracciata dai passaggi e dalle atmosfere surreali di Vittorio De Sica, come quella di una donna che decide di vivere per il suo uomo o di un ciliegio che esplode i propri germogli nel grigiore cementificato di un’esistenza dura ma possibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a osteriacinematografo »
[ - ] lascia un commento a osteriacinematografo »
|
|
d'accordo? |
|
pressa catozzo
|
sabato 31 marzo 2012
|
difficoltà
|
|
|
|
uno dei tanti film che narrano la difficoltà di condividere la difficoltà di vivere del momento. Serve solo a chi crede nella convivenza. Lavoro indipendente di ottima fattura e eccellente interpretazione.
[+] difficoltà di condividere la difficoltà di vivere
(di kondor17)
[ - ] difficoltà di condividere la difficoltà di vivere
|
|
[+] lascia un commento a pressa catozzo »
[ - ] lascia un commento a pressa catozzo »
|
|
d'accordo? |
|
filippo gini
|
venerdì 30 marzo 2012
|
la speranza trasognata di kaurismaki
|
|
|
|
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale.
[+]
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale.
Nel tempo breve di poche sequenze, due avvenimenti scuotono la routine dell’uomo: la malattia di Arrietty, più grave di quanto egli stesso immagini, e la conoscenza di Idrissa, un ragazzino africano sbarcato clandestinamente in Francia. Mentre la compagna è costretta al ricovero in ospedale per curarsi, Marcel trova un motivo importante nella storia di Idrissa, scovato dalla polizia in un container diretto in Inghilterra, dove vive sua madre. Il ragazzino è scappato e la Gendarmerie è sulle sue tracce, e così Marcel decide prima di nasconderlo e sfamarlo, e poi di fare in modo che completi quel disumano viaggio intrapreso in Africa. Per realizzare il suo piano, Marcel si avvale della collaborazione dei propri amici e vicini di casa: la fornaia, il fruttivendolo, la fidata barista, un clandestino che vive in Francia sotto mentite spoglie, e persino un ombroso e incalzante investigatore dal doppio volto.
Ne scaturisce un quadro denso di umanità, fatto di persone che conducono esistenze umili ma vere, capaci di sostenersi reciprocamente in caso di bisogno, legate a codici di fratellanza che sfuggono all’odierna società asettica e indifferente. Andrè Wilms interpreta Marcel Marx con commovente sensibilità, prestando al personaggio ogni piega o ruga del viso e uno sguardo profondo come il mare che lo bracca, tutto intorno; Wilms si muove fra il porto, le osterie e i mille volti della stazione col piglio di chi sente proprio il contesto che lo circonda e lo stringe a sé come un vecchio amico. Da evidenziare anche la prova di Jean-Pierre Darroussin nei panni dell’implacabile investigatore: l’ispettore Monet rappresenta simbolicamente la personificazione di un potere avverso, il nemico del popolo, l’uomo nero da temere, schivare, ghettizzare; ma dietro la maschera che il sistema gli assegna si nasconde un uomo solo e sofferente, che cerca di avvicinarsi alla gente, di aiutare quegli umili da cui forse anch’egli proviene, senz’abbandonare l’aplomb impassibile del suo personaggio, assecondando in superficie il volere superiore di un prefetto invisibile e divinizzato.
Il film di Aki Kaurismaki è pura poesia: il regista finlandese utilizza un linguaggio scarno per privilegiare una storia che rappresenta la realtà senza i fronzoli estetici dell’ipocrisia, e descrive l’amore come il frutto quotidiano della convivenza e della condivisione, come la somma autentica di gesti e parole che legano indissolubilmente quanti hanno la forza e il coraggio di donarsi lealmente e nella reciprocità, oltre i condizionamenti dell’apparenza.
“Miracolo a Le Havre” sembra muoversi sulla falsa riga di “Vita da boheme”, l’altro film francese di Kaurismaki, e mostra una speranza nuova e antichissima, come quella tracciata dai passaggi e dalle atmosfere surreali di Vittorio De Sica, come quella di una donna che decide di vivere per il suo uomo o di un ciliegio che esplode i propri germogli nel grigiore cementificato di un’esistenza dura ma possibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo gini »
[ - ] lascia un commento a filippo gini »
|
|
d'accordo? |
|
filippo gini
|
venerdì 30 marzo 2012
|
la speranza trasognata di kaurismaki
|
|
|
|
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale.
[+]
Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale.
Nel tempo breve di poche sequenze, due avvenimenti scuotono la routine dell’uomo: la malattia di Arrietty, più grave di quanto egli stesso immagini, e la conoscenza di Idrissa, un ragazzino africano sbarcato clandestinamente in Francia. Mentre la compagna è costretta al ricovero in ospedale per curarsi, Marcel trova un motivo importante nella storia di Idrissa, scovato dalla polizia in un container diretto in Inghilterra, dove vive sua madre. Il ragazzino è scappato e la Gendarmerie è sulle sue tracce, e così Marcel decide prima di nasconderlo e sfamarlo, e poi di fare in modo che completi quel disumano viaggio intrapreso in Africa. Per realizzare il suo piano, Marcel si avvale della collaborazione dei propri amici e vicini di casa: la fornaia, il fruttivendolo, la fidata barista, un clandestino che vive in Francia sotto mentite spoglie, e persino un ombroso e incalzante investigatore dal doppio volto.
Ne scaturisce un quadro denso di umanità, fatto di persone che conducono esistenze umili ma vere, capaci di sostenersi reciprocamente in caso di bisogno, legate a codici di fratellanza che sfuggono all’odierna società asettica e indifferente. Andrè Wilms interpreta Marcel Marx con commovente sensibilità, prestando al personaggio ogni piega o ruga del viso e uno sguardo profondo come il mare che lo bracca, tutto intorno; Wilms si muove fra il porto, le osterie e i mille volti della stazione col piglio di chi sente proprio il contesto che lo circonda e lo stringe a sé come un vecchio amico. Da evidenziare anche la prova di Jean-Pierre Darroussin nei panni dell’implacabile investigatore: l’ispettore Monet rappresenta simbolicamente la personificazione di un potere avverso, il nemico del popolo, l’uomo nero da temere, schivare, ghettizzare; ma dietro la maschera che il sistema gli assegna si nasconde un uomo solo e sofferente, che cerca di avvicinarsi alla gente, di aiutare quegli umili da cui forse anch’egli proviene, senz’abbandonare l’aplomb impassibile del suo personaggio, assecondando in superficie il volere superiore di un prefetto invisibile e divinizzato.
Il film di Aki Kaurismaki è pura poesia: il regista finlandese utilizza un linguaggio scarno per privilegiare una storia che rappresenta la realtà senza i fronzoli estetici dell’ipocrisia, e descrive l’amore come il frutto quotidiano della convivenza e della condivisione, come la somma autentica di gesti e parole che legano indissolubilmente quanti hanno la forza e il coraggio di donarsi lealmente e nella reciprocità, oltre i condizionamenti dell’apparenza.
“Miracolo a Le Havre” sembra muoversi sulla falsa riga di “Vita da boheme”, l’altro film francese di Kaurismaki, e mostra una speranza nuova e antichissima, come quella tracciata dai passaggi e dalle atmosfere surreali di Vittorio De Sica, come quella di una donna che decide di vivere per il suo uomo o di un ciliegio che esplode i propri germogli nel grigiore cementificato di un’esistenza dura ma possibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo gini »
[ - ] lascia un commento a filippo gini »
|
|
d'accordo? |
|
molenga
|
lunedì 26 marzo 2012
|
solidaretà al calvados
|
|
|
|
Marcel vive facendo il lustrascarpe alla stazione di Le Havre: ha una casetta nei bassifondi che divide con la moglie finlandese( la fiammiferaia di Kaurismaki) e una cagna, laika. Un giorno la sua vita cambia: la moglie è gravemente malata e si ritrova a far da tutore a un piccolo clandetino ricercato, il quale ha come unico desiderio raggiungere la madre a Londra; con la colaborazione di tutto il quartiere Marcel riuscirà ad aiutare il picolo e la sua generosità verrà premiata da un vero e proprio miracolo, la guarigione della moglie.
Film sulla solidarietà che profuma d'Italia, già dal titolo, una storia molto bella, qua e là poco credibile- ma non è importante-, sempre delicata, sulle picole vite rese grandi dalla generosità.
[+]
Marcel vive facendo il lustrascarpe alla stazione di Le Havre: ha una casetta nei bassifondi che divide con la moglie finlandese( la fiammiferaia di Kaurismaki) e una cagna, laika. Un giorno la sua vita cambia: la moglie è gravemente malata e si ritrova a far da tutore a un piccolo clandetino ricercato, il quale ha come unico desiderio raggiungere la madre a Londra; con la colaborazione di tutto il quartiere Marcel riuscirà ad aiutare il picolo e la sua generosità verrà premiata da un vero e proprio miracolo, la guarigione della moglie.
Film sulla solidarietà che profuma d'Italia, già dal titolo, una storia molto bella, qua e là poco credibile- ma non è importante-, sempre delicata, sulle picole vite rese grandi dalla generosità. Molto piacevole.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a molenga »
[ - ] lascia un commento a molenga »
|
|
d'accordo? |
|
|