barabu
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venerdì 17 febbraio 2012
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valori
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Considerato il livello medio dei films attualmente in circolazione, finalmente un'opera che ci riconcilia
con i veri valori della vita: solidarietà, amicizia, amore..
Kaurismaki, come nel suo precedente "L'uomo senza passato" ci offre una vetrina di personaggi incredibili,
interpretati da altrettanti attori fantastici!!!
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wzjswx
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lunedì 30 gennaio 2012
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valori alternativi
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Non è solo una questione di tecnica narrativa o cinematografica....è la capacità di immaginare e rendere credibile un mondo semplice : il sole, il mare, gli amici, le sigarette, le chiacchiere, i bambini, gli animali domestici. La vita, ci suggerisce il film, può essere piena, e bella, di queste cose. Film assolutamente bello, godibile e perdipiù pedagogico per grandi e piccini. Ultimo, ma non ultimo, il film suggerisce che anche le facce (e i corpi) nornali, ovvero brutti secondo i canoni usuali dei nostri tempi, non sono un ostacalo a una vita soddisfacente.
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chissima
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mercoledì 25 gennaio 2012
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la grazia innanzi tutto
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quando la grazia si coniuga ad attenzione
quando l'amore fa rima con persone
quando la fuga si confonde con congiunzioni
quando la malattia è lo stesso che guarigione
e i soldi hanno un valore
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enrico768
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mercoledì 18 gennaio 2012
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una meravigliosa utopia
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Miracolo a Le Havre mi ha dato tutto quello che, entrando nella sala di un cinema , vorrei sempre vedere.
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brian77
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lunedì 2 gennaio 2012
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buon film, però...
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Bel film, ma non lo metto tra i capolavori di Kaurismaki. Nei suoi film migliori, ci racconta un mondo completamente astratto che ci fa riflettere sulla realtà senza mai mimarla: con le sue luci irreali, i suoi personaggi favolistici, i suoi personaggi estranei alle meschinità del mondo... Qui invece la presenza del bambino emigrato e di un tema così ruvidamente attuale porta qualche scompenso. Il mondo chiuso di Kaurismaki sembra abbassarsi a fare una facile morale, a pietire banali sentimentalismi. Non condivido assolutamente chi fa paragoni con "Wellcome", perché in Kaurismaki siamo a un livello nettamente superiore: però bisogna dire che se l'è andato anche un po' a cercare questo equivoco.
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Bel film, ma non lo metto tra i capolavori di Kaurismaki. Nei suoi film migliori, ci racconta un mondo completamente astratto che ci fa riflettere sulla realtà senza mai mimarla: con le sue luci irreali, i suoi personaggi favolistici, i suoi personaggi estranei alle meschinità del mondo... Qui invece la presenza del bambino emigrato e di un tema così ruvidamente attuale porta qualche scompenso. Il mondo chiuso di Kaurismaki sembra abbassarsi a fare una facile morale, a pietire banali sentimentalismi. Non condivido assolutamente chi fa paragoni con "Wellcome", perché in Kaurismaki siamo a un livello nettamente superiore: però bisogna dire che se l'è andato anche un po' a cercare questo equivoco.
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lacice
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giovedì 29 dicembre 2011
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franscese
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Bel film.
Bellissima fotografia.
Davvero stupenda!
L'ho guardato in un momento di stanchezza e sinceramente mi sono appisolata..forse per il fatto che la trama è un pò un clichè.
C'è questo ex-bohemien(si scrive così?) che mentre la moglie è ammalata protegge un ragazzo immigrante per tentare di fargli raggiungere la madre a Londra.
Non so se comprerei il dvd.
Non ora ma più avanti magari lo riguarderò con meno stanchezza e rivisiterò il mio commento.
Ad ogni modo lo consiglio, anche soilo per la fotografia.
Ci sono dei bei momenti di grande e rude e schietta delicatezza, davvero belli.
Guardatelo!
(magari senza addormentarvi (: )
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nalipa
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lunedì 26 dicembre 2011
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un film/favola toccasana per l'anima!
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In tempi così neri in cui ci troviamo a vivere ho vissuto uno spiraglio di speranza e mi sono sentita sollevata dopo la visione di questo film di Kaurismaki.
Certo può sembrare un pò troppo favolistico, ma sperare non ha mai danneggiato nessuno e credo che qualche iniezione di fiducia non può che giovare!
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webmad
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mercoledì 21 dicembre 2011
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ma allora babbo natale esiste!
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Una favoletta con lieto fine forzato, dove sono buoni tutti: dall'assiduo frequentatore del bar (alcolista?) agli scafisti.
Ho aspettato fino alla fine un colpo di scena, anche minimo, ma nulla, calma piatta.
Neanche la soddisfazione di assistere al trionfo del Bene, visto che del Male c'e' solo qualche sbiadita traccia.
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toro sgualcito
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venerdì 16 dicembre 2011
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un lustrascarpe col cuore tirato a lucido
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Marcel Marx, un uomo di circa sessant’anni, fa il lustrascarpe a Le Havre. Sua moglie Arletty si ammala improvvisamente e deve essere ricoverata in ospedale. Durante la sua assenza Marcel incontra un ragazzo nero entrato illegalmente in Francia e decide di aiutarlo. Intorno a questi elementi ruota il soggetto del film Miracolo a Le Havre. Come al solito Kaurismaki ci porta dentro la vita di persone socialmente marginali e spesso spontaneamente devianti. Ma a Kaurismaki non può mai bastare solo una buona sceneggiatura e un buon girato, lui ha bisogno dei "suoi" attori, dei "suoi" colori, della "sua" musica e delle "sue" atmosfere demodé. Sono cifre che identificano Kaurismaki come lo fa una targa d'automobile.
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Marcel Marx, un uomo di circa sessant’anni, fa il lustrascarpe a Le Havre. Sua moglie Arletty si ammala improvvisamente e deve essere ricoverata in ospedale. Durante la sua assenza Marcel incontra un ragazzo nero entrato illegalmente in Francia e decide di aiutarlo. Intorno a questi elementi ruota il soggetto del film Miracolo a Le Havre. Come al solito Kaurismaki ci porta dentro la vita di persone socialmente marginali e spesso spontaneamente devianti. Ma a Kaurismaki non può mai bastare solo una buona sceneggiatura e un buon girato, lui ha bisogno dei "suoi" attori, dei "suoi" colori, della "sua" musica e delle "sue" atmosfere demodé. Sono cifre che identificano Kaurismaki come lo fa una targa d'automobile. E non si tratta solo di questo, ma anche della sua sapiente capacità di far emergere calde emozioni da una rigorosa sobrietà formale e di linguaggio. Forse la sintonizzazione con lo stile Kaurismaki può non avvenire al primo incontro col suo cinema, ma una volta silenziate le più comuni aspettative cinematografiche un intenso fascino avvolge lo spettatore. Oltre alle famose immagini di sapore fotografico e pittorico, dovute anche a quei mirabili attimi di immobilità, la poetica cromatica di Kaurismaki riesce a trattare certi verdi e certi rossi con una armonia simile a quella del bianco e nero. In ogni caso grande sensibilità nell'uso dei colori complementari in varie sfumature. Tornando al film, che scorre quatto quatto ma ben cadenzato grazie ad una sceneggiatura da manuale, sono degni di merito: André Wilms che da una amabile e granitica dignità al lustrascarpe Marcel; Kati Outinen (Arletty, la moglie di Marcel) che nelle sue pur brevi apparizioni splende con la sua dolcezza "appesa"; Jean-Pierre Darroussin (molto caro al regista Guédiguian) che interpreta molto bene la figura quasi da fumetto del commissario Monet. Questo film ci racconta anche una storia di immigrazione clandestina, di polizia sospettosa e di solidarietà umana, ma tutto ciò risulta tutt'altro che pretestuoso in un film già così ricco di molte altre cose. Miracolo a Le Havre è bello e si gode con una leggerezza che nulla toglie alla sua intensa poeticità. I film di Kaurismaki sono favole con l'apparenza del quotidiano che gratificano lo spirito e così è anche Miracolo a Le Havre.
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nino quincampoix
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giovedì 15 dicembre 2011
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surreale divertimento
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Classico Kaurismaki: divertente, surreale, dialoghi strampalati (cito una frase geniale nella sua follia: "lei è il manager della mia anima", situazioni inverosimili (la fuga del bambino dal container o la riappacificazione di Little Bob con la sua bella ne sono un esempio), recitazione piatta e senza emozioni (tanto che sembra di assistere ad un fumetto in movimento), espressioni facciali ridotte all'osso. Si ride spesso. Consiglio di vederlo in lingua originale: Kati Outinen che parla francese vale il prezzo del biglietto. Il film inizia con una morte (e una parola italiana "basta!") e finisce con una grande speranza. Forse è vero che alla fine dei conti il ciliegio può fiorire per tutti!
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