mareincrespato70
|
domenica 3 novembre 2013
|
il grande kaurismaki scandaglia la vera vita
|
|
|
|
Cinema per sottrazione, scarno nella sua luminosa bellezza, di una purezza stilistica cristallina, che parla direttamente al cuore delle persone. Aki Kaurismaki per me è uno dei massimi cineasti contemporanei: qui ancora una volta ci parla di emarginazione, per contrasto, seme indispensabile per far germogliare l'alimento principale di una communitas: la solidarietà umana.
Film intenso che vede sulla scena, in una città europea di una ricca nazione europea, i penultimi della società a contatto con gli ultimi, i più emarginati...Nel cinema di questo introverso, ma generoso autore finlandese, primeggia la poesia come arricchimento fondamentale, non retorico, nella crescita delle Persone e quindi dello spettatore.
[+]
Cinema per sottrazione, scarno nella sua luminosa bellezza, di una purezza stilistica cristallina, che parla direttamente al cuore delle persone. Aki Kaurismaki per me è uno dei massimi cineasti contemporanei: qui ancora una volta ci parla di emarginazione, per contrasto, seme indispensabile per far germogliare l'alimento principale di una communitas: la solidarietà umana.
Film intenso che vede sulla scena, in una città europea di una ricca nazione europea, i penultimi della società a contatto con gli ultimi, i più emarginati...Nel cinema di questo introverso, ma generoso autore finlandese, primeggia la poesia come arricchimento fondamentale, non retorico, nella crescita delle Persone e quindi dello spettatore. Se potete, vedete tutti i suoi film: alla fine sarete più "ricchi", sempre senza soldi, ma sicuramente migliori...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mareincrespato70 »
[ - ] lascia un commento a mareincrespato70 »
|
|
d'accordo? |
|
killbillvol2
|
martedì 2 aprile 2013
|
le havre
|
|
|
|
Aki Kaurismaki ritorna, e tutti continuano a definirlo un genio. Sposta l'ambientazione da Helsinki in Finlanda per approdare a Le Havre in Francia. E mette su una storia di buoni sentimenti, sull'aiuto verso il prossimo, e sui miracoli, come il titolo italiano giustamente suggerisce. Con le solite inquadrature fisse sul soggetto che non si spostano neanche con le bombe, quest'ultimo film del regista Finlandese, è una noioso, ma davvero tanto. Nessun critico ha avuto il coraggio, come sempre, di dire la pura verità su questo film, perché Kaurismaki deve essere osannato, come l'orrendo e recente Somewhere di Sofia Coppola. Se questo fosse un film americano lo avrebbero distrutto, defindendolo eccessivamente buonista e sdolcinato.
[+]
Aki Kaurismaki ritorna, e tutti continuano a definirlo un genio. Sposta l'ambientazione da Helsinki in Finlanda per approdare a Le Havre in Francia. E mette su una storia di buoni sentimenti, sull'aiuto verso il prossimo, e sui miracoli, come il titolo italiano giustamente suggerisce. Con le solite inquadrature fisse sul soggetto che non si spostano neanche con le bombe, quest'ultimo film del regista Finlandese, è una noioso, ma davvero tanto. Nessun critico ha avuto il coraggio, come sempre, di dire la pura verità su questo film, perché Kaurismaki deve essere osannato, come l'orrendo e recente Somewhere di Sofia Coppola. Se questo fosse un film americano lo avrebbero distrutto, defindendolo eccessivamente buonista e sdolcinato...ma è ciò che il film in realtà è: una sagra dei buoni sentimenti, su temi attuali come l'immigrazione certo, ma pur sempre una carrellata di sentimentalismi inutili. Molti l'hanno definito divertente...e io mi domando che film abbiano visto. Kaurismaki è considerato un poeta, e in parte potrebbe anche esserlo, ma trovo molta più poesia in Big Fish di Tim Burton. Non è tutto da buttar via, solo pochi film si meritano questa definizione, e questo Non è uno di quelli... ma è talmente noioso che lo spettatore rimane estraneo alla vicenda, per Non dire incosciente. Per finire l'interpretazione di Katie Outinen, da tempo attrice feticcio del registaregista, è quanto meno imbarazzante: ha la stessa espressione sia quando le dicono che ha un cancro inoperabile, sia quando il cancro magicamente scompare (il miracolo del titolo). Kaurismaki...sei fortunato ad essere Finlandese, perché se eri americano nessuno avrebbe filato i tuoi film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a killbillvol2 »
[ - ] lascia un commento a killbillvol2 »
|
|
d'accordo? |
|
tom87
|
giovedì 14 marzo 2013
|
un ottimo film!
|
|
|
|
“Miracolo a Le Havre” è il film più risolto e umanista del regista finlandese. Con la sua storia toccante e universale, etica e poetica, riesce meglio delle altre volte adoffrire allo spettatore la forza di un cinema che sogna un mondo ideale, quello che ognuno di noi avrebbe voluto, quello che sarebbe dovuto essere. E che purtroppo non è. O in tono minore non c’è più.
Marcel Marx, un ex scrittore che ora è lustrascarpe, vive a Le Havre, in Francia, insieme alla moglie Arletty e la cagnetta Laika. Un giorno, per caso, incontra Idrissa, un bambino africano ricercato dalla polizia e giunto clandestinamente in Francia. Marcel, nonostante le difficoltà economiche e la malattia della moglie, si promette di far arrivare il piccolo in Inghilterra, dove vive la madre.
[+]
“Miracolo a Le Havre” è il film più risolto e umanista del regista finlandese. Con la sua storia toccante e universale, etica e poetica, riesce meglio delle altre volte adoffrire allo spettatore la forza di un cinema che sogna un mondo ideale, quello che ognuno di noi avrebbe voluto, quello che sarebbe dovuto essere. E che purtroppo non è. O in tono minore non c’è più.
Marcel Marx, un ex scrittore che ora è lustrascarpe, vive a Le Havre, in Francia, insieme alla moglie Arletty e la cagnetta Laika. Un giorno, per caso, incontra Idrissa, un bambino africano ricercato dalla polizia e giunto clandestinamente in Francia. Marcel, nonostante le difficoltà economiche e la malattia della moglie, si promette di far arrivare il piccolo in Inghilterra, dove vive la madre.
L’opera ricorda un altro film del regista: “Vita da Bohème”, ma a differenza di quest’ultimo, è pregna di indignazione sociale e punta il dito contro la disumanizzazione e la mercificazione dei poveri, dei più deboli, degli ultimi, degli immigrati, emarginati dal cieco e vacuo capitalismo globale. Senza rinunciare al rigore e al minimalismo della messinscena, kaurismaki realizza una favola morale, coinvolgente ed emozionante, che riabilita la nobiltà d’animo e ideali scomparsi come la solidarietà e la fratellanza. Valori importanti trattati in una dimensione apparentemente leggera, con un tono dolce e gentile, per nulla compiaciuto o urlato; che riflettono in modo incisivo l’atteggiamento di un Kaurismaki che, nel continuare a schierarsi dalla parte degli umili, combatte egoismi e intolleranze; si ribella alla diffidenza per lo straniero, all’insensibilità nei confronti del culturalmente diverso, a quella umana crudeltà che nasce quando ci si fa vincere da paure e ottusità (le persecuzioni di polizia e commissario; il reato francese di nascondere e ospitare un clandestino). Se è vero che da una parte il tono fiabesco alimenta le nostre deboli speranze sui miracoli (che potranno pur di rado avvenire), dall’altra però non chiude gli occhi sulla drammatica realtà contemporanea e non si culla in facili illusioni. L’uomo deve comunque agire. La brutalità di questo mondo dev’essere ancora combattuta. Dalla determinazione del singolo (vedi Marcel nei riguardi del bambino) alla sedimentazione di una collettività solidale, il passo può essere breve.
I film dell’anarchico regista finlandesehanno un impatto visivo eccezionale e anche questo possiede uno stile espressivo ricco di sublimi contrasti di luce, luoghi ombrosi, fotografia color pastello, e poi di volti dimessi, sguardi intensi, silenzi eloquenti, dialoghi scarni, suoni blues, inquadrature malinconiche: tutto stilisticamente e figurativamente contribuisce ad arricchire di fascino quest’opera asciutta e precisa, persino la connotazione scenica vintage, nostalgica degli anni ’50 /’60. Nel suo cinema fonde etica ed estetica, fa derivare la prima dalla seconda, e il tutto in uno stile filmico che, dagli ambienti, ai personaggi, alle atmosfere, rimanda al cinema francese degli anni Trenta (da Carnè a Clair). Un cinema nel quale si adottava quel “realismo poetico” che abbinava impegno sociale e forza dei sentimenti. Kaurismaki lo condisce con fluidità e leggerezza, discrezione e malinconia, divertimento e intensa commozione.
Alla fine, sono questi interessanti aspetti che rendono l’opera un capolavoro. Ma, soprattutto, che lo nobilitano ad atto di fede verso un mondo più bello. Bello quanto quel ciliegio in fiore…
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tom87 »
[ - ] lascia un commento a tom87 »
|
|
d'accordo? |
|
maria f.
|
domenica 20 gennaio 2013
|
evviva i buoni film!
|
|
|
|
Tutti parlano di favole, di film sull’immigrazione. No! Secondo me non è così.
Il regista ha preso solo spunto da alcuni fatti per spronarci e affrontare la realtà della vita e non sfuggire o indietreggiare quando si tratta di aiutare gli altri.
Si nasce altruisti non si diventa, e l’altruismo fa parte del DNA di tutti.
Prendersi cura degli altri non vuol dire sempre risolvere i problemi, ma accorgersi degli altri, lasciare che le persone quali esse siano facciano parte della nostra esistenza.
I gesti di comune solidarietà fatti da Marcel, dall’ortolano, dalla venditrice di pane, a prima vista ci appaiono banali, senza significato ma dimostrano con certezza una notevole attenzione verso il prossimo.
[+]
Tutti parlano di favole, di film sull’immigrazione. No! Secondo me non è così.
Il regista ha preso solo spunto da alcuni fatti per spronarci e affrontare la realtà della vita e non sfuggire o indietreggiare quando si tratta di aiutare gli altri.
Si nasce altruisti non si diventa, e l’altruismo fa parte del DNA di tutti.
Prendersi cura degli altri non vuol dire sempre risolvere i problemi, ma accorgersi degli altri, lasciare che le persone quali esse siano facciano parte della nostra esistenza.
I gesti di comune solidarietà fatti da Marcel, dall’ortolano, dalla venditrice di pane, a prima vista ci appaiono banali, senza significato ma dimostrano con certezza una notevole attenzione verso il prossimo.
Il regista proprio questo ci ha voluto trasmettere.
Non necessariamente dobbiamo dare ai nostri simili imponenti supporti, ma sentiti e naturali cenni d’interessamento, tali da non mettere chi li riceve a disagio.
L’effetto di quest’umanità di comportamento ci fortificherà, pertanto non dobbiamo lasciare che la vita degli altri ci scivoli addosso, cerchiamo di non lasciare mai niente d’intentato!
La stessa Arletty, moglie del lustrascarpe Marcel, fornisce prova di quanto sia importante la dimostrazione d’amore, nel volere lei stessa lucidare le scarpe di Marcel pur essendo, quello, il mestiere del marito, fornisce così la prova di quanto sia importante cimentarsi, provare in qualcosa che apparentemente non ci compete ma che per amore desideriamo e ci sforziamo di sperimentare.
Nel film non si vedono mai persone che si baciano, o che si carezzano, il contatto fisico per esprimere affetto è totalmente escluso, proprio per dare risalto a quanto può essere appagante il solo offrire col cuore quel poco che si ha, poi, inevitabilmente, l’amore che si riceve si offrirà a un’altra persona e così come una catena, le maglie si agganceranno le une alle altre in un unico abbraccio.
Idrissa, il ragazzo immigrato che Marcel vuole aiutare a fuggire, ha imparato subito questa lezione, e lo notiamo sia quando cerca di ricambiare l’aiuto di Marcel dandosi da fare come lustrascarpe, e esponendo se stesso al rischio di essere catturato dal cattivo /buon Monet, sia quando in ospedale sente l’esigenza di comunicare ad Arletty di fare in fretta a guarire perché Marcel ha bisogno di lei.
Infine, la guarigione della donna è la metafora di quanto possa aiutarci ed essere benefico e potente l’autentico sostegno reciproco.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maria f. »
[ - ] lascia un commento a maria f. »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
venerdì 21 dicembre 2012
|
joy de vivre
|
|
|
|
Aki Kaurismaki può essere definito il poeta nostalgico neorealista del 2000 vuoi per le tematiche sociali e quotidiane che per il tono crepuscolare e nostalgico, motivo narrativo (ma non descrittivo) delle sue pellicole da Calamari Union al recente Miracolo a Le Havre, ultimo suo film e ideale prosecuzione di Vita da Bohemè, oramai divenuto piccolo classico.
Le prime sequenze del film sembrano quasi confermarlo e irretiscono lo spettatore per il tono favolistico che il regista finlandese ha deciso di utilizzare. Un lustrascarpe di Le Havre, Marcel Marx, si imbatte in Idrissa, giovanissimo immigrato africano giunto in Francia allo scopo di imbarcarsi per l’Inghilterra e abbracciare così l’adorata madre.
[+]
Aki Kaurismaki può essere definito il poeta nostalgico neorealista del 2000 vuoi per le tematiche sociali e quotidiane che per il tono crepuscolare e nostalgico, motivo narrativo (ma non descrittivo) delle sue pellicole da Calamari Union al recente Miracolo a Le Havre, ultimo suo film e ideale prosecuzione di Vita da Bohemè, oramai divenuto piccolo classico.
Le prime sequenze del film sembrano quasi confermarlo e irretiscono lo spettatore per il tono favolistico che il regista finlandese ha deciso di utilizzare. Un lustrascarpe di Le Havre, Marcel Marx, si imbatte in Idrissa, giovanissimo immigrato africano giunto in Francia allo scopo di imbarcarsi per l’Inghilterra e abbracciare così l’adorata madre. Idrissa è pero’ un clandestino, uno di quelli che la Francia non accetta, uno di quelli che viaggia nei container, uno di quelli che fuggono come bestie impaurite dinanzi a un pericolo che non capiscono sino in fondo.
Marx, lato suo è un “Idrissa” edulcorato: senza una lavoro fisso, tira a campare come lustrascarpe alla stazione dividendo la propria abitazione con la moglie Arletty (una sorprendentemente invecchiata Kati Outinen, ex piccola fiammiferaia), malata di cancro e la cagna Laika, tra povertà e difficoltà quotidiane. Un grigiore quotidiano che tuttavia è reso meno sofferto dal “quartiere” entro cui ruota l’intera vicenda. Un quartiere quasi pratoliniano, corale, composto da persone,persone vere, che si aiutano vicendevolmente, che sanno trovare nella cooperazione la forza di andare avanti. Grazie infatti all’aiuto dei vicini di casa, del fruttivendolo e della barista, Marcel riesce nel difficile compito sotto gli occhi accondiscendenti di un intelligente ma fortunatamente non così integerrimo tutore dell’ordine,Monet ( che ha le fattezze di un riuscito Jean-Pierre Daroussin).
Melodramma minimalista nello stile ma dalla potente vena drammatica, l’ultimo film di Kaurismaki sorprende per scelta coraggiosa e per l’impatto a metà strada tra un quadro di Dalì ed uno di Fattori: reale e surreale al tempo stesso coadiuvato da un bello stile poetico e nostalgico. I dialoghi sono pacati,distesi, la prosa non si fa mai violenta o preda di inutili sentimentalismi: negli occhi di ciascun personaggio emerge l’intensità della propria sofferenza, la volontà di proseguire malgrado il malinconico pessimismo dettato dalla miseria. Kaurismaki decide di non analizzare apertamente il dramma dell’immigrazione (tra l’altro degnamente affrontato da altre recenti pellicole come Nuovomondo e Welcome, piuttosto che dall’ultimo film di Crialese, Terraferma) ma di “vestirlo” socialmente innestandolo all’interno di una cornice più “universale” :l’emarginazione e dell’alienazione umana che si insinua come un cancro nella società. Idrissa è il Truffualt dei Quattrocento colpi lo spirito ribelle alla ricerca della libertà in un paese che è intenzionato solo a reprimerla (potente l’immagine di Marcel nell’atto di lustrare le scarpe ad alcuni sacerdoti della cattedrale di Le Havre) ma che nasconde, nelle sue viuzze più nascoste, un’intensa vena umanitaria. C’e’quasi cristianità in Kaurismaki, una decisa caratteristica ottimista quasi utopisica e irrealizzabile, sottolineata dall’apparente assenza di coordinate spazio temporali che rendono Le Havre quasi un universo ben lontano dal tragico realismo e dal dinamismo proprio di una terra di confine,segnata dal fenomeno dell’immigrazione clandestina. In questa staticità e riflessività che Kaurismaki sceglie di utilizzare al meglio sfruttando una fotografia atona e fredda, il dramma del dolore di Idrissa e di Arlet diviene quindi metafora di privazione ma anche di rinascita, di risveglio
Come il ciliegio bianco che fiorisce d’inverno, anche l’uomo può gridare al miracolo che,tuttavia, non ha valenza divina: è dettato solo dalla fratellanza e dal reciproco rispetto, motore di ogni società civile.
Dove la fiaba diventa realtà,dove la tolleranza,la speranza e la voglia di fare sono la verità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
rampante
|
mercoledì 5 dicembre 2012
|
un uomo semplice, un grande uomo
|
|
|
|
<Marcel Marx, ex scrittore e inguaribile bohemien, vive con il suo lavoro nella città portuale di Le Havre facendo il lustrascarpe, una vita modesta ma tranquilla e felice con la moglie Arletty , tra il bar e la stazione dei treni.
E' un uomo semplice che si è ritirato in una sorte di esilio volontario.
Arletty scopre d'avere una malattia incurabile, deve essere ricoverata in ospedale ma gli nasconde la gravità.
Marcel vaga sconvolto per il porto quando nella sua vita entra un bambino clandestino scappato da un gruppo di profughi, braccato dalla polizia.
Il giovane Idrissa vuole andare a Londra dalla madre.
[+]
<Marcel Marx, ex scrittore e inguaribile bohemien, vive con il suo lavoro nella città portuale di Le Havre facendo il lustrascarpe, una vita modesta ma tranquilla e felice con la moglie Arletty , tra il bar e la stazione dei treni.
E' un uomo semplice che si è ritirato in una sorte di esilio volontario.
Arletty scopre d'avere una malattia incurabile, deve essere ricoverata in ospedale ma gli nasconde la gravità.
Marcel vaga sconvolto per il porto quando nella sua vita entra un bambino clandestino scappato da un gruppo di profughi, braccato dalla polizia.
Il giovane Idrissa vuole andare a Londra dalla madre.
Marcel si prende cura del ragazzo e con l'aiuto anche dei vicini riesce a farlo fuggire.
Il regista Kaurismaki non chiude gli occhi di fronte al dolore del mondo ma con dolcezza e delle stupende immagini realizza una bellissima storia "un Miracolo".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rampante »
[ - ] lascia un commento a rampante »
|
|
d'accordo? |
|
eufrosine
|
lunedì 5 novembre 2012
|
da non perdere.
|
|
|
|
Emozionante,fin dalle prime immagini.
I volti in primo piano,i luoghi, le musiche,le frasi,tutto rende il film unico, imperdibile!
Vorrei che lo vedesse un gran numero di persone.
Fa bene allo spirito.Si esce dal cinema come risanati, ricaricati con energie nuove.
Grazie Aki Kaurismachi
|
|
[+] lascia un commento a eufrosine »
[ - ] lascia un commento a eufrosine »
|
|
d'accordo? |
|
luca scial�
|
venerdì 10 agosto 2012
|
una favola moderna
|
|
|
|
In un tranquillo quartiere popolare di Le Havre vive Marcel Marx, lustrascarpe, con la moglie Arletty e la cagnolina Laika. Un giorno la sua vita viene sconvolta da due eventi: sua moglie scopre di avere una brutta malattia, sebbene a lui viene detto che è benigna, e finisce per dare rifugio a un ragazzo di colore immigrato clandestino ricercato dalla polizia. Le premure per queste due persone arricchiranno la sua vita e la sua persona e troverà nelle persone del suo quartiere grande collaborazione.
[+]
In un tranquillo quartiere popolare di Le Havre vive Marcel Marx, lustrascarpe, con la moglie Arletty e la cagnolina Laika. Un giorno la sua vita viene sconvolta da due eventi: sua moglie scopre di avere una brutta malattia, sebbene a lui viene detto che è benigna, e finisce per dare rifugio a un ragazzo di colore immigrato clandestino ricercato dalla polizia. Le premure per queste due persone arricchiranno la sua vita e la sua persona e troverà nelle persone del suo quartiere grande collaborazione.
Questa di Aki Kaurismaki è una favola moderna. Un'ignezione di ottimismo. Una storia semplice, la cui trama è una sorta di cuiete dopo la tempesta. Momenti drammatici vengono sdrammatizzati da battute e sequenze ironiche e sarcastiche. Un film che tocca il cuore e ci fa sentire un po' meno pessimisti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scial� »
[ - ] lascia un commento a luca scial� »
|
|
d'accordo? |
|
shokkarn
|
sabato 4 agosto 2012
|
molto bella la storia! deludenti alcuni attori.
|
|
|
|
La storia é molto bella, interessante e d attuale per completare la descrizione generale del successo del film. É inoltre anche molto instruttivo, d'altronde l'obiettivo principale del regista é stato principalmente quello di insegnare la bontà e l'aiuto comune che deve esserci tra ognuno di noi. Sono invece presenti delle scene troppo lunghe e delle musiche non proprio azzeccate, per il resto mi ha molto affascinato e mi ha fatto commuovere, soprattutto l'ultima scena, come del resto in tutti i film drammatici.
|
|
[+] lascia un commento a shokkarn »
[ - ] lascia un commento a shokkarn »
|
|
d'accordo? |
|
movielena
|
venerdì 11 maggio 2012
|
una storiella per niente coinvolgente
|
|
|
|
Non capisco il tanto parlar bene di questo film che a mio avviso è a dir poco noioso e privo di spirito. Sceneggiatura scarsissima e attori incapaci. Sono certa che, nel nostro Paese, questo lungometraggio è riuscito a fare una (appena accennata) buona figura solo grazie agli ottimi doppiatori che hanno dato ai personaggi (nei limiti del possibile) un qualcosa di minimamente interessante. Non trasmette nulla, i personaggi sono vuoti e le scene scorrono lente e pesanti. Da evitare.
|
|
[+] lascia un commento a movielena »
[ - ] lascia un commento a movielena »
|
|
d'accordo? |
|
|